Siamo delle persone che credono e desiderano seguire gli insegnamenti pacifici di Gesù quindi, è giusto per noi utilizzare del linguaggio che alluda alla guerra? Non dovremmo cercare di evitarlo? Dio ci ha invitati a pregare così: “venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo e così in terra…” se tutto andasse come volesse Dio allora non ci sarebbe bisogno di questa preghiera, che ne pensate?In un mondo decaduto nel quale le cose non sono proprio come Lui desidererebbe, se riflettessimo a proposito del concetto di “regno” potremmo facilmente collegarlo alla guerra… perché è così che si stabilisce e si protegge un regno terreno, non è vero? Nel Nuovo Testamento troviamo il concetto di un regno spirituale collegato ad una guerra spirituale, perciò la concezione di guerra non scompare nel Nuovo Testamento, ma viene smascherato il vero nemico; cosa che nell’Antico Testamento il conflitto, assume una natura diversa.Un amico commentò che questa serie lo stava aiutando ad aprire gli occhi riguardo al tipo di battaglia spirituale che si trova di fronte a noi e come ciò l’avesse aiutato ad approfondire il messaggio pacifico di Gesù. Disse che in un mondo così ingiusto come il nostro, lui sentiva l’impulso di combattere contro le ingiustizie e non rimanere passivo; considerava che fosse poco limitarsi a non utilizzare la violenza. Confessava che una parte del suo essere desiderava combattere. Tuttavia, poi, comprese che il vero nemico è Satana, iniziò quindi ad incanalare quegli impulsi interiori sentendosi pronto ad abbracciare la via della pace che Gesù insegna. Cristo ci ha insegnato a dare la nostra vita per i nostri nemici. Gli esseri umani potrebbero essere delle vittime ma non sono i nostri nemici. Questo fatto potrebbe cambiare tante cose riguardo a come ci relazioniamo, con le persone intorno a noi. Non troveremo mai un altro essere umano sul pianeta che sia il nostro vero nemico. Ci sono molti approcci sul concetto della guerra spirituale all’interno delle diverse realtà di fede cristiane nonché nelle diverse subculture. Ogni denominazione o chiesa adotta un linguaggio o approccio diverso su questo tema, tanto che vorrei distinguerlo in due parti. Il primo consiste nella visione dello “scontro potente”; per loro il combattimento spirituale consiste in un’attività specifica in cui si prega in modo preciso contro il potere del nemico e ci si scontra con un combattimento diretto contro i demoni. Io sono cresciuto in un ambiente di fede di quel genere, nel quale avevamo i nostri incontri normali di preghiera e quelli di intercessione contro le forze del male. Spesso quando andavamo fuori ad evangelizzare e trovavamo delle resistenze nelle persone allora sentivamo che c’era bisogno di “fare combattimento spirituale” e così ci mettevamo a pregare contro satana. L’altra è la “visione quotidiana” che consiste nel considerare il combattimento spirituale come una parte normale della nostra vita. Il combattimento spirituale è anzitutto aprire gli occhi e realizzare la battaglia che stiamo già affrontando ogni volta che scegliamo di seguire la volontà e la via di Cristo. A volte questi due approcci diversi potrebbero sembrare lontani tra di loro. Noi invece preferiamo unire i due concetti: riconosciamo che ci saranno dei momenti particolari quando bisognerà combattere in preghiera con il proposito di affrontare il male ma ciò dovrebbe accadere sempre nel contesto della “visione quotidiana” che sostiene che ogni giorno con ogni decisione che facciamo ci coinvolgiamo in una battaglia spirituale che è più grande di ciò che potremmo realizzare. La Bibbia ci dà un piccolo assaggio di una realtà molto più grande che esiste dietro le quinte: In questa vita non riusciremo mai a sapere tutto ciò che accade nel mondo spirituale. Nella Bibbia ci sono diversi esempi di persone che stavano vivendo la loro quotidianità quando Dio decise di aprire loro il velo che divideva la realtà fisica da quella spirituale; esse diedero uno sguardo nell’aldilà per qualche istante, alcuni videro migliaia di guerrieri spirituali e carri di fuoco pronti per andare in battaglia. Il libro di Giobbe descrive un dialogo tra Satana e Dio, del quale Giobbe,( il protagonista ed eroe della storia) non fu mai a conoscenza. Uno dei messaggi del libro di Giobbe è proprio quello, noi in questa vita non sapremo mai ciò che accade dietro le quinte (nel mondo spirituale). Il decimo capitolo nel libro di Daniele è uno dei passi più strani dell’intera Bibbia. Il profeta Daniele dichiarò di aver bisogno che Dio gli desse un messaggio per aiutarlo ad interpretare una visione che aveva ricevuto. Lui in preghiera chiese a Dio di inviargli un messaggero per aiutarlo. Per farlo accadere decise di digiunare mentre aspettava la risposta alla sua preghiera. Rimase senza risposta per tre settimane. Alla fine arrivò un angelo e Daniele gli chiese il perché del suo ritardo. L’angelo rispose che si era messo in cammino il primo giorno della sua preghiera ma che gli ci vollero tre settimane per arrivare da lui perché il principe di Persia lo stava ostacolando. L’angelo continuò a parlare con Daniele dando a lui il suo messaggio, dopodiché aggiunse che aveva bisogno di tornare alla battaglia contro il principe di Persia e che temeva che il principe della Grecia si sarebbe aggiunto nello scontro. Nessuno di noi ha chiaro cosa intendesse l’angelo, ma sappiamo che ha voluto concedere un piccolo sguardo, alla battaglia che c’è nel regno spirituale. Non ci è stata data una spiegazione completa ma solo un piccolo assaggio di quella realtà. ” Il Signore disse ancora: «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano. Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli»” (Luca 22:31,32). La Bibbia ci dice che questo combattimento esiste, ne siamo consapevoli e perciò chiediamoci come dovremmo agire in modo saggio.La nostra battaglia principale è contro false idee. ” Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” (2 Corinzi 10:3-5). Secondo questi passi il nostro combattimento è contro le fortezze delle argomentazioni e contro ogni “altezza” (nel greco originale significa “muro alto” e in senso metaforico “argomentazione, dibattito o idee concepite per cercare di ostruire la verità”), contro ogni pensiero superbo che si interpone tra noi e ciò che è vero, tra noi e Dio. “Rendere sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” si potrebbe applicare in modo personale a noi stessi riferendoci ai nostri propri pensieri negativi o anche in riferimento al sottomettere a Dio, i pensieri che sono contro Gesù. Esistono una marea di concetti che bloccano le persone dal poter vedere Gesù in modo chiaro e il nostro arduo compito consiste nel gettare luce su ciò che è falso. E ‘la nostra chiamata, dovremmo cercare di difendere la verità ed abbattere alcuni dei concetti strani che rappresentano dei muri e che bloccano le persone dal vedere la verità. Siamo responsabili del doverci preparare per la battaglia. L’apostolo Paolo ci aiuta a considerare i temi spirituali in modo diverso dandoci uno sguardo particolare sul tutto. “Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo” (Efesini 10:10,11). “… e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità” (Efesini 4:24). L’autore utilizzò la metafora del rivestirsi per metterci in contatto con una realtà che è concreta. Queste lettere dell’apostolo Paolo furono indirizzate a cristiani nati di nuovo, a un gruppo di persone rinnovate in spirito che non avevano preso coscienza di esserlo, lui volle renderli consapevoli. Questo perché l’esserne ignoranti si traduce nel non agire a seconda di quella nuova realtà. Vivere nell’inconsapevolezza potrebbe trattenerci dalla verità. Per esempio, nella parabola del Figliol Prodigo c’era il padre con il cuore pieno di perdono e di riconciliazione pronto per riaccogliere suo figlio. Dall’altra parte c’era il figliol prodigo che finché non avrebbe afferrato l’accoglienza, avrebbe avuto una falsa concezione del padre; stando lontano da lui, non aveva più potuto sperimentare l’amore del papà, tantomeno il perdono, la riconciliazione. Nel momento in cui il figliol prodigo si fermò a riflettere sul cuore compassionevole del padre, ricevette la forza per riavvicinarsi. Concludendo, fu proprio il momento in cui il figliol prodigo cambiò idea, che sperimentò la pienezza della verità. Perciò l’apostolo Paolo ci incoraggia a comprendere che siamo delle nuove creature e che dovremmo “indossare” le nuove vesti e l’armatura spirituale, in modo da ricordare questa nuova realtà di vita nella quale siamo chiamati a vivere. Solo prendendo coscienza del nostro nuovo essere, saremmo in grado di viverlo. “Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo” (Efesini 6:11). E’ interessante che abbia detto “insidie” e non le forze soverchianti, predatorie e distruttive. La forza del nemico è la sua furbizia, si muove in modo astuto e dissimulato, quindi dovremmo rivestirci dell’intera armatura di Dio per riuscire ad evitare le sue tattiche. ” Poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti. Perciò prendete l’intera armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi dopo aver compiuto ogni cosa” (Efesini 6:12,13). L’apostolo proseguì elencando le diverse parti dell’armatura spirituale da indossare. “State dunque saldi, avendo ai lombi la cintura della verità…” (Efesini 6:14). Il termine “cintura” fu aggiunto dai traduttori. Il testo originale parla di legare la verità ai nostri lombi. La “verità” potrebbe riferirsi alla verità obbiettiva di Gesù o alla verità soggettiva di un individuo, la sua vera identità. Al centro del nostro essere dovremmo legare la verità di Cristo insieme alla verità di chi siamo in realtà senza lasciare spazio, alle falsità. Ciò significa che non dovremmo sentire il bisogno di dare un’immagine falsa di noi, temendo giudizi, opinioni della gente, perché quel tipo di inganno e manipolazione sarebbe più in linea con le strategie di Satana che con quelle di Cristo. Ogni volta che sentiamo la tentazione di essere una versione falsa di noi stessi è come se slacciassimo la cintura della verità e tirassimo giù i pantaloni. Stiamo attenti. Potremmo erroneamente pensare che una tentazione del genere si applichi soltanto a chi è famoso. Una modella ad esempio deve studiare molto la sua apparenza perché la sua immagine le permette di guadagnare per vivere; tuttavia dovrebbe essere amata per la sua vera identità. La realtà è che in un mondo dominato dai “social”, siamo tutti più o meno coinvolti in una presentazione online della versione di noi stessi… che desideriamo che gli altri vedano in noi. Solo i migliori “selfie” e fotografie vengono postati su Facebook o su Instagram, perché ci teniamo a dimostrare che la nostra vita sia stupenda. E’ facile cadere nella trappola della falsificazione della nostra immagine. E’ interessante che il primo consiglio che ci dà l’apostolo Paolo sia quello di essere onesti riguardo a chi siamo, alle nostre debolezze, ai nostri punti forti, riguardo a tutto.”…rivestiti con la corazza della giustizia” (Efesini 6:14). Si riferisce sia alla giustizia che ci è stata data da Dio che alla giustizia che mettiamo in pratica quando cerchiamo di fare delle scelte che sono allineate con ciò che è giusto. Dovremmo impegnarci a restare saldi su questo punto. ” E avendo i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace” (Efesini 6:15). Dovremmo essere sempre pronti ad andare ed annunciare il vangelo del Regno preparandoci ed approfondendo il Vangelo per poterlo comunicare agli altri. “Soprattutto prendendo lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno” (Efesini 6:16). Esistono due termini che esistono per “scudo” nel greco originale, il primo è uno scudo piccolo rotondo e il secondo è uno scudo più grande pesante di forma rettangolare della dimensione di una porta. Quest’ultimo era di solito ricoperto da pelle di vitello per evitare che prendesse fuoco, in quel tempo infatti, gli attacchi con frecce infuocate erano molto comuni. Le legioni romane utilizzavano quelli scudi formando un muro protettivo, uno scudo accanto all’altro in file orizzontali, un’azione collettiva ed in quel modo si proteggevano l’un l’altro.”Prendete anche l’elmo della salvezza….” (Efesini 6:17). L’elmo della salvezza si indossa sulla testa, ed è rappresentativo della nostra mente. Significa che dovremmo essere consapevoli e ricordare che siamo figli di Dio salvi e quindi che non dovremmo lasciare che la condanna del nemico ci intacchi. “…e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Efesini 6:17). Il termine “parola” in questo passo nel greco originale non è “Logos” (termine comunemente utilizzato nel Nuovo Testamento che significa “parole che esprimono un’idea” o “testi scritti”, anche Gesù fu chiamato “Logos” quando venne citato come “La Parola di Dio”). In questo versetto fu chiamato “Rema”, un termine che di solito significa che quell’idea o quel testo scritto viene parlato, ovvero “la parola pronunciata”. La Bibbia diventa la spada dello Spirito quando le parole ci penetrano, quando la verità in essa contenuta viene metabolizzata e riusciamo a comunicarla e a viverla. “La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola (rema) di Dio” (Romani 10:17). Quando pronunciamo a voce alta la verità di Cristo ciò può produrre fede ed il messaggio inizia a generare sempre più fede in chi ascolta. I piani del nemico possono essere danneggiati da azioni come queste. La preghiera non è stata elencata come parte dell’armatura spirituale ma come la potenza che anima ed energizza il tutto. La preghiera è la matrice all’interno della quale, accadde tutto. “Pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito, vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e preghiera per tutti i santi” (Efesini 6:18). Dovremmo sempre pregare, la preghiera è una parte essenziale della vita cristiana. La meditazione, lo studio delle Scritture, il digiuno ed altre discipline spirituali hanno la loro rilevanza ma la preghiera si distingue da tutti quelli esercizi perché è un concetto di natura relazionale come la natura di Dio. Uno potrebbe beneficiare della meditazione, dello studio da altre discipline spirituali anche senza essere un cristiano. La preghiera comunque implica il fatto che esista una Forza di natura personale che ascolti, con la quale si entri in contatto e si comunichi; il non credere che ci sia Qualcuno con cui comunicare, renderebbe questo esercizio inutile. La preghiera mette in atto la fede ed è di natura relazionale quindi diventa un elemento centrale della vita cristiana. Ricordiamo che la preghiera non è un concetto ma che ci si rivolge ad una Persona che è amore, Qualcuno che desidera essere in relazione con noi, sempre. L’apostolo Paolo incoraggiò tutti a pregare per tutti i santi, non solo per sé stessi. Paolo capì in pieno la natura umana egoista, la maggior parte di noi pregherebbe solo per sé stessi, invece lui ci ricorda di pregare per gli altri. La preghiera ci mette in relazione anche con le persone attorno a noi, alziamo gli occhi dalle nostre proprie circostanze di vita dando uno sguardo a ciò che accade nel mondo, ad altre chiese, a persone che conosciamo, c’è tanto per cui pregare. Adottare quell’approccio ci aiuta ad essere più altruisti e amorevoli; includiamo gli altri nelle nostre preghiere. Paolo poi chiese preghiera per sé stesso: “E anche per me affinché, quando apro la mia bocca, mi sia dato di esprimermi con franchezza per far conoscere il mistero dell’evangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, affinché lo possa annunziare con franchezza, come è mio dovere fare” (Efesini 6:19, 20). “Ambasciatore in catene”, un ossimoro perché di solito gli ambasciatori godono dell’immunità diplomatica e delle libertà particolari perché rappresentano la loro nazione in un regno straniero. L’apostolo Paolo era un ambasciatore del Regno di Cristo ed era finito incatenato in prigione a Roma. Ogni volta che Paolo parlava del suo imprigionamento e chiedeva preghiera notiamo che non chiese mai di essere liberato, al contrario, chiedeva piuttosto di poter proclamare il Vangelo con coraggio al suo nuovo pubblico: i prigionieri ed i soldati romani. Ci diede esempio di una mentalità focalizzata sugli altri, questo è ciò a cui Gesù ci porta.Domande e Risposte: Domanda: Satana ha bisogno del permesso prima di aggredirci?Risposta: Forse. Esistono diversi livelli di attacco e a volte Satana deve chiedere il permesso. Niente di ciò che accade, accade senza che Dio lo sappia, ma ci potrebbero essere delle occasioni specifiche cui Satana desidera varcare i suoi limiti di manipolazione e inganno causando più danni. In quei casi ha bisogno del permesso di Dio. Per esempio, l’apostolo Paolo aveva “una spina nella carne” (termine metaforico) che lo affliggeva, e lo descrisse come un messaggero di Satana. Dio però è stato Colui che lo permise e lo rassicurò dicendo che ciò faceva parte del Suo piano. Quindi, va bene pregare contro le situazioni cattive come fece l’apostolo Paolo che si rivolse a Dio tre volte chiedendoGli di rimuovere il suo problema. Nel suo caso però Dio non rispose positivamente, in quanto Egli aveva un piano specifico per l’apostolo Paolo e Satana stava in realtà sconfiggendo se stesso. Domanda: I passi biblici che abbiamo letto ci incoraggiano a “rimanere saldi” e a “combattere”, potresti spiegare quei concetti meglio per favore?Risposta: La spinta principale del testo biblico che abbiamo letto è quella di alzare le nostre difese e di non perdere territorio. Cristo ha conquistato e stabilito il Suo Regno per noi e ci incoraggia a non perderlo. Gesù ci ha fatto diventare delle nuove creature, non rinunciamo alle nostre nuove identità. Rivestiamoci del nostro nuovo io. Le Scritture enfatizzano il fatto che abbiamo il territorio e quindi che dovremmo stare attenti a non perdere ciò che Cristo ha già conquistato per noi. Dovremmo rimanere saldi.Efesini 6 non ci dà solo delle strategie difensive perché la spada dello Spirito, è la nostra arma offensiva. Lo scudo della fede ci aiuta a tenere saldo ciò che Dio ha già compiuto per noi, la corazza della giustizia ci aiuta a vivere secondo ciò che Dio ci ha già dato, la giustizia di Cristo. La spada è la Parola che riguarda Cristo ed è un arma offensiva contro qualsiasi falsità che si potrebbe ergere contro la figura di Gesù. Siamo dei soldati o dei civili? In tempi di guerra si vive in modo diverso. C’è una grossa differenza tra come si viveva durante la Seconda Guerra Mondiale e ora. Quando le nazioni sono in guerra le persone fanno dei sacrifici, investono i loro fondi in modo diverso, fanno dei tagli e si accontentano di meno. Anche se uno non fa parte dell’esercito comincia a fare dei sacrifici in tempi di guerra. L’intero panorama delle Scritture ci indica che siamo in guerra, ora. Siamo dei soldati e come tali dovremmo alzarci al mattino non pensando a come ottenere questo o quell’altro ma piuttosto pensando a delle strategie su come difendere ed attaccare meglio. Significa che le decisioni che facciamo nel quotidiano avranno una prospettiva e motivazione diversa. Ciò che facciamo nelle nostre relazioni, le nostre comodità, le nostre finanze e tutto quanto cambiano in tempi di guerra. L’apostolo Paolo scrisse a Timoteo: “Tu dunque sopporta sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo. Nessuno che presta servizio come soldato s’immischia nelle faccende della vita, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato” (2 Timoteo 2:3,4). Non si cerca la sofferenza ma l’accogliamo se ciò fa parte di ciò che significhi servire Cristo il meglio che possiamo. Un soldato non rimane sorpreso quando qualcuno lo aggredisce o non ha abbastanza cibo o comodità varie, sa bene ciò che la guerra comporti. Rappresenta una mentalità molto diversa da come viviamo le nostre vite. In contrasto la maggior parte di noi non solo vive come civile ma come dei civili in vacanza; come delle persone che ritengono di meritare tutte le comodità della vita e rimaniamo delusi quando tutto non risulta come desideriamo. Un cristiano non dovrebbe cadere nella trappola del lamentio generale o nel voler combattere per i propri diritti personali o mirare a voler ottenere sempre di più. Dovremmo piuttosto considerare tutto ciò che abbiamo come dei privilegi ed essere grati perché alla fine abbiamo deciso di dare la nostra vita per gli altri nel servizio di Cristo. Prego che possiamo diventare delle persone con gli occhi aperti alle realtà spirituali della battaglia che stiamo affrontando. Ciò dovrebbe influenzare le nostre scelte giorno dopo giorno cambiando il nostro atteggiamento da persone puntigliose a persone grate, benedette, un privilegio per chi ha deciso di dare la propria vita al servizio di Cristo combattendo il vero nemico e amando coloro che sono le vittime del nemico (satana).Preghiera: Padre Celeste, grazie per le Tue benedizioni.Ti vogliamo tanto bene. Ti chiediamo il Tuo Spirito Santo in noi, per aiutarci a vedere la verità. Dacci il coraggio, come quello che l’apostolo Paolo ebbe, per poter condividere questa verità con gli altri e proclamarla. Prego che possiamo diventare delle persone che non sono ossessionate con il loro proprio benessere, comodità e sicurezza ma che possiamo felicemente seguirTi anche se ciò significa non essere comodi, anche se non siamo al sicuro o dover soffrire. Con quel tipo di coraggio prego che possiamo partecipare nel vedere il Tuo Regno brillare e le tenebre delle forze del nemico ritirarsi. Nel nome di Gesù, amen.
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