Ognuno di noi è amato in modo completo, Dio ci ama così come siamo. Un concetto importante da tenere in mente. Di seguito leggeremo un estratto dalla storia di Elia, uno dei profeti maggiori dell’Antico Testamento. Lui era un personaggio impetuoso, che annunciava e compiva dei grandi segni. In quei giorni ci fu uno scontro tra i seguaci di Baal, (il dio pagano) ed Elia che rappresentava l’Eterno; Elia vinse facendo piovere fuoco dal cielo, un compito che non riuscirono a compiere, i profeti pagani. Il re di Israele era Achab e sua moglie Jezebel, una regina malvagia, erano dei sovrani che utilizzavano la religione come meccanismo di controllo per dominare e soggiogare le persone tramite la paura. Elia chiedeva al popolo di Israele di tornare ad adorare Yawveh, tramite segni e prodigi di grande portata dimostrava che Dio fosse il vero Dio.
Dopo questi eventi leggiamo: “Achab riferì a Jezebel tutto ciò che Elia aveva fatto e come aveva ucciso con la spada tutti i profeti.  Allora Jezebel inviò un messaggero a Elia per dirgli: -Gli dèi mi facciano così e anche peggio, se domani a quest’ora non avrò fatto di te come uno di loro. Quando sentì questo, Elia si levò e se ne andò per mettersi in salvo. Giunse a Beer-Sceba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo. Egli invece si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire, dicendo: -Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19:1-4).

Sembra che Elia fosse caduto in una spirale che lo portava sempre più giù. In quel momento era esausto, sfinito e voleva solo isolarsi. Era preda dell’ansia, della depressione e desiderava morire. Quando ci si sente affamati, arrabbiati, soli e stanchi, è consigliabile  fermarsi e prendere le cose con calma.
“Poi si coricò e si addormentò sotto la ginestra; ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia». Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi tornò a coricarsi.  L’angelo dell’Eterno tornò una seconda volta, lo toccò e disse: «Alzati e mangia, poiché il cammino è troppo lungo per te». Egli si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb” (1 Re 19:5-8). Una volta giunto lì, aprì il suo cuore a Dio ed ebbero una conversazione. Si sentiva molto solo e accusava il fatto che a nessuno importasse di lui. Si sentiva che non stesse facendo un buon lavoro. Dio gli rispose dicendo che non era da solo perché Lui, era al suo fianco. Elia ebbe un incontro con Dio nel silenzio, non nella potenza, qualcosa che era in contrasto con ciò che aveva appena sperimentato. Lui si raccontò in modo onesto senza cercare di nascondersi. Dio gli rispose dicendo che c’erano sette mila uomini come lui in Israele. Elia pensava di essere da solo ma Dio lo rincuoro’ chiedendogli anche di andare a cercare Eliseo, la persona che divenne poi, suo discepolo ed amico.
Dio ha in considerazione la nostra umanità, sa che siamo degli esseri complessi e che siamo nel bisogno. Lui vede tutto e ci ama. Gesù, venuto da una sfera celeste, si incarnò in un corpo fisico per comprenderci ancora di più e mentre era sulla terra chiamò se stesso “Figlio dell’Uomo”, che significa “Colui che è umano”. A volte ci vergogniamo della nostra umanità ed abbiamo paura di mostrarlo perché per qualche motivo farci vedere “a pezzi” e imperfetti, ci fa sentire deboli; Gesù, ci invita a diventare uno con Lui nella nostra umanità.