Allora egli disse ai suoi discepoli: «La mèsse è veramente grande, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Signore della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse» (Matteo 9:37, 38)La preghiera ci aiuta a portare avanti insieme a Dio, il cambiamento dei nostri cuori. In questa serie abbiamo approfondito il tipo di preghiera che ha come scopo il cambiare noi stessi. Gesù ci ha chiamati ad adorarlo e dovremmo anche pregare per la Sua guida e per il nostro pane quotidiano. Di solito ci raduniamo intorno alle Scritture per imparare a vivere come Gesù. Ciò ci aiuta a sentirci più attrezzati e ispirati ad andare avanti mentre seguiamo Lui. Parte di quel processo consiste nel pregare tutti i giorni nel modo in cui Gesù ci ha insegnato. La nostra vita di preghiera sta cambiando; il pregare a voce alta, per tanti, ha segnato una svolta, migliorando la qualità dei momenti che si passano con Gesù, verbalizzando ciò che si dice in preghiera. La preghiera non dovrebbe rimanere un pensiero.

Il tema di questo studio si focalizzerà su come poter amalgamare la nostra vita di preghiera con quella evangelistica. Gesù ci ha insegnato come fare, chiamandoci a metterlo in pratica. Forse c’è chi leggendo, si senta mancante nella sua vita di preghiera o nel comunicare il Vangelo agli altri. Vorrei incoraggiarvi: questa è una sfida per crescere! Altri invece sono delle persone non credenti che stanno leggendo questo articolo spinti dalla curiosità. Vorrei dirvi che fate bene, una lettura come questa vi aiuterà a comprendere meglio ciò che significhi seguire Gesù e ciò che Lui desideri da noi: la preghiera rappresenta una parte di quel processo, Lui desidera collaborare e comunicare con noi tutti i giorni, accompagnandoci durante la giornata.

Perché pregare se Dio è già a conoscenza del futuro? Questa domanda rappresenta una comprensione particolare della preghiera che dovrebbe essere corretta. Ritenere che la preghiera serva soltanto per fare delle richieste future a Dio, porterebbe alla conclusione che se Dio sapesse già ciò che stia per avvenire, il pregare non servirebbe a nulla. La preghiera rappresenta innanzitutto un tempo di comunione intima con il nostro Amante Celeste, con Colui che ci ama più di qualunque altro. E’ ovvio che sarebbe fuori luogo il chiederci perché dovremmo passare del tempo con Gesù. Anche se Dio fosse a conoscenza e facesse accadere il futuro come credono i calvinisti o che Dio conoscesse il futuro ma non lo causasse perché abbiamo la libera scelta come sostengono gli arministi; o anche se il futuro fosse aperto e Dio fosse a conoscenza di tutte le possibilità come affermano i teisti aperti, perché una conoscenza del genere dovrebbe essere causa di inciampo? Perché non dovrebbe motivarci a pregare? Ci sono delle persone che guardano lo stesso film dozzine di volte perché trovano piacere nel farlo. Quando uno ama ciò che fa, il fatto di sapere come andrebbe a finire la storia non cambierebbe nulla. Dio è così, anche se è a conoscenza del futuro, desidera viverlo insieme a noi.

L’altro giorno con mia figlia siamo andati in una gelateria, ci hanno lasciato assaggiare tutti i sapori di gelato prima di ordinare. Dopo aver deciso quale sapore prendere, il fatto di sapere benissimo cosa avremmo mangiato ed assaggiato non ci tolse la goduria di mangiarlo dopo. Nello stesso modo uno può conoscere il futuro ma ciò non significa che non si voglia sperimentare. Nella storia di Abrahamo c’è un passo che mi ha sempre affascinato. “L’Angelo disse: «Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figlio» (Genesi 22:12). In questo passo l’angelo parlava con la voce di Dio, e Dio rivelò di essere venuto a conoscenza in quel momento che Abrahamo lo temesse. Ciò significa che esiste una differenza marcata nel cuore di Dio tra il conoscere qualcosa dal punto di vista intellettuale e quello esperienziale. Dio potrebbe conoscere il futuro ma desidera viverlo in prima persona. Parte del futuro che conosce è che ha disegnato questo mondo, la storia e ciò che accade su questa terra collaborando con noi. Dio sta lavorando insieme a noi. Lui ci ha creati a Sua immagine e somiglianza così che possiamo essere più come Lui, noi non siamo Dio ovviamente. Questa è la nostra chiamata.

Non siamo come Dio se ci mettiamo da parte chiedendo a Lui di fare tutto, ma quando partecipiamo insieme a Lui tramite la preghiera per fare accadere il futuro, questo è ciò per cui ci ha creati, c’è un’intimità bellissima. “E Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l’evangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità fra il popolo” (Matteo 9:35). Gesù insegnava nelle sinagoghe leggendo le Scritture con chiunque credesse in esse, forse insieme a persone che non credevano nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo, forse con chi non era molto consapevole del Vangelo. Il punto di partenza di Gesù con loro, erano le Scritture e da lì indicava loro, la verità. Quando era per strada proclamava le Buone Novelle del Regno di Dio: il Vangelo, un messaggio eccezionale. Gesù, il Re del Regno Celeste invita tutti a partecipare come cittadini di una nuova cultura, di un nuovo modo di vivere con l’amore al centro, una chiamata ad essere i Suoi ambasciatori. Abbiamo il privilegio di partecipare e di invitare altri a unirsi a noi. Le Buone Novelle del Regno non consistono soltanto nel sapere che andremo in Paradiso dopo la morte, ma che possiamo iniziare la nostra vita celeste adesso con Gesù nostro Re vivendo e sperimentando questa bellissima vita d’amore. Ciò dona alla nostra vita un proposito e gli dà un significato. Gesù predicava e dava questo messaggio a chi si trovava fuori della comunità di fede, forse a chi non era particolarmente religioso, a chi non frequentava i servizi religiosi. Gesù guariva anche le malattie, adempiva i bisogni delle persone in modo pratico. Se qualcuno ad esempio possedesse il dono della guarigione sarebbe importante che lo mettesse in pratica, chi non lo avesse potrebbe partecipare e seguire l’esempio di Gesù aiutando ad adempire in modi pratici i bisogni delle persone attorno a lui. Mettiamoci a disposizione degli altri chiedendo loro quali siano i loro bisogni. Possiamo farlo come individui nella nostra vita quotidiana e anche in modo collettivo unendo le nostre forze e dandoci da fare in modi in cui non saremmo mai riusciti operando da soli. Entrambi gli aspetti sono importantissimi.

“Vedendo le folle, ne ebbe compassione perché erano stanche e disperse, come pecore senza pastore” (Matteo 9:36). “Stanche” e “disperse”, questi due termini utilizzati dai traduttori in un certo senso mitigano la natura grafica dei termini originali. Questo passo ci dice che queste pecore dopo essere state aggredite furono abbandonate dai loro pastori. “Stanche” nel greco originale è “eskylmenoi” significa essere “scorticato vivo”, una parola che si utilizzava per descrivere un animale dopo essere stato squarciato da un animale selvaggio. Le pecore descritte in questo passo erano sanguinanti, ferite ed addolorate. Gesù lo vedeva. Quando uniamo la nostra vita evangelistica alla nostra vita di preghiera, si inizia a vedere le persone con lo sguardo di Cristo. Spesso dietro l’apparenza di una persona c’è molta sofferenza e dolore. A volte certe persone riescono a proiettare un’immagine di loro stesse che potrebbe dare l’impressione di avere tutto sotto controllo, perché hanno dei soldi da spendere nella loro apparenza. Altre volte hanno una disposizione o una personalità che permette loro di dare l’impressione che tutto vada bene. Altri non riescono a nasconderlo ma la maggior parte delle persone soffre in modi significativi. Gesù riesce a vedere attraverso le maschere e vede il nostro dolore. L’altro termine “disperse” nel greco originale è “errimmenoi” e significa essere “gettate via” o “rigettate” o “scartate”. Esistono delle persone che ritengono di non valere niente. Gesù riesce a vedere chi si sente in quel modo. Le Scritture dell’Antico Testamento descrivono i leader di Israele come dei pastori del gregge di Dio. In questo passo Gesù stava denunciando che avessero abbandonato il loro popolo. Gesù stava parlando all’interno della società ebraica e Gesù denunciava il fatto che avessero abbandonato il loro popolo o che fossero la causa delle ferite del popolo. Esistono delle persone che sono state ferite dalla religione o dai leader religiosi nella vita, Gesù lo vede e desidera collaborare insieme a noi in una missione di riscatto. Aprendo i loro occhi alla verità dell’amore di Dio e chiamandoli ad unirsi ad una comunità che porta guarigione che è ciò che la chiesa può e che dovrebbe essere quando fa del suo meglio. “Allora egli disse ai suoi discepoli: «La mèsse è veramente grande, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Signore della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse» (Matteo 9:37, 38). Gesù qui ci chiede di pregare per degli operai nella messe del Regno di Dio. Prima parlò delle pecore ferite che fanno parte delle messe perché sono pronte ad essere raccolte. In questo caso Gesù utilizzò diverse metafore perché nessuna poteva illustrare in modo completo la realtà del fatto che esistono delle persone ferite che si sentono scartate e che il nostro compito consiste nel radunarle insieme dando a loro un luogo sicuro dove poter trovare guarigione ed essere infuse nella verità dell’amore di Dio per loro. Abbiamo il privilegio di partecipare insieme a Dio in tutto ciò.

“La messe è grande ma gli operai sono pochi…”, in altre parole, manca il personale che si dia da fare. La verità è che tanti di noi non facciamo la nostra parte. Attenzione, Gesù qui non ci ha chiesto di andare in giro a cercare di arruolare più operai, ci ha chiesto invece di iniziare a pregare di più, ci ha chiesto di integrare la nostra vita di evangelizzazione con la nostra vita di comunione con Lui. Quando invitiamo le persone ad unirsi, li stiamo invitando a partecipare in qualcosa che stiamo vivendo anche noi. Attenzione, quando preghiamo per più operai ricordiamo che anche noi lo siamo. Gesù non ci ha chiesto di limitarci a pregare che la messe sia raccolta da sola. Perciò preghiamo che il Signore ci motivi e ci aiuti a collaborare con ciò che Gesù stia già operando nella vita delle persone. Parte della risposta a questa preghiera è darci da fare.

Gesù insegnò ai Suoi discepoli come pregare in dettaglio solo due volte. Una è il Padre Nostro e questa è la seconda volta. Vorrei incoraggiare tutti a fare della preghiera un’abitudine. Di seguito ho incluso un piccolo elenco di idee su come metterla in pratica:

1. Prendere del tempo per meditare e pregare utilizzando i versetti del vangelo di Matteo 9:35-38 per una settimana intera.

2. Pregare per nuove opportunità per poter evangelizzare di persona o online.

3. Aprire gli occhi! Realizzare e prendere coscienza di ciò che Dio opera intorno a noi.

4. Durante delle conversazioni con altre persone prendere del tempo per formulare tante domande. (Pregare che Dio ci doni una curiosità spirituale genuina)

5. Cercare negli altri dei segni che indichino la loro consapevolezza del loro bisogno di AMORE, PERDONO, PROPOSITO e RIPOSO del tipo che solo Gesù può donare.

6. Se qualcuno dimostrasse interesse, condividere la propria esperienza/storia con loro (Giovanni 4:39).

7. Invitare gli altri ad ascoltare Gesù in prima persona (tramite la chiesa, dei podcast, dei libri, la lettura della Bibbia). Adottare l’approccio di “Vieni a vedere”. (Esempio dell’apostolo Filippo con Nataniele in Giovanni 1:46; 4:39-41).8. Non sentirsi sotto pressione nel dover “vincere” su di un argomento.Il nostro compito consiste nell’introdurre le persone a Gesù, lasciamo che sia LUI a convincerle. Rappresentiamo un tipo di “servizio di appuntamenti”, non siamo dei venditori.

9. Se le persone non dimostrassero interesse, cerchiamo di servirle in altri modi o lasciamo perdere.

10. Quando appropriato, fa sapere alle persone che pregherete per loro.

Il quinto punto ci incoraggia a cercare negli altri dei segni che indichino una consapevolezza del loro bisogno e della loro rottura. Il bisogno d’amore, perdono, proposito e riposo sono presenti nell’essere umano e solo Gesù può soddisfarli. Gesù è Dio con noi venuto a dimostrarci l’amore di Dio, salvarci dal peccato, stabilire il Suo Regno e chiudere con la religione.

I quattro doni del Vangelo parlano dei quattro bisogni spirituali dell’essere umano:

a) il nostro bisogno di essere amati ed accettati

b) il bisogno di trovare perdono e di essere liberati dal nostro senso di colpa e di vergogna

c) il nostro bisogno di proposito per il quale vivere quando ci svegliamo ogni mattina

d) il nostro bisogno di riposo, riposo anche del tapis roulant della religione.

Più avanti Gesù ci incoraggia a venire a Lui quando ci sentiamo affaticati o stanchi, se il nostro peso è grande dicendo che Lui ci avrebbe dato riposo (Matteo 11:28-30). In quel caso si riferiva ai pesi della religione, della colpa e della vergogna, Gesù ha offerto di rimuovere tutto.

In riferimento al ottavo punto quando si sta cercando di far comprendere alle persone come il Vangelo sia una risposta ai bisogni fondamentali dell’essere umano, teniamo in mente che conosciamo Qualcuno che ritieni sia perfetto per quella persona che la ama, lasciamo che sia Lui a convincere il suo cuore. Cerchiamo dei modi per aiutare gli altri ad incamminarci sulla strada della ricerca di Gesù, a leggere la Bibbia o un altro libro che parli di Lui, ad ascoltare dei podcasts o invitarli a partecipare nei nostri incontri. Tutto questo con il proposito di aiutarli a trovare un collegamento con gli insegnamenti, l’esempio e la Persona di Gesù lasciando spazio a Lui per operare nel loro cuore.

Alcuni di noi siamo propensi a non volerci coinvolgere più di tanto nella vita di fede pensando che partecipare all’incontro domenicale sia abbastanza…vorrei rendere tutti liberi, non c’è bisogno di partecipare agli incontri di chiesa domenicale se questo è il nostro atteggiamento. Chi va in chiesa di domenica senza che ciò abbia un impatto nella sua vita, chi segue tutti i rituali alla lettera ma poi la sua vita non riflette dette azioni viene denominato dal mondo, come un ipocrita. Non vogliamo appartenere a quella categoria, quindi la sfida è la seguente: siamo autentici, se non siamo interessati sarebbe meglio non partecipare ed ammetterlo. Dall’altra parte c’è chi desidera crescere, imparare, ricevere degli insegnamenti da Gesù, seguire i Suoi passi, diventando ciò chi Dio desideri che diventi. E’ vero, la comunità di credenti si raduna per imparare insieme, ma metterlo in pratica è ugualmente importante. Preghiamo che Dio apra i nostri occhi e ci aiuti a mettere in pratica ciò che ascoltiamo. Siamo attenti alle opportunità che Dio ci mette davanti per parlare della nostra fede. ll battesimo, la Comunione o la Santa Cena sono dei modi pratici di illustrare un tipo di preghiera. Con il battesimo, entrando totalmente nell’acqua, diamo dimostrazione di accettare Gesù, di essere purificati e quando usciamo dall’immersione, dichiariamo che siamo nati ad una nuova vita. Con la Santa Cena diamo dimostrazione della nostra gratitudine per la Sua morte per noi. Gesù divenne uno come noi, fu ferito fisicamente, fu dissanguato come una pecora. Lui diede la Sua vita per noi prendendo su di Se tutto il nostro dolore e sofferenza. Il Suo sangue fu versato e possiamo testimoniare il Suo grande amore, perdono e misericordia. Gesù è il Re che salì sul trono al momento della Sua morte, il Suo sacrificio chiuse con la religione portando pace e riposo. Siamo grati e durante la Santa Cena riceviamo ciò che Gesù ha fatto per noi. Con il mangiare il pane e bere del vino coinvolgiamo il nostro corpo in questa preghiera. Chi non fosse cristiano ma sentisse che questo messaggio risuonasse nel suo essere è il benvenuto a partecipare facendo di questo la sua preghiera, ovvero il modo in cui potrebbe ricevere Gesù. Preghiamo che Gesù ci dia degli occhi per vedere gli altri nel modo in cui Lui li vede.

Preghiera: Padre Celeste, grazie per Tuo Figlio Gesù e grazie per l’opportunità per pregare con i nostri corpi, bocche, menti e cuori. Prego che il nostro cuore possa essere allineato con il Tuo, che la nostra mente possa essere riempita della mente di Cristo. Desideriamo sentire l’intimità che Tu desideri per noi. Nel nome di Gesù, amen.