E’cosa risaputa che il Messia il cui avvento nel mondo fu profetizzato, sarebbe stato proprio il contrario di ciò che tutti si aspettavano che egli fosse. Infatti ciò viene citato nel versetto biblico nel Vangelo di Matteo:  

 Egli non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia” (Matteo 12:20).    

Dunque l’immagine di una canna rotta (cosa che può spezzarsi facilmente) ci comunica che, Gesù sarebbe stato così docile e mansueto da non spezzare neppure una canna già rotta. Inoltre sullo stesso Gesù biblicamente viene detto che, non avrebbe spento neanche una candela in fase di spegnimento, in parole semplici ciò vuol dire che egli avrebbe creduto e donato speranza, anche a chi si comporta come una fiamma che sta per spegnersi.

Quindi Il Messia viene rappresentato come una figura dotata di immensa benevolenza e compassione tale da, accogliere tutte le persone ferite dal dolore e dalla sofferenza della vita. Pertanto, la gentilezza era la qualità che più di tutte definiva la personalità di Gesù Cristo per cui, dovremmo tutti sforzarci di essere in questo più simili a lui.

A questo punto come viene riportato dal versetto precedentec’è da chiedersi: Come potremo diventare un popolo che abbraccia delle “canne rotte” e dei “lucignoli fumanti”? Vorremmo proclamare la guarigione con la stessa mansuetudine di Cristo in modo tale che, le genti riporranno speranza nel suo nome.

Traducendo fedelmente dal testo ebraico originale questo versetto, viene indicato che le genti avrebbero riposto la loro piena fiducia nei Suoi insegnamenti e nella Sua Torah. Quindi gli insegnamenti che il Messia avrebbe dato nell’arco della sua vita e non solo nel momento cruciale della sua morte, avrebbero trasmesso e regalato il significato della Speranza.

A tal proposito ritengo che, il concetto di speranza sia molto profondo ma al tempo stesso semplice e concreto in quanto, racchiude in sé la possibilità che si verifichi un cambiamento, anche di fatto nulla sembrerebbe confermarne la veridicità.  Dunque la speranza esprime semplicemente la fiducia nella possibilità di un cambiamento radicale nella propria vita.

L’apostolo Paolo disse:

“Perché noi siamo stati salvati in speranza; or la speranza che si vede non è speranza, poiché ciò che uno vede come può sperarlo ancora?”(Romani 8:24).

Questo vuol dire che, si può avere speranza soltanto quando ci si trova in circostanze avverse della vita altrimenti il concetto stesso di speranza perde il suo significato. Quindi essendo ognuno di noi parte integrante di una comunità che la promuove, dovremmo essere più onesti nel dichiarare che le cose non vanno sempre nel verso giusto.

Tuttavia dovremmo essere gioiosi nella speranza:  

allegri nella speranza, saldi nell’afflizione, perseveranti nella preghiera”(Romani 12:12).

Occorre precisare che, speranza non significa rimanere fermi nella nostra sofferenza e dolore o minimizzare tutto, sostenendo che tutto vada bene quando in realtà non è così. Dunque la chiesa non dovrebbe essere il luogo dove si indossa una maschera facendo finta di essere felici ma dovrebbe essere il contrario, ossia un posto in cui si esprime la propria autenticità a 360°.

 Mi auguro che nelle nostre comunità di fede in cui dimora il concetto di “famiglia”, possiamo sempre di più imparare ad essere autentici l’uno con l’altro; è questione di allenamento.

Domande e risposte

Domanda: Com’è possibile che tu possa svolgere un ruolo in grado di scatenare in te ansia e quindi come mai il Signore ha donato proprio a te il talento dell’insegnamento pur conoscendo questa tua problematica?

Risposta: Risulta interessante sapere che il Signore a volte ci chiami a svolgere diversi ruoli, per i quali non abbiamo una certa inclinazione. Un esempio ci viene fornito dal personaggio di Mosè, infatti Dio lo chiamò a guidare la nazione di Israele e dinanzi a questo compito lui rispose di avere paura, di essere balbuziente e dunque di non essere idoneo a svolgere il ruolo di portavoce di Dio; tutte scuse per convincere Dio del fatto che si fosse sbagliato e che lui non era la persona giusta.

Pertanto in alcuni casi, il Signore si serve dei nostri doni cercando di mettere in risalto i punti forti della nostra personalità, mentre in altri casi accade che lui scelga persone apparentemente non adatte. Dunque nel mio caso, il fatto di possedere una personalità poco incline alla missione di evangelizzazione, fa sì che il seme di orgoglio e di vanagloria presente in me non venga nutrito troppo, in quanto mi allontanerebbe dal suo progetto per me.

Quindi il fatto che io possa servire Dio in modi che mi aiutano ad acquisire consapevolezza in merito alle mie fragilità, risulta essere una cosa positiva. Dalle Sacre Scritture apprendiamo che, l’apostolo Paolo aveva una debolezza nella sua vita, una spina nella carne per la quale pregava Dio affinché lui potesse toglierla. Ad oggi, non sappiamo in realtà lui a cosa si riferisse ma è noto che dovette convivere con essa, affinché ciò lo aiutasse a riporre tutta la sua fiducia nella grazia di Dio.

Sono consapevole di essere una persona piena di contraddizioni come probabilmente risultiamo essere molti di noi in diversi ruoli e/o attività per le quali Dio ci sceglie. Ciò vuol dire che, Dio opera attraverso le nostre debolezze ed è proprio grazie ad esse che noi possiamo manifestare la nostra forza ed essere strumenti nelle Sue mani.

Domanda: Nessuno è fisicamente sano al 100% durante tutto l’arco della vita e la medesima cosa vale anche per l’aspetto mentale. Sei d’accordo?

Risposta: Dunque nessuno di noi sta male mentalmente al 100% così come, nessuno è sano al 100%. In un certo senso non esiste un “noi” ed un “loro” in questo aspetto. Per alcuni di noi questo tipo di problematica “mentale” può essere diagnosticata,  mentre per altri no in quanto non si è ancora in quella fase critica.

Tuttavia esistono delle terapie specifiche farmacologiche che potrebbero portare miglioramenti da un punto di vista psichiatrico. Quindi anche se alcuni di noi non viviamo questo tipo di problematica psichica, ciò non vuol dire che non possiamo in qualche particolare fase di vita sperimentarla.  Pertanto noi siamo una famiglia di fede  che non si pone il problema di dichiarare ed affrontare insieme delle difficoltà.

Quindi è un piacere sapere che siamo parte di una comunità fatta di persone “distrutte” ed “aggravate” dalla sofferenza, proprio come delle “canne rotte” e dei “lucignoli fumanti”.  Dunque è importante ammettere che ci sia qualcosa che non va in ognuno di noi, in quanto c’è chi può avere dei problemi di natura mentale, mentre altri di natura fisica o relazionale.

Probabilmente qualcosa nella nostra vita non è andata proprio come desideravamo e ciò ci porta a vivere momenti di difficoltà. Esiste una grande varietà di variabili nella vita che ci portano alla consapevolezza di essere fragili e la fragilità è parte della nostra natura umana.

La chiesa dovrebbe essere per questo motivo, una comunità proprio per le persone distrutte dalla sofferenza:  

Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della misericordia ed il Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione” (2 Corinzi 1:3,4).

In questo versetto, una delle cose che viene messa in evidenza dall’apostolo Paolo è che coloro che stanno attraversando dei momenti difficili e andando avanti nonostante le loro debolezze possono essere utilizzati da Dio. Quindi ognuno di noi possiamo consolare gli altri, attraverso la consolazione che riceviamo direttamente da Dio nel momento del nostro dolore per cui, Dio collabora insieme a noi in quei momenti.  Non esiste alcun giudizio o vergogna.

Coloro che hanno delle difficoltà mentali non dovrebbero pensare di essere inutili, ritenendo erroneamente di non essere in grado di dare un aiuto al prossimo se non soltanto all’atto della loro guarigione, perché in realtà Dio può servirsi di noi anche nei momenti difficili. Dunque le nostre debolezze dovrebbero essere un veicolo attraverso cui avvicinarci a Dio ed aprirci agli altri. Infatti coloro che pensano di avere una vita perfetta, mostrano in realtà una certa chiusura verso Dio e verso il prossimo. Ciò non esclude il fatto che, Dio possa sempre servirsi di noi anche quando tutto va bene ma sembra che Lui desideri incoraggiare e riempire di compassione e cura colui che è distrutto dal dolore e dalla sofferenza. Quindi non dobbiamo aspettare il momento in cui tutte le cose risultino perfette, visto che le nostre debolezze ci donano empatia, compassione, comprensione ed una nuova visione delle cose che Dio può utilizzare per aiutarci a stabilire una connessione con il prossimo sofferente e bisognoso, così da essere una benedizione per lo stesso. Dunque non restiamo incollati alla panchina, piuttosto diamoci da fare!

L’apostolo Paolo in preghiera disse:

Ora il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nel credere, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo”(Romani 15:13).

Se tutto si limitasse solo al raggiungimento di gioia e pace, verrebbe naturale chiedersi come mai non ci sentiamo sempre in quel modo. In realtà la gioia e la pace possono essere sperimentate da chi vive nella sofferenza, in quanto è Dio stesso che regala la speranza in cui ci farà abbondare.  Quindi possiamo avere un assaggio di questa gioia e pace è ciò accadrà quando avremo maturato in noi il seme della speranza, ovvero quella disposizione naturale ed autentica grazie alla quale riusciamo a riconoscere e credere in un futuro migliore, anche se nel presente si sta vivendo la sofferenza e/o la difficoltà. A questo punto sento nel cuore di volgere una preghiera a Dio, affinché possiamo diventare una comunità in cui la speranza possa crescere sempre di più.

Preghiera

Padre Celeste, Padre della speranza, prego affinché Tu possa continuare tramite la potenza del Tuo Spirito Santo a riempirci della Tua presenza sia individualmente che come famiglia di fede. Donaci la libertà di essere una vera famiglia, una comunità di fede in cui possa dimorare l’amore sincero e profondo, unico veicolo che ci consente di aprirci agli altri. Ti prego affinché possiamo essere liberati da qualsiasi ipocrita religiosità, la quale potrebbe indurci ad essere ciò che non siamo. Senza nessun ostacolo o intralcio aiutaci ad essere chi siamo ed a riporre speranza nei buoni propositi che tu hai già in progetto per noi e che vuoi si realizzino attraverso di noi. Spirito Santo, ti esortiamo ad insegnarci, guidarci e riempirci della tua speranza. Nel Nome di Gesù, Amen.

DIO VI BENEDICA!!!!