Per molti la preghiera rappresenta un motivo di timidezza, per altri una frase di cortesia da dire a qualcuno come per esempio: “pregherò per te”; è qualcosa che diciamo che faremo nel futuro, tuttavia, spesso finisce nel dimenticatoio. In questo nuovo anno vorremmo diventare una famiglia di fede che impara bene come pregare. Alcuni di voi siete già dei guerrieri nella preghiera, siete delle persone che pregano per il prossimo e per la nostra comunità di fede; vi ringraziamo per l’impegno. Questa serie è dedicata alle persone che sono alle prime armi e a chi sa che deve pregare ma lo mette in pratica molto di rado. Cercheremo di dare dei consigli ed approfondiremo il tema insieme. 
Cinque suggerimenti da applicare in preghiera per chi sta iniziando questo percorso: 
1. TROVARE UN LUOGO che sia comodo, silenzioso e privato. Gesù ci consiglia di entrare nella nostra camera (Matteo 6:6). Dovrebbe essere un posto in cui non siamo distratti, né dal suono della nostra voce né dagli altri. Per alcuni di noi le distrazioni sono un vero problema quindi lo scegliere un luogo adatto, è una priorità.  
2. LA POSTURA è importante, possiamo scegliere se stare seduti, in piedi, inginocchiati, camminare… insomma scegliamo la posizione più adatta a noi. Nel giardino del Getsemani prima che Gesù venisse arrestato, si avvicinò ai Suoi discepoli. I discepoli all’inizio stavano pregando da seduti, poi da sdraiati e alla fine si addormentarono. Gesù li svegliò chiedendo loro di alzarsi e pregare, nel greco originale, esattamente, Egli chiese loro di restare in piedi e pregare. Questo perché se lo stare seduti conduceva a volersi sdraiare e poi a dormire Lui sapeva che la cosa migliore per loro sarebbe stato muoversi, camminare e stare in piedi mentre pregavano. 
3. TEMPO. Cerchiamo di iniziare a pregare dedicando un minimo di dieci minuti fino ad un’ora. Per molti pregare per un ora sembra troppo quindi va bene dedicare il tempo che si riesce a reggere. Succede spesso che uno inizia a pregare con l’obbiettivo di dedicare solo dieci minuti ma alla fine senza rendersi conto prega per molto di più. 
4. VOCE. Quando ero giovane una persona mi diede un consiglio che trasformò la mia vita di preghiera da quel momento in poi. Lui mi disse di pregare a voce alta sempre anche quando da solo. La realtà è che nessuno di noi è bravo a pregare mentalmente come immaginiamo. Spesso ho provato a pregare in silenzio nella mia testa e di solito invece di pregare pensavo al tema della preghiera e quel pensiero mi faceva venire in mente altri pensieri e finivo per distrarmi. Quando Gesù insegnò ai suoi discepoli di pregare, chiese loro di pronunciare le parole della preghiera a voce alta. Quando mettiamo in pratica questo principio, il nostro corpo, uno dei meravigliosi doni che Dio ci ha dato per aiutare la nostra mente a focalizzarsi meglio, partecipa attivamente alla preghiera. Dovremmo cercare di guidare i nostri pensieri e di formulare le nostre parole, utilizzando la nostra bocca, labbra e lingua. Pregare a voce alta ci aiuta a focalizzarci meglio anche quando siamo da soli. Allo stesso tempo quando si prega a voce alta usiamo il nostro senso dell’udito, sentiamo le parole che pronunciamo e ciò rafforza ciò che diciamo. Non siamo stati creati per vivere la vita staccati dal nostro corpo. Ci saranno dei momenti quando avremmo bisogno di pregare velocemente con i nostri pensieri e basta, ma la maggior parte del tempo dovremmo farlo a voce alta, anche un sussurro va bene.       
Allontanare le distrazioni è di vitale importanza, ciò significa allontanarci dai nostri cellulari spegnendoli o lasciandoli in un’altra stanza. 
5. CONDIVIDERE. Parliamo della nostra vita di preghiera l’uno con l’altro, cerchiamo di aiutarci a vicenda a crescere in questa area pregando insieme. Dando ascolto l’uno all’altro possiamo imparare ciò che funziona e ciò che non. 

Gesù insegnò ai Suoi discepoli come pregare, la preghiera non era un concetto astratto. “Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»” (Luca 11:1). Da queste parole apprendiamo che anche Giovanni Battista istruì i suoi discepoli riguardo il tema della preghiera. Ricevere formazione sul nostro percorso di fede da parte di un leader spirituale, insegnante o perfino da parte di un fratello o di una sorella che ha intrapreso un percorso spirituale prima di noi, non consiste nell’imparare cosa pensare e non è limitato a materie intellettuali teologiche o ad avere delle giuste dottrine ma piuttosto nell’essere allenati nelle pratiche spirituali che fanno parte della nostra relazione con Gesù. Ricevere una formazione giusta consiste anche nel comprendere le Scritture e la teologia ma in gran parte significa imparare il come applicare ciò che si apprende, alle nostre vite. Giovanni Battista non si limitò ad insegnare ai suoi discepoli chi fosse il Messia e sul come vivere una vita giusta ma insegnò loro anche come pregare, un fatto che colpì i discepoli di Gesù in maniera significativa e perciò chiesero anche Lui dei consigli sul come fare.
Gesù era un uomo di preghiera, gli apostoli osservavano che Lui lo metteva in pratica spesso. Lo Spirito Santo lo guidava e Lui aveva una relazione intima con Dio che era un modello per gli altri. Gesù disse che tutto ciò che fece era in sintonia con il Padre e i Suoi discepoli vollero imitarlo. “Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:…” (Luca 11:2). Nei prossimi passi Gesù insegnò ai discepoli una preghiera che noi chiamiamo “Il Padre Nostro”. La versione di questa preghiera nel vangelo di Luca e di Matteo divergono leggermente e ciò ci ricorda che Gesù era un insegnante itinerante e che come tale ripeteva i suoi insegnamenti spesso. E’ ovvio che quando uno deve ripetere lo stesso messaggio non sempre si utilizzano le stesse parole. Gesù non insegnava delle parole specifiche da memorizzare e ripetere quindi, il Padre Nostro non è un mantra ma piuttosto rappresenta un modello di preghiera da seguire.
«Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà sulla terra, come nel cielo. Dacci di giorno in giorno il nostro pane necessario. E perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno”» (Luca 11). Questa è una preghiera davvero contro culturale, rappresenta un atto di ribellione nel contesto della nostra società attuale. Viviamo in una cultura che promuove l’individualità e l’inizio di questa preghiera ci chiede di essere connessi al Padre ed alla famiglia di Dio, un concetto che fa diventare il resto delle persone i nostri fratelli e sorelle.
Facciamo parte di una cultura che promuove ciò che è profano e secolare, una società che denigra la vita e tutto ciò che comprende, invece Gesù ci chiede di focalizzarci sulla santità di Dio aiutandoci a riconsiderare il modo in cui guardiamo il mondo che ci circonda.
Viviamo in una cultura che è incentrata su se stessa, invece Gesù ci incoraggia a pregare per la venuta del Suo Regno. Desideriamo essere Suoi ambasciatori e comunicare il Suo amore agli altri. Viviamo in una cultura dove l’avidità regna mentre Gesù ci incoraggia a pregare per i nostri bisogni e non per il superfluo. L’unica richiesta presente in prima persona nel Padre Nostro è la frase che dice: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, un bisogno.
“Perdona i nostri peccati…”, viviamo in una società che si vanta del peccare, penso che in parte sia a causa del fatto che le persone desiderano ribellarsi contro una cultura religiosa che accentua la vergogna e il senso di colpa. E’ risaputo che se si riesce a far sì che le persone metabolizzino quei sentimenti, per i leader religiosi ciò si traduce in lavoro assicurato. Con questo in mente, si comprende il perché dietro la ribellione, dietro il vantarsi di tutto ciò che è sbagliato, dell’egoismo manifestato nella nostra società e via dicendo. Gesù ci indica un sentiero spirituale bellissimo dove possiamo riconoscere i nostri sbagli in modo onesto sapendo che possiamo affrontare quei temi senza cercare di nasconderci o di sopprimere ciò che sentiamo perché Dio ci ama. Ci rivolgiamo in preghiera ad un Dio che chiamiamo Padre, un Padre al quale possiamo chiedere perdono per i nostri peccati come noi perdoniamo coloro che peccano contro di noi. Questo è un bellissimo modo onesto di guardare noi stessi e gli altri dato che viviamo in questo mondo dove ci sono diverse persone imperfette che peccano una contro l’altra, Gesù ci incoraggia a perdonare. Il perdono è un ingrediente fondamentale in qualsiasi relazione, siamo tutti delle persone imperfette. Questo è qualcosa che dovremmo includere in preghiera tutti i giorni
. “…E non esporci alla tentazione…”, ancora una volta possiamo notare degli elementi contro culturali in queste poche parole. La tentazione nella nostra cultura viene spesso utilizzata come strategia di marketing, si presentano delle cose deliziosamente peccatrici, qualcosa che ci tenta e che non riusciamo ad evadere. Spesso quando si pensa alla tentazione si pensa a qualcosa con la quale vogliamo giocare ed avvicinarci, e perciò pregare che il Padre ci allontani da essa incamminandoci su una via più salutare rappresenta davvero un concetto rivoluzionario. Questa preghiera rappresenta un modo bellissimo di dare inizio a questo nuovo anno. 
“Poi disse loro: «Chi è fra voi colui che ha un amico, che va da lui a mezzanotte, dicendogli: “Amico, prestami tre pani, perché un mio amico in viaggio è arrivato da me, e io non ho cosa mettergli davanti”; e quello di dentro, rispondendo, gli dice: “Non darmi fastidio, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me; non posso alzarmi per darteli”? Io vi dico che anche se non si alzasse a darglieli perché gli è amico, nondimeno per la sua insistenza si alzerà e gli darà tutti i pani di cui ha bisogno” (Luca 11:5-8). Questa storia parla di un uomo molto insistente. Trovo interessante che Gesù non abbia detto che Dio sia paragonabile al vicino di casa che non desidera aiutarci perché non si interessa a noi ma che se siamo abbastanza insistenti ed irritanti in preghiera, Lui alla fine ci esaudisce. In questi passi Gesù utilizzò una tecnica di insegnamento per illustrare che perfino se qualcuno che non tiene a noi in modo particolare risponde in modo positivo, immaginiamo quanto più il nostro Padre Celeste, che è più che un mero amico, Colui che è sempre attento a noi e che non dorme mai sia in grado di darci. Lo schema di insegnamento in questo caso è il seguente: “Anche se….pensate a quanto più”.
Segue…