Questa è una serie divisa in tre parti: il Natale visto attraverso le lenti della tragedia, come se fosse una commedia e come una favola.
Il contesto storico della storia del Natale spesso non viene raccontato. Di solito non riflettiamo sulla tragedia, la tristezza, il dolore e la difficoltà che il racconto della natività racchiude (Matteo 2:10-18), La profezia sulla strage degli innocenti nel libro di Geremia dice che il pianto sarebbe stato così forte che le persone non sarebbero riuscite a trovare conforto. Era un periodo buio, pericoloso e triste, il popolo di Israele era sotto occupazione, non erano liberi ed erano governati da un re tiranno. Giuseppe e Maria dovettero fuggire da Israele quando Gesù era ancora piccolo, per salvarlo. Tanti bambini morirono per mano di Erode, si parla di circostanze davvero tragiche. Nella nostra cultura si tende spesso a dimenticare la profondità ed il contesto del dolore che in un certo senso fa parte dello sfondo della storia della natività. Uno dei motivi per il quale si celebra il Natale di inverno a dicembre è perché è uno dei mesi più bui dell’anno. E’ una raffigurazione che ha un significato, la luce è più visibile nei periodi più bui. Penso che ricevere l’invito e lasciare che Gesù entri a far parte di noi significhi fare luce sul buio nel quale ci troviamo. C’è un altro lato della medaglia: tutto ciò che era stato pianificato sarebbe mutato, da un momento all’altro. L’annuncio dell’arrivo di un bimbo, come figlio di Dio, cambiò l’esistenza a Maria, la madre di Gesù, tutte le cose che lei come giovane donna aveva pianificato per la sua vita, come il modo ad esempio in cui si sarebbe sposata, il nome del suo primo figlio, il modo in cui la sua comunità l’avrebbe considerata, e tanto altro, cambiarono davanti ai suoi occhi, in un solo istante. C’è stato un prezzo da pagare, dovette considerare spendere la propria vita per l’incarnazione e per l’annunciazione, lei accettò tutto dicendo a Dio che desiderava che fosse fatta la Sua volontà in lei. Questo atto la rese un esempio per tutti noi. Portando il concetto ai tempi odierni, comprendiamo che parte dell’identificare Cristo oggi, significa comprendere il momento che stiamo vivendo e capire quali fossero i piani che avevamo previsto per la nostra vita, ma che ora non sono più possibili a causa della pandemia globale che ha colpito questo mondo. Come possiamo riuscire a trasformare questo brutto periodo e dare spazio a Gesù, lasciandolo introdursi nelle nostre vite, ora? Maria ebbe un’esperienza particolare che la spinse da dentro, un’ accettazione radicale che andava oltre una semplice accettazione a livello intellettuale. La tragedia, la tristezza, il lamento, il dolore vanno mano nella mano con l’adottare una posizione di sottomissione in fede. La considero la posizione cristiana più radicale di tutte. Esistono tante situazioni che non siamo in grado di controllare, tante interrogativi riempiono la nostra vita in questo momento, molti hanno il proprio business sull’orlo del fallimento, altri stanno finendo i loro risparmi cercando di sopravvivere, altri ancora stanno attraversando un momento di lutto perché hanno perso uno dei loro cari per via del COVID o a causa di altre malattie. Questo Natale è davvero carico di molta tristezza e di domande senza risposta, non sappiamo come andrà a finire tutto. Oggi più che mai possiamo identificarci con i personaggi della storia della natività. Maria disse di sì dichiarando :”sia fatto ciò che hai detto”, lei accettò il piano di Dio per la sua vita anche se non riusciva a comprendere in modo logico come Giuseppe avrebbe accettato di sposarla lo stesso o come Dio l’ avrebbe protetta dall’essere lapidata e messa a morte per essere stata adultera agli occhi della gente. Lei non sapeva in quale modo sarebbe riuscita a provvedere per il bambino che aveva in grembo, un bambino che avrebbe salvato l’intera umanità. Anche se diverse situazioni si sono risolte come l’accettazione di Maria da parte di Giuseppe dopo che ebbe un sogno e decise di sposarla, due anni più tardi i problemi non finirono lì. Gesù stesso da piccolo dovette fuggire in Egitto insieme ai suoi genitori per salvare la sua vita e furono costretti a rimanere lì fino al momento della morte del re Erode. Penso che sia importante essere tutti invitati a non concentrarci soltanto sullo sfondo della tragedia che stava accadendo, ma capire che il dolore, le perdite, la tristezza e la mancanza di controllo sono in realtà dei portali, delle opportunità per collegarci con Dio. La tragedia è un concetto che dichiara che le cose non sono riuscite nel modo in cui si desiderasse. Il Vangelo di Matteo dice che il re Erode ebbe paura quando i re magi gli domandarono riguardo il nuovo re, nato. Si sentì insicuro nella sua posizione regale. Parallelamente, in questo momento nella nostra vita tante cose sono sotto minaccia come i nostri piani personali, il nostro lavoro, tante cose stanno cambiando. Cerchiamo di vedere le cose dalla prospettiva che il cambiamento non sia qualcosa che non abbia senso. Esiste un Dio che non cambia le cose con il proposito di mettere a soqquadro tutto per divertirsi, Lui è un Dio che partecipa in questo cambiamento insieme a noi per la risurrezione. Se qualcosa sta morendo c’è sempre qualcosa di nuovo che potrebbe venir fuor e nascere o qualcosa che potrebbe essere restaurato. Dio è partecipe di questo cambiamento e movimento insieme ad ognuno di noi. Per tanti la tragedia è quando le cose non vanno come avrebbero voluto, ma sarebbe stupendo riuscire a sperimentare il Dio vivente che ci accompagna nel processo della transizione. Riconosciamo però che sia difficile renderci conto di come Dio operi quando ci troviamo nel mezzo delle difficoltà.Un altro evento che comportò un grande cambiamento fu la crocifissione di Cristo, anche in quel momento, per i suoi discepoli, tutto sembrava essere finito. Il loro leader era morto. Certo leggendo la storia ora ci sembra strano che i Suoi amati apostoli, avessero dubitato così tanto; tuttavia, loro, come noi nei momenti di difficoltà, come spiazzati da quello che stava accadendo, si chiesero dove fosse Dio. La buona notizia è che Lui è insieme a noi in ogni momento. Una delle strategie da seguire per poter vivere una vita cristiana felice è quella di smettere di cercare di controllare ogni cosa. Siamo consapevoli che le cose vecchie passeranno e che le cose nuove arriveranno e anche se non sappiamo cosa stia per venire abbiamo fede in Dio e che Lui è al controllo della nostra vita. Ciò comprende la morte del nostro ego e della sofferenza, di tutti i nostri piani, dei pensieri e dei preconcetti di ciò che pensavamo dovesse accadere. Tutto ciò dev’essere lasciato andare per poter lasciare che la storia divina bellissima di Dio insieme a noi possa essere sperimentata. Il non sapere cosa accadrà dopo, ci fa sentire persi, soli, tristi, isolati e spesso rimaniamo impallati e pietrificati in una posizione invece di lasciarci andare e poter così invitare ciò che Dio sta creando in noi. L’idea che Dio sia insieme a noi è meravigliosa, non si tratta di un Dio cosmico lontano al quale non gli interessiamo. Dio è un Dio personale che ci conosce intimamente meglio di noi stessi e che ci chiede di fidarci di Lui. Dio ha un piano per noi anche quando tutto sembra andare male. Siamo degli esseri umani e come tali abbiamo dei sentimenti come la gioia, l’emozione di essere vivi ma anche la tristezza, il timore e la rabbia. Penso che il film per bambini “Inside Out” sia una buona illustrazione delle nostre emozioni. La tristezza ci aiuta a collegarci con l’ esperienza profonda di ciò che comporti, essere degli esseri umani. Penso che sia sbagliato cercare di sopprimere le nostre emozioni. Non aprire il cuore a Dio e non esprimersi in modo onesto quando ci sentiamo tristi, quando siamo nel dolore o soffriamo non comporta niente di buono. Ad esempio, nel mezzo della Bibbia circa, c’è un libro intero che esprime che le cose non stavano andando bene, il libro delle Lamentazioni. Le emozioni ci aiutano a metterci in connessione con Dio, e la sofferenza spesso rappresenta il luogo dove Dio si incarna nelle nostre vite. Dio ci invita ad essere sinceri, a dire la verità a noi stessi, ad essere umani. Il cercare di essere perfetti è un percorso religioso e idolatra. Cercare di diventare sempre migliori e perfetti ci spinge a sopprimere i nostri sentimenti e di proiettare un’immagine falsa di non essere mai tristi. Io sono una persona che ha scoperto i propri sentimenti da poco, all’inizio pensavo di aver perso la testa ma alla fine mi resi conto di aver scoperto la mia vera identità, la mia umanità e Dio stesso. La storia del Natale ci dimostra che i momenti tragici, quando niente è sotto controllo, si creano davanti a noi dei portali dove Dio è con noi in modo che quasi puoi toccare… Il Natale è sia gioia che tristezza, l’Avvento potrebbe significare il prepararsi in modo sincero per la gioia che sta per arrivare in questo mondo. Il mondo è difficile e l’Avvento significa mettersi in contatto con quella realtà, solo tramite quell’azione possiamo acquisire una speranza onesta in Gesù. Penso che questo Natale più che altri nel contesto attuale sul nostro pianeta sia un invito ad adottare una posizione sincera di onestà, tristezza, mancanza e di poter raccontare la verità di come ci troviamo veramente così che possiamo sperimentare Dio con noi nel mezzo del nostro raccontare la verità. Una delle cose che alle persone non piace nei confronti dei cristiani è l’ipocrisia, in quanto molti pensano che siamo falsi. In un’intervista a Bono (cantante degli U2) lui affermò di essere triste nel vedere che tanti cristiani non riescano ad essere veri. La canzone di U2 chiamata “Wake Up Dead Men” penso sia una buona illustrazione di un lamento dove Bono chiede a Dio se Lui fosse morto, chiede a Dio di svegliarsi…perché Bono, lo sentiva lontano. Esiste un livello di onestà che dovrebbe essere messo in atto per aiutarci ad acquisire una speranza onesta. La liberazione del trauma e della tristezza può essere raggiunta soltanto se siamo disposti a riconoscere in modo onesto ciò che sentiamo nelle nostre vite. Come si fa a lodare Dio ma allo stesso tempo riconoscere quanto sia difficile farlo quando ci troviamo nel mezzo della sofferenza? Onestamente quest’anno non è stato dei migliori della mia vita, ho vissuto dei momenti davvero duri, ho passato dei momenti talmente giù che avevo difficoltà ad alzarmi dal letto, ho dovuto combattere contro la depressione diverse volte, è qualcosa che ho dovuto riconoscere. Sarebbe sbagliato essere dei credenti disonesti, ciò non aiuterebbe nessuno. Avere una speranza onesta significa ammettere che siamo in grado di trovare Dio nel mezzo del buio, c’è speranza di una vera trasformazione. Ciò non accadde ignorando come ci sentiamo ma attraversando e vivendo le nostre emozioni. Chiediamoci, a che punto siamo? La trasformazione è attraversare un processo essendo consapevoli del momento.. C’è chi sta affrontando dei sentimenti negativi in questo periodo cercando di sopprimerli come detta la nostra cultura o di distrarsi ed ignorarli facendo finta di non averli nascondendosi dietro il cibo, i zuccheri, le droghe, l’alcol, video giochi, serie tivù e tanto altro. La cosa migliore invece sarebbe cercare di essere onesti con se stessi e permettere che questi momenti diventino delle opportunità per invitare Dio a partecipare a collaborare con noi nel mezzo della nostra difficoltà. Una delle cose più difficili di questo periodo è che ci sentiamo isolati e soli e questo fatto peggiora la nostra situazione. Una delle mie migliori amiche, perse suo marito tre mesi dopo il loro matrimonio a causa del cancro. Il dolore è stato davvero tanto, lui era un caro uomo e amico. La verità è che noi tutti non abbiamo saputo bene come affrontare la situazione, ci mancò quella cosa in più anche se stavamo facendo del nostro meglio cercando di essere gentili e delicati vista la situazione. Non abbiamo saputo accompagnare bene lei nel suo dolore. Due mesi dopo io e lei andammo in missione in Africa. Mentre eravamo lì, una donna che era membro della chiesa locale dove stavamo dando una mano perse anch’essa suo marito. Dopo aver ricevuto quella notizia all’unisono tutte le donne di quella comunità si alzarono, presero una coperta ed un cuscino in mano e si diressero verso la casa della vedova. Una volta lì, accamparono fuori della sua casa nella veranda e nel suo giardino per piangere insieme a lei. Il loro pianto era un lamento ed un pianto dal cuore, la mia amica le seguì e fece come loro anche lei. Il loro lamento andò avanti per tre giorni e durante quel tempo c’era chi preparava da mangiare e da bere per tutte. Alla fine di quei tre giorni tornarono a casa per farsi un bagno e per prepararsi per il funerale; una cerimonia allegra, una celebrazione di liberazione, dove la gente ballava, cantava e urlava di gioia. Nella nostra cultura non sappiamo affrontare il dolore come si deve e neanche come affrontarlo insieme. Non mi dimenticherò mai la mia amica, si poteva notare la differenza, quell’esperienza l’aveva trasformata e si era liberata. Anche non sapremo mai la risposta a tutti i nostri interrogativi o al perché il nostro caro amico andò in cielo così presto e d’improvviso, l’idea che Dio sia all’opera e che ci accompagni ci aiuta a liberare il nostro dolore ed a sottometterci e a fidarci del processo che Dio ha messo in atto, aiuta molto anche attraversare questo processo insieme. Il primo consiglio che abbiamo per chi stia passando dei momenti difficili è quello di dire la verità. Se vi chiedete come potresti partecipare in ciò che comprende la tragedia e i principi di sottomissione inclusi nella storia della natività, la risposta è semplice, iniziamo essendo onesti. Poi, riconosciamo che non siamo stati creati per affrontare la vita da soli, cerchiamo di far parte di una chiesa in casa, di una famiglia di fede che ci possa accompagnare nel percorso della nostra vita. Notiamo che nella storia della natività non c’è soltanto un personaggio ma tanti, c’è una vera e propria comunità. Cerchiamo di riflettere sulle seguenti domande;- Cosa è difficile per me in questo Natale?- Per chi siamo in lutto o con chi stiamo attraversando questi momenti?Cerchiamo di rimanere presenti nel momento che stiamo vivendo. Evitiamo di saltare tappe e di cercare di arrivare alla conclusione della nostra storia perché anche i momenti difficili sono il modo in cui la trasformazione avviene ed il modo in cui invitiamo Dio a partecipare nella nostra vita. Una preghiera da fare è quella di accettare la nostra situazione e di non cercare di cambiare le circostanze o ciò che stiamo facendo e di essere presenti nel momento. Il Salmo 139 parla di come Dio abbia creato ognuno di noi, e che ci conosce meglio di qualsiasi altra persona perfino noi stessi. “Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza? Se salgo in cielo, tu sei là; se stendo il mio letto nello Sceol, ecco, tu sei anche là. Se prendo le ali dell’alba e vado a dimorare all’estremità del mare, anche là la tua mano mi guiderà e la tua destra mi afferrerà. Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno», persino la notte diventerà luce intorno a me; le tenebre stesse non possono nasconderti nulla, anzi la notte risplende come il giorno; le tenebre e la luce sono uguali per te” (Salmi 139:7-12). Uno dei modi principali per invitare Dio nella nostra vita è quello di dire la verità, di riconoscere il buio nella nostra vita e di non aver paura di essa perché Dio non ha paura. Lui è luce. “Una sola candela può sia sfidare sia definire l’oscurità” (Anne Frank). ” Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nel paese dell’ombra della morte, si è levata una luce” (Isaia 9:1). Gesù è arrivato in questo mondo, Lui è stato una luce per questo mondo, Gesù è qui con noi. Aggrappiamoci alla Luce, anche nel buio più totale, le tenebre sono come luce ai Suoi occhi. Dio è con noi sia che riusciamo a sentirlo o meno, Lui è presente insieme a noi, perfino se facciamo il nostro letto nella profondità dell’inferno, nel luogo più buio immaginabile, Dio è con noi. Non siamo soli, Dio è luce per noi ora, aggrappiamoci a Lui, fidiamoci di Lui. Trasformiamo i momenti tragici in momenti di sottomissione nella nostra vita dove poter incontrare la Luce del mondo. Non siamo soli ed un modo per tenerci in contatto è tramite le nostre chiese in casa. Incoraggiamo anche chi sente che la vita è troppo e di non farcela di contattare qualcuno che possa dare loro una mano, sia dei centri di aiuto nazionali o altri. La nostra preghiera è che possiamo tutti sperimentare la Luce del mondo nelle nostre vite quotidianePreghiera: Ti ringraziamo per essere la Luce del mondo e di permetterci di entrare in contatto con Te. Grazie che hai un piano che va aldilà di ciò che possiamo immaginare, grazie che possiamo fidarci di Te, grazie che sei buono. Ti ringrazio perché so che Tu sai tutto sulle tenebre, il caos, l’oppressione, la tristezza, il dolore e grazie che sei presente insieme a noi anche ora. Mostraci come essere onesti, aperti e vulnerabili per poter affrontare queste difficoltà insieme come famiglia di fede. Aiutaci a fidarci di Te, Tu sei la nostra Luce. Aiutaci ad aggrapparci a Te durante questo periodo. Aiutaci a poter offrire questa Luce e speranza a tutto il mondo. Nel nome di Gesù, amen.
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