“Considerate pertanto quanto fosse grande costui, al quale il patriarca Abrahamo diede la decima del bottino” (Ebrei 7:4). In genere quando nel Nuovo Testamento viene chiesto di riflettere sulla grandezza di qualcuno, di solito quella riflessione viene attribuita a Cristo. E’ curioso che Abrahamo abbia dato la sua decima ad un personaggio sconosciuto che gli offrì pane e vino. Abrahamo nel suo contesto storico era all’apice della sua carriera alla guida del suo popolo, Dio aveva profetizzato a lui che avrebbe avuto una discendenza dal suo seme che avrebbe dato vita ad una nazione e che tramite quella nazione Dio avrebbe benedetto il mondo intero. La decima che Abrahamo diede a Melchisedek simboleggiava il sottomettersi a qualcuno di più importante e di rendergli onore. Era una sottomissione che non rimaneva solo un discorso ma si concretizzava nei fatti, si donava il 10%. Ricordiamo che ciò accadde prima della legge, si dava la decima come un atto dal cuore.
“Ora quelli dei figli di Levi, che ricevono il sacerdozio, hanno per legge il comandamento di riscuotere la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché essi pure siano usciti dai lombi di Abrahamo; costui invece, Melchisedek, pur non derivando la sua discendenza da loro, ricevette la decima da Abrahamo e benedisse colui che aveva le promesse. Ora, senza alcuna contraddizione, l’inferiore è benedetto dal superiore. Inoltre quelli che qui ricevono le decime sono uomini mortali, là invece le riceve colui di cui è testimoniato che vive. E per così dire, lo stesso Levi, che riceve le decime, fu sottoposto alla decima in Abrahamo; egli infatti si trovava ancora nei lombi del padre, quando Melchisedek gli andò incontro” (Ebrei 7:5-10). Sono delle parole profonde, ha detto che il sacerdozio levitico (che sarebbe diventato una realtà secoli dopo, coloro che avrebbero riscosso le decime dal popolo israelita) esistevano già in Abrahamo contenuti nel suo seme. Perciò, quando Abrahamo diede la sua decima a Melchisedek era come se tutto il sistema religioso che stava per venire in quel momento si fosse sottomesso a Cristo. In Abrahamo il sacerdozio levitico riconobbe che c’era qualcuno di più grande di tutto e di tutti e perciò che meritasse la loro decima. Utilizzò il linguaggio del sistema religioso per dimostrare rispetto verso Colui che era il più grande di tutti. Il patto di fede relazionale, di sottomissione verso ciò che è più grande era in esistenza molto prima del patto della legge. Questa è l’essenza del messaggio di Gesù.
L’idea di dare la decima come dimostrazione di rispetto verso Colui che è più grande, investire in qualcosa che sia importante che non abbia a che fare con noi stessi come nel Regno di Dio è un principio che può aiutarci a maturare.
Il tema della decima all’interno dei circoli cristiani è controverso. Ho cercato di comprendere ciò che viene insegnato riguardo alla decima in altre chiese e sembra che ci siano tre livelli di comprensione della decima. A mio parere diverse chiese sono rimaste bloccate in una di quelle fasi. La prima è la “fase infantile”. In questa fase chi formula una semplice domanda ottiene una semplice risposta. “Perché dare la decima?” e la risposta che sussegue di solito è: “perché la Bibbia lo dice”: “Fin dai giorni dei vostri padri vi siete allontanati dai miei statuti e non li avete osservati. Tornate a me e io tornerò a voi», dice l’Eterno degli eserciti. «Ma voi dite: “In che cosa dobbiamo tornare? Un uomo deruberà DIO? Eppure voi mi derubate e poi dite: “In che cosa ti abbiamo derubato?”. Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione, perché mi derubate, sì, tutta quanta la nazione.  Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia cibo nella mia casa, e poi mettetemi alla prova in questo», dice l’Eterno degli eserciti, «se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione, che non avrete spazio sufficiente ove riporla” (Malachia 3:7-10). Il problema che si pone con questi passi delle Scritture è che ciò faceva parte del Vecchio Patto, era una sfida per la nazione di Israele. Il libro di Malachia è l’ultimo libro dell’Antico Testamento. Una volta sentì un predicatore che disse che solo due pagine separano l’ultimo libro dell’Antico Testamento dal Nuovo, quindi che la decima fosse qualcosa di rilevante per la Prima chiesa; una discutibile interpretazione.
La seconda è la “fase giovane”. Chi si trova in detta fase è stato introdotto al vangelo della grazia ed al Nuovo Patto e si chiedono: “Perché non dovrei dare la decima?”. La risposta che si danno è che siamo stati liberati dalla legge. Non siamo la nazione di Israele e dette leggi non sono state date a noi, non desideriamo essere dei legalisti, siamo liberi da tutto ciò perché desideriamo aiutare le persone e cambiare il mondo senza dover donare nulla alla chiesa. Chi si trova in questa fase dona per le cause del momento che fanno impatto, sono felici di poter far parte di una chiesa locale ma l’idea di dover impegnarsi a donare alla loro chiesa non è molto gradita. La liberazione della legge è un concetto bellissimo e sono molto felice che le persone lo abbiano compreso ma sono dell’opinione che potremmo sempre migliorare.
La terza è la “fase adulta”, una fase dove le persone si chiedono: ” perché dare oltre la decima?”. Non si concentrano nel perché dover dare la decima o no. La grazia conduce verso la gratitudine e conseguentemente ad essere più generosi. La Prima Chiesa andò oltre la decima, donando generosamente e di buon cuore come documentato nel libro degli Atti. La legge pose uno standard minimo, ciò fu il messaggio di Gesù in Matteo 5, “avete sentito dire…ma io vi dico”. Gesù ha chiesto di guardare ciò che la legge proponeva ma che lui avrebbe portato tutti verso una comprensione che andasse oltre la legge. Nel vangelo di Matteo 19 dice che la legge fu data a causa della durezza di cuore delle persone. Il Nuovo Patto ci promise dei cuori morbidi e la guida dello Spirito Santo. Gesù innalzò lo standard della legge, seguire la legge era il minimo richiesto. Lo Spirito Santo ci incoraggia e ci spinge a fare più del minimo, anche perché siamo consapevoli che la chiesa locale sia il mezzo principale del quale Dio si avvale per cambiare il mondo. Sono molto felice che ci siano tante organizzazioni fantastiche che facciano delle grandi cose tramite delle persone stupende! La comunità di fede è dove possiamo sperimentare la riconciliazione, il luogo dove siamo toccati dal Vangelo e lo viviamo, elementi che si riuniscono per vedere la manifestazione del Vangelo tra di noi per poi versare i nostri doni al mondo che ci circonda. Questo è il cuore ed il desiderio di Dio, Lui desidera fare uso della chiesa.
Vorremmo raffigurare l’immagine che Gesù ci dà su questo tema, seguire ciò che la Prima Chiesa visse e metterlo in pratica nell’ambito del dare. La nostra realtà di fede è in esistenza grazie alla generosità di persone che stanno vivendo la terza fase. Tante persone hanno manifestato il desiderio di esprimere ed affermare quanto credono in questo principio diventando così generosi e dando oltre la decima. Ci sono alcuni dei nostri membri che hanno rinunciato ad andare in vacanza perché si son sentiti di investire le loro finanze extra nella chiesa; altri invece di acquistare una casa più stravagante ne hanno scelto una più semplice. Sono delle persone che hanno scelto di vivere al di sotto delle loro possibilità così di poter investire le loro finanze nei progetti della nostra comunità. C’è chi ha scelto di non acquistare ciò che avrebbe voluto, scegliendo di vivere in modo semplice e donando generosamente. Penso che in tutto ciò la benedizione di Dio ci sia, nella forma che Dio sceglie di benedire.
Noi incoraggiamo a dare la decima al fondo generico della nostra chiesa per pagare le bollette ed i costi come un primo passo nell’ambito della generosità, nel finanziare la famiglia della chiesa e così poi sviluppare una generosità radicale come una disciplina spirituale. Non è una regola ma si tratta di amarci gli uni gli altri come famiglia e di prenderci la responsabilità per pagare le spese di famiglia per così dire.     
Gesù è ancora in scena. Come fece nell’Antico Testamento, Lui è attivo anche oggi tramite il corpo della chiesa e i bisognosi tra di noi ai quali abbiamo l’opportunità di dare una mano. Teniamo i nostri occhi aperti e cerchiamo di trovarLo. In Matteo 25 Gesù disse che quando ci mettiamo al servizio dei poveri, degli oppressi e dei bisognosi, siamo al Suo servizio. Gesù si mostra al mondo anche tramite noi, la chiesa, il corpo di Cristo, siamo la tangibilità dello Spirito di Cristo che è all’opera nel mondo anche oggi. Lui si manifesta al mondo tramite la chiesa e come applichiamo i principi amorevoli, la Sua riconciliazione nelle nostre relazioni. Nel modo in cui manifestiamo la cultura del Regno e anche come lo condividiamo con il mondo attorno a noi. Il corpo di Cristo dovrebbe dare un’immagine del Vangelo e non limitarsi solo a fare dei discorsi. Questo è il piano che Dio ha per espandere il Suo Regno. Prego di divenire sempre più, una chiesa in grado di poter riflettere la Sua immagine.

Preghiera: Padre Celeste, ti ringrazio che la nostra chiesa sia parte della famiglia di chiese attorno al mondo, ognuna con il suo proprio stile e particolarità di interpretazioni teologiche, diversi approcci nel vivere la fede. Noi non siamo gli unici cristiani che stanno facendo del loro meglio, ricordiamo che siamo solo una parte del bellissimo corpo intero di Cristo. Prego che possiamo svolgere il nostro ruolo nei migliori dei modi. Aiutaci a diventare sempre più entusiasti del ruolo che Tu ci hai dato e di poter manifestare Gesù a questo mondo. Prego che possiamo diventare un popolo che segue le orme del Tuo Spirito e ciò che significa onorarTi con tutto il nostro essere e con tutto il nostro avere. Nel nome di Gesù.