Ogni generazione viene criticata per diversi motivi. Mi ricordo che quando ero giovane, per noi la generazione dei baby boomer era considerata la più materialista in esistenza. La mia generazione (Generazione X), è stata considerata la più cinica e critica verso tutti e tutto. I millennial invece erano considerati i più idealisti, epoca che parte da metà degli anni ’80 fino a metà degli anni ’90. Fu una generazione che desiderava compiere grandi cose ma in difficoltà con il mettere in pratica le piccole cose, quotidiane; il raggiungimento dei loro più piccoli obbiettivi rappresentò una vera sfida. Perciò, molti si trovarono a dover imparare dure lezioni nella loro vita.
Sono felice di vedere che esistano delle persone che rompono degli schemi, la chiesa ed il Regno di Dio dovrebbe essere così. Siamo di una cultura diversa e portiamo avanti un modo di vivere che diverge dalla nostra società. Siamo un gruppo composto da persone di tutte le età e fasi della vita, siamo famiglia e amici. Stiamo cercando di vivere la cultura del Regno di Dio e non ciò che la nostra società ci detta.
Il ciclo del discepolato alla Meetinghouse consiste nel “Fidarsi”, nel “Crescere”, nel “Dare” e nell'”Andare”. Mentre si impara a dare, si cresce e si aiuta gli altri ad andare e poi a fidarsi, qualcosa che facciamo tutti insieme.
In questo studio approfondiremo il tema del “dare”. Cosa significa dare agli altri ciò che abbiamo ricevuto in modo consistente e fedelmente? Come si fa a diventare persone affidabili? Donando il nostro tempo, la nostra attenzione e perché no, anche donando parte delle nostre finanze. Il concetto del “dare” si trova nel cuore del Vangelo. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Dare rappresenta una parte del cuore di Dio che viene messa in atto tramite noi. “…C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere!” (Atti 20:35). Come si fa a dare con la giusta motivazione?
Sono stato presente ad un evento scolastico per mia figlia Maya. Alla fine dello spettacolo, un’organizzazione ONLUS fece una presentazione delle loro opere mostrando delle diapositive, raccontando come stessero aiutando bambini e famiglie bisognose. E’ stata una presentazione bellissima ed ho desiderato che mia figlia sentisse il desiderio di coinvolgersi cercando di fare una differenza anche lei. Alla fine del discorso il presentatore disse ai ragazzi che chi avesse trovato più sponsor avrebbe vinto meravigliosi premi; il premio più alto sarebbe stato uno scooter. A quel punto i ragazzi erano davvero motivati dal pensiero della vincita del primo premio. Quando l’evento arrivò alla fine quei ragazzini invece di commentare tra di loro: “Io voglio cambiare il mondo ed aiutare gli altri tirando su dei fondi per questo progetto” dicevano: “Voglio vincere quello scooter!!”.  Penso che come chiesa e come adulti potremmo fare di meglio. Abbiamo bisogno di essere motivati giustamente per poter dare. L’apostolo Paolo disse: “Or questo dico: Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina generosamente mieterà altresì abbondantemente. Ciascuno faccia come ha deliberato nel suo cuore, non di malavoglia né per forza, perché Dio ama un donatore allegro” (2 Corinzi 9:6,7).
Dare per noi non è una forzatura, noi diamo perché desideriamo farlo, non siamo sotto la legge. “Ora Dio è potente di fare abbondare in voi ogni grazia affinché, avendo sempre il sufficiente in ogni cosa, voi abbondiate per ogni buona opera” (2 Corinzi 9:8). Saremo benedetti con l’abilità per fare di più. “Or colui che fornisce la semente al seminatore e il pane da mangiare, ve ne provveda e moltiplichi pure la vostra semente, ed accresca i frutti della vostra giustizia” (2 Corinzi 9:10). Più si dà più si cresce e il dare ci risulterà più naturale perché lo desidereremo.
All’inizio può darsi che uno scelga di dare perché desidera fare ciò che è giusto anche se non è incline a farlo in modo naturale; inoltre, lo Spirito Santo ci aiuta e ci spinge verso quella direzione . Più collaboriamo con lo Spirito Santo, più diventiamo generosi e i frutti della nostra giustizia, il carattere di Cristo in noi, crescerà. “Allora sarete arricchiti per ogni liberalità, che per nostro mezzo produrrà rendimento di grazie a Dio. Poiché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce alle necessità dei santi, ma produce anche abbondanza di ringraziamenti verso Dio, perché, a causa della prova di questa sovvenzione, essi glorificano Dio per l’ubbidienza all’evangelo di Cristo, che voi confessate, e per la liberalità con cui ne fate parte a loro e a tutti. E con le loro preghiere per voi vi dimostrano singolare affezione per l’eccellente grazia di Dio sopra di voi. Or sia ringraziato Dio per il suo dono ineffabile” (2 Corinzi 9:11-15). Da queste parole comprendiamo che Dio ci benedirà quando diamo e che probabilmente non saranno delle benedizioni materiali, anche se non lo escluderei; quello sta a Dio. Dio potrebbe benedire alcuni sia finanziariamente che spiritualmente così che possano aiutare gli altri di più in modo generoso e radicale. In altre occasioni Dio sa che se desse dei soldi a qualcuno che non è in grado di gestirli ciò potrebbe portarli alla rovina del materialismo e così sceglierebbe di benedirlo diversamente. Molte volte quando Dio ci benedice non lo fa dal punto di vista finanziario; spesso ci insegna ad accontentarci con meno e a diventare più generosi, a vivere con meno per poter così donare di più. Il messaggio di generosità radicale contenuto nel Vangelo è un quadro bellissimo!
Alcuni punti da ricordare sono i seguenti:
Dovremmo dare con un cuore allegro perché desideriamo amare come Dio ha amato.
Dio ci ha promesso di benedirci se siamo generosi con i nostri fondi.
La benedizione che Dio ci dà è di natura maggiormente relazionale, il modellare le nostre anime all’immagine di Cristo.
La nostra generosità diventerà contagiosa.
“Carino”, “soffice” e “coccoloso” sono degli aggettivi che potremmo utilizzare per descrivere i nostri animali di compagnia ma niente potrebbe sostituire ciò che si sperimenta quando si guarda l’immagine di ciò che ho descritto. L’immagine basta, non c’è bisogno di tante parole. Quando desideriamo ricordare un evento nella nostra vita, come la nascita dei nostri figli, la celebrazione di una laurea, matrimonio o anniversario, di solito apriamo il nostro album di foto e facendolo sperimentiamo delle emozioni forti che ci portano dietro nel tempo. Lo stesso accade con il concetto che presenteremo in questo studio, c’è l’immagine e poi c’è la realtà.
La tipologia (studio/raccolta di tipi) è un metodo di interpretazione biblica che consiste nel cercare nel Vecchio Testamento la prefigurazione (interpretata come promessa o annuncio) di qualcosa che poi si è compiuto nel Nuovo Testamento. Esso è basato sulla somiglianza tra una persona o un evento del Vecchio Testamento, definito “tipo”, e una persona o evento del Nuovo Testamento, chiamato “antitipo”.  Il termine “antitipo” potrebbe dare l’idea di essere l’opposto di “tipo” ma non è così; il “tipo” nel linguaggio teologico è la “foto” per così dire e” l’antitipo” è la realtà.
Il personaggio biblico Melchisedec è considerato un “tipo” di Cristo e Gesù è “l’antitipo”. “Dopo il suo ritorno (Relatore: di Abramo) dalla sconfitta di Kedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Shaveh, (che è la valle del re)” (Genesi 14:17). Il contesto biblico di questo personaggio biblico misterioso è riassunto nelle parole che abbiamo appena letto. “Allora Melchisedek, re di Salem, portò pane e vino. Egli era sacerdote del Dio Altissimo. E benedisse Abramo, dicendo: “Benedetto sia Abramo dal Dio Altissimo, padrone dei cieli e della terra. E benedetto sia il Dio Altissimo, che ti ha dato nelle mani i tuoi nemici!”. E Abramo gli diede la decima di ogni cosa” (Genesi 14:18-20). Nell’Antico Testamento questa è tutta l’informazione che abbiamo riguardo Melchisedek. Come mai la sua figura è stata considerata una raffigurazione di Gesù? Il re Davide disse: “L’Eterno disse al mio Signore: “Siedi alla mia destra finché io faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi” (Salmi 110:1). Il re Davide, il personaggio più importante di quell’epoca disse di avere un Dio che parlava al suo Signore, interessante. Gesù disse: “Poiché Davide stesso, per lo Spirito Santo, disse: “Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi”. Davide stesso dunque lo chiama Signore; come può dunque egli essere suo figlio?…” (Marco 12:36, 37). Gesù chiese ai religiosi se sapessero a quale Signore si riferisse il testo e finì il suo discorso con una domanda. Gesù considerò quel verso come un indicatore della Sua figura. “IL SIGNORE stenderà da Sion lo scettro del tuo potere. Domina in mezzo ai tuoi nemici! Il tuo popolo si offre volenteroso quando raduni il tuo esercito. Parata di santità, dal seno dell’alba la tua gioventù viene a te come rugiada. IL SIGNORE ha giurato e non si pentirà: “Tu sei Sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec” (Salmo 110:2-4).
“Dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec” (Ebrei 6:20). Il re Davide aveva indicato Gesù, il Messia che sarebbe arrivato come evidenziato in questo passo. “Infatti questo Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abrahamo, mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abrahamo diede anche la decima di ogni cosa. Il suo nome significa innanzitutto “re di giustizia”, e poi anche “re di Salem”, cioè “re di pace” (Ebrei 7:1,2). Gli studiosi non sono a conoscenza di nessun luogo chiamato “Salem”, la maggior parte teorizza che si tratti di un nome antico della città che poi sarebbe diventata “Gerusalemme”, la città di Dio. Melchisedec era sia un sacerdote di Dio che il re di giustizia e di pace che governava sulla terra della pace. Un sacerdote di Dio che si presentò ad Abrahamo con dei doni di pane e vino, un altro fatto particolare. “Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, ma fatto simile al Figlio di Dio, egli rimane sacerdote in eterno” (Ebrei 7:3).
Melchisedek nella storia apparve e scomparve, qualcosa di insolito in quei giorni. Nelle culture antiche, le figure storiche rilevanti di solito venivano documentate elencando il loro lignaggio e anche descrivendo la fine dei suoi giorni, dove era stato sepolto e anche chi fosse il suo successore. L’autore del libro degli Ebrei stava evidenziando il fatto che non fosse un caso che mancasse quell’ informazione, c’era qualcosa nella figura di Melchisedek che trascendeva il tempo e la dimensione umana. Quello che non ha detto ed ha lasciato nel mistero è la possibilità che Melchisedek fosse una “visita” del Cristo preincarnato, una cristofania. Può darsi anche che fosse un personaggio umano che nel contesto della storia raffigurò con il suo modo di essere una profezia su Gesù. Dato che non c’è un contesto storico sul personaggio di Melchisedek la sua figura viene considerata come qualcuno che ha indicato Cristo, sia che uno abbracci la teoria della cristofania o meno.