Come si fa ad avere una relazione con un Dio che non si vede? Come si fa ad ascoltare la Sua voce? Questo studio si focalizzerà sul come percepire e sentire la voce dello Spirito Santo attraverso le Scritture. Gesù ci avvertì che non utilizzando le nostre Bibbie correttamente, saremmo potuti finire in un vicolo cieco. Interessante, non ci si avvicina spiritualmente in modo automatico a Dio solo perché dedichiamo del tempo a leggere le Scritture. Tutto si mette in una prospettiva diversa, a seconda di dove mettiamo il nostro focus. In altre parole, quando leggiamo le nostre Bibbie con l’intenzione di incontrare la persona di Gesù, cresciamo spiritualmente in modo graduale; qualcosa di stupendo! Invece se considerassimo le nostre Bibbie come un punto di arrivo, cioè un libro che serva solo per studiare ed aumentare la nostra conoscenza, non costruiremmo un’autentica relazione, intima con Gesù. Facciamo un paragone, se considerassimo la Bibbia come un quadro per essere osservato al posto di una finestra attraverso la quale incontrare Gesù, rischieremmo di diventare dei farisei. Gesù disse proprio a loro, agli studiosi delle Scritture di quei giorni: “Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di me. Ma voi non volete venire a me per avere la vita” (Giovanni 5:39, 40). La Bibbia è un trampolino di lancio verso Gesù, uno strumento che ci è stato dato per aiutare il nostro avvicinamento al nostro Amico invisibile. Considerare la Bibbia un punto di arrivo sarebbe come mancare il bersaglio, totalmente. Se considerassimo le Scritture una rivelazione piatta e lineare di Dio in cui ogni versetto avesse una valenza equa rivelatoria del Suo cuore del Suo carattere, avremmo una comprensione spesso frammentaria, un’immagine composta da una serie di versi presi un po’ qui e là, di ciò che Dio sia. Questo accade quando non si ha un principio guida “ermeneutico” per aiutarci a catalogare le cose. Gesù nel versetto che abbiamo appena letto disse ai farisei che Lui è il principio ermeneutico, il filtro che avrebbe aiutato a dare forma al puzzle divino. Gesù è la Parola di Dio fatta carne e noi teniamo i nostri occhi fissi su di Lui, è la Parola di Dio incarnata. Quando Gesù non è il nostro focus, si tende a mettere insieme le diverse verità su Dio in modi strani, come una versione teologica, paragonabile ad un dipinto di Picasso. Quando si osserva uno dei suoi quadri in modo superficiale tutto ciò che si vede sono diverse parti del corpo mescolate senza senso, non si capisce quali di esse appartengano alle altre. Gesù è Colui che ci aiuta a comprendere e a mettere tutto in ordine, c’è un posto per ogni cosa. Gesù ha detto che da Mosè ai profeti, tutte le Scritture parlano di Lui. “Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi. Allora aprì loro la mente, perché comprendessero le Scritture” (Luca 24:44, 45). Poi continuò e raccontò loro la storia del Cristo affermando che detta storia fosse stata già scritta. Perciò anche le storie nella Bibbia che non sembrano parlare di Gesù, alla fine parlano di Lui. L’intera Bibbia parla di Gesù, anche le parti che non sembrano avere nulla a che fare con la Sua storia. L’Antico Testamento indica la Sua venuta ed il Nuovo Testamento riflette sulla Sua vita, quindi se mancassimo di trovare la storia di Gesù in ciò che leggeremmo allora non staremmo utilizzando le nostre Bibbie nel modo in cui Lui ci chiese di fare. Quando leggiamo le Scritture per conoscere Gesù, Lui comunica con noi tramite il Suo Spirito. Negli studi precedenti abbiamo approfondito i capitoli 14, 15 e 16 del vangelo di Giovanni e abbiamo scoperto tante promesse riguardanti la figura dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo avrebbe guidato i discepoli alla verità, ricordato loro gli insegnamenti di Cristo ed indirizzato tutti a Gesù. Certamente per gli apostoli, quelle promesse furono fonte di grande ispirazione, lo Spirito Santo avrebbe ricordato loro, Gesù! Così hanno scritto quelle promesse ed esse sono diventate le nostre Scritture. Le promesse si applicano ancora alla nostra generazione ed il nostro compito consiste nell’interagire con le Scritture per incontrare Gesù. Lo Spirito Santo continua a soffiare verso Cristo, ci ricorda i Suoi insegnamenti e ci guida verso la verità che si trova in Lui. Lo Spirito Santo operò tramite la prima generazione di apostoli aiutandoli a mettere per iscritto le Scritture e successivamente continuò ad operare in ogni generazione aiutandole a leggere le Scritture, per avvicinarsi sempre di più a Cristo. Perciò il ruolo dello Spirito Santo consiste nel trovare i modi di avvicinare ogni generazione a Gesù e quando si parla delle Scritture, questo è ciò che desidera operare in noi. Approcciare le Scritture con l’atteggiamento di non solo studiare ma di poter avere un incontro soprannaturale con Cristo è il modo in cui lo Spirito Santo agisce. Il libro di Timoteo è una lettera che l’apostolo Paolo, uno dei leader della prima chiesa scrisse come mentore a Timoteo, un pastore giovane, dandogli dei consigli importanti. “Tu però persevera nelle cose che hai imparato e nelle quali sei stato confermato, sapendo da chi le hai imparate” (1 Timoteo 3:14), Notiamo che Timoteo ha imparato delle verità grazie al carattere e al cuore delle persone con cui si relazionava. Non basta sentire un pastore o dare ascolto a degli insegnamenti o leggere un libro. In comunità si può testimoniare questa verità abbracciata e vissuta, palpando con mano come viene applicata e la differenza che ha fatto nella vita di ognuna delle persone che la frequenta. Quando si riceve la verità in un contesto comunitario, si dichiara di avere fiducia in coloro che la proclamano perché lo si può testimoniare nella differenza che ha fatto nella loro vita. Chi sono le persone alle quali si riferisce il testo? Potrebbe essere l’apostolo Paolo stesso parlando dell’impatto che gli insegnamenti di Cristo hanno avuto nella sua vita. Timoteo fu benedetto per essere cresciuto in una famiglia dove imparò le Scritture. Nel primo capitolo della lettera a Timoteo i nomi di sua madre Eunice e di sua nonna Loide vengono menzionati (2 Timoteo 1:5); donne che educarono Timoteo coltivando in lui un amore per le Scritture e per Dio. Timoteo dopo aver testimoniato la differenza che le Scritture avevano fatto nella vita delle persone, imparò a fidarsi di esse. Il Nuovo Testamento non ci incoraggia a limitarci soltanto a leggere, ma ad agire. Gli scritti nel contesto comunitario interagiscono con noi e poi attraverso di noi; detti insegnamenti hanno un’ influenza sugli altri. “E che sin da bambino hai conosciuto le sacre Scritture, le quali ti possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù” (2 Timoteo 3:15). L’apostolo Paolo in questo versetto sta correggendo ciò che i farisei non corressero e in questo caso sta continuando a seguire le orme di Gesù. Gesù ci ha consigliato di non leggere la Bibbia come se fosse un punto di arrivo per la nostra salvezza, la Bibbia non ci salva, la Bibbia non morì sulla croce per i nostri peccati. Leggiamo la Bibbia per trovare ispirazione e fede in Cristo per la nostra salvezza. La Bibbia ci dà abbastanza saggezza per sapere che ciò è qualcosa che dovremmo fare. Se fosse stato un fariseo a scrivere a Timoteo lui avrebbe detto: “Queste Scritture ti hanno riempito di saggezza per ottenere la salvezza”. In contrasto l’apostolo Paolo disse che le Scritture diedero a Timoteo la saggezza per imparare che la salvezza viene tramite l’avere fede in Cristo. ” Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2 Timoteo 3:16, 17). Tutta la Scrittura è divinamente “ispirata”, quel termine “theopneustos” in greco originale è un termine che molto probabilmente fu inventato dall’apostolo Paolo dalle parole “Dio” ed “espirare”. E’ una parola che non si trova da nessun altra parte nella letteratura greca, solo in questa lettera e solo quando qualcuno più tardi facendo riferimento all’apostolo Paolo menzionò quel passo. L’apostolo Paolo sembra d’essere il primo ad aver unito quelle due parole: “esalate da Dio”. Tramite le Scritture siamo invitati al dramma dell’umanità e lo Spirito Santo che ci è stato promesso riempie le nostre vite e opera tramite le persone aiutandole ad incamminarsi nella giusta via, sperimentando Gesù. L’apostolo Paolo ha chiamato le Scritture semplicemente “Scritture”, quella parola nel greco originale è “graphē” che significa “scritto” in questo caso “scritto sacro”, uno scritto “sacro” che è stato “messo da parte per un utilizzo particolare” (significato di “sacro”). Ogni volta che gli autori della Bibbia si riferiscono alle Scritture le chiamano semplicemente “Scritture”. Ciò che non fanno è chiamare le Scritture “la Parola di Dio”. “La Parola di Dio” nelle Scritture viene utilizzata in riferimento al messaggio di Dio per noi contenuto particolarmente nel Nuovo Testamento, il Vangelo o con riferimento a Gesù stesso come la totalità del messaggio di Dio, “la Parola di Dio fatta carne”. Evidenziare questo fatto potrebbe sembrare di cercare il pelo nell’uovo ma non farlo, potrebbe avere delle conseguenze. Nella tradizione evangelica, abbiamo sviluppato un’ abitudine nella nostra cultura occidentale di riferirci alla Bibbia, un libro, come la parola di Dio. Tanti nel loro parlare quotidiano dicono “è ora di leggere la parola”, “leggiamo la parola”, “hai preso del tempo per meditare sulla parola fratello?” e affermazioni del genere. Si parla del libro della Bibbia come se fosse la parola di Dio. I farisei leggevano molta Scrittura e mancarono nel non aver riconosciuto la vera Parola di Dio, il messaggio che Dio aveva per loro. Mancarono il bersaglio anche se erano saturi di Scritture. I termini utilizzati nella Bibbia per descrivere se stessa sono “Scrittura” o “scritti sacri”. La Parola di Dio è Gesù ed il Suo messaggio è venuto a noi tramite le Scritture. Gesù ci ha chiesto di non fare come i farisei. Se chiamassimo la Bibbia “la Parola di Dio” ci sarebbe il pericolo di cadere nella seguente falsa credenza farisaica: “quando leggo la Bibbia la parola di Dio mi penetra, la parola di Dio mi parla”, purtroppo non è sempre così. Le Scritture non parlarono ai farisei che avevano quel tipo di mentalità o atteggiamento. La Bibbia non è un talismano magico da sbandierare, leggere o citare pensando che le cose cambieranno o accadranno. La Bibbia è un portale tramite il quale possiamo istaurare una relazione con una Persona, Colui che cambia le nostre vite: Gesù. “Affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2 Timoteo 3:17). E’ da questo passo e da altri insegnamenti nelle Scritture che gli evangelici protestanti hanno tratto la dottrina della “sufficienza delle Scritture”. In altre parole, che le Scritture bastino per completarci. Compresa e proclamata bene è una dottrina vera ma spesso viene interpretata male e abusata. La sufficienza delle Scritture e il contesto sociale filologico che ha creato quel tipo di linguaggio provengono dalla Riforma protestante. Per la chiesa cattolica le Scritture e le tradizioni sono entrambe delle strade per arrivare alla verità; perciò non è necessario che le tradizioni siano fondate sulle Scritture. La chiesa ha l’autorità di fare dei pronunciamenti e detti pronunciamenti non devono per forza avere un fondamento biblico. In quell’epoca i protestanti testimoniarono degli abusi e dei pericoli che quella dottrina comportava. Essi dichiararono di non accettare che le tradizioni avessero lo stesso peso o la stessa autorità delle Scritture, particolarmente quelle prive di fondamenta bibliche. Perciò i protestanti lasciarono perdere tutte le tradizioni volendo seguire soltanto le Scritture. “Sola Scriptura!!”. Secondo loro bastava leggere le Scritture per essere forniti completamente per ogni buona opera. Quando qualcuno metteva in discussione il soffermarsi soltanto sulle Scritture essi rispondevano “guardate i cattolici dove sono andati a finire”. All’origine delle dottrine c’è spesso una reazione ad un certo tipo di abuso, spesso però, si va all’estremo opposto. I cristiani della terza via, credevano che il ruolo della chiesa non sarebbe dovuto essere ignorato o separato dalle Scritture. Secondo la loro visione, il ruolo della chiesa era indubbiamente collegato alle Scritture nell’interpretazione, nell’applicazione e nel salvaguardarle. E’ stato il popolo di Dio a scrivere, copiare, distribuire, preservare, tradurre e stampare le Scritture. Non ha senso comprare il libro e poi scartare la chiesa solo perché abbiamo la Bibbia in mano. Le Scritture sono state disegnate in collaborazione con il corpo di Cristo incarnando la verità di Dio generazione dopo generazione. Leggendo parte del versetto nella seconda lettera a Timoteo comprendiamo che la Scrittura sia “utile a insegnare, a convincere, a correggere ed a istruire nella giustizia”…secondo voi, chi dovrebbe svolgere quel compito? Ovviamente il corpo della chiesa. Mentre si impara da ciò che si legge nella Bibbia e si mette in pratica si diventa qualcuno che è fornito in modo completo; l’apostolo Paolo disse che l’istruzione e la formazione viene messa in atto dalle persone. Nel caso di Timoteo erano delle persone che conoscevano le Scritture e incarnavano i suoi insegnamenti dando un esempio di vita. La formazione di un credente accade in un contesto relazionale. La Bibbia è stata scritta per darci dei parametri di ciò che significhi la verità, guidandoci verso Gesù. SEGUE…