Cosa significa essere famiglia quando non siamo d’accordo e non affrontiamo la vita nello stesso modo? In una famiglia c’è diversità, come possiamo vivere questa diversità in modo che promuova l’unità nonostante le differenze? La risposta a questa domanda rappresenta un punto decisivo. Qui di seguito approfondiremo dei temi che hanno il potenziale di diventare motivo di dispute. Molto spesso quando una chiesa prende una certa posizione riguardo un tema specifico, chi non è d’accordo si divide dalla chiesa principale e forma un altro gruppo o si unisce ad un’altra chiesa, cioè, la chiesa sceglie di dividersi stabilendo che non ci sia modo di andare d’accordo l’uno con l’altro accusandosi, a volte dichiarandosi a vicenda di essere degli eretici. Esiste un modo per affrontare temi caldi, senza che nessuno debba compromettere le sue convinzioni personali e allo stesso tempo, trovare un modo per accogliere chi non la pensa come noi. Penso che questa sia un’abilità che tutti i cristiani dovrebbero acquisire perché è la chiave che ci aiuterebbe a manifestare l’unità del corpo di Cristo. La preghiera di Gesù alla fine della Sua vita si focalizzò sull’importanza dell’unità della chiesa. “Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:20, 21). Gesù ha pregato per noi e in questa preghiera c’è una natura apologetica che mette in evidenza l’unità che dovrebbe essere, del corpo di Cristo. Gesù ha affermato che l’unità della chiesa sarebbe stata la manifestazione, che avrebbe aiutato le persone, a riconoscerLo come il Messia. “E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno, come noi siamo uno. Io sono in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me” (Giovanni 17:22, 23). Che stupenda visione per la chiesa, quella di avere un senso di unità, di famiglia, di unità nella diversità! Nel mondo le persone spesso vanno d’accordo quando la pensano nello stesso modo, come quando tifano la stessa squadra di calcio, lo stesso partito politico, quando combattono sotto la stessa bandiera o quando fanno parte dello stesso gruppo religioso. C’è qualcosa di miracoloso nell’unità di Cristo che mette insieme delle persone che non sono d’accordo su tanti temi, ma che vivono insieme quel senso di famiglia. E’ un’unità che testimonia la natura miracolosa di chi Gesù è perché va oltre il tipo di unità che si sperimenta nel mondo. Come possiamo collaborare con ciò che lo Spirito Santo desideri operare in noi? Ho avuto l’opportunità in settimana di partecipare ad un incontro organizzato dall’EFC (fratellanza evangelica canadese) per tutti i leader delle diverse denominazioni protestanti nel Canada. Era un incontro organizzato per discutere diversi temi e mi fu chiesto di presentare e di parlare come noi come chiesa affrontiamo il tema dei matrimoni gay. Fummo invitati perché dalla loro prospettiva, veniamo considerati una comunità di fede più avanti su questo tema in confronto ad altre realtà evangeliche. Ritengo che sia una cosa bellissima perché se siamo in grado di presentare il concetto, la teologia e la relazionalità di questo tema, rimanendo fedeli alle Scritture ed alla visione di Cristo allora non solo sperimenteremo una dinamica più salutare all’interno delle nostre comunità di fede ma possiamo anche offrire questo dono ad altre chiese attorno al mondo. E’ stato bello sentire l’appoggio dei nostri fratelli protestanti. Per poter comprendere come focalizzarci ed affrontare alcuni temi caldi, pur mantenendo la nostra unità è importante farci questa domanda: cosa ci farebbe dividere dal corpo della chiesa? Combattere per l’unità della chiesa significa sostenere che rimarremo uniti nonostante cosa crediamo? Esistono delle situazioni in cui noi come cristiani dovremmo far sapere agli altri che si è oltrepassato il limite di ciò che possiamo accettare come famiglia, e per questo dovremmo dividerci? Qui di seguito approfondiremo dei passi nel Nuovo Testamento dove questi temi vengono affrontati e rendono chiaro quando sia necessario allontanarsi da qualcuno. Quando ciò sarà reso chiaro possiamo tornare e riempire lo spazio con la visione di Cristo sull’unità della chiesa. Il primo punto in cui le Scritture indicano che sia necessario dividerci da qualcuno è quando quella persona rinnega Cristo. Se qualcuno rinnegasse Gesù allora quella persona ovviamente non sarebbe cristiana. Ciò sembra elementare ma l’apostolo Giovanni scrisse nelle lettere di Primo e di Secondo Giovanni che c’erano delle persone che desideravano presentarsi come cristiani ma rinnegavano degli aspetti fondamentali di ciò che Gesù sia. I due punti sono i seguenti: non credere che Gesù si sia incarnato e rinnegare i Suoi insegnamenti. Cioè le persone che ritenevano che Gesù fosse solo un essere spirituale, persone alle quali piaceva il concetto di Cristo, ma non la sua storicità. Noi come cristiani crediamo che la Parola (Gesù) si sia fatta carne ed abbia compiuto tante cose. Importa molto riconoscere che Gesù si sia fatto uomo, la Sua vita, il Suo esempio, la Sua morte sulla croce per i nostri peccati, la Sua Risurrezione e la Sua ascensione sono eventi di grande portata per la nostra salvezza. Perciò, chi afferma che il concetto di Cristo e i Suoi insegnamenti siano di suo gradimento ma che non crede che sia esistito, è ritenuta da noi una persona libera di credere ciò che desideri e dalla quale possiamo imparare molto ma lontana dall’essere considerata parte della nostra famiglia spirituale. Chi invece riconosce che Gesù si sia incarnato ma rinnega e non segue gli insegnamenti di Gesù desiderando solo la salvezza che dona la croce e il perdono dei peccati senza dover seguire Gesù come Signore è stato definito dal filosofo americano Dallas Willard come un cristiano vampiro; una persona che desidera soltanto il sangue di Cristo. Noi come credenti invece di chiederci come possiamo essere salvi dovremmo da persone salve chiederci come dovremmo vivere. L’apostolo Giovanni definì queste due categorie di persone come degli “anticristi”, perché erano contro Cristo. Di solito si associa il termine “anticristo” ad un personaggio malevolo che dovrebbe sorgere nel tempo della Fine, un personaggio che in realtà ha più del mitologico. Il libro dell’Apocalisse non lo menziona neanche una volta anche se dice altre cose interessanti. Quando l’apostolo Giovanni menziona il termine “anticristo” lo fa sempre al plurale e si riferisce a chi era contro Cristo dall’inizio della chiesa. Un altro gruppo di persone dalle quali ci dovremmo allontanare è da chi predica un vangelo diverso. Nel libro dei Galati l’apostolo Paolo ci ammonisce dicendo che dovremmo conoscere bene il messaggio del Vangelo perché ci sarebbero state delle persone all’interno della chiesa anche in posizioni di potere che avrebbero annacquato il Vangelo facendolo diventare qualcosa che non era. Ciò che è interessante è che quando l’apostolo Paolo parla di persone che corrompono il Vangelo ha detto che ciò sia predicare un Vangelo diverso, un Vangelo che non c’è. Quando fa riferimento a persone che annacquano il Vangelo con del legalismo religioso dice che essi sono tornati alla legge. Il Vangelo ci ha liberati da tutto ciò. La lettera dei Galati lo spiega in dettaglio, dà una spiegazione del vangelo della grazia. L’apostolo Paolo ha detto che se qualcuno predicasse un Vangelo diverso avremmo dovuto considerarlo anatema, allontanarci da lui e che dovremmo considerarlo sotto la maledizione di Dio; essi non sono parte della nostra famiglia di fede. Il messaggio alla base della nostra fede che ci unisce non fa parte del loro messaggio. Se dovessimo verbalizzare il Vangelo in una parola sarebbe: “Gesù”; tutta la Sua storia dall’inizio alla fine. L’evento di Gesù dovrebbe essere metabolizzato da noi e poi tramandato agli altri. Il Vangelo in tre parole sarebbe “Gesù è Signore”. “Poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). Gesù è Colui che ha il diritto di dirci come vivere, Lui è il nostro Maestro e diviene il nostro Salvatore mentre lo seguiamo. Lui è il Re di un nuovo Regno e ci chiama ad un altro modo di vivere. Il Vangelo in trenta parole potrebbe essere: “La Buona novella è che Dio è venuto a noi tramite Cristo per dimostrarci il Suo grande amore, salvarci dal peccato, stabilire il Suo Regno e chiudere con la religione”. Questi sono quattro diversi aspetti del Vangelo che possiamo vedere riflessi una volta dopo l’altra nelle Scritture. Esiste una frase nel libro dell’Apocalisse che descrive i quattro aspetti del concetto e descrive Dio così: “…A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue, e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen” (Apocalisse 1:5,6). Il sacerdozio dopo l’avvento di Gesù, non c’è più e non dobbiamo più rivolgerci ad un’istituzione religiosa. Siamo tutti dei sacerdoti di un nuovo Regno con un nuovo Re, possiamo comunicare con Dio direttamente, attraverso Gesù. Siamo dei sacerdoti l’uno verso l’altro in questa famiglia di fede, il sistema religioso per noi non c’è più. Il Vangelo contiene la buona notizia, davvero! Rifiutiamo sia il legalismo che la licenziosità.”Carissimi, anche se avevo una grande premura di scrivervi circa la nostra comune salvezza, sono stato obbligato a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi” (Giuda 1:3). Dovremmo essere disposti a combattere per preservare la vera fede; perciò dovremmo essere pronti per andare in “battaglia”. Ciò che è importante sempre da tenere in mente è che anche se l’illustrazione della guerra viene spesso utilizzata nel Nuovo Testamento, si tratta di una battaglia ben lontana dall’idea di guerra terrena. Noi combattiamo nel modo in cui Gesù fece, Lui vinse la Sua più grande vittoria tramite la croce; in quel momento Gesù sconfisse il potere del nemico e stabilì il Suo Regno. La croce è stato il momento in cui Gesù fu incoronato come Re e ascese al trono tramite la sofferenza, offrendo la Sua vita in sacrificio per il mondo e sconfisse le forze del male una volta per tutte. Lasciamo che il frutto dello Spirito operi tramite noi e “combattiamo” per la fede tramite le nostre parole i nostri atteggiamenti e le nostre azioni per la verità seguendo l’esempio di Cristo. Questo è il modo in cui si ottiene la vittoria. “Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini, che sono stati da tempo designati per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità e negano l’unico Padrone Dio e il Signor nostro Gesù Cristo” (Giuda 1:4). Queste sono persone dalle quali ci dovremmo dividere che sostengono che la grazia significhi vivere come uno desideri; Gesù non viene considerato da loro il loro Signore o Maestro. Questo modo di interpretare la grazia abusa di quel concetto creando un tipo di religione che nega Cristo perché si sostiene che non importi nulla come uno scelga di vivere. “Or voglio ricordare a voi, che già conoscevate tutto questo, che il Signore, dopo aver salvato il suo popolo dal paese di Egitto, in seguito fece perire quelli che non credettero” (Giuda 1:4). Dio aveva riscattato il Suo popolo ma poi chi non rispose con fede, chi lo rinnegava ed era ribelle fu giudicato. “Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora. Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali contro natura, sono state poste davanti come esempio, subendo la pena di un fuoco eterno” (Giuda 1:5-7). Ciò che questo ci dice è che Dio giudicherà, ha giudicato e giudica coloro che abusano il Vangelo della grazia, Dio è il giudice. Questa per noi è una buona notizia, perché come la Bibbia ci assicura del Giudizio divino ciò ci ricorda che noi non siamo dei giudici. Parte della nostra teologia consiste nel non metterci nei panni del giudice o della giuria; crediamo che Dio sia il Giudice. Ciò non significa che perché Dio sia il Giudice che noi dovremmo giudicare gli altri. Riteniamo che Dio sia il Giudice perciò possiamo lasciare che Lui sia Dio. Non dovremmo pronunciare o dichiarare giudizio sull’anima o il destino eterno delle persone; ciò non è il nostro compito. Ci sono dei momenti però in cui dobbiamo far presente alle persone che non possiamo continuare a fraternizzare con loro come fratello o sorella o ritenerli tali dopo aver attraversato un percorso disciplinare di chiesa o dopo aver pregato e chiesto loro di pentirsi e cercare di lavorare per l’unità. Se dopo aver cercato in tutti modi la riconciliazione senza risultati allora dovremmo considerarli come pagani o degli esattori di tasse, non più come fratelli o sorelle. La nostra posizione dovrebbe essere quella di non pronunciarci, riguardo il loro destino eterno. Perciò lasciamo che Dio sia Dio in quelle occasioni. C’è una quarta categoria di persone dalle quali le Scritture ci chiedono di allontanarci: da coloro che seminano la divisione. L’apostolo Paolo ha detto: “Se qualcuno provoca fra voi delle divisioni, dev’essere avvertito un paio di volte, dopo di che, tronca ogni rapporto con lui ” (Tito 3:10, Bibbia della Gioia). L’apostolo Paolo ha detto che arriva un momento nella vita familiare della chiesa quando qualcuno causa divisione di continuo cercando di formare delle fazioni; persone che pensano di combattere per la verità e gonfiano il petto cercando di seguire l’esempio del mondo utilizzando tutti i mezzi a loro disposizione come le accuse, fraintendimenti o pettegolezzi per diffamare o spargere cattive voci come benzina o divampare un fuoco di divisione per separare le persone. Quel tipo di persona dev’essere prima approcciata personalmente cercando la riconciliazione e il pentimento una o due volte ma prima o poi si devono tagliare i ponti perché permettere ad individui del genere di continuare a seminare zizzania crea divisione, quindi nel nome dell’unità dovremmo chiedere loro di lasciare la nostra comunità o dovremmo noi allontanarci da loro. Cosa si fa nel caso in cui alcuni cristiani abbiano studiato le Scritture desiderando di seguire Gesù come Signore e Maestro, ma siano arrivati a delle conclusioni che divergono dal punto di vista Scritturale? Il concetto che solo noi abbiamo le idee chiare riguardo le Scritture e che chi non è d’accordo non sia interessato ad approfondirle o a seguire Gesù, è un atteggiamento che danneggia e che spesso si evidenzia in chi è alla guida di diverse chiese e denominazioni. Ciò non ci aiuta a comprendere che esistono dei cristiani sinceri che seguono Gesù e che sono arrivati ad altre conclusioni su tanti temi delle Scritture. Catalogare tutte le persone con cui non andiamo d’accordo sotto la categoria di “eretico” è tristemente ciò che i cristiani hanno fatto negli ultimi due mila anni. La preghiera di Cristo per la nostra unità non si è realizzata. Ciò che crediamo sia un approccio più biblico, è ammettere che non possiamo bandire tutti coloro che non sono d’accordo con noi ma dovremmo cercare di conoscere e comprendere il loro cuore cercando di scoprire le loro motivazioni. Ci sarà sempre chi stia cercando di ottenere il permesso per peccare ma anche chi con passione e con sincerità desidera seguire Cristo, ma che non è d’accordo con noi. In quel caso diventa difficile, la nostra natura umana di solito preferisce giudicare e condannare. Conoscere meglio i nostri fratelli e sorelle ci spinge a formare delle relazioni più strette! Potremmo anche scoprire che qualcuno ami Gesù e le Scritture, ma che non sia d’accordo con noi, si può essere famiglia anche se non vediamo le cose nello stesso modo. Sul tema dei matrimoni gay, penso che all’interno delle comunità gay come altrove ci sia chi desideri trasformare la grazia come scusa per peccare. Esistono delle persone dello stesso sesso che desiderano seguire Gesù e fare un patto d’amore con il loro partner impegnandosi a lavorare sul matrimonio credendo che esista un parametro biblico che permetta loro agli occhi di Dio di realizzare il loro desiderio. Cosa si fa in quel caso dato che è un tema sul quale non siamo d’accordo? La cosa giusta da fare, è cercare di comprendere il loro cuore cercando di affrontare il discorso come famiglia. Questo approccio viene chiamato l’approccio della terza via. Non è un approccio prettamente conservatore o liberale. All’interno di una visione tradizionale conservatrice si potrebbe fare riferimento ad un elenco di comportamenti considerati peccato, quindi, se qualcuno non è d’accordo, allora è da considerarsi un eretico. Una visione liberale d’altra parte, comprende che ci sia una mancanza d’amore nel prendere una posizione del genere quindi si sceglie di creare un ambiente dove tutti sono i benvenuti nonostante il loro modo di vita o nonostante il loro credo. La verità è che esistono delle persone che non si trovano al loro agio in nessuna di queste posizioni. Crediamo che l’unità di Cristo ci stia chiamando a seguire una terza via. Il movimento anabattista fu chiamato la Terza Via sin dall’ inizio perché non venivano considerati né cattolici né protestanti. Siamo una chiesa che segue la terza via, insegniamo chiaramente la nostra posizione sui diversi temi ma non condanniamo automaticamente chi non è d’accordo con noi. Preferiamo comprendere i loro cuori e creare un luogo sicuro dove le persone possano venire e sperimentare la varietà del Corpo di Cristo imparando l’uno dall’altro, discutendo e sfidandosi l’uno con l’altro come una famiglia. Sul tema dei matrimoni gay, crediamo che Dio non lo sostenga, pensiamo che chi è attratto dallo stesso sesso abbia una chiamata al celibato e a vivere come eunuchi per il Regno, qualcosa di meraviglioso! Allo stesso tempo siamo disposti ad ammettere che ci siano dei credenti sinceri che sono arrivati a conclusioni che differiscono dalle nostre e quindi non trattiamo coloro che non la pensano come noi come se fossero eretici o estranei. Per noi essi sono famiglia e quindi creiamo uno spazio sicuro per loro dove possiamo sfidarci a vicenda e affrontare questo tema insieme. Due delle mie amiche del cuore sono Tamara e Stella. La relazione che ho e che abbiamo con loro è un buon esempio di qualcosa che la chiesa ha difficoltà ad imparare: c’è una differenza tra l’essere d’accordo e l’accoglienza. Possiamo benissimo non essere d’accordo riguardo diversi punti ma accoglierci lo stesso specialmente quando Gesù è al centro. Lui ci unisce insieme e tutti i nostri disaccordi vengono affrontati come famiglia e non come nemici. Le mie amiche sono gay e non sono d’accordo con la nostra posizione. Loro amano Dio e desiderano servirLo e amano i nostri insegnamenti. Noi siamo stati onesti con loro dall’inizio e quando ci hanno chiesto quale fosse la nostra opinione riguardo la loro relazione gli abbiamo detto ciò che credevamo ma che innanzitutto, le amavamo. Secondo Stella, Dio non le avrebbe mai rigettate, giudicate o guardate male in nessun modo, lei sa che Dio la ama completamente e questa è la sua posizione. Lei è felice che le abbiamo accolte e voluto bene anche se non siamo d’accordo. Entrambe sono molto grate per la comunità di fede che le ha accolte cercando di camminare insieme in questa vita di fede. Siamo famiglia nonostante le nostre differenze. Siamo una chiesa pacifista e non riteniamo che la violenza sia mai una opzione da considerare. Quando abbiamo affrontato il tema della Guerra Giusta ci siamo resi conto che non sia possibile catalogare chi non la pensa come noi come dei liberali estremisti che non aderiscono all’etica di Cristo che riteniamo sia un insegnamento molto chiaro nelle Scritture. Non comprendiamo come sia possibile arrivare a conclusioni diverse, ma la realtà è che tanti lo fanno. La realtà è che gran parte di chi sostiene la Guerra Giusta (http://themeetinghouseitalia.com/dio-giustifica-la…/) sono dei cristiani sinceri che amano Gesù, nostri fratelli e sorelle nella fede anche se sono fuorviati, riguardo questo tema. Come si fa? Ho un amico poliziotto che frequenta la Meetinghouse da quindici anni e riguardo il tema della pace non la pensa come noi ma lo accetta. La chiesa lo ha sempre appoggiato, nonostante la diversità di opinione e lui medita molto su quel tema e cerca di aiutare le persone. Noi onoriamo chi è disposto a mettere la sua vita a repentaglio per aiutare gli altri o per amore di Dio, persino chi offre la propria vita, ma non siamo d’accordo con la teologia che stabilisce che sia giusto fare del male agli altri, per una causa. Questa è un’area dove possiamo benissimo non essere d’accordo come famiglia. Non dobbiamo giudicare gli altri stabilendo che non siano i benvenuti, soltanto perché non la pensano come noi. Spero tanto che possiamo creare un luogo accogliente per chi non la pensa come noi per sfidarci ed essere famiglia insieme anche se in modo imperfetto. Ci vuole maturità nel continuare a frequentare un luogo dove non la si pensi allo stesso modo. Noi come comunità di fede collaboriamo con una associazione che aiuta la comunità LGBT a creare uno spazio in cui si possa parlare di Dio, delle Scritture e dove possono approfondire ciò che significhi scoprire e crescere nella fede in Cristo. L’associazione con la quale collaboriamo desidera per prima cosa lasciare che le persone abbiano l’opportunità di mettere Gesù in primo piano e non sentire che ci siano degli ostacoli tra loro e Cristo. C’è un numero importante di persone che appartengono alla Meetinghouse che stanno attraversando il processo di valutare quale sia la loro posizione riguardo a questi temi. Apprezzano molto non essere aggrediti mentre cercano di comprendere i passi che sceglieranno di fare. Tanti vengono da un passato evangelico e non desiderano frequentare una chiesa liberale dove forse la divinità di Cristo viene contestata, desiderano appartenere ad una chiesa dove le Scritture e le questioni di giustizia sociale vengono affrontate. Dove si possa vivere un senso di discepolato vibrante. Anche se essi, non sono d’accordo con ciò che la Meetinghouse insegna riguardo i matrimoni gay, essi desiderano seguire Gesù insieme al resto del Corpo di Cristo. Perciò esistono delle persone che non desiderano utilizzare il loro orientamento sessuale come scusa per vivere come gli pare ma piuttosto credono che Dio li abbia chiamati ad un patto di matrimonio. Noi non pensiamo che chi sostenga ciò, sia da considerarsi una persona dissoluta.. Il principio della terza via è di massima importanza, sarà una questione che ci definirà per decenni a venire. Il valore di scegliere l’approccio della terza via è che noi cresceremo mentre viviamo ed impariamo il Vangelo. Quando si affronta un tema insieme ad altri cristiani che non la vedono come noi, essi portano delle visioni diverse sul tavolo e dobbiamo sempre chiederci: cosa ci unisce? Mentre si parla di ciò su cui non si è d’accordo non ci fa sentire molto uniti e a volte sembra di non leggere la stessa Bibbia ma ciò ci fa ricordare i punti fondamentali del Vangelo. D’altronde, quando si è attorno a dei cristiani con cui si va sempre d’accordo c’è il pericolo d’iniziare a pensare che tutta la nostra teologia sia Vangelo. Una conclusione che non ci aiuterebbe ad andare d’accordo con i cristiani che non la pensano come noi. Se invece impariamo a vivere l’approccio della terza via, ciò ci aiuta ad affinare il nostro focus e comprensione del Vangelo; cresceremo mentre lo metteremo in pratica. Vivendolo daremo al mondo una testimonianza di ciò che significhi, il potere di Gesù. Le persone che non sono d’accordo con noi, chi è diverso può essere famiglia insieme a noi. Spero che possiamo far parte di una generazione dove Gesù potrà vedere una risposta alla Sua preghiera sull’unità della chiesa. Prometto tre cose: sarà molto difficile, faremo una montagna di sbagli, Gesù è perfetto e lo seguiamo ma lo seguiamo in modo imperfetto. Non provare a vivere ciò che crediamo, sarebbe uno degli sbagli più grandi che potremmo fare. Faremo del nostro meglio e alla fine varrà la pena. L’apostolo Paolo ha detto: “con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace. ” (Efesini 4:2,3). Non dovremmo collassare ricadendo nella trappola del tribalismo condannando chi non la pensi come noi. Sforziamoci. Preghiamo che Dio tramite il Suo Spirito possa ammorbidire i nostri cuori e ci dia una dose extra di saggezza per metterlo in pratica. Non scendiamo a compromessi riguardo le nostre convinzioni ma allo stesso tempo cerchiamo di comprendere il cuore di coloro che non hanno la nostra stessa visione, siamo famiglia insieme. Cerchiamo di dialogare con delle persone che non vedono le cose come noi, in modo amorevole. Creare l’unità evitando certi temi non aiuta, invece dovremmo cercare un’unità più forte in grado di affrontare dei temi sui quali non siamo d’accordo. Cerchiamo di comprendere veramente perché credono a ciò che credono anche se non siamo d’accordo e di essere una famiglia che abbraccia le diversità. Preghiera: Padre Celeste, preghiamo che il Tuo Spirito possa ammorbidire i nostri cuori e ci riempia di saggezza creando un legame di unità nel nostro essere che custodiremo e proteggeremo con le nostre vite. Prego che possiamo percepire l’unità miracolosa e che aumenti nelle nostre comunità di fede. Sappiamo che ciò può accadere soltanto con il Tuo aiuto mentre cerchiamo di seguire l’esempio di Cristo in tutto. Nel nome di Gesù, amen.