La famiglia è quel contesto affascinante, capace di farci imparare ciò che significhi, essere umani. Per alcuni la famiglia è un grande dolore invece per altri è una fonte di grande incoraggiamento e sicurezza. La maggior parte delle famiglie sono un misto di entrambi. Gesù utilizzò l’immagine della famiglia come un esempio di ciò che la chiesa potrebbe essere. In questa serie affronteremo il tema di come noi come comunità di fede, possiamo prendere la responsabilità di diventare sempre più, ciò che Gesù desideri da noi come discepoli. Gesù ci ha chiamati a vivere l’espressione di ciò che significhi essere famiglia insieme, dicendo che siamo fratelli e sorelle. Questa unione, trascende quella fisica e carnale, tant’è vero che quando qualcuno viene allontanato dalla sua famiglia biologica (come nel caso di tanti cristiani perseguitati per causa del Vangelo), Gesù parla di un compenso in questa vita e in Paradiso, grazie all’appartenenza ad una famiglia spirituale. Questa è la visione di Gesù per la chiesa. E’ nostro desiderio che questi studi ci aiutino a chiederci: “come possiamo vivere questi principi? In quale modo ciò che leggiamo e impariamo può cambiare il nostro modo di agire?” Di seguito presenterò un messaggio che ho ricevuto da parte di una persona che dopo un matrimonio che durò diversi anni, a causa di eventi di portata catastrofica ora si trova ad essere di nuovo. Sono le sue riflessioni riguardo ciò che significava per lei essere single prima del suo matrimonio, ciò che ha significato per lei essere stata sposata, e ciò che significa ritrovarsi single ancora una volta a quarant’anni, all’interno della nostra famiglia di fede. Il messaggio dice: “Ho trovato una chiesa in casa stupenda dove ho avuto l’opportunità di imparare come essere single ricevendo degli ottimi consigli da parte di persone giovani e grandi. Ho scoperto che le persone sposate non hanno idea di ciò che significhi essere single; dicono delle cose terribili del tipo “quando smetterai di cercare allora troverai l’amore” o “Dio sta preparando una persona speciale per te in questo momento!”. Non è stato il mio caso ma sono parole che ho sentito citare ad altri single che devono far fronte alla probabilità di non sposarsi mai e stanno cercando di accettarlo. Mentre ero sposata non ho mai detto quelle cose ma ho capito che ero colpevole di non aver incluso le persone single nella mia vita. Avevo adottato una mentalità “tribale”. Per me i single avevano la loro propria tribù di appartenenza insieme ad altri single. Questo è un concetto molto lontano dalla verità e da ciò che Dio ha in mente per una vera famiglia di fede. La chiesa può essere un luogo molto solitario per alcuni…un’amica mi ha detto che si sente sola al punto di avere il mal di stomaco durante i nostri incontri. Io ricordo di essermi sentita così sola mentre ero sposata…nessuno è esente dalla solitudine perché la solitudine fa parte della condizione umana. Sono consapevole che il mio essere single in questo momento è diverso perché ho sperimentato la gioia del matrimonio e della famiglia e anche ciò che ho vissuto è stato davvero terribile; ora sono sul punto di sentirmi fortunata di avere l’opportunità di sperimentare l’essere single. Questo non è il caso della maggior parte dei miei amici single che non sono mai stati sposati e che ora sentono che la vita li abbia traditi e non comprendono come mai Dio abbia potuto programmarci per avere delle relazioni e poi non permettere a loro di potersi realizzare in quell’aspetto. La mia domanda è: come possiamo aiutare loro a vedere che ciò che stanno vivendo non è una seconda scelta? Loro non hanno perso e non c’è niente che non vada in loro. Come possiamo dimostrare loro che la chiesa può diventare una vera famiglia? Siamo stati tutti programmati per avere delle relazioni ma questo è un aspetto debole nelle nostre comunità di fede. Secondo me non siamo abbastanza controculturali sotto questo aspetto”. (Fine del messaggio) Penso che la sua lettera ci abbia aiutato a comprendere ciò che si sperimenta quando si è single nelle nostre comunità di fede. Ovviamente questo non è il caso di tutti i single o di tutte le persone sposate, esiste una grande varietà di situazioni tra di noi. Ciò che è importante è che dovremmo sperimentare questa varietà, perché stiamo vivendo la nostra vita insieme. Questo dovrebbe essere la norma per noi. Come possiamo avvicinarci a questo traguardo?Come premessa a questo studio vorrei dire che anche se la Bibbia inizi facendo del matrimonio e della procreazione la norma per la chiamata umana, Gesù ha portato un nuovo paradigma sotto il Nuovo Patto che innalza l’essere single alla stessa altezza del matrimonio. Questo concetto è stato accennato nella Prima Chiesa. La chiesa cattolica lo comprese dagli insegnamenti di Gesù e così creò una struttura dove l’essere single veniva e viene esaltato per certe chiamate e infatti è un obbligo, una posizione abbastanza estrema. In quel caso chi desideri servire Dio con tutto il cuore deve per forza scegliere di rimanere single e diventare prete, monaco o monaca. La chiesa protestante durante la Riforma prese la posizione di ritenere il pensiero cattolico sbagliato a prescindere, e così scelsero l’opposto. Secondo quel pensiero se qualcuno avesse desiderato servire Dio doveva per forza sposarsi e avere dei figli; quella secondo loro era la chiamata di Dio per gli esseri umani. Perciò la maggior parte di noi è cresciuto pensando che per essere la migliore versione di noi stessi e per essere realizzati e tutto ciò che Dio ci ha chiamati ad essere, dovremmo sposarci, avere dei bambini e una famiglia. Questo senza prendere in considerazione ciò che Gesù ha detto. Dopo tutto serviamo il nostro Signore e Salvatore che ci ha dimostrato come una vita single, ha cambiato il mondo. Giovanni Battista prima di Lui e l’apostolo Paolo dopo, sono state delle figure emblematiche di leadership e di proclamazione della verità; entrambi erano single e anche loro hanno cambiato il mondo. La nostra fede ha delle radici che ci insegnano un nuovo modo di vivere invece di seguire le norme culturali della nostra società o della chiesa. Gesù innalzò il concetto dell’essere single stabilendo che sia che uno si sposi o meno, entrambe sono delle condizioni di vita stupende. C’è da aggiungere che entrambe le condizioni possono diventare anche molto difficili da affrontare. L’erba del vicino è sempre più verde. La realtà è che molto spesso chi è single si lamenta di non essere sposato e di sentirsi soli; spesso ci si sveglia con l’ossessione di cercare di comprendere come avverare il proprio desiderio di sposarsi. D’altra parte, chi è sposato, si sente ossessionato dal pensiero di voler scappare, provando invidia per i loro amici single che sembrano divertirsi così tanto in confronto a loro; oppure si sentono soli nel loro matrimonio e faticano nell’andare d’accordo. Tanti di noi cercano di scappare dalla propria situazione attuale. Gesù ha detto che qualunque fosse stata la nostra situazione, avremmo dovuto divenire il massimo potenziale di noi stessi. Questa è la vita, non si tratta di una fase di transizione dove dobbiamo iniziare a vivere riempiendo i vuoti. Dovremmo cercare di stare bene con tutto il nostro cuore, in qualsiasi situazione ci dovessimo trovare. Accettando e amando lo status di single come fece Gesù, potremmo notare che un gran numero di persone all’interno delle chiese si sentirebbero felici all’interno della loro famiglia di fede; un ruolo che la chiesa dovrebbe svolgere. Quindi il concetto dell’essere single ed il concetto della chiesa come famiglia procedono di pari passo. Nell’Antico Testamento Dio comandò di procreare e di avere tanti figli. Qual è il primo comandamento? “Siate fruttiferi e moltiplicatevi!” (Genesi 1:28). Le prime parole dalla bocca di Dio: “Abbiate dei figli!”. Quindi nel contesto ebraico si credeva che ciò fosse un comandamento di Dio irrevocabile. Perciò sposarsi e fare dei figli era la norma perché era stato comandato da Dio. Quando Gesù è venuto, Lui innalzò lo status di single, dandoci un nuovo modo di pensare riguardo alla famiglia e sull’avere dei figli; un nuovo modo di adempiere il comandamento originale procreativo. L’Antico Testamento ci comanda di avere dei figli e il Nuovo Testamento ci incoraggia a fare dei discepoli, dei figli spirituali. Gesù iniziò a parlare riguardo all’entrare nel Regno di Dio paragonandolo alla nascita di un bambino e alla nuova nascita. L’apostolo Pietro ed altri iniziarono a comprendere quel concetto e a parlare dei nuovi neonati di Dio che crescono all’interno della chiesa come famiglia. Poi l’apostolo Pietro, Giovanni e Paolo iniziarono a utilizzare il termine “figli” per le persone che avevano condotto alla fede. Perciò il cambiamento nel Nuovo Patto è che Gesù ci incoraggia ad avere dei bambini spirituali e a creare quel senso di famiglia. Ciò non significa che il matrimonio fisico sia qualcosa di sbagliato ma che esiste tutto un nuovo modo di essere famiglia che Gesù ci offre e che fa del matrimonio qualcosa che si possa scegliere, ma non ciò che ci completa come individui. La tradizione degli anziani al tempo di Cristo, la Torah orale registrata nel Misnah dice che nessun uomo dovrebbe astenersi dall’obbedire il comandamento di essere fruttiferi e moltiplicarsi. Questo era il contesto e quella era la legge ebraica; non obbedirla non era un’opzione perché Dio lo aveva comandato e loro obbedivano alla lettera a tutti i comandamenti. Gesù agì in un modo veramente controculturale quando cambiò la mentalità dei Suoi seguaci riguardo questo tema. Infatti, se cercassimo il significato di celibato nella Nuova Enciclopedia Ebraica potremmo leggere così: “Il matrimonio è un comandamento secondo la tradizione ebraica e chi si astiene sessualmente è deplorato”. E’ difficile essere single in questi giorni e sono d’accordo, è stato difficile anche nel passato, infatti, era ancora più difficile; significava dover rischiare di non obbedire ad un comandamento chiaro di Dio. La Parola di Dio è diventata carne e vissuta tra di noi e Gesù ci ha chiamati a creare un nuovo tipo di famiglia. Ci è voluta molta fede per incamminarsi verso Gesù in quel modo ed è stato molto impegnativo per le persone. Gesù una volta stava parlando riguardo al tema del matrimonio e del divorzio con i farisei che gli chiesero la Sua opinione riguardo un passo contenuto nella legge mosaica (Deuteronomio 24). Gesù non si mise a dibattere sulla lettera della legge presentando una legge diversa ma scelse di rispondere dando uno sguardo generale del disegno di Dio e poi rispondendo in quel modo. Scelse di utilizzare le Scritture in modo diverso in confronto ai leader religiosi, è un modello istruttivo stupendo su come utilizzare la nostra Bibbia. Mentre Gesù diede uno sguardo generico del piano di Dio, possiamo osservare il contrasto con i farisei che avevano la consuetudine di leggere un versetto e di seguirlo alla lettera. L’approccio di Gesù invece era quello di conoscere meglio tutta la storia e così conoscere il cuore di Dio e seguirLo. Ciò ci aiuta a vedere tutta la Scrittura attraverso il cuore di Dio. Gesù ha sfidato il modo in cui interpretare la Bibbia e in questa sfida idealizzò il matrimonio ed il rimanere insieme ad un livello altissimo perché in quei giorni gli uomini avevano il diritto di divorziare le loro mogli molto facilmente, un privilegio che le donne non avevano. Se una donna si trovava in una situazione disumana, lei aveva il diritto di rivolgersi al Sinedrio chiedendo il loro intervento nel cercare di convincere suo marito a divorziare. Se la richiesta della donna veniva accolta essi provavano ad incoraggiare il marito a farlo. Era una società pienamente maschilista. Gesù sfidò questo pensiero e i discepoli di Gesù reagirono così: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla moglie, non conviene sposarsi» (Matteo 19:10). Forse il loro commento era ironico e lo fecero per far sì che Gesù ammorbidisse le Sue parole riguardo al matrimonio. Gesù non rispose cercando di spiegarsi meglio ma con un semplice “sì”. “Ma egli disse loro: «Non tutti sono capaci di accettare questo parlare, ma è per coloro ai quali è stato dato” (Matteo 19:11). Cioè, non tutti sarebbero stati in grado di accettare o di comprendere il concetto che Gesù stava cercando di insegnare. Riguardo il concetto che sto per presentare ci sono diverse posizioni e opinioni ed è giusto che sia così. Possiamo acquisire diverse prospettive da questi passi. Alcuni non saranno in grado di accettare queste parole. “Poiché vi sono degli eunuchi, che sono nati così dal grembo della madre; vi sono degli eunuchi che sono stati fatti eunuchi dagli uomini, e vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da sè stessi per il regno dei cieli. Chi è in grado di accettarlo, lo accetti» (Matteo 19:12). Quindi possiamo trovare un imperativo in questa direzione, è una cosa positiva. La maggior parte di noi non pensa in questo modo perché non pensa di essere in grado di vivere come un eunuco e forse non desideriamo farlo. Se fossimo in grado di accettarlo lo dovremmo fare. Questa potrebbe essere la chiamata della nostra vita, comprendiamo che Gesù ha esaltato un eunuco come un eroe spirituale dando un’immagine vivida di ciò che potrebbe significare essere un discepolo di Gesù. Affascinante! Gli eunuchi appartenevano alla parte più bassa della scala sociale di quella cultura, erano odiati e presi di mira come testimoniato dalla letteratura antica. Quello che si diceva riguardo gli eunuchi era brutto e non giusto, erano delle persone escluse dalla società. Basandosi su un versetto nell’Antico Testamento che diceva: “Chi è stato evirato mediante schiacciamento o mutilazione, non entrerà nell’assemblea dell’Eterno” (Deuteronomio 23:1). I rabbini insegnavano che nessuno doveva considerarli. Secondo la tradizione ebraica, un eunuco era un esempio palese di qualcuno che stava vivendo al di fuori dell’abilità di obbedire il comandamento fondamentale dell’essere umano. Per loro una persona che avesse scelto quello stile di vita volontariamente, si dimostrava doppiamente ribelle. Invece se l’essere eunuco non fosse stata la loro scelta, venivano considerati lo stesso come qualcuno che modellasse una vita al di fuori della chiamata di Dio. Quindi gli eunuchi erano visti come coloro che non si sarebbero mai sposati o avuto dei figli e perciò erano delle persone che non avrebbero mai potuto seguire Dio pienamente. Alcuni degli scritti antichi su di loro furono molto duri.Giuseppe Flavio scrisse: “Fuggi gli eunuchi e rifiuta di trattare con coloro che si privarono della loro virilità e del frutto della generazione che Dio ha dato agli uomini per la moltiplicazione della nostra stirpe: mandali via come infanticidi che distrussero i mezzi della procreazione. E’ chiaro, infatti, che a motivo della effeminatezza della loro anima, essi hanno anche cambiato il sesso del loro corpo…” (Antichità Giudaica Libro IV:290 – 40, 291). Giuseppe Flavio li insultò gravemente, una vera e propria revittimizzazione della vittima. Non c’era spazio per la compassione verso gli eunuchi. Il concetto dell’essere single veniva visto come disobbedienza a Dio e gli eunuchi erano un esempio palese di qualcuno in aperta ribellione contro Dio. L’illustrazione che Gesù utilizzò per descrivere l’immagine di un seguace dedicato ai Suoi insegnamenti fu proprio l’immagine di un eunuco per il Regno; scelse di attingere dall’esempio di qualcuno considerato un reietto della società innalzandolo e dandogli un posto onorevole dove l’eunuco diventò un modello da seguire nella famiglia di fede di Gesù. In quei giorni si diventava eunuchi per mano di altri o come scelta di vita per poter aspirare ad un lavoro certo al servizio della corte del re. Gli eunuchi venivano scelti per lavorare a fianco dei re, delle regine, dei loro bambini come tutor o altro. Era una classe di schiavi o servi della corte reale che apparteneva in un certo senso alla famiglia reale. Scegliere di essere eunuco significava scegliere di non avere la possibilità di creare una famiglia propria. Ciò accadeva all’interno di una cultura chi si prendeva cura degli anziani. In quei giorni non esisteva un programma governativo, agenzia, servizi o pensione, c’era solo la famiglia. Le persone avevano molti figli e i figli quando i genitori diventavano anziani si prendevano cura dei genitori. Era una cultura dove l’essere un eunuco equivaleva a dire che non avevano un piano alternativo per il resto della loro vita. La sicurezza che avrebbero ottenuto tramite una famiglia era qualcosa che loro dovevano essere disposti a sacrificare per dedicarsi al servizio del regno e così il regno diveniva la loro famiglia. Il regno era ciò a quale loro, si dedicavano pienamente. Gesù ha visto in questo atto un’immagine bellissima di ciò che significa essere un discepolo e così disse che ci sarebbero stati molti tra i Suoi seguaci che potrebbero prendere quella visione di vita e che avrebbero scelto di essere degli eunuchi per il Regno di Dio. Gesù ha detto che chi avrebbe scelto quella strada sarebbe stata una persona disposta a rinunciare ai suoi piani alternativi scegliendo d’invecchiare, avendo solo Gesù. Gesù ha detto che ci sarebbero stati molti eunuchi, alcuni non per scelta. Un numero crescente di credenti stavano scegliendo quel tipo di vita ed era qualcosa da ammirare. E’ una scelta che diventa bella, quando la chiesa prende la visione di ciò che significa essere famiglia per loro. Sono cresciuto testimoniando delle bellissime espressioni di una famiglia allargata insieme ai miei zii preferiti. Per me è stata una sorpresa capire ad una certa età che non erano i miei veri zii biologici ma semplicemente, dei cari amici dei miei genitori. Ho compreso sin dalla tenera età che non bisognava essere imparentati per essere famiglia. Ho sperimentato gli stessi sentimenti con diversi membri della nostra chiesa. Ricordo la mia esperienza con un mio caro amico molto più anziano di me che ora è andato in cielo; un signore di 70 anni al quale ho voluto molto bene e dal quale ho imparato tanto dai racconti della sua vita. Abbiamo fatto amicizia anche se eravamo di diverse generazioni. Prima di sposarmi ho vissuto dei momenti estremamente difficili ed è stato in quei momenti che incontrai il mio amico Gregorio che praticamente mi adottò come parte della sua famiglia. Ho visto crescere i loro figli e loro sono cresciuti avendomi attorno nella loro casa. Loro mi accettarono e mi accolsero come parte della loro famiglia.Nella mia famiglia abbiamo scelto di vivere la stessa cosa cercando di modellare nella nostra casa la stessa accoglienza. Noi abbiamo accolto due ragazze che stanno spesso da noi e le mie figlie le considerano le loro zie o sorelle maggiori. Loro sanno che possono venire quando desiderano e che sono sempre benvenute senza bisogno di chiamare o di prenotare una visita a casa nostra. Essere famiglia significa essere presenti nella vita delle persone e coloro che ci visitano non devono sentirsi ospiti, ma parte della famiglia aggiungendosi alla nostra vita familiare normale. Ciò fa sentire loro tranquilli ed è bello che le mie figlie possano sperimentare quel senso di famiglia allargata. Una delle ragazze, perse il loro padre qualche anno fa e ora ci considera come se fossimo i suoi genitori e siamo felici di questo privilegio. Abbiamo superato insieme la morte dei miei genitori e dei genitori di una delle ragazze e attraversato il processo della sofferenza come famiglia. Penso che sia importante smettere di dire ai single: “non ti preoccupare sul fatto di essere single perché presto arriverà il momento del tuo matrimonio!” o ” non preoccuparti di essere single perché non lo sarai per molto perché Dio sta preparando qualcuno di speciale per te”. L’essere single non è un problema che dev’essere risolto e l’essere single non è una malattia che ha bisogno di cura. In realtà Gesù ha incoraggiato i single dipingendo un’immagine bellissima della vita single. Dovremmo essere famiglia tutti giorni, chi adotteremo nel nostro cerchio familiare avrà dei momenti difficili, delle crisi…tutti noi le abbiamo e quando succederà saremo già famiglia. Vorrei dire a tutti di lasciar brillare la vostra luce su questo tema. Sono i piccoli passi che facciamo nel cercare di includere gli altri nella nostra vita che poi ci aiutano a diventare una vera famiglia. Se avete invitato qualcuno a mangiare insieme a voi, invitate qualcun altro per conoscerlo meglio; cercate delle persone diverse da voi che possono essere più grandi o più giovani per creare un senso di famiglia. Non cerchiamo di trovarci soltanto con persone che sono simili a noi. Se la chiesa in casa alla quale si appartiene siamo tutti uguali allora vi incoraggio ad invitare qualcuno di diverso, cercate di includere qualcuno che sia più anziano o più giovane e cercate di connettere con loro come un vostro ospite speciale. Esprimete il desiderio di includere loro come una parte necessaria per aiutare a completarvi come gruppo. Cerchiamo di incorporare anche per un periodo breve, delle persone che rappresentino un’area della vita familiare che a voi manca così che possiamo vivere ciò che significhi essere famiglia ed essere presenti nella vita l’uno per l’altro. Quando si dovranno affrontare delle crisi saremo già famiglia insieme. Cosa sta cercando il Signore di comunicare con noi a livello personale? Cosa sta cercando di mostrarmi lo Spirito Santo? Per alcuni, il concetto di essere degli eunuchi per il Regno è qualcosa di nuovo e hanno bisogno di tempo per chiedere al Signore di rendere il concetto più chiaro. Per altri di noi tutto questo è il riflesso di ciò che stiamo sperimentando e sentire questo messaggio è fonte di incoraggiamento e ora stiamo cercando di comprendere come vivere queste cose, liberi dal senso del dolore o della vergogna e per la gloria di Dio. Per altri ancora è importante chiedersi come possiamo migliorare l’aspetto di essere famiglia per coloro che non hanno un’espressione completa di ciò che la famiglia rappresenti. Sono sicuro che Dio stia parlando al cuore di ognuno di noi e così volevo incoraggiarvi a prendere qualche minuto di silenzio per riflettere su queste cose. Preghiera: Padre Celeste, grazie per la famiglia, grazie per le nostre famiglie biologiche che ci hanno dato vita e per ciò che ci hanno insegnato. Ti ringrazio per la famiglia spirituale che ci ha accolto nel Regno tramite lo Spirito Santo e con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle aiutandoci a nascere in questa bellissima espressione del Regno di Dio. Prego che possiamo avere una visione di ciò che significhi essere famiglia insieme. Prego che possiamo trovare piacere nella diversità della nostra famiglia biologica e della nostra famiglia spirituale. Prego che possiamo arricchirci tramite il poter vedere la pienezza della visione del Tuo Regno. Prego che lo Spirito Santo continui ad insegnarci e a guidarci. Nel nome di Gesù, amen.