Una famiglia felice, non è che un anticipo del paradiso. Una famiglia è un gruppo di persone con cui si vive la quotidianità. Tanti dei componenti della nostra famiglia biologica sono delle persone con cui non avremmo mai scelto di stare, se avessimo avuto una possibilità di scelta ed è curioso che ci tocchi stare proprio con loro. In un contesto salutare la famiglia è un concetto affascinante perché raduna insieme persone di diversi generi, di tutte le età e fasi della vita dalle quali possiamo imparare e anche condividere le nostre vite. Perciò è comprensibile che la famiglia sia una delle metafore più utilizzate nel Nuovo Testamento per illustrare il concetto di chiesa. Cosa significa essere famiglia in modo pratico? L’ecclesiologia è lo studio della chiesa. La parola “chiesa” deriva dal termine “ecclesia” in greco che significa “runione di persone con un proposito”. Di solito si hanno delle concezioni errate di ciò che significhi essere “chiesa”. Alcuni pensano che chiesa sia l’edificio o la struttura fisica e la considerano come un tipo di terra o di spazio sacro, quando in realtà l’unica terra santa nel Nuovo Testamento è lo spazio che si trova tra l’uno e l’altro in una relazione intima e onesta di famiglia. Un’altra idea sbagliata è che quando si pensa che dato che ognuno di noi è parte della chiesa, che si sia chiesa anche quando si è da soli. Tecnicamente non è giusto perché la parola “chiesa” significa “l’unione delle persone con un proposito”. Ognuno di noi sarà sempre (se siamo dedicati a Cristo) un seguace e discepolo di Gesù, un cristiano ed un credente ovunque ci troviamo, ma non siamo sempre chiesa ovunque andiamo perché ciò accade solo quando i credenti si riuniscono. Nel Nuovo Testamento l’unità, è qualcosa di prioritario. Senza il ritrovarsi insieme regolarmente come chiesa, non sviluppiamo in modo completo la nostra spiritualità, non raggiungiamo il nostro potenziale e non cresciamo come potremmo. Avere una comprensione solida della nostra teologia riguardo alla chiesa e alle sue diverse sfaccettature e di come mettere in pratica tutto ciò, è molto importante se desideriamo maturare sia a livello individuale che come gruppo. Questa serie si chiama “Modern Family” perché è il titolo di una serie televisiva della 20th Century Fox che racconta le vicende di una famiglia allargata composta da tre nuclei legati tra loro che non corrispondono ai canoni tradizionali. Ciò offre un realistico scorcio sulla figura, in costante cambiamento, della famiglia occidentale contemporanea, composta da personaggi che presentano caratteristiche caratteriali, sessuali, etniche e culturali, diverse. Una serie TV che mette in risalto anche la lealtà e la sicurezza alla quale una famiglia dovrebbe provvedere. In un contesto di vita familiare sano, esiste la l’onestà e l’amore in grado di creare un ambiente sicuro, un luogo dove uno si sente libero di essere se stesso, sapendo che saremo sempre accolti. Altre serie TV che evidenziano l’importanza del ruolo della famiglia sono “La famiglia Brady”, “La famiglia Partridge”, “I Simpsons”, “I Robinson”, “Casa Keaton”, “I mostri”, “La famiglia Addams” e tante altre. Tutte quelle serie TV illustrano e ci fanno ricordare l’unità e la diversità che si ha in una famiglia. Timoteo nella Bibbia era una persona che desiderava contribuire a far sì che la chiesa diventasse la migliore versione di se stessa e l’apostolo Paolo gli scrisse: “Ti scrivo queste cose nella speranza di venire presto da te, affinché, se dovessi tardare, tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Timoteo 3:14, 15). In molti circoli cristiani e particolarmente in quelli protestanti o evangelici di solito, quando si parla di “fondamenta” o di “colonna e sostegno della verità” di solito si pensa che il passo stia accennando alla Bibbia ma l’apostolo Paolo ha evidenziato invece che quel ruolo è il ruolo della chiesa. Noi siamo chiamati ad essere partecipi nella comunità di fede e insieme come corpo impariamo dalle Scritture.Essere il Corpo di Cristo significa che ogni denominazione o chiesa rappresenti una parte diversa dello stesso corpo e che insieme possiamo operare e lavorare per costruire il Regno di Dio, qualcosa che non funziona quando operiamo da soli. La Sposa di Cristo rappresenta l’intimità della nostra relazione con Gesù. Il Tempio dello Spirito Santo significa che ognuno di noi è un mattone o pietra vivente che forma detta struttura. La famiglia è una delle illustrazioni principali utilizzate da Gesù e nelle Scritture, quindi comprenderla bene ci è utile perché influenzerà le nostre relazioni.Gesù una volta stava insegnando in una casa e la gente si era affollata intorno ad essa. Tra le persone radunate in quell’occasione c’erano diversi gruppi, uno di questi era la folla, un termine collettivo che si riferisce a tutti i presenti ma anche utilizzato per contrastare la figura dei discepoli; quindi chi apparteneva alla folla, di solito era un individuo che partecipava all’incontro con il proposito di ascoltare ed imparare e dimostrava un certo interesse. Chi apparteneva alla folla non si era impegnato a diventare un discepolo. Questa descrizione magari descrive qualcuno che ci frequenta, che dimostra interesse e ascolta ed è nel processo di decidere, almeno lo spero, perché non penso che si partecipi ai nostri incontri per godere dell’intrattenimento e basta visto che ci sono tantissime altre attività più divertenti da fare. Se si desideri imparare e crescere bisogna comprendere che essere parte di una famiglia di fede implica un cambiamento di vita. Significa collaborare con ciò che Dio desideri compiere in noi, così che il cambiamento possa generare dei risultati positivi e aiutarci a fare il passo da membro della folla, a discepolo. Un discepolo è uno studente, un seguace di Cristo; qualcuno che ha preso l’impegno di sottomettere la sua vita ad imparare a seguire e vivere come Gesù. Tra i diversi gruppi che si radunavano intorno Gesù vi erano anche dei religiosi conservatori, persone che non erano sicure che Gesù fosse un personaggio affidabile che avrebbe rigato dritto e che si sarebbe adattato ai loro modi, quindi erano presenti con lo scopo di discernere, di provocare e di criticare. Anche quel tipo di personaggio è presente tra di noi nei nostri incontri. “Ora, mentre egli parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli i quali, fermatisi fuori, cercavano di parlargli” (Matteo 12:46). Nelle Scritture viene menzionato che Gesù avesse dei fratelli; il vangelo di Marco menziona che Gesù avesse dei fratelli e delle sorelle. “E qualcuno gli disse: «Ecco tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e cercano di parlarti». Ma egli rispondendo, disse a colui che lo aveva informato: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». E, distesa la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre»” (Matteo 12:47-50). Chiunque fa, applica e mette in pratica la volontà del Padre non chi ha la dottrina giusta o che fa parte del giusto pedigree spirituale, nato nella famiglia giusta. Si farebbe tutto in modo imperfetto e non si tratterebbe di guadagnare la salvezza, vivendo nel modo giusto. Quando mettiamo la nostra fede in Cristo e decidiamo di diventare Suoi discepoli e di seguirLo, si decide di affidarci a Lui. La persona che prova a vivere ciò che Gesù ha insegnato e non si limita solo a pensare o a teorizzare sulle cose, rappresenta per me ciò che significa essere famiglia; quella persona diventa mia madre, mio padre, mio fratello o mia sorella. Nella cultura ebraica rabbinica del primo secolo, le sorelle di Gesù sarebbero dovute rimanere a casa e quindi è probabile che fossero presenti soltanto i Suoi fratelli e Sua madre; tuttavia Gesù volle menzionare la parola “sorelle” per includere anche le donne che lo seguivano, le discepole, femmine. Un concetto controculturale e fuori dal comune sia nel contesto storico ebraico come in quello pagano dei greci e dei romani. I filosofi che viaggiavano e che venivano seguiti da studenti erano tutti maschi. Gesù incluse le donne insieme alla compagnia dei Suoi seguaci, maschi. Lui stabilì uno schema per il resto della chiesa come possiamo leggere in diversi passi nel libro degli Atti degli Apostoli dove diverse donne erano considerate discepole. Gesù distese le fondamenta per la famiglia spirituale. Domande:Stiamo mettendo in pratica la visione di Gesù riguardo la famiglia o ci limitiamo a discuterne il concetto e basta? Alla luce di ciò che abbiamo appena messo in evidenza, come è cambiato il modo in cui viviamo? Se Gesù non avesse mai menzionato questi concetti, in quali modi la nostra vita sarebbe diversa? Riflettiamo…. Gesù ci ha dato un buon esempio di come vivere il concetto di famiglia, qualcosa che avrebbe impattato la nostra vita. Un giorno un giovane ricco si presentò a Gesù volendo sapere cosa dovesse fare per seguirLo, lui aveva molti beni. Gesù gli chiese di vendere tutto quel che aveva e di donarlo ai poveri e di seguirLo; il giovane dopo aver udito quelle parole andò via rattristito perché non voleva separarsi dalle cose materiali. Dopo questo evento l’apostolo Pietro prese la parola dicendo: “…«Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito» (Marco 10:28). L’apostolo Pietro forse stava cercando di incoraggiare Gesù ricordandogli che i discepoli, erano con Lui; un’altra interpretazione è che invece l’apostolo Pietro stesse lamentandosi facendo notare a Gesù che loro avessero lasciato tutto per seguirLo e quindi voleva sapere quale ricompensa avrebbero ricevuto. Spesso, durante questo tipo di conversazioni tra Gesù e i discepoli, si nota che quest’ultimi desideravano sapere come avrebbero governato insieme a Lui quando Egli avrebbe sconfitto i romani e ristabilito il Nuovo Israele. Apprezzo molto l’onestà dei Vangeli nell’aver trascritto e descritto tali momenti di incertezza da parte degli apostoli, una volta dopo l’altra. E’ molto incoraggiante che i discepoli di Cristo non fossero delle persone sofisticate. Nonostante tutte le loro debolezze, Gesù operò lo stesso tramite questi uomini per cambiare il mondo. “Allora Gesù, rispondendo, disse: «Io vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o poderi per amor mio e dell’evangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi»” (Marco 10:29-31). Diventare un seguace di Cristo in quei giorni, molto spesso, comportava l’essere ripudiato e considerato morto dalla propria famiglia. Una pratica che ancora viene applicata in alcune culture, luoghi e in certi contesti religiosi, a tutt’oggi. Ai tempi di Gesù c’erano alcune persone che non avevano una famiglia, e quando entravano in relazione con Lui, Egli li incoraggiava a seguirLo, aggiungendo che avrebbero ricevuto cento volte tanto. Spesso noi cristiani interpretiamo quei passi affermando che ciò si avvererà al momento della nostra morte quando saremo finalmente congiunti alla nostra famiglia celeste, ma Gesù disse invece che avremmo ricevuto cento volte tanto in questa vita, insieme a persecuzioni e nel secolo a venire la vita eterna. Gesù disse che avremmo ricevuto un cambiamento qualitativo e significativo nella nostra vita quando avessimo deciso di seguirLo e ciò ha a che fare con la nostra esperienza di famiglia di fede. In quale modo stiamo mettendo in pratica la visione, la promessa e la preghiera di Gesù? L’apostolo Paolo scrisse a Timoteo dicendo che la chiesa è il fondamento della verità e menzionò anche le implicazioni pratiche di ciò che significhi essere famiglia. Lui gettò le basi per aiutarci a passare dalla teologia alla pratica. “Non riprendere aspramente un anziano, ma esortalo come un padre, e i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri, e le giovani come sorelle, in tutta castità” (1 Timoteo 5:1, 2). Questo è soltanto un esempio di come il concetto di famiglia di fede ci aiuti ad adattare la nostra esperienza di ciò che significhi per noi essere chiesa. Quando si danno degli esempi concreti ci sono dei rischi e dei vantaggi che dovremmo ben valutare. Citando esempi troppo specifici si potrà essere tentati ad implementarli senza considerare il coinvolgimento del nostro cuore riguardo a ciò che stiamo affrontando. Così si rischia di non relazionarci o di vedere gli altri come una famiglia ma semplicemente di eseguire ciò che il pastore ad esempio, ci dica di fare. Un altro pericolo nell’elencare una lista di ciò che dovremmo o non dovremmo fare è che potremmo facilmente diventare dei legalisti, fissandoci ad esempio sull’elenco delle cose da fare. E’ per questo motivo che spesso molti pastori o insegnanti evitano di dare degli esempi concreti. Dall’altra parte quando non si danno degli esempi pratici si rischia di non cambiare niente nel nostro modo di vivere perché per alcuni di noi, me compreso, non siamo molto bravi a tradurre la teoria in pratica, quindi quando si rimane sul teorico e basta, si rischia di non fare nulla. In quel caso si diventa un gruppo di persone che parlano a lungo sul concetto di famiglia ma che poi si ritrovano a non viverlo.Riflettiamo….Alcuni di noi abbiamo proprio bisogno dell’esempio di un primo passo da fare, di qualcosa che ci aiuti ad incamminarci su quella strada. Perciò in questa serie correremo il rischio di andare nei particolari e di dare degli esempi pratici; ovviamente non saranno perfetti o gli unici esempi da seguire, ma saranno il proposito che ci ispirerànno a fare il prossimo passo. Di seguito includerò degli esempi di vita di due dei miei cari amici: Katia e Federico. La famiglia biologica di Federico non è qui ma lui fa parte di una chiesa in casa, dal 2009. La chiesa in casa alla quale appartiene lo ha adottato e lui considera tutti i membri come parte della sua famiglia. Lui fa anche del volontariato insieme alla sua famiglia di fede. Quindi Federico se non avesse una famiglia spirituale, si troverebbe solo. Katia è una persona molto accogliente e quando sentì per telefono Federico che in quel momento voleva solo dell’informazione riguardo le chiese in casa, lei lo invitò a cena immediatamente insieme alla sua famiglia perché capì che era solo. Da quel momento in poi, Federico divenne una presenza costante le domeniche sera e praticamente parte della loro famiglia. Federico aiuta anche nell’organizzazione degli incontri. Quindi quando Federico entrò a far parte della chiesa in casa c’erano tanti aspetti nella sua vita in cui lui aveva bisogno, ma aiutarlo significava anche non creare una relazione codipendente ma cercare di aiutarlo a servire gli altri. Lui non frequentava la chiesa in casa soltanto per essere servito ma anche per servire. Quando Federico va a casa di Katia lui apparecchia il tavolo e aiuta a lavare i piatti come se fosse uno della famiglia. Il radunarsi in casa non è solo un incontro per fare uno studio biblico in famiglia, quella sarebbe la teologia; l’importante è agire come famiglia e fare ciò che una famiglia farebbe, oltre l’incontro settimanale. Federico poi partecipa ed interagisce a livello personale con tutti i membri della chiesa in casa spesso partecipando alle loro attività. Io ho conosciuto Federico qui in chiesa e poi lo abbiamo invitato a pranzare insieme a noi di domenica perché vedevo che lui era sempre in giro dopo l’insegnamento domenicale. La nostra chiesa in casa dovrebbe avere come obbiettivo il diventare una famiglia anche durante la settimana. Possiamo sempre invitare qualcuno a mangiare insieme a noi, è sempre qualcosa di positivo! Includere qualcuno nelle nostre attività non dovrebbe cambiare il nostro atteggiamento verso di loro, non dovrebbero diventare il nostro nuovo “progetto”, siamo sempre famiglia e ci atteggiamo come famiglia. Forse il primo passo da fare questa settimana potrebbe essere quello di invitare qualcuno che non conoscete bene a mangiare insieme a voi. La qualità della conversazione potrebbe cambiare e diventare più intima quando si condivide un pasto insieme, invece di limitarci soltanto ad un incontro e basta.C’è un motivo per il quale siamo famiglia e ciò è grazie a Gesù che ci ha chiamati famiglia e ci purifica del nostro passato invitandoci ad un nuovo futuro. La Santa Cena o Comunione è un simbolo di famiglia dove tutti sono radunati intorno al tavolo non solo per ricordare ciò che Gesù ha fatto, ma anche per aiutarci ad incarnare quei simboli, questo è il nostro percorso. Riceviamo Gesù nelle nostre vite; facciamo che ciò sia la nostra preghiera e rinnoviamo il nostro impegno di vivere come Cristo ci ha dimostrato. Cerchiamo di metterlo in pratica, siamo dei membri della Sua famiglia.Segue…