Se siete come me, capire cos’è la terza via, sembra qualcosa di molto complicato. L’unica cosa che viene in mente alla maggior parte delle persone quando si parla sono le bizzarrie e le curiosità degli Amish o dei mennoniti. Anch’io la pensavo così e lo capisco. Tanti nella nostra comunità non hanno un passato religioso e chi ce l’ha, proviene dal cattolicesimo o dal protestantesimo. Io sono cresciuto in una famiglia evangelica protestante pentecostale e sono molto grato per la mia eredità spirituale, amo la diversità di espressione e del modo in cui Dio ha scelto di lavorare con il corpo di Cristo.

Questa serie di studi non è stata ideata con il proposito di proclamare che siamo gli unici che hanno la verità in tasca ma per raccontare un po’ la nostra storia e la nostra eredità. Siamo grati per il modo in cui Dio ha operato in noi e come ci sta aiutando ad andare avanti.

Da ragazzo frequentai il seminario e diventai calvinista dopodiché lavorai come pastore in una chiesa battista per cinque anni. Durante quel periodo iniziai a farmi delle domande sulla centralità di Cristo e sul cosa significasse seguire Gesù, particolarmente riguardo il tema del pacifismo, ma non riuscivo a trovare delle espressioni che fossero in sintonia con il mio cuore. Ho molto apprezzato il tempo che spesi sia insieme alla comunità pentecostale che in quella battista. Arrivai alla conclusione che in questa terra non avrei mai trovato una denominazione perfetta. Pensavo che fosse importante fare sempre del mio meglio in qualsiasi luogo ci si trovasse nel proprio presente.

Ero un giovane pastore che percepiva che sulla centralità di Cristo c’era molto di più, ma non riuscivo a darmi una risposta…in un certo senso ero quasi nella stessa posizione dei primi studenti della terza via; un insegnante di teologia riformato come loro. Ero felice e grato per il grande aiuto che, approfondire le Scritture mi stava dando, ma qualcosa mi mancava…quel qualcosa era la centralità e gli insegnamenti e l’esempio di Gesù. Non riuscì a trovare nessuno che la pensasse come me a parte dei miei amici Testimoni di Geova che erano pacifisti…pensai che sarei sempre stato un pesce fuor d’acqua ovunque mi trovassi. Perciò, quando ho trovato e conosciuto i Fratelli in Cristo non riuscivo a crederlo, avevo finalmente trovato la mia “famiglia”. Avevo finalmente scoperto un gruppo di persone che credevano in tutto questo e cercavano di viverlo in modo imperfetto ma sul serio. Se qualcuno si trovasse nella fase in cui è pieno di domande e la curva di apprendimento è molto ripida lo capisco perché anch’io ho attraversato la stessa situazione.

I primi giovani della terza via, evangelizzavano ovunque e desideravano predicare e proclamare il Vangelo. Essi pensavano che fosse importante mantenere Gesù al centro delle Scritture e non attenersi soltanto al  seguire la Bibbia in termini generici, ma seguire Gesù, veramente.

L’intera Bibbia dovrebbe essere utilizzata per scoprire Gesù e ciò ci porterà ad esprimerci in diversi modi su tanti temi, particolarmente sul tema della violenza. I ragazzi della terza via, evangelizzavano e spesso finivano per essere messi a morte; questo accadde per diverse generazioni. Quando sono arrivati in America però, smisero di essere così aperti diventando delle piccole comunità isolate. In realtà questo attesta il peso che la persecuzione su lunghi periodi di tempo possa avere sulle persone, tanti alla fine si trovavano affaticati e senza la forza di continuare ad essere missionari. Perciò essi decisero di operare a basso profilo cercando di vivere come Gesù senza sollevare un polverone. Si può capire come mai fossero arrivati a quel punto, forse anche noi avremmo reagito in egual modo. Devo dire che sono anche fiero di far parte di una generazione di giovani della terza via che desiderano pentirsi e ricatturare parte di quello zelo originale alle radici di questo movimento. Perciò desideriamo focalizzarci e migliorare negli aspetti che hanno a che fare con l’evangelizzare e il proclamare ciò che secondo noi ci indicano le Scritture.

Cosa pensiamo riguardo al lavorare per il governo? Alcuni sono d’accordo e altri no. In alcune comunità è accettevole ed in altre no. Tutti i cristiani dovrebbero essere d’accordo su questo punto: la nostra cittadinanza non appartiene ad un regno o nazione fisica ma al regno di Cristo. Anzitutto, la nostra relazione con la nostra nazione d’appartenenza non dovrebbe essere: “come posso essere un buon cittadino?” ma anzi: “Come posso essere un buon ambasciatore per la nazione alla quale appartengo?”.  Quando uno è un ambasciatore in una nazione straniera, abita lì, si pagano le tasse ma non si lavora per la loro nazione ma per la propria e si rappresenta un modo di vivere totalmente diverso, si ha la politica e la cultura del cielo. Perciò lavorare per il governo dove uno abita sarebbe più che altro avere le proprie priorità, confuse. Alcuni di noi, non votano perché per loro sarebbe mettere la loro fede su un sistema mondiale terreno per risolvere i problemi mentre altre comunità si limitano soltanto a votare. Altre comunità permettono che si lavori nel governo ad eccetto che non si metta a repentaglio la propria convinzione pacifica, come ad esempio svolgere compiti di natura violenta come accade nell’esercito o nella polizia. C’è molta varietà di opinioni su questo tema, ma siamo uniti sul fatto che il nostro ruolo primario da svolgere è quello di essere ambasciatori del regno di Cristo nella nostra nazione. Insieme, in comunità lo viviamo e preghiamo su questo tema cercando di rimanere aperti lasciando che ogni individuo faccia la sua decisione personale.

Molti mi hanno chiesto cosa ci distingue da altre denominazioni cristiane. Diramazioni cristiane come gli anglicani e i battisti hanno avuto inizio in Inghilterra ma hanno una storia diversa dalla nostra. Diverse denominazioni lungo la storia hanno adottato delle caratteristiche appartenenti al ramo della terza via, come il battesimo da adulti e quindi è facile pensare che la pensiamo nello stesso modo; per esempio, la denominazione battista è in gran parte di pensiero calvinista mentre noi non lo siamo. Esistono diversi gruppi chiamati “Fratelli” chi di un ramo chi di un altro, noi apparteniamo ai “Fratelli in Cristo”. I quaccheri sembrano anabattisti e diciamo che sono il gruppo che si avvicina di più a noi ma non fanno parte del ramo della terza via. I quaccheri, conosciuti anche come “La Società degli Amici” ebbero il loro inizio in Inghilterra attorno il 1650. Il quaccherismo sviluppò dei credi e delle tradizioni molto interessanti; loro si incontravano per studiare la Bibbia in piccoli gruppi senza cercare di copiare la chiesa istituzionalista e arrivarono a delle conclusioni molto simili alle nostre. Sono un movimento pacifista e non professano un credo quindi non devono per forza abbracciare un credo per forza come la confessione di fede battista del 1689. I quaccheri rimangono sempre aperti al cambiamento se ciò viene confermato dalle Scritture. Tra i quaccheri ci sono alcuni che praticano il battesimo ma la maggior parte di loro non lo pratica e neanche la Santa Cena o Comunione. Il loro pensiero riguardo questi due eventi è che sono dei simboli appartenenti al primo secolo, lo vedono come delle pratiche obsolete tipo il lavaggio dei piedi. Per noi invece sia il battesimo che la Santa Cena sono dei simboli che hanno valore anche oggi. I quaccheri enfatizzano un’apertura carismatica, la rivelazione continua e la luce interiore. In altre parole, per loro Dio parla tramite le Scritture ma lo stesso Spirito che ispira le Scritture abita nei nostri cuori e non dovremmo essere delle persone che si limitano a leggere un libro ma anzi dovremmo fermarci e prendere del tempo per chiedere al Signore cosa ci stia cercando di mostrare. In alcune forme di culto quacchero, non si hanno delle liturgie o strutture che devono seguire ma si limitano ad aspettare che Dio parli a qualcuno e che poi quella persona condivida ciò che Dio gli stia mostrando in quel momento. Altri culti sono più strutturati. Perciò ci sono molte similitudini e anche delle differenze importanti ma questo movimento si avvicina molto al credo della terza via.

Qualcuno mi chiese se il battesimo per i neonati fosse biblico, visto che in alcuni capitoli del Nuovo Testamento parlano di intere famiglie che furono battezzate. La mia opinione è che non penso che detti passi possano disfare tutti gli insegnamenti del Nuovo Testamento dove apprendiamo che il battesimo sia un’espressione di pentimento e di fede. Quando ci pentiamo cambiamo il nostro modo di pensare e quando crediamo o ci fidiamo di Cristo siamo pronti per ricevere il battesimo. I due passi nel Nuovo Testamento ai quali di solito si fa riferimento per dire che i neonati furono battezzati, dicono che “famiglie intere” furono battezzate. Chi crede nel battesimo dei neonati di solito fa uso di questi due passi nella Scrittura per affermare che i bambini di quelle famiglie o perfino dei neonati ricevettero il battesimo. Fondarsi su quei passi per me è come cercare di difendere qualcosa senza una vera base solida. Di seguito leggeremo uno di questi passi che secondo me sembra insegnare l’opposto. Nel libro degli Atti capitolo 16 l’apostolo Paolo e Sila furono arrestati e messi in prigione, il carceriere gli chiese: «Signori, che debbo fare per essere salvato?».  Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia». Alcuni hanno presunto che forse i discepoli volevano dire al carceriere che se lui avesse creduto avrebbe salvato se stesso e che la sua fede avrebbe potuto salvare la sua intera famiglia. Una domanda, questo insegnamento è qualcosa che viene confermato negli insegnamenti del resto del Nuovo Testamento? La risposta è negativa e non penso che detta conclusione sia l’interpretazione giusta. Penso invece che Dio stesse offrendo alla sua famiglia e a lui la stessa scelta di credere e di essere salvati. Se continuiamo a leggere capiremo meglio. “Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua”. Quindi le persone che erano a casa del carceriere ebbero l’opportunità di ricevere il dono della salvezza per fede e quindi il prossimo passo che fecero fu quello di dare ascolto al vangelo. Perciò la famiglia di cui parla questo passo potrebbe aver incluso dei neonati ma non necessariamente, potrebbe trattarsi di giovani o dei bambini o anche dei parenti, schiavi di quella casa e tutti coloro che abitavano in quella residenza. In questo caso sembra che tutti coloro che diedero ascolto al vangelo fossero in grado di farlo in quella tarda ora della sera, “Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi”. Questo battesimo potrebbe aver incluso dei neonati? Il passo continua: “Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio” (Atti 16:25-34). Questo perché tutta la sua famiglia aveva sentito il vangelo e aveva risposto con fede e perciò tutta la sua famiglia fu battezzata.  Direi che questo passo biblico sostiene lo schema del Nuovo Testamento che parla del battessimo come l’espressione che ha un individuo dopo aver dato ascolto al vangelo. Se siamo stati battezzati da neonati questa è una possibilità per ringraziare i nostri genitori per la bellissima espressione della loro fede tramite il nostro battesimo perché è stata un’espressione della loro speranza per la nostra vita. Una bellissima tradizione della chiesa. Ora però abbiamo compreso che ciò di cui parla il Nuovo Testamento quando parla del battesimo è di avere la possibilità di dichiarare la propria fede personale.

Nel vangelo di Luca capitolo nove leggeremo come i discepoli continuavano a non comprendere tante cose e a sbagliare. Nei seguenti passi essi continuavano a tenere come riferimento le figure di Mosè e di Elia come modelli per le loro vite invece di dare ascolto alla voce di Dio che chiedeva loro di dare ascolto a Gesù. Noi non scartiamo nessuna parte delle Scritture, amiamo tutta la Bibbia perché siamo convinti che l’intera Bibbia guidi verso la figura di Gesù. Desideriamo imparare più di Gesù su ognuna delle sue pagine. Noi però non seguiamo l’esempio di una schiera di altri personaggi ma solo di Cristo, Lui è il nostro centro. “Or avvenne che, mentre si stava compiendo il tempo in cui egli doveva essere portato in cielo, egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme, e mandò dei messaggeri davanti a sé. Ed essi, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani, per preparargli un alloggio”. Ricordiamo che i samaritani e gli ebrei non andavano d’accordo e trovare un alloggio era qualcosa di impegnativo. Gesù inviò dei discepoli a cercare un luogo dove stare. “Ma quelli del villaggio non lo vollero ricevere, perché egli camminava con la faccia rivolta a Gerusalemme”. I samaritani non lo vollero perché erano una comitiva incamminata a Gerusalemme e per loro quella città non era una città santa e non pensavano che il Tempio di Gerusalemme fosse il vero luogo d’adorazione. Per loro il luogo sacro dove adorare era il loro monte nel loro territorio quindi consideravano la religione ebraica falsa e così non desideravano sostenere le persone che secondo loro stavano errando nella loro fede. Il passo continua: “Visto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?»”. Da dove gli è venuta in mente, un’idea simile? Il profeta Elia aveva dato dimostrazione di tale potenza nel secondo libro dei Re nell’Antico Testamento nel primo capitolo. Elia in quel passo fece scendere fuoco dal cielo per distruggere i suoi nemici…un re che era sotto il giudizio di Dio inviò degli emissari ad invitare Elia a parlare con lui, circa cinquanta soldati furono inviati a compiere quella missione. I soldati si avvicinarono ad Elia per comunicargli che il re lo desiderava ed Elia rispose dicendo che lui era un uomo di Dio e per dimostrarlo fece scendere fuoco dal cielo su di loro e li consumò. Perciò il re mandò altri cinquanta uomini e anche loro chiesero ad Elia di andare dal re ed Elia anche questa volta fece scendere fuoco dal cielo e li consumò. Il re mandò ancora una volta altri cinquanta uomini e questa volta un angelo dal Signore apparve ad Elia e gli chiese di smetterla e di andare a parlare con il re e così Elia decise finalmente di presentarsi al re. Interessante, quando Dio concede o affida il suo potere a qualcuno lo fa davvero. Quella persona può anche abusare di detto potere. Dio ha affidato dei poteri, doni e abilità e desidera collaborare con il nostro carattere ma quando ci concede qualcosa siamo liberi anche di abusare di esso, Dio ci riterrà responsabili dalle nostre azioni. Elia lo fece ed è stata una perfetta dimostrazione del potere divino quindi Giacomo e Giovanni da questo esempio stavano traendo ispirazione e perciò chiesero a Gesù se fosse giusto comportarsi anche loro in quel modo. Qual è stata la Sua risposta? “Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò, dicendo: «Voi non sapete di quale spirito siete;  poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle». Poi andarono in un altro villaggio”. In altre parole rispose no e gli disse che dovevano dare ascolto a Lui. Se non manteniamo Gesù al centro dello studio delle Scritture significa che la stiamo leggendo in modo sbagliato. La prima lettera ai Corinzi 12 dice che Dio ha dato a tutti diversi doni speciali per poter incoraggiare altre persone ma la triste verità è che possiamo anche fare uso di detti doni per abbattere gli altri; è un pericolo. Siamo coscienti che comportarci in quel modo non è la via che Gesù ci ha insegnato. A volte pensiamo che Giacomo e Giovanni abbiano esagerato ma la verità è che anche noi abbiamo un po’ di loro nella nostra natura. Quando qualcuno ci critica ingiustamente e ci fa stare male è naturale voler far scendere fuoco dal cielo per distruggerli…tramite il rifiutarci di dirigerli la parola o al contrario inondandoli di parole per dominare la conversazione o facendo uso di una varietà di strategie o tecniche che abbiamo imparato nel corso degli anni. Comportarci in quel modo rappresenta una vera tentazione. Se abbiamo le abilità perché non utilizzarle per difenderci? La risposta è che sarebbe meglio non utilizzarle perché desideriamo essere come Gesù. Lui è sempre disposto a morire per i suoi nemici non ad ucciderli. Il vero amore sacrifica sempre se stesso, è qualcosa davvero difficile da mettere in pratica ma è l’unico modo da vivere in Gesù.