Quando si sviluppa una teologia attorno un proprio credo come per esempio il calvinismo, l’arminianesimo, il teismo aperto o un pensiero di natura anabattista, riformato, protestante o cattolico si crea sempre un dilemma. Scegliere di sostenere una certa teologia significa scegliere il tipo d’interrogativi, questioni e sfide che detta teologia comporta per forza. Seguire la via della pace che Gesù ci insegnò implica che dobbiamo affrontare una serie di domande del tutto particolari. Gli anabattisti nella loro storia sono stati dei grandi pacifisti dai loro inizi. Gli insegnamenti di Gesù rappresentano il punto di partenza del pensiero pacifista, Gesù è stato chiaro riguardo il tema della via della pace e sull’amare i nostri nemici. Questo pensiero fu insegnato dalla chiesa e seguito per i primi 300 anni della sua storia prima di fuorviarsi. Gli anabattisti si posero la domanda: Come mai il corpo cristiano si è allontanato così tanto dagli insegnamenti della prima chiesa? Ricapitoliamo: nel XVI secolo, una ventina di studenti dei riformatori protestanti alzarono la voce dichiarando ai loro maestri che avendo imparato da loro a studiare le Scritture si erano accorti che la Riforma non stesse seguendo gli insegnamenti di Cristo, il centro assoluto della fede cristiana. Essi accusarono le istituzioni di quel giorno evidenziando il fatto che i cattolici e i protestanti si uccidessero a vicenda con il proposito di far avanzare la loro propria teologia riguardo Gesù. Gli studenti desideravano sfidare il punto cieco che secondo loro la Riforma avesse riguardo il tema della guerra. Ogni movimento, incluso gli anabattisti ha dovuto aver a che fare con delle aberrazioni o con degli individui che non rappresentavano bene la loro fede; con delle persone che avevano cercato di creare una setta partendo dai principi del movimento.

I temi che riguardano la via della pace e il sermone della montagna di Gesù vengono approfonditi spesso dalla nostra comunità perché fanno parte del cuore del nostro credo. In questo studio approfondiremo detti argomenti sotto una perspettiva diversa cercando di comprendere come mai un movimento che prese spunto dal pensiero anabattista di natura pacifista finì per non seguire gli insegnamenti di Cristo riguardo la pace e cosa possiamo imparare da quell’evento. Ritengo che questo può accadere in qualsiasi movimento; un certo credo potrebbe essere interpretato male dando  luce ad un movimento settario.  David Koresh (leader e profeta controverso della setta religiosa dei davidiani, Branch Davidians) raffigura l’aberrazione della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno che avrebbe preferito essere rappresentata molto di più da Desmond Doss (il primo di soli tre obiettori di coscienza dell’esercito statunitense ad essere insignito della Medal of Honor, la più alta onorificenza militare statunitense per aver salvato, senza sparare un colpo, 75 uomini). E’ chiaro che i davidiani di David Koresh non sono stati una rappresentazione giusta degli avventisti del settimo giorno ma bensì di una setta che ebbe radici nella loro chiesa. Jim Jones, fondatore della congregazione religiosa Tempio del popolo (People’s Temple), è conosciuto per avere indotto 909 membri della sua congregazione, anche bambini e neonati, ad uno spaventoso massacro e suicidio di massa a Jonestown. Lui fuoriuscì dal movimento pentecostale. Anche in questo caso è ovvio che Jim Jones e il suo movimento non furono un esempio di ciò che rappresenta il pentecostalismo ma di una setta che ebbe radici in esso. Gli anabattisti ebbero anche loro una setta che fuoriuscì dal loro movimento nel XVI secolo. E’ stata una setta che si staccò dall’anabattismo rifiutando di seguire gli insegnamenti di Gesù riguardo la pace e diciamo che si scatenò l’inferno. Questa è la storia di ciò che accadde nella città di Münster.

Münster è una città situata nella Rhur, regione storica tedesca nella Renania Settentrionale-Vestfalia e nel XVI secolo era situata nel mezzo del territorio cattolico governata da un principe vescovo cattolico al commando dell’esercito. Sulla guglia della bellissima chiesa di San Lamberto in quella città appendono tutt’ora tre gabbie. I corpi dei tre leader a capo della ribellione di Münster (1534 al 1535) furono depositati in quelle gabbie fino alla loro decomposizione. Il governo scelse di far di loro un esempio cercando di avere un effetto deterrente sulla popolazione. Come mai? La situazione nella città di Münster era andata totalmente fuori controllo. La città era fortificata bene con delle mura molto larghe e un fossato che la circondava. La popolazione in quel periodo storico era all’incirca dieci mila persone costituita sia da cattolici che da protestanti, i più numerosi. In quel periodo il movimento anabattista stava prendendo radici anch’esso nella città.

Cerchiamo di dare uno sguardo al rapido declino di alcuni eventi che finirono per diventare terribilmente violenti dal punto di vista teologico. Tutto ebbe inizio con gli scritti di Melchior Hoffmann, era stato un studente di Lutero e Lutero parlò molto bene di lui. Hoffmann più tardi iniziò ad adottare certi atteggiamenti anabattisti iniziando a dare enfasi al tempo della fine cercando di capire quando sarebbe stato il ritorno di Gesù. Lui era pacifista e pensava d’essere l’Elia che avrebbe preceduto la seconda venuta di Cristo, un tipo di Giovanni Battista che predicava che Gesù sarebbe arrivato da un momento all’altro. Fu arrestato e morì in prigione nel 1543. Gran parte delle sue opere parlavano delle sue speculazioni riguardo il tempo della fine, e continuarono a circolare anche dopo la sua morte. Lui riteneva di comprendere il libro dell’Apocalisse meglio di altri affermando che lo Spirito Santo gli avesse rivelato il significato di diversi simboli e simbolismi di quel libro. Questo fu un atto molto pericoloso che poi fu adottato da Bernhard Rothmann, un riformatore che abitava in Münster. Il pensiero di Bernhard Rothmann fu il seguente: “Gesù ritornerà da un momento all’altro e verrà con violenza come detto nel libro dell’Apocalisse; ciò significa che i suoi seguaci dovrebbero unirsi a Lui e aiutarlo. Non dovremmo limitarci a rilassarci lasciando che Gesù combatta tutte le battaglie per noi, anche noi dovremmo combattere”. Lui dopo essere arrivato a dette conclusioni iniziò a convincere  altri anabattisti nella città a prendere le armi per essere preparati a combattere al fianco di Gesù.

Rothmann gettò le basi per Jan Matthys e Giovanni di Leida. Questi due personaggi presero la teologia di Hoffmann e la manipolarono.  Si potrebbe dire che Jan Matthys la pensava in questo modo: “Gli altri profeti hanno avuto ragione, Gesù sta per arrivare. Lo Spirito Santo mi parla e mi aiuta ad interpretare le Scritture in un modo particolare che conosco solo io e mi ha rivelato il giorno specifico della venuta di Cristo: il giorno di Pasqua del 1534”. Lui incoraggiò le persone a prepararsi e iniziò a predicare e a profetizzare. Molti si sono convertiti al suo pensiero di anabattismo che a questo punto stava andando fuori binari. Infatti, in quel periodo Jan Matthys iniziò a proclamare che le persone dovevano essere preparate ad utilizzare la violenza e che non si doveva aspettare fino al ritorno di Gesù per combattere al Suo fianco. Convinto che Gesù sarebbe tornato presto spinse i suoi seguaci a “purificare” la terra dei malvagi in preparazione al Giudizio e spronò le persone ad uccidere chiunque non fosse di fede anabattista. Alla popolazione cattolica e luterana fu data l’opportunità di “convertirsi” e il concilio della città fu preso con la forza. Una delle sue strategie consisteva nel sostenere che Dio parlasse con lui in continuazione. Esistono registri storici dove è scritto che Jan Matthys mentre conversava con le persone si fermava per chiedere a Dio di parlare a lui riguardo ciò che stavano discutendo, si metteva in ascolto e poi riprendeva la conversazione. Quando qualcuno gli poneva una domanda di solito replicava in questo modo: “Grazie per avermelo chiesto. Lascia che chieda al Signore, aspetta un attimo…ok, la risposta è…”. Matthys agiva in quel modo spesso.  Riflettiamo, quando uno dice che Dio li abbia mostrato qualcosa e lo rimarca nella conversazione si mette l’altra persona in disagio perché mettere in discussione ciò che abbiano detto significa che si stia mettendo in discussione Dio stesso. Esprimersi in quel modo esclude l’umiltà di riconoscere che si tratti di un’opinione o di un punto di vista personale riguardo certi temi. Esprimersi in quel modo non considera le opinioni altrui o quello della comunità di fede, escludendo anche l’ermeneutica comunitaria e il discernimento di cui si potrebbe beneficiare. Esprimersi in quel modo significa che siamo pieni di noi stessi pensando che siamo il portavoce di Dio.

Jan Matthys riuscì a convincere la maggioranza del concilio amministrativo della città comportandosi in quel modo. Fu messo a capo di essa e così diede inizio a sbarazzarsi di tutti coloro che non la pensavano come lui uccidendoli a sangue freddo o decapitandoli. Sappiamo che fosse un individuo disturbato e fuori di testa particolarmente per l’evento che accadde il giorno di Pasqua del 1534. Quando Gesù non fece ritorno in quel giorno lui si autoconvinse che Gesù avesse bisogno del suo aiuto per ritornare. Dopo questo fiasco in un discorso dichiarò alla città: “Cristo ha bisogno del nostro aiuto per ritornare!”. Così dopo aver “consultato” con Dio come di solito, disse che Dio li avesse mostrato che Gesù aveva bisogno che lui uscisse dalla città accompagnato da qualche cittadino armato e che insieme avrebbero sterminato il principe vescovo e tutta la sua armata da soli dopodiché, Gesù sarebbe tornato.  Il principe tedesco aveva circondato la città con migliaia di truppe decidendo di assediarla fino a che le scorte della città fossero finite e la gente morisse di fame. Jan Matthys salì sul suo cavallo bianco e dopo aver radunato dieci uomini armati uscirono insieme ad affrontare l’armata assediante. Il principe quando vide una compagnia di uomini così piccola pensò che fosse una delegazione da parte della città che li stesse venendo incontro per chiedere una tregua o per arrendersi. Quando si rese conto che ciò non era il piano, lui diede l’ordine di sterminarli e così fecero. Poi presero il corpo di Jan Matthys e dopo averlo dissezionato in diversi pezzi le misero in mostra sulla punta di numerosi pali che poi sfilarono o appesero attorno la città cercando di comunicare alle persone che lui non fosse un vero profeta.

Dopo la morte di Jan Matthys, Giovanni di Leida, un attore dilettante ventiquattrenne prese il suo posto. A differenza di Jan Matthys che morì credendo fermamente in ciò che predicava, Giovanni di Leida era più un opportunista. Dopo la morte di Jan lui si fece avanti sostenendo che Dio li stesse parlando come a Jan e che Dio gli avesse comunicato di aver permesso la morte del giovane Matthys perché era diventato troppo orgoglioso e arrogante; Gesù stava per tornare ma Matthys aveva sbagliato la data e per questo Dio non lo aveva protetto in battaglia. Giovanni di Leida disse anche che Gesù stesse per tornare da un momento all’altro e che sarebbe arrivato a Münster, la nuova Gerusalenme di cui parlava l’Apocalisse. A causa di questa nuova rivelazione la città doveva essere governata secondo dei canoni biblici, si dovevano seguire tutte le leggi sia dell’Antico Testamento che del Nuovo. Giovanni di Leida si auto-dichiarò il nuovo re Davide dichiarando che avrebbe sconfitto i nemici e richiedendo di sposare molteplici mogli. Lui reintrodusse la poligamia sposando la vedova di Jan Matthys e acquisendo per se sedici concubine.

A volte mi è capitato di parlare con delle persone riguardo l’anabattismo e sulla nostra posizione pacifista ed esse hanno replicato facendomi ricordare la ribellione di Münster; quello che non comprendono è che per noi ciò che è successo in quella città è stato qualcosa di anomalo, l’agire di un movimento settario. I registri storici di quel periodo che documentano il pensiero anabattista al di fuori di Münster parlano di quanto fossero in disaccordo con ciò che stesse accadendo in quella città affermando che il battesimo da adulti non avesse nulla a che fare con i loro valori e che non trasformasse le persone automaticamente in anabattisti. Un esempio attuale sarebbe il seguente: il fatto che sia noi che i nostri amici Testimoni di Geova pratichiamo il battesimo da adulti e siamo dei pacifisti non fa di noi Testimoni di Geova, giusto? Uno degli Articoli concordati a Schleitheim dieci anni prima ai quali aderirono tutte le persone di fede anabattista diceva chiaramente che un vero seguace di Cristo doveva rinunciare alla violenza. Gli anabattisti vissero questo concetto pienamente. L’unico luogo dove chi originariamente era anabattista seguì la via della violenza fu a Münster dove un leader carismatico diede inizio ad un altro movimento. 

Il primo scritto di Menno Simons, fondatore dei Mennoniti, una delle figure più importanti fra gli anabattisti fu un’opera chiamata “La blasfemia di Giovanni di Leida”, dal titolo si intuisce quanto volesse affermare che ciò che stava accadendo in quella città fosse lontano dalla fede anabattista.  Nel suo scritto mise in evidenza due fatti che furono adottati come principi importanti da imparare.

a) Se dovessimo combattere in battaglia insieme a Gesù come descritto nel libro dell’Apocalisse e detto libro diventasse la nostra guida, allora dovremmo tener presente che la spada di Gesù fuoriesce dalla Sua bocca. Quindi, se dobbiamo combattere nello stesso modo di Gesù allora la “spada” che dovremmo utilizzare è predicare la parola di Dio con le nostre bocche, predicare il vangelo.

b) Il messaggio del profeta dev’essere allineato al messaggio di Gesù.

Ciò che è interessante è che Menno Simons non criticò delle inclinazioni di natura carismatica. Gli anabattisti come movimento non sono mai diventati anti-carismatici nonostante avessero testimoniato i cattivi frutti di persone che sostenevano che lo Spirito Santo avesse comunicato con loro. Perciò non criticarono l’apertura che si potrebbe avere verso l’operare dello Spirito Santo ma sono diventati cauti. Questa è una buona descrizione della nostra denominazione: siamo aperti ma allo stesso tempo cauti. Menno Simons non disse di non dare ascolto a chi dicesse che Dio gli avesse parlato ma consigliò le persone a confrontare ciò che essi hanno da dire con gli insegnamenti di Cristo per capire se dicono il giusto o no. Il metro di misura sono le parole di Gesù. Se una persona non lo accetta e cerca d’inventare delle scuse creative per le quali non dovremmo seguire ciò che Gesù ci ha indicato allora dovremmo rigettare ciò che esse dicono. Il suo passo di Scrittura preferito era la prima lettera ai Corinzi 3:11: “perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo”. Possiamo costruire su di Lui, possiamo cercare di comprendere Gesù meglio ma non possiamo costruire su un fondamento diverso. I fondamenti diversi potrebbero essere rappresentati dai profeti dell’Antico Testamento, dai nuovi movimenti dello Spirito Santo o cose del genere ma il nostro fondamento deve per forza avere come base Gesù. Successivamente possiamo chiedere allo Spirito Santo di aiutarci a comprendere come applicare i Suoi insegnamenti di più.

        A seguito vorrei condividere qualcosa che gli anabattisti sottolineavano sia prima che dopo la ribellione di Münster, un passo biblico nel vangelo di Matteo che rappresenta un buon esempio di ciò che va storto quando non diamo ascolto a Gesù. La questione al centro di tutto è più che altro una questione di autorità: noi a chi diamo ascolto? Chi ha l’ultima parola e chi rappresenta per noi la massima autorità? Un profeta? Una persona? Una istituzione? Un libro? Gesù? Per una persona di fede anabattista l’autorità massima è Gesù. Infatti, Gesù è l’autorità finale e la Bibbia è un testo ispirato che ci aiuta a conoscere Gesù. In alcuni cerchi anabattisti incluso noi, pensiamo che la Bibbia sia una fonte autorevole; la nostra interpretazione di quella parola è che pensiamo che sia autorevole perché non ci limitiamo a seguire delle tradizione della chiesa o ai profeti carismatici ma ci rivolgiamo alle Scritture. Le Scritture però occupano un secondo piano confronto all’autorità massima di Gesù. Lo Spirito è la nostra guida e parla tramite la chiesa. Abbiamo bisogno di ascoltare la voce dell’intera comunità. Se una persona si alza affermando che lo Spirito stia comunicando qualcosa a loro che non è allineato con ciò che la chiesa ha ricevuto da Dio con Gesù al centro allora non dobbiamo dare ascolto a detta persona. Gesù è al centro di tutto e lo troviamo nella Bibbia, lo Spirito ispira e opera tramite la chiesa. Quando qualcuno ha un incontro con Cristo per la prima volta di solito questo accadde tramite uno di noi. Il messaggio di Gesù il più delle volte viene comunicato in quel modo. I cristiani spesso vengono osservati per vedere come reagiscono e come vivono. Raramente accadde anche che qualcuno abbia un’esperienza soprannaturale diretta con lo Spirito di Dio o che leggendo la Bibbia da soli si innamorino di Gesù. Può succedere, ma come ho detto, è qualcosa di molto raro. Il più delle volte le persone hanno un incontro personale con la chiesa che siamo noi, tutti i credenti. Perciò come chiesa è importante che noi diamo ascolto allo Spirito perché ispirati dalle Scritture con Gesù al centro. Quando non lo facciamo, casi come quello di Münster diventano un promemoria orribile di quanto possiamo sbagliare.