Durante il primo concilio di Constantinopoli (381 d.C.) fu aggiunta una riga al Simbolo o credo niceno riguardo la chiesa. La riga che fu aggiunta esprimeva ciò che si credeva riguardo il Corpo di Cristo e che la chiesa doveva essere come risposta al Vangelo. La riga che fu aggiunta è la seguente: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Da quel giorno la chiesa ecumenica universale ha affermato detti qualificativi. “Una chiesa” significa che non esistono molteplici “corpi o spose di Cristo”, Gesù non è bigamo. Il Nuovo Testamento lo conferma quando parla che siamo un solo tempio, un solo corpo, una sola sposa. “Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore” (Giovanni 10:16). Gesù stava annunciando che ci sarebbe stata una grande diversità all’interno del corpo della chiesa. Anche se siamo diversi siamo tutti parti dello stesso corpo con la croce di Cristo al centro, siamo tutti dei fratelli e delle sorelle in Gesù. Se dichiariamo che Gesù sia Signore e crediamo che Dio lo abbia risuscitato dai morti allora siamo parte della stessa famiglia. Possiamo avere una montagna di punti sui quali non siamo d’accordo tra di noi  e tanti argomenti sui quali dibattere e discutere ma possiamo farlo come parte della stessa famiglia.

C’è l’unità istituzionale, teorica e relazionale. Numerose chiese durante il loro percorso storico si sono accorte delle loro divisioni e si sono pentite unendosi ad altre chiese. Il problema è stato che la loro denominazione originale rimase, quindi il loro unirsi ad altre chiese non fece altro che creare una nuova denominazione.  Questo è un tema che è stato discusso nella nostra denominazione “Essere in Cristo” (conosciuta anche come “Fratelli in Cristo”), ci siamo chiesti se fosse il caso di reintegrarci a livello istituzionale alle altre denominazioni anabattiste mennonite. Abbiamo concluso che cercare di ristrutturare e allineare la storia e l’infrastruttura delle nostre diverse denominazioni sarebbe stata una impressa colossale che avrebbe durato almeno un decennio o forse anche di più. Quindi abbiamo scelto di cercare l’unità del battito dei nostri cuori cambiando noi stessi; tutte le diverse denominazioni non sono in competizione l’una contro l’altra ma sono costituite da fratelli e delle sorelle tutti con i loro punti di forza diversi. Piuttosto che focalizzare la nostra energia per il resto delle nostre vite sul cercare l’unità dal punto di vista istituzionale e creare un nuovo movimento si è deciso di adottare la veduta che siamo diversi reparti all’interno dello stesso negozio invece di diversi negozi in competizione l’uno con l’altro; ognuna delle nostre denominazioni svolge un ruolo all’interno della stessa squadra.

Diversi gruppi cristiani insegnano che tutti i credenti siano uno, un solo corpo, una sola sposa, un solo gregge sotto un unico Pastore ma poi queste dichiarazioni rimangono solo parole vuote. Non cambia mai come viviamo le nostre vite.

Vorremmo promuovere l’unità a livello relazionale, un cambiamento di cuore, a focalizzarci sull’ortopatia. Ciò ci aiuta a focalizzarci sul desiderare costruire delle relazioni con altri cristiani con cui non siamo d’accordo e che sono parte di altre denominazioni. Se chi legge queste parole appartiene ad un’altra denominazione sappiate che desideriamo essere i vostri amici perché facciamo parte della stessa famiglia.

 “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Crediamo che la chiesa sia “santa”, cioè che sia “messa da parte per un utilizzo o missione particolare”, Non seguiamo l’esempio dal mondo intorno a noi. Riconosco che a livello culturale sia giusto parlare il linguaggio del momento per rendere il messaggio di Cristo comprensibile per i nostri giorni. Ciò non significa che dovremmo riflettere la nostra cultura, cioè non dovremmo cercare di dimostrare agli altri quanto siamo fighi. In realtà stiamo cercando di offrire agli altri uno stile di vita controculturale. Siamo “santi”, cioè, chiamati ad essere separati.

 “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. La parola “cattolica” significa “universale” ed è per questo che tale termine fu incluso nel credo ecumenico, siamo tutti cattolici dal punto di vista universale.  Ciò enfatizza non solo che siamo uno e unificati ma siamo anche diversi. Il grande mandato di Gesù dice: “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli” (Matteo 28:19, 20). Tramite la croce diventiamo una famiglia nuova ma non perdiamo ciò che ci contraddistingue e le nostre differenze arricchiscono la nostra famiglia. Perciò è un bene imparare come la cristianità è espressa in diverse culture e diamo ascolto cercando di imparare dalla loro teologia e dal loro percorso di fede particolare. E’ un atteggiamento importante da adottare, abbiamo tanto da imparare dagli altri. Sono emozionato del fatto che apparteniamo a qualcosa molto più grande di noi stessi e della nostra propria denominazione. Gesù chiama all’unità.

 “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. “Apostolica” significa che desideriamo essere cimentati negli insegnamenti degli apostoli. L’apostolo Paolo ha detto che siamo stati: “edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare” (Efesini 2:20).  La fondamenta di cui stava parlando l’apostolo Paolo sono gli insegnamenti contenuti sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Desideriamo essere radicati sugli insegnamenti contenuti nelle Scritture. I nostri amici cattolici danno una interpretazione diversa a quei passi attribuendoli alla successione dell’apostolo Pietro. Per loro l’essere “apostolici” significa che hanno il ruolo di primato dell’apostolo Pietro nella persona del Papa. Anche se non siamo d’accordo su quel fatto possiamo essere d’accordo che crediamo nell’essere apostolici ed edificati sul fondamento delle Scritture. Desideriamo esprimere la nostra unità anche se non siamo d’accordo, siamo sempre famiglia.

Esistono dei simboli che rappresentano l’unità: il battesimo e la Comunione o la Santa Cena. Tutte attuazioni che riguardano la bellezza dell’essere famiglia insieme. Il battesimo è il nostro modo di accogliere i nuovi membri nella nostra famiglia. E’ come noi insieme come corpo facciamo il tifo per l’individuo che si unisce a noi! Il battesimo nelle Scritture di solito viene fatto da una persona che rappresenta la chiesa a qualcun altro. Di solito non è una cerimonia che si fa da soli in modo individuale perché si tratta di un “affare di famiglia”. Lo stesso principio si applica alla Comunione o Santa Cena. Si tratta di un pasto fatto in famiglia. Quindi il pane ed il vino non solo rappresentano il corpo ed il sangue di Cristo ma anche il corpo di Cristo come chiesa, le persone che si radunano. Tutte e due sono delle rappresentazione dell’unità e di come celebrarla.

La Comunione, Santa Cena o Eucaristia significano “pasto di ringraziamento”. Le chiese cattoliche e protestanti non sono state d’accordo sui dettagli del sangue e del corpo di Cristo. Uno è libero di sostenere diverse teorie e questo non dovrebbe essere causa di divisione o motivo per interrompere la fratellanza insieme. I nostri amici cattolici credono in ciò che chiamano transustanziazione e cioè che il pane ed il vino si trasformino durante l’omelia nel vero corpo e sangue di Gesù. Questo pensiero ha radici nella filosofia di Tommaso di Acquino. Noi crediamo che ciò accada in senso spirituale ma non fisico.

Riguardo il tema della Comunione, Santa Cena o eucaristia Martin Lutero affermò che Gesù si trovasse all’interno, con e sotto gli elementi. Cioè, che in effetti si ricevesse Gesù al momento di ingerire gli elementi.

Giovanni Calvino affermava che si potesse avvertire la presenza di Cristo in modi che non era in grado di definire.

 Secondo Ulrico Zwingli Gesù aveva chiesto ai suoi discepoli di eseguire la Santa Cena nella Sua memoria, per ricordarLo; in memoria di ciò che Gesù ha compiuto per noi. Non dobbiamo credere oltre a quel simbolo perché Gesù è sempre presente insieme a noi. 

Il mondo anabattista tende a credere più alla posizione di Zwingli riguardo questo tema. Infatti, il movimento anabattista ebbe iniziò proprio con Zwingli. Lui era il professore degli studenti che diedero inizio al nostro movimento. Ad un certo punto i suoi studenti non furono più d’accordo con il loro professore e lui li bocciò e poi li uccise. Essi credevano che il battesimo dovrebbe essere una scelta personale e che non dovrebbe essere dato ai neonati senza il loro consenso.

Qualsiasi siano le nostre posizioni teologiche, crediamo che si possa venire incontro a Gesù in modo particolare quando si celebra la Comunione, Santa Cena o Eucaristia; quando siamo circondati dal corpo di Cristo. Si sperimenta più di Gesù mentre rispondiamo in obbedienza a Lui. Se disegnasse un albero su una lavagna con il gesso, potrei dire che il gesso si sia trasformato in quel disegno ma non è così. L’elemento (il gesso) non si trasformò ma acquisì un altro significato. La Comunione ha un significato, L’Autore ed il Creatore di quella cerimonia aveva un proposito in mente quindi esso diventò qualcosa in più per noi. Stiamo parlando di un cambiamento soggettivo invece di un cambiamento oggettivo. Impariamo più di Gesù in modo pratico piuttosto che teorico. Quando partecipiamo alla Comunione, Santa Cena o Eucaristia, cerchiamo di ricordare ciò che Gesù ha fatto ed anticipare il futuro come detto dall’apostolo Paolo: “Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Corinzi 11:26). Quel passo ci indica che c’è qualcosa di bello che un giorno arriverà.

“Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse partecipazione con il sangue di Cristo? Il pane, che noi rompiamo, non è forse partecipazione con il corpo di Cristo?” (1 Corinzi 10:16). Perché è una pagnotta noi che siamo tanti siamo un corpo perché tutti condividiamo la stessa pagnotta. L’apostolo in questo contesto ha detto qualcosa di molto sorprendente. Tutti si sarebbero aspettati che dicesse: “perché siamo un popolo utilizziamo il simbolo di una pagnotta” ma invece ha detto: “perché c’è una sola pagnotta, noi che siamo tanti siamo un corpo”. In altre parole in un certo modo, la Santa Cena non solo rappresenta la nostra unità ma la aumenta, la crea, diventiamo uno, un atto creativo e non soltanto rappresentativo. Quello è ciò che accadde durante un pasto condiviso insieme come famiglia, vero? Si mangia insieme perché siamo delle famiglie ed è ciò che le famiglie fanno, quindi un pasto condiviso in famiglia è un’espressione di ciò che sappiamo sia vero. Quando si mangia insieme come famiglia si diventa anche più la famiglia che dovremmo essere. Si crea un maggiore senso di intimità e di vicinanza tramite il dare priorità ai pasti in famiglia. La Santa Cena è il nostro pasto in famiglia emblematico come corpo di Cristo. Rappresenta ciò che già sappiamo sia vero e ciò che Gesù ha fatto per noi ma anche crea unità, un essere uno mentre ci raduniamo e diventiamo più in salute avvicinandoci l’uno all’altro. Mentre facciamo la Santa Cena possiamo avere uno sguardo su Gesù dal punto di vista empirico che non avremmo avuto altrimenti.

Sulla via di Emaus (Luca 24) due dei discepoli di Gesù stavano camminando e Gesù si unì a loro, loro non lo riconobbero. Luca l’evangelista stava raccontando ciò che era accaduto e lo fece anche da un punto di vista teologico. Raccontò che i discepoli non riconobbero che si trovavano alla presenza di Gesù fino al momento in cui Gesù spezzò il pane insieme a loro e ringraziò Dio. Quando spezziamo il pane acquistiamo una visione di Cristo che altrimenti si potrebbe perdere. Quando si partecipa alla Santa Cena cerchiamo di focalizzarci sul volto di Cristo perché si celebra il fatto di essere parte del suo corpo come un’unica chiesa. Sapremo che lo stiamo facendo in solidarietà con altri cristiani che ci hanno preceduto negli ultimi 2000 anni e che fanno parte della nostra famiglia di fede intorno al mondo. Gesù ha detto: “Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20). L’autore lo ha scritto alla chiesa ma è riferito ai membri della chiesa volendo dire che Gesù desiderava entrare nelle loro vite e che ciò sarebbe iniziato con un pasto perché è ciò che le famiglie usano fare.

Mentre si partecipa alla Santa Cena prego che possiamo farlo non soltanto focalizzandoci sulla croce come punto di partenza ma anche su quello che la croce ha realizzato tramite la famiglia della quale facciamo parte. Forse dovremmo pensare ai muri che abbiamo innalzato tra di noi e “gli altri” chiunque essi siano sapendo che Cristo diede la Sua vita per abbattere detti muri. Spero che sia un’opportunità per accettare Gesù, la Sua chiesa e l’unità alla quale Cristo ci chiama.