Da dove proviene il male? Come ha fatto ad infiltrarsi nella creazione se Dio è un Dio così buono? Qual è la sua genesi?
Dio desiderava avere una relazione d’amore con persone che scegliessero di cercarlo liberamente. Lui creò noi esseri umani a Sua immagine chiamandoci ad amarLo e ciò comportò il dover creare la possibilità di poter scegliere anche il Suo opposto, in quanto l’amore viene scelto in piena libertà. Dio desiderava una sposa amorevole, non un robot; qualcuno che potesse abbracciare e coinvolgersi pienamente con Lui. Dal punto di vista scritturale, Dio era a conoscenza di ciò che stava facendo e sapeva bene cosa sarebbe avvenuto, quindi Lui era preparato a dover attraversare un periodo difficile insieme a noi per aiutarci a raggiungere il meglio, “…ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell’inizio dei tempi” (2 Timoteo 1:9). Dio aveva già in mente che la grazia di Cristo sarebbe stata riversata. Gesù è stata la risposta al peccato e alla ribellione del mondo. Infatti Dio non fu colto di sorpresa dalla nostra scelta, era preparato e impegnato a tirare fuori del bene nonostante tutto.
Perché Dio permette la sofferenza? Sappiamo che quando Dio prese la decisione di permettere l’esistenza del dolore Lui stesso scelse di diventare Colui che avrebbe sofferto di più, al mondo. Lui era preparato a soffrire la croce. Gesù è “l’Agnello ucciso fin dalla fondazione del mondo” (Apocalisse 13:8). Lui è stato fedele al sacrificio che sarebbe poi diventato la centralità, della nostra fede. Dio ci ha dato la libera scelta e ci guida verso la migliore meta. Ci troviamo ad attraversare il nostro tempo di vita in questo mondo, una continua serie di piccole e grandi scelte, passando dentro all’amore e al dolore… e durante questo processo scopriamo sempre più l’autenticità di noi stessi. Scopriamo sempre più, passo dopo passo, la nostra intimità con Dio che durerà per l’eternità; questa vita è un portale di esperienza che assume un valore eterno. Per esempio, se tutto fosse stato perfetto sin dall’inizio, non avremmo mai scoperto quegli “attributi” del carattere del cuore di Dio; il Suo amore prende la forma della grazia e la grazia non sarebbe un attributo se facessimo parte di un mondo perfetto. Non avremmo mai scoperto che l’amore di Dio prendesse la forma della pazienza, della misericordia, del perdono e del sacrificio. Impariamo nuove manifestazioni dell’amore di Dio osservando come sceglie di rivelarsi in questo mondo di sofferenza.
Come si è introdotto il male in questa terra? Un filone di pensiero, afferma che Dio sia il Creatore di tutto e visto che il male fa parte del tutto, la conclusione sarebbe che Dio avesse creato anche il male. Ciò potrebbe avere un senso logico, tuttavia non crediamo che Lui abbia creato il male né che Dio sia l’origine del male.
Un’altra equipe di pensiero come lo zoroastrismo, sostiene che Dio non abbia creato il male e quindi, se non lo ha fatto, significa che il male è sempre coesistito insieme a Dio. Sarebbe come lo ying e lo yang; la figura del male contrapposta alla figura del bene; un dio buono e un dio malefico, la Forza e il lato oscuro della Forza…ma qui si sta parlando di Star Wars, scusate…
Crediamo che Dio sia il bene stesso e l’unico punto di riferimento per tutta la realtà. Se questo fosse il caso, chi avrebbe creato il male? Ovviamente un Dio perfetto non lo avrebbe fatto.
Cerchiamo di rispondere a questo interrogativo analizzando la parola “male”.
Cos’è il male? E’ qualcosa di concreto che avesse avuto bisogno di essere creato? Il male non è qualcosa che abbia vita in sé, ma è il fenomeno che deriva dalla corruzione dell’esistenza di qualcos’altro. Il male è l’assenza, la corruzione e il nemico del bene. Di solito si parla del bene e del male come se fossero due cose uguali ma opposte, che sono reali, ed esistono ma non è necessariamente così. Di solito si pensa che la luce e il buio siano degli elementi uguali ma opposti, quando in realtà l’oscurità non è qualcosa di concreto, il buio è l’assenza della luce. Lo stesso accade con i termini caldo e freddo, si pensa che siano degli elementi uguali ma opposti, quando in realtà il freddo è soltanto l’assenza del calore. Il male però denota l’assenza e anche la corruzione del bene. Quando abbiamo la possibilità di fare del bene e non lo facciamo, quello è un peccato; quando abbiamo risorse per assistere le persone e non lo facciamo, quello è un male. La corruzione del bene potrebbe essere paragonata alla ruggine, o ad una carie, ad una ferita o ad un livido. Queste cose non hanno vita in sé ma rappresentano un’alterazione di qualcosa. Si potrebbe paragonare ad un parassita o al cancro che attacca il corpo e sembra che sia un’entità che ci aggredisca. Il cancro in realtà non esiste nel mondo separato da un essere vivente. Le cause del cancro esistono, ma il cancro non ha vita in sé e non può aggredirci dall’esterno. Il cancro è una sorta di disfacimento di una parte del nostro corpo che smette di vivere bene.
I filosofi hanno definito il male anche come la privazione del bene. Ad esempio la mancanza di vista di una persona cieca è evidente, ma non si pensa la stessa cosa, nei confronti di una pietra. La vista manca anche alla pietra ma tendiamo a non vedere quel fatto come qualcosa di sbagliato o cattivo perché la pietra non ha mai avuto quel senso, invece una persona sì. Piuttosto che sostenere che il male sia l’assenza del bene diciamo che sia la spoliazione o l’immoralità di un qualcosa. Norman Geisler e altri filosofi come lui hanno definito il male in questi termini: ” Il male è la privazione di qualcosa di buono che dovrebbe esserci”. Perciò non è un elemento che esiste da solo, non è qualcosa che Dio abbia creato, il male esiste soltanto quando una cosa è nel processo di corrompersi.
Dio è perfetto, le creature di Dio furono create in modo perfetto; la perfezione non può creare il male perciò né Dio né la Sua creazione lo crearono. In altre parole, né Dio né noi siamo responsabili di averlo creato. Perciò, da dove procede?
Riprendiamo il pensiero precedente completandolo: Dio è perfetto, le Sue creature sono state create in modo perfetto e Lui ha donato ad alcune delle Sue creature la libera scelta. Alcune delle creature di Dio scelsero il male. Perciò possiamo concludere che Dio abbia creato il potenziale del male e che noi lo abbiamo reso reale. Dio è responsabile di aver creato un mondo con il potenziale del male perché sostiene la libera scelta e l’opportunità dell’amore. Siamo stati noi a scegliere di allontanarci dal meglio che Dio aveva in mente per le nostre vite e ciò ha concretizzato il male.
Ragionare in questo modo ci aiuta ad esercitarci, a crescere e a maturare perché la domanda si crea da sola: “come ho collaborato con il male tramite le mie scelte?” Soffermarci sulle domande di natura filosofica riguardo qualcosa di esterno a noi, non aiuta un granché se non ci fermiamo a cercare di comprendere ciò che non va nei nostri cuori. Quando il nostro atteggiamento è quello di puntare il dito su Dio, accusando il diavolo, incolpando le altre persone, non stiamo veramente facendo una differenza, nel mondo. Agire così non contribuisce a cambiare nulla per il meglio. Forse potremmo sentire un colpo di adrenalina scorrere nelle vene mentre inveiamo contro tutto e contro tutti pensando che aiuteremo gli altri a cambiare; la verità è che nessuno di noi possiede dei poteri soprannaturali per cambiare le cose e quindi inveire in quel modo non serve. Esiste un solo individuo al mondo sul quale possiamo puntare nel cambiare veramente: la nostra propria persona. Quindi invece di limitarci a delle esercitazioni intellettuali con questi studi dovremmo chiederci sempre in quale modo siamo stati partecipi nel causare mali, in questo mondo.
Come ha fatto il male a nascere in modo spontaneo nel cuore di Satana, una creatura perfetta? Le Scritture indicano che il peccato originale di Satana fosse l’unico peccato che fosse riuscito ad autogenerarsi; un peccato che mentre si sviluppa aumenta la possibilità di concretizzarsi e acceca colui che lo possiede rendendolo incapace di accorgersi della sua presenza. Questo non capita con gli altri peccati di cui generalmente siamo consapevoli, come ad esempio quando sentiamo rabbia, gelosia o indifferenza verso gli altri; ci si accorge, di avere intrapreso una strada sbagliata! Invece il peccato di cui Satana cadde preda, più aumenta, meno si è coscienti di averlo; credo si abbia compreso, sto parlando dell’orgoglio. L’Antico ed il Nuovo Testamento descrivono l’orgoglio come la genesi della radice del male. Satana era un angelo di Dio così radiante, così maestoso e glorioso che iniziò a innalzare sé stesso al punto da allontanarsi dal Signore della gloria, al quale avrebbe dovuto rendere ringraziamento per la sua bellezza. E’ quindi importante notare che più aumenta l’orgoglio, più si è inconsapevoli di averlo, l’orgoglio ci rende ciechi.
Ora analizzeremo l’origine del male in questo mondo e come abbiamo fatto ad introdurlo aprendo le porte delle nostre vite, lasciando che corrompesse noi e anche il creato. Alla fine del primo capitolo del libro della Genesi comprendiamo che Dio dopo aver creato questo mondo ha detto che esso, fosse buono (Genesi 1:31); non c’era traccia di qualcosa che potesse traviarlo. Dio desiderava darci l’opportunità di una scelta genuina. “E l’Eterno DIO comandò l’uomo dicendo: «Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai»” (Genesi 2:16, 17). Dio chiese loro di non mangiare dall’ albero della conoscenza del bene e del male. Queste direttive da parte di Dio furono comunicate direttamente ad Adamo perché Eva non era ancora stata creata. Ciò ci fa comprendere come mai il serpente ritenesse Eva più vulnerabile e facile, rispetto ad Adamo. Spesso quando sentiamo la voce di Dio, in modo indiretto -come forse è stato il caso tra Adamo ed Eva, in cui lui, ha comunicato il messaggio di Dio a lei – essa ha meno presa diretta in noi, di come l’avrebbe avuta se Eva avesse avuto un incontro personale con Dio stesso. Sarebbe stato molto più difficile per il serpente convincere Adamo di mangiare da quell’albero, perché lui non avrebbe avuto dubbi su ciò che fosse giusto o sbagliato fare. Eva d’altra parte era più propensa a mettere in dubbio le parole di Adamo, quindi Satana, l’approcciò per prima. La teologia medievale e anche i Padri della Prima Chiesa ritenevano che Satana avesse approcciato Eva per prima perché le donne si fanno manipolare facilmente e che lo sviluppo etico delle donne sia sottosviluppato quando paragonato a quello dei maschi. A livello morale si pensava che Satana l’approcciò per prima perché le donne sono continuamente in conflitto con molti temi di natura etica e non possiedono la maturità del comportamento pratico degli uomini. Questo filo di pensiero teologico cristiano fu inventato dal sesso maschile per il sesso maschile. Freud nominò questo modo di agire come proiezione; quando si prendono i propri problemi e si proiettano su qualcun’altro. Gli uomini che elaboravano la teologia dei testi scritti di quell’epoca decisero che dalla caduta dell’uomo tutto fosse colpa delle donne. Sappiamo bene invece, che nessun genere è inferiore moralmente all’altro.
I passi su Adamo ed Eva che abbiamo appena letto suggeriscono che un incontro diretto con Dio sia ciò che è più importante per tenerci sulla strada giusta. L’apostolo Paolo incoraggiava a chi non avesse avuto un’opportunità diretta di studiare le Scritture di non svolgere il ruolo di leader; in quel caso erano le donne perché analfabete.
Collegando il suo ragionamento all’esempio di Eva, vediamo che lei fu ingannata per non aver sentito il messaggio in modo diretto e anche per le donne di quei giorni sarebbe poi, stato così. Notiamo che Adamo non fu ingannato da Eva, il suo fu un atto di disobbedienza e di ribellione aperta a Dio e a ciò che sapeva fosse vero.
“Or il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che l’Eterno DIO aveva fatto, e disse alla donna: «Ha DIO veramente detto: “Non mangiate di tutti gli alberi del giardino”?»” (Genesi 3:1). Il serpente formulò una domanda con l’intenzione di piantare il seme del dubbio; in secondo luogo, il seme che piantò, suggeriva che Dio fosse più restrittivo di quello che in realtà fosse; ricordiamo, Dio aveva dato loro la scelta di mangiare il frutto di qualsiasi albero nel giardino, c’erano alberi in abbondanza, aveva soltanto chiesto loro di evitare di mangiarne da uno solo. Il serpente con quelle parole, le stava facendo credere che fosse dalla sua parte, e che sapesse cosa fosse meglio fare, mettendo in dubbio la severità di Dio. “E la donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino DIO ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”» (Genesi 3:2, 3). Con queste parole Eva stava iniziando a parafrasare in modo inaccurato ciò che sapeva, nutrendo quel seme che il serpente aveva impiantato nella sua mente, iniziò a collaborare con lui. Dio aveva chiesto loro di non mangiare il frutto di quell’albero non di non toccarlo, quel dettaglio fu aggiunto da lei. “Allora il serpente disse alla donna: «Voi non morrete affatto; ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male»” (Genesi 3:4, 5). Lui mise nel cuore della donna il desiderio di essere come Dio. L’ironia di tutto questo è che Adamo ed Eva erano le uniche creature che erano state create all’immagine di Dio, erano già come Dio. La tentò con il desiderio di voler conoscere il bene e il male. Significa per caso che il male ed il bene erano delle realtà che loro non riuscivano a vedere o percepire? No, in quel luogo perfetto non c’era male da percepire, era inesistente; l’unico male presente era colui con cui lei stava parlando. Il serpente suggerì ad Eva che ci sarebbero state delle esperienze, del discernimento e molte altre conoscenze in più, che lei non possedeva.
Quindi Adamo ed Eva dopo aver scelto di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male, la ricevettero? Sì, ricevettero la conoscenza, ma non perché fosse un frutto magico capace di aprire i loro occhi al bene ed al male. Il bene lo conoscevano già e quando scelsero di disobbedire apertamente a Dio, essi crearono e concretizzarono il male, in quel preciso istante. La realtà umana in quel momento si suddivise in due: il bene ed il male; il frutto rappresentò questa separazione. “E la donna vide che l’albero era buono da mangiare, che era piacevole agli occhi e che l’albero era desiderabile per rendere uno intelligente; ed ella prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e fecero delle cinture per coprirsi” (Genesi 3:6, 7). Questo è sempre il paradigma della tentazione, c’è sempre qualcosa in più che si vuole avere, sempre di più da imparare, sperimentare. Il male si concretizza come conseguenza di quei desideri, una tentazione deliziosa non necessaria. Eva mangiò il frutto e lo diede ad Adamo che in ribellione a Dio lo prese. Gli occhi di entrambi furono aperti e realizzarono di essere nudi; interessante. Qualcuno potrebbe chiedere: “Beh, non è buono sapere se uno è nudo?” “Significa che fino a quel momento Adamo ed Eva pensavano di essere vestiti perché Dio glielo aveva fatto credere?” La nudità fino a quel momento non esisteva, non avevano avuto la consapevolezza di essere nudi, non perché pensassero di essere vestiti ma perché l’essere nudi era naturale in quell’ambiente. Gli animali sanno di essere nudi? No, sono così e basta e questo era il caso di Adamo ed Eva. La nudità divenne un problema per loro dopo aver mangiato il frutto ed aver sperimentato il male. Tramite la loro scelta ripetettero ciò che Satana aveva fatto prima della Creazione scegliendo di abbracciare la via del male e sotto quella prospettiva tutto cambiò. Da quel momento iniziarono a pagare il prezzo della loro scelta sbagliata.
Mentre Dio camminava nel fresco del giorno, Adamo ed Eva si nascondevano provando vergogna della loro nudità, sentivano il bisogno di coprirsi. Dio non aveva creato la sensazione di vergogna, è stata una conseguenza delle loro scelte. “Poi udirono la voce dell’Eterno DIO che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza dell’Eterno DIO fra gli alberi del giardino. Allora l’Eterno DIO chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura perché ero nudo, e mi sono nascosto». E DIO disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero del quale io ti avevo comandato di non mangiare?». L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messo accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. E l’Eterno DIO disse alla donna: «Perché hai fatto questo?». La donna rispose: «Il serpente mi ha sedotta, e io ne ho mangiato». Allora l’Eterno DIO disse al serpente: «Poiché hai fatto questo…” (Genesi 3:8-14).
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