Se Dio è onnipotente, Lui è in grado di sconfiggere il male. Se Dio è buono Lui sconfiggerà il male perciò un giorno Egli lo farà. Nel frattempo dal punto di vista della croce, dal male e dall’ingiustizia più grande mai accaduta, fece venir fuori il bene più grande della storia del mondo: la centralità della nostra fede in Gesù Cristo con la croce.
Con questo in mente, possiamo comprendere che Dio sia nella posizione di sostenere una motivazione morale esaustiva per permettere l’esistenza del male. Questo perché ha dimostrato che Lui è in grado di trarre il bene anche dal male più grande; perciò Dio è in grado di trarre il bene anche dai mali.
Fino a quando dovremmo aspettare e perché dovremmo aspettare così a lungo? Penso che valga la pena introdurre il concetto del meglio “dei mondi futuri concepibili”. Questo è un concetto che è molto discusso quando si parla di teodicea; un ramo della teologia che studia il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza nel mondo, del male. I filosofi discutono l’idea del migliore dei mondi concepibili. Ipoteticamente, quale sarebbe il migliore dei mondi presumibili che Dio avrebbe potuto creare? E’ per caso il nostro? Credendo che Dio sia del tutto buono, onnipotente e onnisciente e quindi che sia a conoscenza di tutti i mondi che potrebbe aver creato, dovremmo credere che Lui sapesse quale fosse l’opzione migliore e che ha avuto il potere e la volontà di crearlo così com’è. Il problema si pone perché ai nostri occhi il mondo presente non sembra essere il migliore di tutti i mondi possibili, anche Dio stesso sembra concepire l’idea di un mondo libero dal dolore e dalla sofferenza. Il libro dell’Apocalisse lo descrive, un mondo dove Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate” (Apocalisse 21:4). Il giardino dell’Eden sembrava un luogo perfetto senza sofferenza fino al momento della caduta dell’uomo, quando fece una scelta contraria al disegno divino. Siamo sicuri che sia stato il meglio di tutti i mondi? Da un punto di vista biblico la Bibbia non lo afferma, ma dice che stiamo incamminandoci verso il miglior mondo che si possa concepire. Le Scritture sostengono che questa sia la migliore modalità possibile per aiutare l’umanità ad introdursi al migliore mondo in assoluto. Se Dio è onnipotente, allora dovrebbe avere il potere per creare il miglior mondo possibile; se Dio è buono dovrebbe volerlo e anche operare nel miglior modo possibile, quindi, il fatto che Dio permetta la presenza temporanea del male indica che sia la migliore modalità per condurci al miglior mondo.
Il massimo proposito di Dio è il mondo perfetto dove due cose si avvereranno: si sceglierà liberamente di amarlo e si faranno sempre delle scelte amorevoli; ciò condurrà all’assenza del male, della sofferenza e del dolore. Invece partire da un mondo perfetto fondato sull’assenza del dolore e della sofferenza senza le premesse per una libera scelta non sarebbe il massimo. In uno scenario post-apocalittico dove tutte le persone hanno perso la vita tranne me e la mia ragazza, se lei mi dicesse: “io scelgo te, sei tu colui con cui desidero vivere”, le sue parole non mi convincerebbero tanto perché mancherebbe l’elemento dell’amore che avrebbe il presupposto di una libera scelta. Perciò se Dio partisse da un mondo perfetto dove non esistessero altre opzioni di scelta allora non sarebbe un mondo libero. Quindi Dio non creò un mondo perfetto ma un mondo molto buono. Siamo onesti, un mondo dove esisteva un albero cattivello e un serpente tentatore non era un mondo perfetto. Anche la Bibbia dice che nel futuro quando Dio avrà compiuto il destino di questo pianeta il male non ci sarà. Il male nel nostro mondo buono ci offre l’opportunità di scegliere liberamente. L’amore genuino può nascere soltanto da una libera scelta genuina. Questo non è un mondo perfetto e neanche il migliore dei mondi presumibili, ma questa è una delle migliori maniere per noi di scegliere liberamente di entrare nel migliore dei mondi concepibili. L’amore e l’assenza della sofferenza possono coesistere insieme.
L’apostolo Paolo nei seguenti passi descrisse il gruppo di persone più lontane da Dio: gli idolatri, i pagani e persone permeate nella loro iniquità. Diede inizio al suo discorso facendo presente che quegli individui all’inizio, avevano avuto una conoscenza innata di Dio attraverso la quale avrebbero dovuto comprendere, cosa fosse giusto e sbagliato. A quel punto però, l’avevano persa quindi Dio li aveva abbandonati a loro stessi. Interessante, l’ira e la punizione di Dio in questo caso consistette nel lasciarli agire come desiderassero ed essi diventarono sempre più malvagi. “E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti, essendo ripieni d’ogni ingiustizia, fornicazione, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, omicidio, contesa, frode, malignità, ingannatori, maldicenti, nemici di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, ideatori di cose malvagie, disubbidienti ai genitori, senza intendimento, senza affidamento, senza affetto naturale, implacabili, spietati. Or essi, pur avendo riconosciuto il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno, ma approvano anche coloro che le commettono” (Romani 1:28-32). Erano presi dai loro desideri e passioni carnali. L’apostolo Paolo afferma che ogni persona ha una percezione del male e del bene innata, e ciò viene da Dio.
La veduta atea non riesce a dare una risposta al senso di moralità innata dell’uomo e al perché si dovrebbe dare ascolto a quegli impulsi. Il condizionamento di una tribù potrebbe rispondere in parte al perché. Certe cose potrebbero essere percepite come giuste o sbagliate ma non danno risposta al perché certe cose siano giuste o sbagliate.
Se un’altra tribù con condizionamenti mentali diversi si presentasse subito dopo una precedente, quest’ultima potrebbe sfidare la prima, ma chi potrebbe stabilire che la moralità di una certa tribù sia giusta e l’altra sbagliata? Non c’è nessuno a cui appellarsi. Seguendo questo ragionamento, chi può stabilire che la Germania di Hitler o qualsiasi altro impero o civilizzazione nel corso della storia che ha commesso atti come ridurre in schiavitù altri popoli e cose del genere sia sbagliato? Per chi la pensa in quel modo, si tratterebbe solo di capire, come una cultura più forte sia in grado di prevalere su culture più deboli. L’ateismo non riesce a dare una risposta al loro senso di moralità. Gli atei hanno dei principi morali ai quali si attengono ma la loro visione non è seguita da una spiegazione.
Il punto di vista cristiano riesce a dare una spiegazione al senso di moralità degli atei. Sia che uno sia credente o meno, in virtù della nostra umanità e grazie all’essere stati creati all’immagine di Dio, Lui ha impiantato un senso del giusto e dello sbagliato nell’essere umano. “Infatti quando i gentili, che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi; questi dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda” (Romani 2:14,15). La moralità di Dio è scritta nei nostri cuori. Non possiamo sfuggire a questo fatto, siamo stati creati a Sua immagine.
Com’è stato detto precedentemente siamo in cammino verso il migliore dei mondi concepibili e cerchiamo di vivere nel miglior modo possibile cercando di raggiungere il nostro scopo d’amore. Cosa dovremmo fare nel frattempo? Potremmo associarci al profeta Abacuc e chiedere a Dio: “fino a quando dovremmo aspettare?”. Siamo consapevoli di essere in cammino verso una meta e nel frattempo la fede prende la forma della pazienza e della speranza perché siamo anche consapevoli che le cose non stanno andando come dovrebbero. “La pazienza verso gli altri è amore; la pazienza verso se stessi è speranza; la pazienza verso Dio è fede” (Adel Bestavros). La pazienza è qualcosa che si coltiva in modo attivo cercando di fare una differenza mentre viviamo e seguiamo Cristo; è il cercare di esprimere la nostra fede dimostrando compassione attiva in questo mondo. La nostra preghiera è che Gesù torni presto e che possiamo far parte del nuovo mondo ma nel frattempo dobbiamo darci da fare per far diventare questo mondo il miglior mondo possibile. Non consideriamo che sia giusto smettere di servire gli altri.
Perché Dio ritarda la Sua venuta? Come mai dopo aver creato un mondo buono, la scelta sbagliata di Adamo ed Eva, la morte e la Risurrezione di Cristo, Dio non ci ha fatto entrare direttamente nel mondo perfetto?
La Bibbia ci dà l’indizio di una risposta. “Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento” (2 Pietro 3:9). Queste parole non si applicano soltanto ad una certa generazione ma a tutte. Dio aspetta con pazienza le persone che devono nascere, fare la loro ricerca, scoprire il libero arbitrio e poi scegliere la via dell’amore, della fede e della speranza. Se avesse concluso questo processo tanto tempo prima, non avremmo avuto speranza, ma Lui ci ha aspettati con pazienza; forse esistono tante altre generazioni che devono ancora nascere. Quindi dovremmo essere grati che Dio aspetti tutti e per la pazienza che ci dimostra. Nel frattempo cerchiamo di trasformare la nostra fiducia in un atto di servizio agli altri. Dio ci ha indicato che il modo in cui lo dovremmo adorare è tramite il servizio e l’amare le persone bisognose che ci circondano. Abbiamo cercato sempre di trasformare la nostra fede, il nostro filosofare e i nostri studi biblici in azioni pratiche tramite l’essere presenti nelle nostre comunità locali dove abitiamo e anche all’estero. Vorremmo sfidare tutti a coinvolgersi in modi pratici nell’aiutare gli altri, cerchiamo di concretizzare i principi che abbiamo estrapolati da questi studi. Siamo privilegiati di poter filosofare su tanti temi tenendo presente che tanti nel mondo soffrono senza il privilegio di poter discutere con nessuno. Vorremmo sintonizzarci con la sofferenza e non cercare di evitarla.
Conclusione:
Gesù riconosce che esista un vero bene e un vero male consigliandoci di pregare come ci ha insegnato: “liberaci dal male”. Il male è reale, preghiamo che Dio ci liberi da esso. Gesù ci ha insegnato che il male non sia qualcosa di esterno a noi rendendoci vittime. Da dove proviene il male? Dall’abbondanza dei nostri cuori, siamo noi a generare il nostro proprio male. Non siamo solo delle vittime ma anche dei carnefici. Tutti quanti siamo colpevoli di aver ferito qualcun altro e tutti siamo stati feriti. Quando preghiamo che Dio ci liberi dal male non stiamo pregando solo che ci liberi da qualcosa di esterno ma anche dal nostro proprio male. La mia preghiera è che Dio ci possa aiutare a fare le scelte migliori così che possiamo diventare le risposte alle nostre proprie preghiere diventando delle persone che piano piano si trasformano conformandosi all’immagine di Cristo. Forse potremmo diventare la risposta alle preghiere di qualcun’altro che ha bisogno. Preghiamo che lo Spirito di Dio ci aiuti a muoverci nella direzione che Lui desideri, verso Cristo.
Preghiera: Padre Celeste, ti chiedo nel nome di Gesù che il Tuo Spirito ci liberi dal male. Mentre ci incamminiamo verso il nuovo mondo liberaci dalle strategie, dagli inganni e dalle bugie dal nemico e dalla nostra propria propensione verso l’egoismo, la pigrizia e qualsiasi cosa che non comporti camminare nella direzione amorevole di conformarci all’immagine di Cristo. Aiutaci a diventare parte della soluzione invece di limitarci a sottolineare il problema, nel nome di Gesù, amen.
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