La mentalità e la visione del mondo ispirata alla teoria della Guerra Giusta non è nata da uno studio approfondito delle Scritture ma da un cambiamento di circostanze e dalla necessità di dover dare una spiegazione al loro cambiamento di posizione. Mettere in discussione la loro visione pacifista significava dover rivedere gli insegnamenti chiari riguardo il tema della pace del Nuovo Testamento. Le menti più brillanti dell’epoca si radunarono e discussero il fatto che Dio stesse facendo scendere il Suo Regno sulla terra tramite la forza, un pensiero contrario agli insegnamenti di Cristo. Siccome l’evidenza di quei giorni sembrava indicare che Dio fosse all’opera, dovevano riesaminare ciò che era evidente nelle Scritture. Perciò quei luminari si trovarono con il proposito di rivalutare gli insegnamenti di Cristo nel sermone sul monte. Secondo loro non era possibile che Gesù desiderasse che tutti i cristiani mettessero in pratica i Suoi insegnamenti; certamente non era la Sua volontà per l’imperatore. Se Costantino avesse dovuto mettere in pratica la via della pace di Gesù nel contesto romano, non sarebbe sopravvissuto a lungo; sarebbe stato assassinato. Se la maggior parte dell’impero fosse diventato cristiano, l’impero non sarebbe sopravvissuto a lungo.
Perciò le menti brillanti cristiane conclusero che l’imperatore Costantino, l’esercito e i membri del governo non avrebbero dovuto seguire gli insegnamenti del Sermone sul monte, Matteo capitolo 5, 6, 7.
I cattolici insegnavano che il Sermone sul monte doveva essere praticato soltanto da un certo tipo di cristiani particolari, come dai santi o dagli apostoli. Interessante… il Nuovo Testamento non fa delle differenze, perché tutti i cristiani sono chiamati ad essere discepoli e studenti di Cristo; tutti i cristiani vengono chiamati santi (resi santi da Lui, ovvero messi da parte per Lui). Perciò per i cattolici esistevano dei cristiani normali e dei cristiani speciali che meritavano un posto particolare in cui abitare, i monasteri. I monaci e le monache erano coloro che avrebbero dovuto seguire i principi del Sermone sul monte anche per tutti gli altri cristiani, ed essere la dimostrazione della bellissima etica di Gesù. Secondo questa loro visione, Gesù non aveva mai insegnato qualcosa che potesse andare bene per tutti.
I protestanti portarono alcune innovazioni, sostenevano che il Sermone sul monte sarebbe dovuto essere concepito nello stesso modo in cui la legge mosaica fu ritenuta dall’apostolo Paolo. Martin Lutero paragonò il Sermone sul monte alla legge dell’Antico Testamento nel senso che, lo standard essendo così elevato, nessuno sarebbe stato in grado di metterlo in pratica. Secondo lui il proposito del Sermone sul monte, era quello di aumentare il proprio senso di colpa, dimostrando quanto fosse elevato il modello di santità, al quale Dio stava chiamando. A suo parere, dette parole di Gesù furono concepite per aiutarci a realizzare quanto fossimo peccatori e nel bisogno di un Salvatore; la necessità di pentirsi chiedendo la Sua grazia e misericordia. Stando a questo criterio il Sermone sul monte, rappresenterebbe soltanto una nuova forma della legge dell’Antico Testamento progettata con il proposito di renderci consapevoli del nostro bisogno della Sua grazia.
Altri teologi liberali espressero che Gesù avesse detto quello che intendeva e che lo aveva anche, messo in pratica. Lui aveva chiamato tutti i Suoi seguaci a vivere in quel modo. Analizzando le parole di Gesù, dell’apostolo Paolo e degli altri autori del Nuovo Testamento, si intende, secondo questa interpretazione, che pensassero che la fine del mondo sarebbe arrivata qualche anno seguente…quindi si potrebbe dedurre che stessero insegnando un’etica d’amore estremamente radicale per tutti, soltanto perché ritenevano che, sarebbe tornato presto con l’avvento dell’apocalisse. A loro parere, noi ora, sappiamo di più e siamo consapevoli che non possiamo mettere in pratica i principi del Sermone sul monte perché quelle parole erano state intese soltanto per chi aveva vissuto in quel periodo storico.
Gli evangelici tendono a non avere una teoria ben salda riguardo alla motivazione per cui rifiutano gli insegnamenti di Gesù sulla pace. Di solito confermano che Gesù ha insegnato sulla pace, ma che ci sono dei casi in cui si è costretti ad utilizzare la violenza. Di solito si limitano a citare degli esempi estremi tipo: “Supponiamo che un brigante entrasse nella nostra dimora…” o “Diciamo che un personaggio come Hitler…” non citando nessuna parola di Gesù. Trovo interessante che le stesse persone che tendono a martellare gli altri con la Bibbia dichiarando che noi tutti dovremmo tornare a seguire le Scritture, cerchino di fondare il loro modello sul tema della pace su tutt’altro, piuttosto che sulle Scritture. Alcuni di loro citano il pensiero di Sant’Agostino riguardo il tema, cioè, che il Sermone sul monte dovrebbe essere seguito come linea di principio e non in modo letterale; dare l’altra guancia non è altro che avere una disposizione giusta di cuore e Gesù secondo loro non ha mai inteso che lo mettessimo in pratica con i nostri nemici. Dopo aver scritto riguardo le battaglie contenute nell’Antico Testamento e del perché Dio lo permise, Sant’Agostino espresse che alcune persone avrebbero protestato citando gli insegnamenti di Cristo: “Se i Manichei pensano che Dio non abbia potuto ordinare di intraprendere una guerra perché in seguito il Signore Gesù Cristo disse: Io vi dico di non opporvi al male; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche la sinistra, dovrebbero capire che questa disposizione non è nel corpo, ma nel cuore…” (Agostino contro Fausto Manicheo 22:76). Questa è il criterio che la maggior parte dei protestanti abbraccia oggi. Sant’Agostino applicò il suo pensiero all’ennesima potenza dicendo che si dovrebbe amare, onorare e rispettare i propri nemici anche se si è chiamati ad ucciderli se necessario. Fino all’ultimo momento non si dovrebbe avere dell’amarezza, della rabbia o dell’ira nel cuore perché ciò che si stia compiendo sarebbe il giudizio di Dio su di essi e non starebbe a noi. Secondo lui una persona dovrebbe assicurarsi di avere misericordia, carità e amore mentre trafigge il nemico. Tutto questo perché a suo parere Gesù aveva inteso il Sermone sul monte soltanto per la disposizione del cuore e non per altro.
In quel tempo i cristiani riconsiderarono la natura del Regno e anche la natura della chiesa stessa; quest’ultima divenne più un’istituzione e non più una semplice famiglia di fede come ritrovo dei santi. La chiesa come istituzione doveva avere dei membri ufficiali pagati: il clero e poi c’erano i fedeli regolari che partecipavano agli incontri. Quindi seguendo questo filo di pensiero, Gesù poteva aver comandato quello stile di vita per la chiesa ma dato che la chiesa era diventata un’istituzione e i fedeli non erano più dei membri a tempo pieno come il clero, allora dovevano seguire due standard diversi. Il clero doveva seguire il Sermone sul monte ma gli altri no. “Perciò ai chierici non si addice uccidere, o spargere sangue; ma essere pronti piuttosto a spargere il proprio sangue per Cristo, onde imitare con i fatti ciò che compiono nel sacro ministero” (Tommaso d’Aquino). Bella citazione che si dovrebbe applicare a tutti i cristiani, dovremmo essere sempre disposti a versare il nostro proprio sangue e mai quello degli altri. Secondo il suo parere, il clero aveva il compito di predicare il Vangelo e l’etica di Cristo, perciò stava a loro metterlo in pratica ma non affrontava il fatto che il clero annunciasse il Vangelo per insegnare agli altri come vivere, non solo per dimostrare agli altri come gli addetti della chiesa avrebbero dovuto farlo.
Il passo che leggeremo viene spesso utilizzato per dimostrare, che in certe occasioni, sia lecito per un cristiano uccidere. Non è ciò che dicono i versi ma come essi vengono interpretati.
“Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono istituite da Dio. Perciò chi resiste all’autorità, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi resistono attireranno su di sé la condanna. I magistrati infatti non sono da temere per le opere buone, ma per le malvagie; ora vuoi non temere l’autorità? Fa’ ciò che è bene, e tu riceverai lode da essa, perché il magistrato è ministro di Dio per te nel bene; ma se tu fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male” (Romani 13:1-4).
“Perciò è necessario essergli sottomessi, non solo per timore dell’ira ma anche per ragione di coscienza. Infatti per questo motivo pagate anche i tributi, perché essi sono ministri di Dio, dediti continuamente a questo servizio. Rendete dunque a ciascuno ciò che gli è dovuto: il tributo a chi dovete il tributo, l’imposta a chi dovete l’imposta, il timore a chi dovete il timore, l’onore a chi l’onore” (Romani 13:5-7). I passi che abbiamo appena letto della lettera ai Romani ci presentano il ruolo dello stato. Come tale è lecito che lo stato faccia uso della violenza o della spada, essi sono i vendicatori di Dio. Lo stato rappresenta la Sua ira e la Sua giustizia; mantiene l’ordine sociale, esige tasse e si aspetta l’ubbidienza dalle persone.
Qual è il ruolo della chiesa in tutto questo? Se ci fermassimo ad una lettura superficiale del testo allora potremmo concludere che la chiesa potrebbe appartenere allo stato e visto che si diventa agenti di esso, sia lecito prendere la spada. La stessa persona poi è tenuta a posare la spada mentre va in chiesa. Cioè, a volte si svolge il ruolo di ministri di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. Questa non rappresenta la chiamata di Cristo nella nostra vita…noi siamo la Chiesa e cerchiamo di seguire Gesù in ogni momento. Quando si legge un pezzo del Vangelo è importante tenere conto del contesto di esso. La lettera originale dell’apostolo Paolo non era divisa in capitoli, questo fu fatto dopo. Quindi per capire il capitolo tredici della lettera ai Romani bisogna tener presente anche, il capitolo precedente. “Non rendete ad alcuno male per male; cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore». «Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:17-21).
La vendetta e l’ira di Dio sono dei compiti che lo stato svolge, la Chiesa non dovrebbe prendere parte in quel processo. Dio può avvalersi anche di uno stato malvagio per realizzare i Suoi obbiettivi. Che sia chiaro però che i cristiani non dovrebbero prendere parte a quelle imprese. Quando Gesù era in piedi davanti a Pilato, lui gli chiese se avesse paura, visto che come governatore aveva l’autorità di farlo vivere o morire. Gesù gli rispose che non aveva paura di lui perché Pilato non avrebbe nessuna autorità se non fosse per la volontà del Padre. Dio si avvalse di Pilato per realizzare ciò che Lui desiderava che accadesse. Dio utilizzò la malvagità di Pilato e di Erode per adempiere la Sua giustizia. Dio utilizzò la malignità degli egiziani e il Vecchio Patto per adempiere la Sua giustizia. Lui utilizzò l’impero assiro per realizzare la Sua giustizia. Non importa chi sia a capo, Dio può avvalersi di chiunque per realizzare la Sua giustizia.
Questo non significa che i cristiani dovrebbero considerare Pilato, Erode, gli egiziani e gli assiri come i nostri modelli di vita. La nostra chiamata come chiesa è quella di praticare uno stile di vita diverso. i
Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso lo stato? Vivere in una nazione oggigiorno significa aiutare a mantenere quel sistema pagando delle tasse. Dovremmo ribellarci a tutto ciò e protestare? E’ difficile sapere dove mettere dei limiti quando si vive in un mondo così imperfetto come il nostro. Potremmo spenderci a filosofare su come un membro della famiglia di Dio dovrebbe vivere all’interno di un sistema dello stato. Il capitolo tredicesimo della lettera ai Romani dà una risposta a detti interrogativi. Dovremmo pagare le nostre tasse. Anche se fossimo sotto occupazione dovremmo rispettare le autorità e pagare i nostri contributi. Gesù ci chiama ad una guerra spirituale contro le potenze del regno delle tenebre. Le nostre energie dovrebbero essere spese in questo modo.
Domande e risposte:
Domanda: Cosa ne pensi dell’idea di resistere ad un governo malvagio? La Resistenza durante la seconda guerra mondiale contro l’occupazione nazista è un esempio.
Risposta: Ci sono stati gruppi di persone che resistettero e presero posizione per la verità durante la seconda guerra mondiale contro il regime nazista in modi pacifici e tanti di loro persero la vita dando testimonianza della loro convinzione. Altri invece decisero di fare resistenza contro l’occupazione nazista in modi violenti e non ebbero un impatto maggiore. Non stiamo cercando di promuovere il passivismo lasciando che accadano degli eventi brutti senza che si faccia nulla. Siamo sempre chiamati ad essere i portavoce della verità. Svolgere quel ruolo fa parte della battaglia spirituale che stiamo combattendo, dovremmo essere luce in questo mondo. Questo significa che se si affrontasse un regime davvero malvagio sarebbe molto probabile che dovremmo morire per la nostra causa.
Domanda: Alla luce degli insegnamenti di Cristo sul tema della pace mi chiedo se sia il caso per un cristiano di arruolarsi nel governo o di svolgere il lavoro di ufficiale della polizia il cui compito è quello di mantenere la pace anche tramite la forza se necessario. Cosa ne pensi?
Risposta: Abbiamo dei membri della nostra denominazione che svolgono lavori del genere come poliziotti o parte dell’esercito. Essi hanno interpretato gli insegnamenti di Cristo in un modo diverso e la loro coscienza li ha guidati a fare certe scelte di vita. Noi li onoriamo, sono sempre i nostri amici e parte della nostra famiglia, questo nonostante la nostra differenza di opinione riguardo a questo tema. Quindi, la nostra posizione è che qualsiasi ruolo che ci portasse ad aggredire per raggiungere un obbiettivo di giustizia, non sarebbe un ruolo che apparterrebbe alla chiesa bensì allo stato.
Tony Campolo ha raccontato una storia che aiuta molto a mettere tutto quanto sotto una prospettiva giusta: «Un amico mio era a cena con un uomo che aveva partecipato alla seconda guerra mondiale. Egli raccontò di aver partecipato all’offensiva delle Ardene. Era una battaglia talmente caotica che rendeva impossibile il poter prendere dei prigionieri. L’uomo faceva parte di un unità di soldati il cui compito ogni mattina era quello di uccidere i soldati prigionieri tedeschi feriti. Una mattina si avvicinò insieme al suo compagno di armi ad un soldato tedesco seduto e appoggiato contro un albero, non era ferito ma esausto al punto di non riuscire a muoversi. L’altro soldato inglese alzò il suo fucile e stava per sparare quando fu interrotto dal soldato tedesco che gli pregò di concedergli soltanto un minuto per pregare. Gli chiesero se fosse un cristiano e lui rispose di sì; dopodiché si sedettero insieme e lessero alcuni passi delle Scritture. Il tedesco mostrò loro delle foto della sua famiglia e anche loro lo fecero. Presero anche del tempo per pregare per le loro famiglie, fu un momento bellissimo. Dopo aver trascorso del tempo insieme lui si alzò in piedi e disse al soldato tedesco: “tu sei cristiano e anch’io lo sono; perciò ti vedrò in paradiso!”. Dopo queste parole gli sparò in faccia».
Questa storia vera ci fa riflettere perché è qualcosa di inaspettato, uno pensa che i soldati inglesi dopo aver capito e fatto amicizia con il soldato tedesco lo avrebbero lasciato in libertà avendolo riconosciuto come loro fratello nella fede. Invece no…il militarismo consiste nel dimenticare i propri valori spirituali senza neanche considerare di stare per uccidere un fratello cristiano. Si dimentica che Gesù vive in quella persona; ciò che si fa a lui o a lei si compie a Gesù stesso. Il militarismo fa sì che il nazionalismo sia più importante che essere un cittadino del Regno di Dio”.
Preghiera: Padre Celeste, prego che tu possa darci il coraggio per pentirci, ripensare e rinnovare la nostra dedicazione a Gesù come Signore. Prego che il Tuo Spirito ci possa accompagnare e rimodellare all’immagine di Cristo. Nel nome di Gesù, amen.
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