Quando Gesù disse “Beati coloro che si adoperano per la pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5:9), stava parlando di coloro che si impegnano per la pace “usando” mezzi pacifici. Una persona che si adopera per la pace è colui che desidera con tutto se stesso la riconciliazione e una certa unità che purtroppo questo mondo non ha ancora sperimentato al di fuori del Regno di Cristo. Se desiderassimo seriamente essere figli di Dio dovremmo cercare di essere dei reali “cercatori” di pace.
E’ interessante come Gesù spieghi nel sermone della montagna il concetto di essere perfetti come lo è, il nostro Padre Celeste. ( “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. Matteo 5:48) Se desiderassimo essere davvero come Dio è, allora dovremmo assecondare la pace e conseguentemente Lui ci aiuterebbe a comprenderlo. In questo passo Gesù ci svela come fare per divenire come Dio ma nel resto delle Scritture siamo sempre chiamati ad essere come Cristo, in quanto Lui è il nostro mentore. (Matteo 11:29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; ).
Ma torniamo al passo speciale dove Gesù ha cercato di insegnarci come essere perfetti, più come Dio stesso è. Cercò di insegnarci come fare per avere lo stesso cuore di Dio e cercare di comprendere l’essenza di chi Lui è e di ciò che significa vivere una vita celeste tramite il Suo insegnamento di amare i nostri nemici. Gesù ci ha insegnato come amare in modo indiscriminato. Lui versa la Sua benedizione sui giusti e sugli ingiusti come la pioggia e il calore del sole.
In questo studio approfondiremo gli insegnamenti di Gesù riguardo il tema della pace.
Questo studio ci metterà in imbarazzo e ci sentiremo anche piuttosto scomodi; è possibile che venga anche voglia di chiudere le nostre Bibbie. Dio ci ha creati a Sua immagine e quindi siamo degli esseri umani creativi, stupendi! Le nostre menti sono incredibili e potrebbero “inventarsi” delle scuse per non dover seguire questi insegnamenti di Gesù, in alcuni casi molto “inospitali”. Cerchiamo di affrontare queste parole in modo aperto lasciando che il messaggio di Gesù possa avere l’impatto dovuto sulle nostre vite.
A volte gli insegnamenti di Gesù sono difficili da comprendere perché ha parlato in modo diverso, spesso in parabole, altre volte in metafore con l’intenzione di nascondere il significato del messaggio o sermoni per incoraggiarci a comprendere piu’ pienamente il Suo messaggio. Ma non è il caso di questo studio.
Gli insegnamenti di Gesù che invece approfondiremo sono molto chiari.
La Bibbia non è un libro il cui contenuto ha lo stesso valore da dovunque lo si attinga; non si possono prendere frasi da parti diverse e compararle l’una con l’altra dando a ciascuna la stessa rilevanza, in quanto Gesù, è la chiave di lettura che ci aiuta a comprenderla. Se leggessimo alcune parti del Vecchio Testamento e non vedendola alla luce degli insegnanti di Gesù, potremmo ricavarne una concezione totalmente errata di chi è Dio.
Tony Campolo, (sociologo, professore universitario, scrittore e pastore americano) un grande sostenitore degli insegnamenti riguardo il tema della pace di Gesù disse: “Qualcuno ci ha criticati dicendo che sembra che per noi gli insegnamenti di Gesù siano più importanti del resto della Bibbia. Io dico, hanno ragione. Non solo sostengo che gli insegnamenti di Cristo siano più importanti, anche Gesù lo disse. Lui è stato Colui che ha detto: Guardate, so bene ciò che Mosè ha insegnato riguardo il divorzio ma ora ho qualcosa di più profondo e più serio da insegnarvi su quel tema. So bene ciò che Mosè vi ha insegnato riguardo l’odiare le persone, conosco bene le Scritture dell’Antico Testamento. So che ci è stato insegnato dalla legge mosaica che non dovremmo commettere degli omicidi, ma se non dessimo importanza alla dignità degli esseri umani e se chiamassimo loro “Raca” avremmo fatto la stessa cosa privando quell’individuo della sua umanità”.
Esistono modi per uccidere le persone moralmente togliendo loro la dignità e umiliandole. Oggigiorno, gran parte della distruzione degli esseri umani accade senza ucciderli fisicamente. Tanti sono morti ancora prima di arrivare alla tomba. Gesù ha alzato la posta in gioco e quando si parla di violenza, Lui è molto specifico. Tanti ci chiedono come facciamo a giustificare la nostra posizione non violenta alla luce dell’Antico Testamento dove le guerre erano continue.
Io rispondo che hanno capito tutto, infatti stanno parlando dell’Antico Testamento e Gesù ha detto che ci ha dato un nuovo comandamento. Un nuovo comandamento che ha superato e che ha la priorità sul vecchio comandamento.
Abbiamo sentito che è stato detto “occhio per occhio e dente per dente” invece il comandamento nuovo di Gesù è di amare i nostri nemici, di prevalere sul male attraverso il bene. Gesù ci ha chiesto di fare del bene a coloro che ci fanno del male; un approccio totalmente innovativo.
La gente mi chiede se insegno che esista una differenza tra le etiche dell’Antico Testamento e quelle del Nuovo e la mia risposta è … SI!!!. Gesù ha lasciato detto che il Suo nuovo comandamento è superiore a quello dell’Antico Testamento e che Giovanni Battista era il principale rappresentante dell’adempimento della moralità dell’Antico Testamento. Nonostante gli elogi, Gesù disse che colui che è il più piccolo nel Suo Regno è più grande di Giovanni Battista. Dobbiamo fare più attenzione alle parole di Gesù per cercare di comprenderne il Suo messaggio. Cosa intendeva esprimere quando ha detto che coloro che appartenevano al Suo Regno erano i più piccoli e che fossero superiori a Giovanni Battista? Tutto ciò è importante, le Scritture dicono che Dio si sia rivelato pienamente in Cristo Gesù. Quando studio l’Antico Testamento non ho un quadro chiaro di chi sia Dio ma quando Gesù si rivela, vedo la pienezza di Dio in Lui”.
” Perciò, chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, io lo paragono ad un uomo avveduto, che ha edificato la sua casa sopra la roccia” (Matteo 7:24).
In questo passo Gesù non stava facendo vedere le differenze tra le persone di fede cristiana e coloro che non avevano mai sentito parlare del Vangelo. In questo caso mise in evidenza le differenze presenti nel gruppo di persone che sostenevano di seguirlo e di conoscere il Suo messaggio; c’era chi dava ascolto e metteva in pratica ciò che Gesù insegnava e chi meno. Non basta seguire una certa teologia o filo di pensiero o limitarsi allo studio delle Scritture…bisogna mettere in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato.
“Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; (Matteo 5:38,39).
In questo passo Gesù stava mettendo a confronto alcuni concetti. La venuta di Cristo ha portato con se un cambiamento; Gesù ci guida verso un nuovo modo di vivere sotto il Nuovo Patto. “Occhio per occhio e dente per dente” rappresentava l’etica limitativa di giustizia del Vecchio Patto. Quando qualcuno colpiva una persona rompendogli un dente, la vittima non aveva il diritto di organizzare un comitato punitivo per vendicarsi e andare ad uccidere l’intera famiglia di chi gli avesse fatto del male. “Occhio per occhio e dente per dente” era un comando restrittivo di giustizia che aiutava le persone ad agire in modo più giusto anziché inasprirsi ed agire per rappresaglia. Se l’obiettivo fosse stata la giustizia allora quell’etica sarebbe stata perfetta.
Gesù mise in evidenza però, che chi avesse usato la giustizia come unico obiettivo e metro di misura, (come per chi dice e pensa: “Quello non è giusto!” “Non sembra il giusto modo di agire!”) non avrebbe colto, quel qualcosa di più profondo riguardo ai Suoi insegnamenti. Gesù ci guida oltre la giustizia e verso la misericordia. Seguire il principio dell’occhio per occhio e dente per dente ci qualificherebbe come bravi cittadini della nostra nazione di appartenenza ma non dei bravi cristiani. Sostenere che l’unica cosa giusta sia combattere per la giustizia o trattare bene gli altri soltanto se essi mostrassero indietro a noi rispetto, dimostrerebbe che siamo dei bravi cittadini di un regno terreno ma non dei bravi cittadini celesti. Gesù ha detto che invece di seguire quel principio dovremmo: “Non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra, e se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e non rifiutarti di dare a chi desidera qualcosa in prestito da te” (Matteo 5:39-42).
Gesù ha elencato diversi esempi di questo nuovo modo di vita in cui viene incoraggiato un pacifismo attivo. Gesù non ha detto che se qualcuno ci percuotesse sulla guancia, dovremmo lasciarglielo fare senza agire. Lui ci ha presentato dei modi dinamici, creativi, pacifici e non-violenti di rispondere, con la speranza che in ogni caso possano generare degli sviluppi costruttivi; si spera che il nostro nemico possa aprire gli occhi e rendersi conto che siamo degli esseri umani e che possiamo trattarci meglio, a vicenda.
Il fatto che noi agiamo in modi pacifici non significa che chi ci aggredisce cambierà idea e smetterà di farlo, non si tratta di una strategia astuta concepita con l’obiettivo di disinnescare l’ostilità, anche se potrebbe succedere. Il nostro nemico ha la scelta di decidere se proseguire o meno con il suo atteggiamento ostile contro di noi. Noi invece avremmo offerto loro in modo creativo l’opportunità di pentirsi e di almeno iniziare a vedere la situazione in modo diverso.
Se qualcuno ci percuote sulla guancia dovremmo offrigli l’altra, in modo attivo ma non-violento. Nel versetto appena letto parla della guancia destra, come mai? Colpire qualcuno con la mano destra era una manifestazione di superiorità perché si percuoteva l’altra persona con la parte esterna della mano, di solito il padrone colpiva i suoi schiavi in quel modo. Rivolgere l’altra guancia significava che quella persona desiderava essere considerata come un essere umano alla pari dell’aggressore. Adottare quell’atteggiamento avrebbe potuto diminuire l’ostilità verso chi avesse concesso la guancia e dato l’opportunità all’altra persona di riflettere.
“E se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello” (Matteo 5:40). E’ interessante perché nella cultura ebraica le persone indossavano soltanto quei due capi di abbigliamento e basta. Gesù stava incoraggiando le persone a dare via tutto e a rimanere nudi durante il processo, qualcosa di vergognoso per le persone che osservavano la scena dal punto di vista ebraico. Nell’Antico Testamento chi guardava la nudità di un’altra persona doveva vergognarsi, non la persona nuda. (Vi invito a leggere la storia di Noè -Genesi 9:20-27 20 Noè, che era agricoltore, cominciò a piantare la vigna e bevve del vino; s’inebriò e si denudò in mezzo alla sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e andò a dirlo, fuori, ai suoi fratelli. Ma Sem e Iafet presero il suo mantello, se lo misero insieme sulle spalle e, camminando all’indietro, coprirono la nudità del loro padre. Siccome avevano il viso rivolto dalla parte opposta, non videro la nudità del loro padre. Quando Noè si svegliò dalla sua ebbrezza, seppe quello che gli aveva fatto il figlio minore e disse: «Maledetto Canaan! Sia servo dei servi dei suoi fratelli!» Disse ancora: «Benedetto sia il SIGNORE, Dio di Sem; e sia Canaan suo servo! Dio estenda Iafet! e abiti nelle tende di Sem e sia Canaan suo servo!»)
Dare via oltre la tunica anche il mantello metteva in risalto la creatività pacifista della persona che era disposta a dare anche il resto per dimostrare a chi faceva il sopruso, che il bisognoso in realtà, era lui.
“Se prendere la mia tunica è così importante per lei quando lei è consapevole che i miei averi sono così pochi, allora lasci che gli faccia un favore dandogli ancora di più, visto che lei è messo così male. Sembra che lei sia davvero molto bisognoso”.
Il dar via solo la tunica, avrebbe ridotto chi avesse subito il torto, a rimanere solo una vittima; ma quando la vittima avesse concesso anche il mantello (quindi tutto), allora il concetto sarebbe stato un altro, la persona che avesse sfruttato il bisognoso entrerebbe in quel processo di consapevolezza di provare una certa vergogna riguardo la sua avidità, potendoci poi farne la sua riflessione.
“E se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due” (Matteo 5:41). Comprendiamo che in questo contesto la nazione di Israele era sotto l’occupazione dell’impero romano ed il nemico era reale. Quando Gesù disse di “amare i propri nemici” esistevano sul serio dei nemici in carne ed ossa, che sfruttavano la loro nazione. La legge militare romana diceva che un soldato avesse il diritto di costringere una persona a trasportare il suo bagaglio per un miglio. La legge era limitativa ed obbligava le persone a rendere questo servizio soltanto per un miglio e non di più; se il soldato avesse dovuto percorrere una distanza più lunga avrebbe dovuto avvalersi di un’altra persona e costringere anch’essa a farlo.
Gesù disse che se questa sorte fosse capitata a qualcuno, quest’ultimo avrebbe potuto offrirsi di portare il bagaglio del soldato, per un secondo miglio. Il primo miglio sarebbe stato un segno di schiavitù ma il secondo miglio, lo sarebbe di libertà. Il primo miglio avrebbe seguito le leggi di un regno terreno: Roma contro Israele, romano contro ebreo; oppressore contro gli oppressi, il secondo miglio avrebbe seguito la legge dell’amore che gli avrebbe concesso la libertà di farlo. Percorrere volontariamente il secondo miglio ruppe quello schema promuovendo una mentalità celeste dove tutte le persone sono considerate alla pari e dove si dà segno di misericordia, grazia e la volontà di andare oltre la giustizia, verso la compassione. Agire in quel modo concedeva al soldato romano oltre all’opportunità di pentirsi anche di parlare insieme all’altro per tutto il resto del percorso. Un’azione potente e trasformativa che permetteva alla persona resa vittima di essere considerata come un individuo alla pari, concedendogli l’opportunità di dimostrare amore verso il suo nemico.
“Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico” (Matteo 5:43). Nell’Antico Testamento c’era scritto che si doveva amare il prossimo non che si dovesse odiare i nemici; quel concetto era stato introdotto dalle tradizioni di quei giorni. Gesù insegnava che amare il prossimo non era sufficiente, infatti disse: “Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli» (Matteo 5:44-48).
Limitarci ad amare chi ci ama è un concetto accettato da tutti ma Gesù ci ha chiamati ad andare oltre. Quando parla di perfezione si riferisce alla perfezione dell’amore indiscriminato che Dio ha modellato per noi direttamente anche tramite la natura.
La pioggia e il sole ci fanno comprendere che c’è bisogno di entrambe per apprezzare e vedere l’arcobaleno e questo è un esempio per capire che dovremmo amare incondizionatamente le persone “uggiose” e quelle “solari”.
Si è cittadini di un Regno che abbraccia uno stile di vita che trascende dalle norme di natura nazionalista. Se andassimo d’accordo soltanto con le persone con cui ci troviamo bene e aggredissimo chi ci aggredisce abbracciando il concetto della Guerra Giusta non si farebbe nulla di diverso rispetto alle persone non di fede.
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