Sembra chiaro dagli insegnamenti di Gesù che mettere da parte il potere, sia un principio fondamentale e molto utile, da seguire. Gesù lo ha dimostrato con la Sua vita; pensiamoci anche solo per un attimo, l’essere più potente dell’universo rinuncia al Suo potere e cambia il mondo con la Sua umiltà!!!
Riteniamo quindi, che non sia coerente che i discepoli di Cristo, sia quelli di ieri che quelli di oggi, scelgano di abbracciare il potere, la politica o il governo per “diffondere la luce tra le tenebre” (la Buona Novella).
Cristo ci ha insegnato un modo diverso di vivere, che parte dal basso, ovvero dal servire gli altri.
I primi anabattisti non ritenevano che le leggi dello stato fossero da prendere a modello di vita e non si affidavano ad esse sperando che lo stato portasse il Regno di Dio sulla terra.
Gli anabattisti si radunarono a Schleitheim, in Svizzera per decidere i principi che avrebbero seguito come comunità di fede. Gli articoli sui quali concordarono furono i concetti riguardanti l’etica; essi non si persero a proposito di dibattiti teologici. Furono di comune accordo con la maggior parte della teologia protestante ed evidenziarono il voler vivere ed applicare gli insegnamenti biblici alla propria vita. La confessione di Schleitheim schematizza il credo anabattista. La maggior parte del corpo del movimento anabattista si radunò per un paio di giorni. Durante quell’incontro solo due di loro espressero il desiderio di utilizzare la spada per diffondere il loro messaggio argomentando che fosse necessario altrimenti sarebbero stati annientati. L’ex monaco Michael Sattler prese parte nel dibattito esprimendo che sarebbe bastato intrecciare male un solo filo in una stoffa, per crearne un difetto. Chiunque potrebbe avere una teologia perfetta ma una volta che la si intrecciasse con un solo filo di violenza tutto quanto si sarebbe rovinato.
La storia della chiesa purtroppo è piena di violenza perpetrata nel nome di Cristo, nonostante Egli sia il Principe della pace; una triste realtà che allontana molti dal conoscere Gesù.
Durante quell’incontro gli anabattisti conclusero che la metodologia per seguire Gesù e per espandere il Regno di Dio, era importante tanto quanto la teologia stessa. I punti discussi nella confessione di Schleitheim furono i seguenti:
1. il Battesimo
2. la Scomunica
3. lo Spezzare il pane
4. la Separazione dagli abomini
5. i Pastori della comunità
6. la Spada
7. il Giuramento

Dei sette punti, ne discuteremo solo alcuni. Nel primo articolo si parla a proposito del battesimo, che sarebbe dovuto essere una libera scelta. Nei successivi si affrontava il concetto di come un discepolo si sarebbe dovuto separare dal mondo, dai suoi modi malvagi di vivere e dal dominio del diavolo.
Agli anabattisti non importava che la teologia dei protestanti fosse migliore della teologia cattolica perché per loro il fatto che i protestanti avessero continuato a torturare e ad uccidere per difenderla, era una chiara dimostrazione di eludere gli insegnamenti di Cristo. Agire in quel modo non rappresentava la vera chiesa.
I primi anabattisti avevano compreso che non erano ne cattolici ne protestanti. Un altro articolo spiegava molto bene quanto essi rifiutassero di prendere le armi e usare qualsiasi tipo di violenza. Nel secondo articolo ad esempio si prese in considerazione “il diverbio” concordando di imparare a confrontarsi anche con idee diverse cercando comunque sempre la pace tra chi la pensava differentemente dall’altro.
Gesù, aiutò noi, suoi discepoli, a comprenderne la metodologia, dando esempio di come affrontare quello che per noi è considerato un peccatore, un eretico o chi nell’errore. Gli insegnamenti di Gesù su come trattare i nostri nemici sono ben chiari: dovremmo amarli.
Se i nemici desiderassero aggredirci, dovremmo porgere l’altra guancia.
Riflettiamo insieme, quale era il pensiero di Gesù verso coloro che contaminavano la chiesa? All’epoca della Riforma esisteva soltanto un modo di agire: bisognava andare in guerra contro gli eretici, prima torturandoli e poi uccidendoli. La tortura veniva considerata come il miglior modo di concedere loro l’opportunità di ritrattare. Gesù invece ci insegna di porgere l’altra guancia ai nostri nemici e ad essere disposti ad offrire la propria vita.
Riguardo poi alle persone che frequentavano una chiesa e avrebbero continuato a perseverare nel peccato senza pentirsi, Gesù diede alcuni insegnamenti: “«Ora, se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu hai riavuto tuo fratello; ma se non ti ascolta, prendi con te ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di due o tre testimoni. Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta anche di ascoltare la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano” (Matteo 18:15-17). Con “chiesa” Gesù si riferiva ai piccoli gruppi di persone che si riunivano nelle loro case. Nei casi estremi Gesù dice di farlo sapere al loro piccolo gruppo di fratelli per cercare di aiutarlo a riconciliarsi (la riconciliazione era lo scopo finale) e a riconoscere il suo errore. Se anche dopo aver affrontato tutto il corpo della chiesa la persona continuava a perseverare nel suo errore, allora Gesù incoraggiava a trattarli come un pagano o un pubblicano. Lui ci mostrava come affrontare i nostri nemici tramite l’amore.
Dovremmo quindi trattare gli eretici, i peccatori e coloro che avvelenano l’integrità della chiesa con amore e grazia nello stesso modo in cui Gesù si relazionava con persone di quel genere. Quindi ciò che Gesù ci consiglia è di trattare quel tipo di personaggio con gentilezza e rispetto come dovremmo fare con qualsiasi altro pagano o pubblicano come Gesù fece. John Howard Yoder (1927-1997) autore e teologo conosciuto per la sua difesa del pacifismo cristiano disse: “Se qualcosa non andasse nella chiesa i credenti dovrebbero radunarsi e discuterlo insieme. Il modo per avviare una riforma all’interno di una chiesa sarebbe quello di parlare e affrontare gli sbagli insieme. Agire in quel modo porterebbe verso la riconciliazione e il perdono. Se la metodologia anabattista fosse stata applicata alla Riforma essa sarebbe stata una Riforma senza costrizione”. Questa visione non è stata evidenziata soltanto negli insegnamenti di Gesù, era un principio che anche la Prima Chiesa viveva.
Ora parliamo del tema della disciplina o del “confronto premuroso” così come lo chiamiamo nelle nostre comunità di fede. Sembrerebbe un modo di agire piuttosto duro, ma spesso ci viene chiesto: “voi cacciate via le persone dalla vostra chiesa quando non fanno ciò che vorreste che facessero?”.
Questo non ha niente a che fare con ciò che accadde nella realtà. Disciplinare qualcuno nella chiesa non significa aggredirlo verbalmente facendolo sentire fuori luogo. Il contesto disciplinare di cui si parla è quello di trovare diversi modi relazionali per cercare la riconciliazione; quello sarebbe l’obiettivo finale. Quando la persona in questione però non desidera avere nulla a che fare con le vie di Cristo, allora si parla con lei cercando di farle capire che in quel caso non siamo sulla stessa barca. Sembra qualcosa di così severo? In realtà no, perché si cerca di prendere posizione per la verità cercando di aiutare l’individuo
essere coerente. Questa era l’enfasi degli anabattisti. L’apostolo Paolo ha scritto: “Or io vi esorto, fratelli, a guardarvi da quelli che fomentano le divisioni e gli scandali contro la dottrina che avete appreso, e ritiratevi da loro. (Romani 16:17). Il suo consiglio era di smettere di parlare con loro per cercare di convincerli a cambiare. ” E se qualcuno non ubbidisce a quanto diciamo in questa epistola, notate quel tale e non vi associate a lui, affinché si vergogni. Non tenetelo però come un nemico, ma ammonitelo come fratello (2 Tesalonicesi 3:14, 15).
Impariamo dai nostri amici anabattisti, essi si sforzavano nel cercare la riconciliazione. Di solito se notiamo che qualcuno stia peccando o ferendo noi o qualcun altro allora dovremmo parlargli. Dovremmo lavorare per l’unità. Sappiamo benissimo che spesso abbiamo il vizio di parlare alle spalle delle persone…limitarci a non uccidere non è abbastanza, dovremmo seguire Cristo che ci ha incoraggiati a parlare con nostro fratello o sorella personalmente, senza fare gossip su di lui o lei, a sua insaputa. Se dopo averla confrontata e quella persona non dà ascolto e non gli interessa cambiare atteggiamento o comportamento, allora dovremmo tornare da lei insieme ad altri fratelli per cercare di comunicare con lei di nuovo e cercare di riconciliarci. Se quella persona continua ancora a rifiutare qualsiasi tipo di aiuto allora dovremmo tornare insieme alla comunità di fede o con qualcuno che essi rispettino chiedendogli di dare ascolto. Se ancora una volta quella persona si rifiuta, allora semplicemente dovremmo lasciar perdere e comunicarle che non è più parte di noi. Si spera sempre che la riconciliazione accada prima di arrivare a quel punto, visto che è un’opportunità per lei di aprire gli occhi. Dovremmo considerare le persone al punto di cercarne il confronto. Gesù disse: “E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo” (Luca 14:27). Dovremmo essere disposti a lasciar perdere il nostro orgoglio e la nostra reputazione. Realizzando che spesso si sfodera la spada del giudizio come se fossimo il giudice della vita dell’altro, giudicando le persone da come esse si comportano o perché non ci ascoltano abbastanza. Gesù ci ha chiesto di assumere l’atteggiamento umile della croce.

Domande e risposte:

Domanda: I nostri fratelli cattolici dicono che dato che la chiesa ha compilato le Scritture essi hanno l’autorità di dare un sostegno alla Bibbia tramite gli editti papali. Potresti rispondere e fare un tuo commento riguardo il punto: “Sola Scriptura”?

Risposta: I cattolici evidenziano che Dio abbia lavorato tramite la chiesa per compilare le Scritture quindi non dovremmo pensare che la chiesa non abbia avuto nessun merito al riguardo. Abbiamo avuto fiducia nella chiesa che poi ci ha elargito la Bibbia. Il mondo protestante ha messo da parte la chiesa e si è concentrato soltanto sulle Scritture. La posizione anabattista riguardo questo tema è più moderata. Si rispetta il concetto di Sola Scriptura come l’autorità massima ma anche si riconosce che la chiesa cattolica ci ha dato la Bibbia. La chiesa in generale dovrebbe essere sempre coinvolta nell’interpretazione delle Scritture. Per noi la chiesa non è l’istituzione che ha il potere, ma è l’insieme delle persone.
Riflettiamo, è giusto che le tradizioni concepite dalle istituzioni che hanno in mano il potere siano allo stesso livello delle Scritture? Non sarebbe meglio che il ruolo costante della chiesa che ci ha dato la Bibbia fosse quello di radunarsi insieme come comunità per cercare di interpretare le Scritture?
Questo è un concetto che gli anabattisti hanno chiamato “l’ermeneutica comunitaria” dove si interpretano le Scritture dando ascolto ad una pluralità di voci e vedute riguardo al testo cercando di interpretarlo. Sola Sciptura non significa cercare di interpretare le Scritture da soli. Il concetto di Sola Scriptura ha la sua centralità e noi la interpretiamo insieme come comunità di fede. La Bibbia è stata concepita in quel modo. Spesso mi viene chiesto: “come mai quando si legge un pezzo di Scrittura insieme, ciò che si comprende dal testo, è tanto di più di ciò che si comprende da soli?
La mia risposta è che noi non siamo stati creati per comprendere tutto ciò che c’è da imparare da una passo delle Scritture leggendolo diverse volte, da soli. La Bibbia non è stata concepita come un libro che si legge e si approfondisce solo in privato. Il piano è sempre stato quello di discernerlo in comunità. La chiesa compilò le Scritture e la chiesa dovrebbe radunarsi per interpretarle.
Gli anabattisti sono d’accordo con i cattolici su quel punto, ma non riguardo il concetto di “chiesa”. Il mondo cattolico ritiene che si tratti di un concetto di potere dove le persone in alto dettano agli altri ciò che le Scritture significhino. Invece noi sosteniamo che la chiesa dovrebbe radunarsi e continuare generazione dopo generazione a mandare avanti il processo dell’interpretazione, insieme.

Domanda: Quali sono alcuni dei passi che dovremmo fare per poter essere in grado di lasciare andare il nostro proprio ego?

Risposta: Il termine tedesco “Gelassenheit” secondo gli anabattisti potrebbe essere tradotto come “l’atto di possedere la capacità di lasciarsi andare”. Alcuni termini che potrebbero avvicinarsi sono “abbandonare” o “sottomissione” ma il significato non è così drammatico; significa rinunciare di mettersi al centro. Il mondo anabattista utilizza quel termine per descrivere l’orientamento del Nuovo Patto riguardo il guadagno materialistico, il mantenimento delle cose carnali e l’ottica della vita stessa; bisogna lasciarli andare. “Gelessenheit” significa abbandonare il nostro bisogno di autoaffermazione, sicurezza e interesse proprio al centro della nostra vita lasciando spazio a Cristo. Gesù ci chiama ad avere questa disposizione e cambiamento di cuore, non solo un cambiamento di posizione teologico perché ciò non ci porta da nessuna parte se i nostri cuori non sono cambiati. Dovremmo lasciar andare il nostro bisogno di autoconservazione e di dover combattere per la nostra nazione, famiglia e la propria vita essendo disposti a morire per causa di Cristo perché questo è ciò che Gesù ha modellato per noi dall’inizio alla fine. Ricordiamo le parole di Gesù: “E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo” (Luca 14:27). Non dobbiamo prendere la spada ma la croce, l’emblema della debolezza. Dobbiamo essere disposti a morire per poter attraverso la nostra morte, ottenere la vittoria. La nostra chiamata non è solo di comprendere bene la nostra teologia ma piuttosto di avvolgerla in una metodologia consone agli insegnamenti di Gesù per poterla così divulgare. Una cosa senza l’altra sarebbe orrenda. Preghiamo che possiamo diventare una comunità di fede composta di persone non solo entusiaste di approfondire le Scritture ma anche coraggiose abbastanza di essere disposti a seguire Cristo e il giusto metodo per espandere il Regno di Dio. Prego che possiamo trattare i nostri nemici come dovremmo; amandoli e offrendo la nostra vita a loro. Se avessimo dei problemi con membri della nostra chiesa che pensiamo siano dei peccatori o perfino degli eretici e nello sbaglio, prego che possiamo avere l’amore dovuto per cercare la riconciliazione con loro. Prego che sia lontano da noi l’essere taglienti con le nostre lingue o con il nostro atteggiamento verso di loro.

Preghiera: Padre Celeste, ti chiedo perdono per le volte in cui abbiamo utilizzato la via del potere per divulgare la Tua via di debolezza. Prego che tu possa perdonare i nostri peccati di autoconservazione al centro della nostra vita invece di aver lasciato spazio alla Tua via di sottomissione. Quella doveva essere la nostra maniera di divulgare la Tua verità. Spirito Santo insegnaci il significato di ciò che è seguirti pienamente. Nel nome di Gesù, amen.