Dalla serie “La bellezza di conoscere Gesù” : ESSERE RIEMPITI DELLO SPIRITO DI DIO

Lo Spirito Santo è la potenza universale che ci circonda, ci guida e ci lega; è l’amore personale e cosciente di Dio. Tutti quanti siamo in contatto con questa potenza e l’abbiamo sperimentata in qualche modo e continuiamo a sperimentarla tutt’ora. La domanda che ci poniamo è: siamo coscienti della Sua presenza nella nostra vita? Lo Spirito Santo interagisce con ogni persona, credenti o non credenti.
“Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito” (1 Corinzi 12:13). Quando la nostra fede è concentrata sulla figura di Gesù veniamo immersi in Dio, nel Suo amore e battezzati nel Suo Spirito; diventiamo dei membri di gran valore del Corpo di Cristo su questa terra. Nell’ultimo studio abbiamo approfondito i doni dello Spirito Santo e in questo vorremmo riflettere su ciò che significhi essere ripieni di esso. “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Amen” (2 Corinzi 13:13). Con queste parole di chiusura della sua lettera ai corinzi, l’apostolo Paolo stava cercando di esprimere i diversi aspetti di Dio compresi nella Trinità e di come Lui si riveli a noi. Lui associò la grazia alla figura di Gesù perché Gesù incarnò l’amore, la misericordia e il perdono che Dio ci offre. I reietti e i cosiddetti peccatori amavano Gesù ed erano attratti dalla Sua figura. Invece i religiosi non riuscivano a sopportare o comprendere la natura della grazia radicale che Gesù dimostrava. Quando l’apostolo Paolo menzionò Dio in quel versetto, lo associò all’amore; “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio…” (Giovanni 3:16). Per ultimo associò lo Spirito Santo alla parola “comunione”, “koinōnia” che nel greco originale significa “amicizia spirituale che arricchisce” e “unità, nonostante le diversità”.
Perciò in un ambiente in cui tutti sono costretti ad uniformarsi alle stesse modalità, stile e teologia la “koinōnia” è assente o non si sperimenta in pieno. Invece dove esiste grande diversità di opinioni e dove le persone presenti potrebbero mettersi a litigare facilmente ma scelgono di radunarsi nonostante le loro differenze attorno alla croce di Cristo, allora la comunione dello Spirito è più evidente e c’e koinonia, e ciò è meraviglioso!
Il battesimo dell’acqua oltre ad essere una rappresentazione della nuova nascita, è anche un simbolo del battesimo dello Spirito Santo e dovrebbe rappresentare la dimostrazione iniziale di fede di un credente. C’è qualcosa di molto bello contenuto nell’illustrazione del battesimo in acqua, ovvero nell’essere immersi in essa per rappresentare come Dio ci purifichi e ci faccia nascere a una nuova vita. E’ un simbolo che ci aiuta a comprendere ciò che accade nella nostra vita spirituale; un evento che non rappresenta soltanto la nuova nascita ma anche l’essere accolti all’interno di una nuova famiglia di fede.
Cosa significa essere ripieni dello Spirito Santo? “E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito” (Efesini 5:18). Il teologo di fama mondiale John Stott nel suo libro “Battesimo e pienezza, (“Baptism and Fullness”, tra l’altro un libro eccellente riguardo il battesimo, l’essere ripieni dello Spirito Santo, i doni, i frutti e la potenza dello Spirito), ebbe tantissimo da dire in riferimento al verbo utilizzato nel passo appena letto (“essere ripieni di Spirito”) perché nel greco originale quel verbo ha tantissimi spunti, definizioni e significati. La sua prima osservazione è che il verbo “siate ripieni” “plērousthe”, nel greco originale è stato utilizzato al plurale. La Bibbia non condanna il bere ma ci avverte di non ubriacarci. Il passo è un invito aperto a tutti; nessuno di noi dovrebbe ubriacarsi e tutti dovremmo essere ripieni di Spirito. Questo consiglio non è stato indirizzato solo ai leader della chiesa ma a tutti. La seconda considerazione è che abbiamo la responsabilità di mantenerci ripieni di Spirito e non possiamo dare per scontato che lo siamo sempre. Quando le Scritture ci chiedono di fare qualcosa, bisogna che noi ci diamo da fare e prenderci le nostre responsabilità per mettere in pratica ciò che Lui ci ha chiesto. Dio fa la Sua parte adempiendo alle Sue promesse; dando, offrendo e operando nella nostra vita. Anche noi dovremmo cercare di adempiere la nostra, bisogna collaborare insieme. Dio non prevale sulla nostra libertà di scelta forzando la Sua volontà.
Dio onora la Sua immagine in noi chiedendoci di essere ripieni del Suo Spirito. Questo è un mandato che tutti i credenti dovrebbero vivere nella loro vita. Il fatto che uno creda in Gesù non significa che uno sia ripieno di Spirito. L’essere ripieni di Spirito non è la stessa cosa che ricevere il battesimo dello Spirito Santo. Non esiste nessun mandato in tutto il Nuovo Testamento che chieda ai credenti di dover ricevere il battesimo dello Spirito dopo aver creduto. Nelle Scritture è sottinteso che i credenti abbiano già ricevuto lo Spirito Santo quando sono entrati a far parte della loro nuova famiglia di fede. Una volta che uno è già parte del corpo di Cristo viene incoraggiato dalle Scritture a mantenersi ripieno di Spirito Santo. Il verbo “siate ripieni” nel greco originale ha il senso di doverlo fare di continuo, quindi, non è un comandamento che ci incoraggia a metterlo in atto una volta e basta come nel caso del battesimo nell’acqua, ma è qualcosa che dovremmo fare spesso. La responsabilità è nostra. Perciò, l’essere ripieni di Spirito non è un certo status al quale dovremmo ambire ma un modo di vivere; ciò dovrebbe essere il nostro desiderio e il nostro obbiettivo, non si può presumere di esserlo sempre. Non è come quando uno viene promosso ad un certo grado nell’esercito o come quando avviene una promozione nel lavoro a una posizione più elevata. In altre parole, uno potrebbe essere ripieno di Spirito un giorno e il giorno seguente non esserlo più. Uno potrebbe essere ripieno di Spirito mentre parla con qualcuno essendo pieno dell’amore di Dio quindi riversandolo all’altra persona e ad esempio non sperimentare niente del genere il giorno seguente (come ad es facendo scelte egoiste).
Questo concetto è importante perché in certe cerchie cristiane si è adottato un linguaggio che contrasta ciò che le Scritture insegnano. Spesso si fa riferimento al fatto che uno sia “ripieno di Spirito” come se fosse uno status permanente quando in realtà non è così. Si fanno delle domande del tipo: “sei un cristiano ripieno di Spirito?”, “la vostra chiesa è una chiesa ripiena di Spirito?”. Quando qualcuno ci pone quel genere di domande comprendo che quella persona non è nuova nella fede e che abbia già un’idea dottrinale che deriva dalla sua chiesa. Comprendo anche da quale denominazione proviene e ciò che intende con la sua domanda. In altre parole sta chiedendo: “Questa chiesa promuove un’ esperienza che si manifesti tramite certi doni particolari dello Spirito?”. Da una prospettiva biblica per noi l’essere ripieni di Spirito non significa aver ricevuto il battesimo dello Spirito Santo manifestatosi tramite il parlare in lingue come dimostrazione di possederlo ed essere per sempre ripieni di Spirito. Per noi quel concetto è lontano da ciò che le Scritture insegnano. Quello che ci dovremmo domandare invece, è se durante la conversazione che stiamo avendo, sia se si stia pranzando con un collega o cercando di riconciliarsi con un amico che abbiamo ferito, se si stia operando e parlando essendo ripieni di Spirito. Stiamo permettendo che l’amore, la grazia di Dio e la presenza di Cristo siano al controllo in quei momenti mentre cerchiamo di seguire il Suo Spirito offrendo agli altri la Sua misericordia? Quando ci preoccupiamo dei più piccoli, quando difendiamo chi è oppresso, stiamo lasciando che lo Spirito Santo ci riempia? La verità è che a volte lo siamo e a volte no perché spesso scegliamo di adattarci alla nostra cultura e non a Cristo.
L’essere ripieni di Spirito non rappresenta uno status che dovremmo cercare di raggiungere. E’ interessante sapere che nel Nuovo Testamento quando si menziona che qualcuno sia ripieno di Spirito, siano gli altri intorno a lui ad evidenziarlo. Nessun personaggio biblico si è mai vantato di essere ripieno di Spirito come spesso si fa nelle chiese moderne. Il nostro interesse principale dovrebbe essere quello di seguire Gesù e mentre ci mettiamo in cammino, Lui ci riempie. Se qualcuno ci chiede se siamo ripieni dello Spirito potremmo considerare di rispondere: “passa del tempo insieme a me e fammi sapere ciò che pensi”: Se ci chiedono, “vorremmo sapere se la the Meetinghouse sia una comunità di fede ripiena di Spirito o no” potremmo rispondere: “passa del tempo insieme a noi per constatare se glorifichiamo Gesù perché il vento dello Spirito Santo ci avvicina a Cristo”. Perciò, se la diversità è presente nella comunità di fede e nonostante ciò c’è unità nella chiesa attorno la figura di Gesù allora possiamo dire che qualcosa di miracoloso è in atto. Non dobbiamo sentirci sotto pressione dovendo manifestare certi doni in certi momenti come prova di essere ripieni di Spirito. Il nostro compito consiste nel tenere i nostri occhi fissi su Gesù.
Il verbo “siate ripieni” nel greco originale significa anche “lasciatevi riempire dallo Spirito in continuazione”, quindi, è un mandato che ci incoraggia a lasciarci essere riempiti. Perciò non possiamo far accadere questa esperienza da soli, invece ci rivolgiamo a Dio e Lui ci riempie.
“E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito” (Efesini 5:18). C’è qualcosa che si possa imparare dall’essere in uno stato di ebbrezza? Cosa bisogna fare per ubriacarsi?
Bisogna scegliere di bere e poi l’alcol fa il suo effetto. Quando si parla dell’essere ripieni dallo Spirito Santo non possiamo desiderare di esserlo e basta, bisogna avvicinarsi a Gesù e bere ciò che Lui ci offre. Gesù ha utilizzato l’acqua ed il vino come simbolismi in diversi passi. “Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva». Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Giovanni 7:37-39). Dopo questa lettura possiamo capire che non bisogna sforzarsi per raggiungere uno status di persona ripiena di Spirito, invece dovremmo avvicinarci a Gesù e bere. Non possiamo forzare la mano cercando di essere ripieni di Spirito ma possiamo fare la nostra parte avvicinandoci a Cristo. Perciò per essere ripieni di Spirito non dobbiamo tralasciare Cristo per andare alla ricerca dello Spirito Santo perché lo Spirito Santo desidera esaltare Gesù e guidarci a Lui. Quando ci avviciniamo a Gesù e esprimiamo il desiderio di voler manifestare il Suo cuore e il Suo atteggiamento verso gli altri; quando desideriamo che il messaggio di Cristo inondi la nostra anima e che la Sua missione diventi la nostra, allora lo Spirito Santo ci riempie.
Penso che sia doveroso evidenziare che anche se c’è qualcosa da imparare dall’essere in uno stato di ebbrezza, è importante comprendere che la metafora dell’inebriarsi di vino è stata utilizzata come contrasto e non paragonata all’essere ripieni di Spirito. L’autocontrollo è un punto chiave per aiutarci ad interpretare questo pezzo di Scrittura. Quando uno si ubriaca di solito perde il controllo di se stesso. Invece quando si beve il “nuovo vino” dello Spirito di Cristo si ha più autocontrollo e lo Spirito Santo ci dona l’abilità di fare delle scelte più sagge e amorevoli; ci si arrabbia molto di meno e non si continua a seguire il sentiero dell’auto-indulgenza; si acquisisce il controllo per continuare a seguire Gesù che ci dona più saggezza e ci aiuta a maturare. Attenzione, il versetto non dice che invece di ubriacarci con il vino dovremmo ubriacarci di Spirito; dice invece che non dovremmo inebriarci di vino ma che dovremmo essere ripieni di Spirito. Alcuni hanno interpretato “l’inebriarsi di vino” come il modo in cui un credente dimostri di essere ripieno di Spirito, cioè che se uno è ripieno di Spirito lo dimostra atteggiandosi come un ubriaco. Quella non sarebbe l’interpretazione giusta perché l’apostolo Paolo stava cercando di dire il contrario; il vino fa perdere il controllo alle persone, invece lui stava incoraggiando tutti ad essere ripieni di Spirito. Uno dei frutti dello Spirito Santo è l’autocontrollo e non il contrario.
Alcuni segni di essere una persona ripiena dello Spirito Santo sono i seguenti:
• Fratellanza e comunione – Efesini 5:18-21; 2 Corinzi 13:14
• Proclamazione – Luca 1:67; Atti 1:8; 2:4; 4:8, 31
• Guida– Luca 4:1
• Saggezza – Atti 6:3
• Fede – Atti 6:5; 11:24
• Gioia – Atti 13:52
• Speranza – Romani 15:13
• Tanti altri frutti dello Spirito – Galati 5:22-23.
Ognuno dei punti dell’elenco è una riflessione del carattere e della missione di Gesù. A seguito approfondiremo il secondo, la proclamazione. “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra» (Atti 1:8). Gesù ha detto che saremo diventati dei testimoni; tutto quello che facciamo, chi serviamo, chi siamo e tutto quello che comprende la nostra persona gira tutto attorno a Gesù; siamo I Suoi testimoni. Non si tratta solo di verbalizzare ciò che crediamo ma la nostra vita diventa una testimonianza. “Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi” (Atti 2:4). Il dono delle lingue in questo passo fu una testimonianza, le persone ascoltarono il vangelo nella loro lingua di origine. ” Allora Pietro, ripieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani d’Israele.” (Atti 4:8). Il fatto che Pietro fosse ripieno di Spirito Santo lo aiutò a trovare il modo giusto per poter spiegare il vangelo alle persone che si trovavano in quel luogo. “E, dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano radunati tremò; e furono tutti ripieni di Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza” (Atti 4:31). L’essere ripieni di Spirito Santo in questo caso aiutò loro a diventare dei testimoni sia verbalizzando ciò che credevano ma anche mettendolo in pratica condividendo le loro possessioni gli uni con gli altri. La loro vecchia prospettiva sulle loro possessioni, i loro soldi e la relazione tra di loro cambiò del tutto una volta che furono ripieni di Spirito Santo. (Vedere Atti 4:32-35).
Cosa possiamo fare per collaborare con Dio ed essere ripieni di Spirito?
La prima cosa è non contristare lo Spirito Santo (Efesini 4:30). Ricordiamo, lo Spirito Santo non è solo una forza che accendiamo o spegniamo a nostro volere; Lui è una persona che incoraggiamo, rattristiamo, rigettiamo o ignoriamo. Il contesto in cui si trova il versetto “di non contristare lo Spirito Santo” sia nei passi prima che dopo parlano a proposito delle nostre scelte di vita. Il capitolo evidenzia i temi che riguardano il peccato e la giustizia, sul non verbalizzare e non agire con l’intenzione di far male a qualcuno o ferire gli altri perché ciò rattrista lo Spirito Santo. Dovremmo sottomettere le nostre azioni e la nostra vita alla via di Cristo.
Non dovremmo soffocare lo Spirito Santo. “Non spegnete lo Spirito. Non disprezzate le profezie. Provate ogni cosa, ritenete il bene” (1 Tessalonicesi 5:19-21). Questo passo ci aiuta a capire che non va bene andare all’altro estremo pensando che qualsiasi cosa che accada sotto l’influenza dello Spirito Santo vada bene, perché non è sempre così. L’apostolo Paolo ci incoraggia a provare ogni cosa. Perciò dovremmo utilizzare molta saggezza e discernimento quando accogliamo l’attività dello Spirito Santo in mezzo a noi. In alcune chiese si va da un estremo all’altro, in alcune ad esempio si permette che accada di tutto sotto l’influenza di una manifestazione carismatica, mentre in altre rigettano qualsiasi espressione dello Spirito Santo attribuendo quelle manifestazioni soltanto ai giorni biblici. Noi crediamo che Dio, il nostro Re e Sovrano faccia la scelta di manifestarsi in noi come Lui desideri.
Lo Spirito Santo soffia, Lui è il vento e l’alito di Dio che ci attira verso Gesù e noi ci avviciniamo a Cristo e “ci abbeveriamo”. Mentre ci focalizziamo su Gesù Lui ci riempie del Suo Spirito. Lo Spirito Santo non è una personalità staccata dalla figura di Gesù ed è stato chiamato lo Spirito di Cristo nel Nuovo Testamento diverse volte. Questo Consigliere rappresenta il cuore e la mente di Gesù a noi.

Domande e risposte:

Domanda: Vorrei una definizione di ciò che significhi il dono delle lingue. Mi sembra che nel Nuovo Testamento gli apostoli stessero parlando vere e proprie lingue visto che gli stranieri presenti a Gerusalemme in quel giorno riuscivano a capirli nelle loro lingue di origine. A mio parere tanti pensano che il dono delle lingue significhi parlare in una lingua sconosciuta che a me sembra un linguaggio privo di senso e nessuno capisca ciò che si dice.
Risposta: Nel libro degli Atti possiamo vedere che il dono delle lingue veniva manifestato nel parlare delle lingue a noi conosciute. In realtà il dono delle lingue è stato dato per proclamare il vangelo con franchezza e per diventare dei testimoni. A volte chi riceve lo Spirito Santo riceve il coraggio per poter proclamare il vangelo nella loro propria lingua o in alcune occasioni speciali potrebbero parlare in lingue straniere a loro sconosciute per dare la loro testimonianza. Quindi, nel libro degli Atti il dono delle lingue significava parlare in lingue straniere.
Sembra che i corinzi stessero utilizzando il dono delle lingue per pregare e comunicare con Dio e in quel caso l’apostolo Paolo li sfidò dicendo che quando loro parlavano in lingue a Dio nessun presente era in grado di comprendere ciò che stessero dicendo. Quindi il testo evidenzia che possedessero il dono delle lingue conosciute (di questa terra) ma anche una manifestazione diversa, una lingua sconosciuta sulla terra. Come ho menzionato non penso che sia una coincidenza quando l’apostolo Paolo disse: “Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo” (1 Corinzi 13:1). La manifestazione delle lingue degli angeli non era abbastanza. Pregare Dio in una lingua sconosciuta senza interpretazione non bastava perché non edificava il corpo e li incoraggiò a chiedere il dono dell’interpretazione anche per loro stessi. L’apostolo suggerì loro di pregare piuttosto per il dono della profezia e aggiunse che senza amore certamente quel dono non aveva nessun valore.
Spesso per alcuni il dono delle lingue rappresenta l’evidenza che uno abbia ricevuto lo Spirito Santo. Invece gli insegnamenti dell’apostolo Paolo continuamente incoraggiano i credenti ad andare oltre, non concentrandosi su loro stessi, ma a versare i loro doni sugli altri. Le manifestazioni dello Spirito Santo non sono i doni ma i frutti dello Spirito, il carattere di Cristo.
Un punto importante è che non dovremmo giudicare nessuno. Se qualcuno pregasse in lingue sconosciute, non sarebbe giusto criticare le loro azioni visto che è qualcosa tra loro e Dio.
Il dono delle lingue angeliche è un linguaggio di preghiera o un linguaggio privo di senso?
La verità è che entrambi i casi potrebbero manifestarsi. Il fatto è, che alcune persone siano cresciute in una cultura dove gli è stato insegnato che si dovesse pregare emettendo un certo tipo di suoni. Per esempio posso parlare in prima persona perché ciò mi accadde personalmente e devo dire che imparai ad emettere quei suoni avendoli sentiti spesso. In alcune chiese hanno costruito una cultura sul parlare in lingue e qualcuno che è cresciuto in detti ambienti può facilmente adattarsi e parlare anche lui in quel modo perché gli è stato detto che parlare in lingue era qualcosa di necessario. Il dover parlare in lingue per forza è qualcosa che pesa molto sulla psiche di chi si trova in dette situazioni e quindi c’è chi “manifesta” il dono delle lingue in quel modo. Alcune persone hanno realmente il dono delle lingue, ma non tutti ce l’hanno. La cosa bella è che non sta a noi giudicare, dobbiamo soltanto incoraggiare chi utilizza quel dono ad interpretare ciò che dice. Invece quando si tratta del dono della profezia e qualcuno dà un messaggio, è nostro dovere interpretarlo, provare ogni cosa e discernere.

Domanda: Non hai menzionato il termine “arrendersi”, potresti approfondire quel concetto?

Risposta: Lasciarsi andare in questo caso ha a che fare con il concetto che non possiamo riuscire ad avere la forza di volontà per seguire Gesù o per essere ripieni di Spirito. Quando riconosciamo che non possiamo farcela da soli stiamo dimostrando sottomissione. C’è un principio molto bello contenuto nel riscatto di qualcuno che affoga. Se qualcuno sta affogando e quella persona cerca di salvare se stessa combattendo con l’acqua, il bagnino non riesce ad aiutarlo. Il salvataggio avviene nel momento in cui la persona si lascia andare mettendo la sua fiducia sul bagnino. Questa illustrazione rappresenta probabilmente i nostri sforzi religiosi, quando cerchiamo di seguire un certo sistema di regole, norme e rituali per cercare di salvare noi stessi mentre la cosa migliore è quella di arrenderci e sottometterci a Gesù chiedendoGli di riscattarci. Lui in quel momento lo fa; Lui ci chiede di lasciare da parte i nostri peccati e la nostra religiosità.

Domanda: Non ho capito bene una citazione che diceva “Alcuni evangelici adorano Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo…” e mi sembrava incompleta.

Risposta. La citazione diceva: “Alcuni evangelici adorano Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio le Scritture”. In altre parole vanno avanti come se Dio lo Spirito Santo non esistesse. Quella citazione si applica a chi pensa in modo estremo accusando chi ha i doni dello Spirito di essere dei carismatici pazzi. Chi segue quel filo di pensiero ha sviluppato una teologia che afferma che lo Spirito Santo operava soltanto nei giorni biblici e che non ha nessuna parte nella nostra vita attuale.
La nostra posizione è quella di rifiutare entrambi gli estremi. Pensiamo che lo Spirito Santo, lo Spirito di Cristo si riveli e comunichi a noi e attraverso di noi in comunità quando ci raduniamo intorno alle Scritture. Non sosteniamo che lo Spirito Santo si riveli soltanto tramite le Scritture o soltanto tramite la comunità di fede senza di esse. Lo Spirito utilizza tutti i doni che ci ha dato per servirci a vicenda.

Conclusione:
“Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio” (Romani 12:1). Dobbiamo pregare che dove andiamo come ci comportiamo e le scelte che facciamo possano permettere allo Spirito Santo di riempirci. Dio si aspetta che ciò che riversa su di noi, sia a sua volta versato sugli altri. Abbiamo qualcuno con cui condividere la realtà spirituale della grazia di Dio e la comunione dello Spirito Santo? Cerchiamo di riconciliarci e di perdonare chi ci ha fatto un torto? C’è qualcuno nella nostra vita che non abbiamo trattato con la dovuta considerazione e amore? Le azioni che facciamo non devono per forza essere grosse. Signore aiutaci a vivere queste realtà e ad essere ripieni del Tuo Spirito. Aiutaci a diventare i Tuoi testimoni.
” E, dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano radunati tremò; e furono tutti ripieni di Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza (Atti 4:31). I passi dopo parlano di come i primi cristiani condividevano le loro possessioni e di come hanno ridiretto radicalmente il modo in cui vivevano la loro vita. Sia che Dio facesse tremare il luogo in cui ci trovassimo o meno, siamo responsabili di rivolgerci a Cristo in preghiera. Mentre Lui ci riempie e ci motiva dobbiamo cercare di non rinnegare o allontanare lo Spirito Santo. Dovremmo invece lasciare che quella grazia fresca sia la nostra motivazione per diventare i Suoi testimoni agli altri.

Preghiera:
Padre Celeste, grazie per il dono che ci hai donato e per l’amore che hai manifestato al mondo avendo dato il tuo unigenito Figlio. Gesù. Ti ringrazio per la grazia e la misericordia che ci hai dimostrato nella Tua vita. Spirito Santo, ti ringraziamo per la Tua compagnia e per come ci unisci attorno la figura di Cristo. Desideriamo più di Te, desideriamo essere ripieni di Dio. Gesù, io mi avvicino a Te per ricevere tutto ciò che hai in serbo per me. Desidero riflettere la tua mente e il tuo cuore. Gesù, Tu sei il punto d’incontro con il divino e ti ringrazio per averci introdotto il Padre che ci ama con un amore perfetto. Celebriamo tutto quanto e preghiamo che possiamo manifestare queste qualità molto di più nelle nostre vite. Grazie per averci unito ad altri credenti sotto un legame di grazia e di speranza. Ti ringrazio per avere motivato i nostri cuori aiutandoci a pentirci per aver vissuto in modo egoista avendoTi perso di vista come nostro Signore; Colui che ci insegna come vivere. Prego che ci aiuti ad avere il coraggio di pentirci e di cambiare i nostri modi essendo pieni della Tua grazia mentre siamo in contatto con altre persone in questo giorno. Spirito Santo ti invitiamo ad accompagnarci, desideriamo dare ascolto alla Tua voce e alla Tua guida. Riempirci ora di Te. Nel nome di Gesù, amen.