Domande e Risposte sulla Bibbia 1

“Dio ci ha donato la Bibbia tramite la chiesa(intesa non come istituzione ma come corpo dei credenti), nello stesso modo in cui ha donato Gesù per mezzo di Maria. Abbiamo ricevuto sia la parola scritta che la Parola incarnata di Dio. In entrambi i casi il valore più elevato appartiene alla Parola. Gli strumenti di cui Dio si avvalse per farcela avere sono di secondaria importanza. (Confronto alla Parola di Dio rivelata in Cristo)” Gary DeLashmutt, scrittore e pastore americano.

Domanda: Se la Bibbia è ispirata da Dio ma non è stato rimosso da essa l’elemento umano, come possiamo fidarci e basare la nostra teologia su quel libro? Temo che si potrebbe rischiare di fondare il nostro credo su un passo biblico che ha più dell’umano che del divino. Non pensi che sarebbe più giusto catalogare i diversi passi nella Bibbia sotto queste due categorie, quelle parti contenenti l’elemento umano e quelle altre ispirate da Dio?

Risposta: Nessuno ha mai affermato che Dio sia stato l’autore di alcune parti della Bibbia lasciando altre all’uomo per poi arrivare ad un accordo di come finire il libro. Dio ha sempre lavorato tramite l’umanità delle persone per comunicare ciò che desiderava. Quindi è un lavoro di squadra tra Dio e noi. Per illustrarlo meglio dovrei chiarire che non c’è nulla di sbagliato nell’ ammettere che nella Bibbia sia presente anche l’elemento umano; ricordiamo che grazie a questo fatto la Bibbia può essere messa sotto scrutinio testuale, storico e archeologico senza alcun problema. La Bibbia appartiene ad una categoria a sé stante. Ricordiamoci che Gesù parlava di temi spirituali e del Regno di Dio, mentre dava dimostrazioni della veridicità di ciò che affermava attraverso i miracoli che compiva.
Sappiamo che gli insegnamenti spirituali della Bibbia sono veri perché l’aspetto umano di essa rientra tra i fatti verificabili che di possono trovare attraverso motori e canali di ricerca ormai a disposizione di chiunque e questo è sempre stato un punto di forza.
Non dovremmo temere l’aspetto umano delle Scritture.
Per esempio, siete a conoscenza che nei diversi Vangeli si notano nomi differenti che di tanto in tanto vengono dati ai discepoli? L’apostolo Pietro a volte viene chiamato Pietro, altre Cefa. Leggiamo dai Vangeli: “questi sono i dodici che Gesù inviò dopo aver dato loro questi ordini: «Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10:5,6).
La priorità di Gesù era lavorare con i suoi compaesani ebrei e aiutarli a crescere nella fede e a fortificarli così che potessero diventare la luce del mondo e invitare il resto delle persone non ebraiche a unirsi a loro, “le altre pecore” come detto dall’apostolo Giovanni (Giovanni 10). “Andate e predicate, dicendo: “Il regno dei cieli è vicino”. Guarite gli infermi, mondate i lebbrosi, risuscitate i morti, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non fate provvista di oro, né di argento né di denaro nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento” (Matteo 10:5-10). Lo stesso passaggio poi viene descritto nel vangelo di Luca: “Poi, chiamati insieme i suoi dodici discepoli, diede loro potere ed autorità sopra tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire i malati. E disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio: né bastoni, né sacca, né pane, né denari, e non abbiate due tuniche ciascuno” (Luca 9:1-3). Se paragoniamo questi due scritti notiamo che ci sono delle differenze e due prospettive diverse per descrivere lo stesso evento. Questa è la bellezza di poter leggere la stessa storia di Gesù da diverse prospettive umane. Ciò ci avvicina alle realtà spirituali. Non significa che alcuna di queste sia sbagliata, sono soltanto dei punti di vista umani di cui Dio si avvalse per donarci diverse angolature della stessa verità.
“Poi egli chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due; e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che non prendessero nulla per il viaggio, eccetto un bastone soltanto: né sacca né pane né denaro nella cintura; e che fossero calzati di sandali e non indossassero due tuniche” (Marco 6:7-9). Come si potrebbero intrepretare questi passi? Se passi di questo genere hanno dell’umano, come si fa a fidarsi e a fare della Bibbia il fondamento della nostra teologia sistematica? La risposta a questa domanda è che si interpreta in modo sistematico e non letterale, cioè, non si dovrebbero costruire delle dottrine su un passo singolo e in quanto Dio ci ha dato diverse angolature umane della realtà, possiamo leggerle, paragonarle, contrastarle e radunare tutta l’informazione a nostra disposizione riguardo quell’argomento e poi possiamo trarre delle conclusioni importanti.
Un esempio delle diversità nei dettagli che esistono nei Vangeli è quando si menzionano i personaggi che visitarono la tomba di Gesù dopo la Sua morte; chi è arrivato prima? Furono le donne? Fu l’apostolo Pietro o l’apostolo Giovanni? Quando si leggono quei passi si ha la percezione che gli autori avessero descritto un evento fenomenale senza prima radunarsi come comunità o comitato cercando di mettersi d’accordo nel dover raccontare tutti la stessa storia nello stesso modo. Gli autori hanno invece raccontato la loro propria esperienza. Ricordiamo che se le storie nei vangeli fossero state raccontate tutte nello stesso modo sarebbe un problema e gli studiosi non le considererebbero valide dal punto di vista storico. Le diverse sfumature umane contenute nelle Scritture con le loro contraddizioni rendono le Scritture valide. E’ positivo che ci siano delle diverse prospettive umane sullo stesso evento. Dove esiste un vero conflitto su come un evento è stato raccontato di solito si tratta di qualcosa di poca importanza. Non esistono delle contraddizioni nelle Scritture quando si tratta dei temi importanti come comprendere se Gesù fu davvero il Figlio di Dio, se la croce è la fonte della nostra salvezza o se Gesù fu davvero il Messia che dovremmo seguire. Le contraddizioni possiedono anche qualcosa di positivo, non dovremmo temerle!

Domanda: Qual è il paragone tra la Bibbia e le altre Scritture?

Risposta: I musulmani considerano il Corano un testo sacro sceso dal Cielo che riporta alla perfezione le parole di Dio, scritto da Dio stesso. L’elemento umano è assente dal Corano. Invece la Bibbia per noi è un opera che Dio ha creato in collaborazione con le persone. Capita spesso che chi è di fede musulmana abbia la percezione di dover provare l’inferiorità della Bibbia rispetto al Corano, portando a galla il fatto che in essa esistano diversi passi che sembrano contraddirsi. Non riteniamo che la Bibbia sia un libro sacro sceso dal cielo e che sia perfetto. Penso sia uno sbaglio elevare un libro a quei livelli perché infatti, il Corano a sua volta contiene molte contraddizioni e situazioni complicate. Esistono diverse versioni del Corano che si sono sviluppate lungo gli anni (le versioni antiche non contengono diversi capitoli che si sono aggiunti più tardi nella storia) fatto che certamente non dovrebbe verificarsi se fosse un libro veramente sceso dal cielo nella sua completezza.
Non esiste nessuna affermazione contenuta nei testi sacri indù come La Bhagavadgītā o i Veda e neanche negli scritti antichi buddisti che dichiari che siano la parola di Dio. Si sostiene che siano documentazioni di racconti mitologici o parole sagge da cui trarre insegnamenti. Questo perché non avrebbe molto senso per quelle religioni in quanto certe congregazioni buddiste sono atee e nel mondo induista la maggior parte non crede in un solo dio. Allora, le Scritture come vengono definite? Una persona ha commentato che se è vero che la Bibbia abbia un elemento umano allora non dovrebbe essere considerata Scrittura. Quindi, per noi, quale significato sarebbe giusto attribuire alle Scritture? Potremmo definirle o come la parola perfetta scritta da Dio e discesa dal paradiso come i musulmani o seguire i nostri amici buddisti che definiscono i loro scritti Scritture anche se non sostengono che provengano da Dio. Il termine “scritture” viene definito come gli scritti sacri di una certa fede; dei libri che sono stati conservati e tenuti da parte cui vengono attribuiti un valore speciale. Ogni religione ha la sua veduta riguardo ad esse.
Esistono anche dei libri sacri cinesi, il confucianesimo contenente delle bellissime tradizioni antiche ricche di valore morale e anche quei testi non contengono dichiarazioni dove si afferma che siano la parola di Dio.

Jeffery L. Shele, (autore e giornalista americano del U.S. News and World Report) concluse: “La Bibbia si distingue clamorosamente da tutti gli altri testi antichi”.
La Bibbia appartiene ad una categoria a sé; si tratta delle parole di Dio stesso che ci conducono alla Sua Parola incarnata, cioè, a Gesù tramite dei canali umani. Grazie a questo ultimo fatto la Bibbia può essere investigata e verificata dal punto di vista storico. Se considerassimo le Scritture divine solo delle leggende o dei testi con valore morale e basta, quel tipo di documento non potrebbe essere valutato dal punto di vista storico.

Domanda: Come si leggono i primi capitoli della Genesi?

Risposta: Io li leggerei uno alla volta come sono. Cosa intendo? Intendo che il mistero fa parte dei primi giorni della creazione e non siamo sicuri di quanto abbiano durato, non possiamo essere certi che si trattasse di giorni di 24 ore o di età o di migliaia di anni. Per me quei passi rappresentano un mistero e non so tutto. Il bello è che non è necessario che io sappia tutto per poi tornare alla somma Parola di Dio che è Gesù.
Per molti credenti i primi giorni della Creazione rappresentano un ostacolo. Per esempio, quasi tutti pensano che il serpente sia satana, ma la verità è che la Bibbia non lo dice. Arriviamo a quella conclusione perché comprendiamo che il libro della Genesi stia comunicando molto di più e non si limiti alla descrizione di un serpente parlante e quindi di solito per interpretare quella storia la mettiamo a confronto con tutte le Scritture. Non direi che sia giusto interpretare quel passo soltanto come una metafora, io sono più propenso ad interpretarlo in modo letterale. A volte la Bibbia ci lascia nel mistero e non ci piace ma è un problema nostro, non dobbiamo sentirci forzati a sapere tutto.

Domanda: Come mai il concetto del patriarcato è così marcato nella Bibbia?

Risposta: Sarà perché secondo alcuni i maschi sono superiori alle femmine o perché la Bibbia è permeata dalla cultura di quei giorni e perciò dovrebbe essere migliorata e aggiornata? La domanda che ci è stata appena fatta scaturisce da molta frustrazione e incomprensioni nei confronti della chiesa istituzionale, verso la religione cristiana fondamentalista che non ha compreso ciò che le Scritture dicono in realtà. Un esempio perfetto è il seguente, un passo biblico non adatto per i matrimoni: “Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore” (Efesini 5:22). Il versetto preferito dei mariti. Una domanda, a chi è stato indirizzato questo messaggio? Alla chiesa di Efeso. Ciò che è interessante è che la parola “siate sottomesse” non esiste nel greco originale. In greco se il verbo rimane uguale in diverse frasi di seguito allora la prima frase lo utilizza e non è necessario includere lo stesso verbo nel resto delle frasi. Perciò se c’è bisogno di capire quale verbo utilizzare in un versetto dove manca, allora si dovrebbe tornare alla prima frase e trovare il verbo. Quindi quel passo si legge così nell’originale greco: “Mogli, anche ai vostri mariti come al Signore” (Efesini 5:22). Quindi il versetto appena letto non può esistere senza il versetto 21, senza di esso non si potrebbe comprendere. Perciò leggiamolo: “sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Efesini 5:21). Quel passo parla di una sottomissione collettiva come fratelli e sorelle. Perciò nel contesto di una sottomissione generica dove tutti sono inclusi, (fratelli, sorelle, mogli, mariti, giovani, anziani, etc.) l’apostolo Paolo decise di dare un insegnamento alle coppie. Per primo chiese alle donne di essere sottomesse ai loro mariti e poi descrisse il tipo di marito al quale dovrebbero sottomettersi: “poiché il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo” (Efesini 5:23). Quindi, come ha fatto Gesù a dimostrare la Sua autorità sulla chiesa? Lavando i piedi e offrendo la Sua vita, Lui ha dato l’esempio di ciò che intendeva servire gli altri ed essere il capo. “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei” (Efesini 5:25). Spesso non si interpreta bene il significato di “amate le vostre mogli” pensando che significhi amarle con i sentimenti e basta, quindi i maschi pensano che la donna dovrebbe essere loro sottomessa e ruotare intorno ad essi. Questo è spesso il significato che si attribuisce a quei passi ma in realtà non è il significato giusto. Il testo dice ben altro: anzitutto dovremmo sottometterci gli uni agli altri e all’interno della nostra relazione matrimoniale dovremmo trovare due ruoli complementari l’uno verso l’altro. La donna dovrebbe focalizzarsi sull’essere più sottomessa e il perché si trova nel fatto che se si mettesse in pratica il rapporto di coppia diventerebbe una metafora vivente della nostra relazione con Dio stesso. Dio ci dice che Lui ci ama come un marito ama sua moglie e desidera avere un rapporto con noi come quello che esiste tra una moglie e un marito, noi siamo stati chiamati la Sposa di Cristo. Il nostro matrimonio in questo modo diventa una metafora vivente non perché uno deve farlo per forza, Dio desidera che il nostro matrimonio diventi parte della rivelazione. E’ qualcosa di meraviglioso!
Poi il testo continua dando delle indicazioni ai mariti e di come comportarsi elencando una lunghissima lista. Il testo ci aiuta a comprendere ciò che significa il vero amore e dà degli esempi. Dovremmo trattare le nostre mogli come Gesù si comporta con la Sua sposa, la chiesa. Se lo mettessimo in atto allora comprenderemmo che la sfida più grande dev’essere affrontata dai mariti, non dalle mogli. Allora, siccome non abbiamo seguito le Scritture come si deve e abbiamo invece dato degli insegnamenti che hanno rafforzato il permanere degli aspetti del patriarcato e del dominio maschilista nel nome di Gesù che non è altro che spazzatura e un modo sbagliato di interpretare, esistono molte persone ferite dovuto a questo pensiero sbagliato. Tutto questo perché non abbiamo veramente seguito le Scritture. Come vi ho già menzionato c’è molta ignoranza al di fuori degli ambienti cristiani come all’interno di essi. L’ho già detto quando mi sono trovato a leggere un libro che analizzava il motivo per il quale l’apostolo Paolo era secondo il testo troppo influenzato dalla sua cultura per far sì che noi potessimo fidarci di lui, come un giusto autore delle Scritture. L’autore di questo libro evidenziava il fatto che l’apostolo Paolo avesse menzionato che “La moglie non avesse potestà sul proprio corpo, ma il marito…” (1 Corinzi 7:4). Da questo versetto l’autore del libro prese spunto per affermare che quel versetto è stato utilizzato come base e scusa per lo sfruttamento sessuale delle donne e per gli stupri all’interno del matrimonio. Dopo aver letto quelle parole ero quasi convinto che fosse vero perché il tutto era argomentato molto bene, così tanto che quasi quasi mi stavo dimenticando del resto del versetto che dice: “…nello stesso modo anche il marito non ha potestà sul proprio corpo, ma la moglie” (1 Corinzi 7:4). Quindi, l’apostolo Paolo utilizzò le stesse parole applicandole ai mariti, un concetto egualitario e rivoluzionario per quei tempi. “Mogli, il vostro corpo appartiene ai vostri mariti; mariti, il vostro corpo appartiene alle vostre mogli. Andate d’accordo”. L’apostolo Paolo stava cercando d’incoraggiare la coppia ad essere amorevole l’uno con l’altro. Le persone sono libere di scegliere cosa evidenziare in un testo e cosa no o di cambiare il significato del testo inventando qualcos’altro, ma questo é colpa delle persone che desiderano distruggere il messaggio contenuto nelle Scritture.

Domanda: I vangeli sinottici concordano sullo stato esaltato di Cristo come essere divino o almeno sulla Sua preesistenza attribuendo alla Sua figura delle qualità soprannaturali? La descrizione sovraumana data dall’apostolo Giovanni è stata la sua invenzione?

Risposta: I vangeli sinottici (dal greco syn, “insieme”, e opsis, “visione”) sono i tre vangeli di Matteo, Marco e Luca. Vengono chiamati così perché se si mettesse il testo dei tre Vangeli su tre colonne parallele, in uno sguardo d’insieme (sinossi) si noterebbero facilmente molte somiglianze nella narrazione, nella disposizione degli episodi evangelici, a volte anche nei singoli brani, con frasi uguali o con leggere differenze. I Vangeli appartengono al genere letterario di biografie greco-romane. Lo stile biografico era quello di raccogliere l’informazione per poi raggrupparla in sezioni tematiche, non sempre in modo lineare ed è ciò che l’apostolo Giovanni fece. Perciò a differenza degli altri vangeli nel vangelo di Giovanni l’ordine degli eventi è diverso dagli altri. I vangeli di Matteo, Luca e Marco sono considerati molto meno teologici e più lineari confrontandoli a quello di Giovanni. Nei vangeli sinottici si enfatizza l’umanità di Gesù partendo dalla sua nascita. L’apostolo Giovanni fu l’ultimo a scrivere già in età avanzata e decise di enfatizzare l’aspetto celeste e divino di Gesù per far sapere alle persone da dove procedesse Cristo. Lui iniziò la sua opera scrivendo “Nel principio c’era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio…”, lui scrisse un’opera teologica e lo rese ovvio sin dall’inizio. La divinità di Gesù viene esaltata nel vangelo di Giovanni e ci sono delle persone che ritengono che questo fatto sia stato una particolarità soltanto dell’apostolo Giovanni ma basta una lettura approfondita dei vangeli per comprendere che non è così.

Domanda: Possiamo affidarci veramente e credere che le Scritture siano state trasmesse in modo corretto?

Risposta: ” Ora questa specie di demoni non esce se non mediante la preghiera e il digiuno” (Matteo 17:21). La particolarità di questo versetto è che nelle copie più antiche delle Scritture questo versetto non c’era. A parte questo versetto, come possiamo assicurarci che le Scritture siano state trasmesse accuratamente?
La verità è che molti si aspettavano che con il passare del tempo ci fossero delle grandissime differenze con significativi sezioni di testi aggiunti o tolti dalle Scritture. Quello che si scopre è che i testi aggiunti sono più che altro dei versetti che sono stati aggiunti per chiarificare qualcosa che è stata menzionata in un Vangelo e nell’altro no, quindi gli Scribi a volte hanno aggiunto una riga per chiarificare quel fatto. Le differenze sono minime e gli studiosi sia secolari che credenti hanno stabilito che le Scritture sono state trasmesse in modo fedele dal 97% al 98%. Il 3% delle differenze sono più che altro diversi modi di scrivere una parola (lo spelling di essa) e qualche riga di chiarimento di solito presa da un vangelo e inserito nell’altro al cui mancava quel particolare.
Segue parte 2