La storicità del Nuovo Testamento. Parte 1
Nel 1945, nel deserto, presso il villaggio di Nag Hammâdi nell’Alto Egitto, furono scoperti una cinquantina di testi gnostici, scritti su papiro in lingua copta. I testi furono datati tra il 350 d.C. e il 400 d.C. In quel tempo si riteneva fossero copie di originali molto più antichi appartenenti al periodo di Cristo scritti in aramaico. Circolavano voci che gli autori di questi testi, fossero gli apostoli stessi. Il testo che più si avvicinava alla teoria che fossero scritti nei giorni di Cristo, era il vangelo di Tommaso. Sembrava essere una scoperta piena di mistero e nello stesso tempo, di scandali; furono tradotti e pubblicati. Il testo del vangelo di Tommaso risale al 250 d.C. quindi probabilmente era trascorsa una generazione o due dalle ultime opere degli apostoli. Comunque, si tratta di un documento antico, scritto abbastanza vicino ai giorni degli apostoli. Questo si comprese dopo un accurato studio del testo, delle fonti e dello stile. Il vangelo di Tommaso è un insieme di citazioni tratte dalle conversazioni tra Gesù e i suoi discepoli dove Tommaso rivela delle conoscenze segrete; un fatto che nel secondo secolo era molto di moda. Una citazione dice: “Gesù disse, “Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un ciocco di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete” (Vangelo di Tommaso 77). E’ interessante sapere, che gli stessi accademici che misero in discussione il vangelo dell’apostolo Giovanni sostenendo che fu scritto molto più tardi, (perché parlava troppo della deità di Cristo) siano gli stessi accademici che sostengono che il vangelo di Tommaso, (che parla dello stesso tema) sia stato scritto molto tempo prima.
Siamo contenti di accettare questi fatti perché essi confermano ciò che Gesù ha detto nei vangeli canonici. Gesù disse: “Io sono l’Alfa e l’Omega”. Tutto proviene da Lui e lo possiamo trovare ovunque due o tre si riuniscono nel Suo nome; Gesù aggiunse il componente di natura relazionale.
“I suoi discepoli gli chiesero, “Quando verrà il regno?” “Non verrà cercandolo. Non si dirà ‘Guarda, è qui!’, oppure ‘Guarda, è lì!’ Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede” (Vangelo di Tommaso 113). In altre parole, il Regno dei Cieli non è un’organizzazione istituzionalizzata ma qualcosa di natura relazionale e invisibile. Se le persone leggessero il vangelo di Tommaso comprenderebbero che Gesù non appoggiava la religione istituzionale. Gesù incoraggiava le relazioni e una spiritualità profonda. Secondo me, prima di preoccuparci del vangelo di Tommaso dovremmo cercare di leggere i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni perché alla fine dicono la stessa cosa.
Un altro fatto interessante è, che mentre Gesù nei Vangeli Canonici disse ciò che disse come risposta alle provocazioni dei farisei, nel vangelo di Tommaso lo scopo dell’autore è quello di rivelare delle conoscenze segrete che Gesù avrebbe rivelato ai suoi discepoli. Nei vangeli possiamo osservare come Gesù interagiva con i farisei e con le persone attorno a Lui. “Ora, interrogato dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro e disse: «Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare; né si dirà: “Eccolo qui” o: “Eccolo là”; poiché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi»” (Luca 17:20,21).
La maggior parte delle citazioni valide nel vangelo di Tommaso sono delle citazioni dirette o parafrasate dai passi contenuti nei vangeli. Perciò è molto probabile che il vangelo di Tommaso sia stato scritto una generazione o due dopo Cristo. E’ fattibile anche che l’autore abbia attinto dagli insegnamenti di Gesù dai vangeli che erano già in circolazione in quei giorni per poi adattarli a ciò che era popolare in quel tempo come il fatto di venire a conoscenza dei segreti. Alcune delle citazioni nel vangelo di Tommaso sono molto particolari come questa: “Gesù disse, “Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame” (vangelo di Tommaso 102). Con queste parole ha più o meno riassunto ciò che Gesù aveva insegnato per tanto tempo riguardo i farisei. Gesù aveva detto che loro non desideravano partecipare nella costruzione del Regno e in più stavano impedendo che gli altri si avvicinassero a esso. Spesso quando una persona religiosa occupa una posizione di leadership, se non è pronta a mangiare si adopera per non far mangiare gli altri.
Nel mio caso, mentre leggevo il vangelo di Tommaso e qualcosa nel testo mi colpiva e mi emozionava scoprivo sempre che quella citazione era tratta dai Vangeli Canonici.
Diverse delle citazioni nuove sono discutibili come l’ultimo versetto del vangelo di Tommaso che trovo sia molto “incoraggiante” per le donne. “Simone Pietro disse loro: – Maria si allontani di mezzo a noi, perché le donne non sono degne della Vita! – Gesù disse: – Ecco, io la trarrò a me in modo da fare anche di lei un maschio, affinché anch’essa possa diventare uno spirito vivo simile a voi maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli” (Vangelo di Tommaso 121). Com’è evidente in questo libro la deità di Cristo viene esaltata ma contiene anche delle citazioni piuttosto insolite, perciò la conclusione è che si tratti di un testo storico interessante. Sarebbe importante tener presente, mentre cerchiamo di introdurci nell’epoca della storicità di Cristo, che esistono diversi testi piuttosto strani.
Quali sono alcuni degli argomenti discutibili più frequenti che ci vengono presentati con molta sicurezza per metterci in difficoltà riguardo la storicità di Cristo? Come dovremmo rispondere?
Si riteneva originalmente che il primo vangelo canonico ad essere stato completato fosse il vangelo di Matteo; il secondo il vangelo di Marco, il terzo il vangelo di Luca e per ultimo il vangelo di Giovanni. Gli storici moderni affermano invece che il primo vangelo ad essere stato scritto è il vangelo di Marco; molti ritengono che sia l’unico vangelo ad essere stato completato subito dopo la morte e risurrezione di Cristo anche se altri non hanno la stessa opinione.
Ricordiamo, Gesù inglobava in se un movimento anti-tempio, un movimento rivoluzionario e irreligioso. Prima di arrivare al tempio aveva rovesciato i tavoli dei mercanti dando inizio alla chiusura del sistema sacrificale in modo simbolico; qualcosa che avrebbe compiuto tramite la sua crocifissione. Prima ancora, lontano dal tempio Lui sempre si operava a dare dei segnali che indicassero questo fatto. Fino all’arrivo di Cristo per ottenere il perdono dei peccati bisognava seguire il sistema sacrificale come istituito da Dio stesso. Nessuno poteva ottenere il perdono al di fuori di quel sistema. Perciò, quando Gesù si presentava dichiarando di perdonare i peccati delle persone Lui si stava dichiarando Dio e affermando che il Tempio e tutta la religiosità che esso comportava non erano più necessari perché Lui era il Tempio. Per ottenere il perdono bisognava soltanto affidarsi a Lui; un affronto grave al sistema religioso istituzionale di quei giorni.
Gesù offre il perdono, come facciamo ad essere sicuri che ciò sia vero?
Gesù ha stabilito che il Regno di Dio non è un’ istituzione religiosa fisica ma qualcosa di natura spirituale e relazionale; qualcosa di umano che ha un impatto su di noi e ci avvicina aiutandoci ad essere connessi a Dio e agli altri. Il Regno di Dio è un qualcosa di natura astratta che parte dal nostro cuore e si esteriorizza in cambi di atteggiamento, cambiamenti del nostro essere e cose del genere. Perciò, come si fa a verificare che sia vero? Tanti potrebbero fingere di adoperarsi per il bene dimostrandosi generosi ma in realtà nel loro cuore potrebbero rivelarsi tutto il contrario. Quindi, come possiamo constatare che l’enfasi spirituale di Gesù sia qualcosa di reale? Gesù lo dimostrò in questo modo: “Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua» (Marco 2:10,11). Perciò, Gesù guariva le persone non solo perché aveva compassione di loro ma anche per dare una dimostrazione concreta delle verità spirituali. Lo fece per aiutarci a comprendere che la Sua enfasi era sulle realtà spirituali.
Come si fa a sostenere qualcosa del genere quando tutto ciò si mette sotto la lente dello scrutinio dell’evidenzia? Gesù ci ha dato delle risposte lasciandoci un messaggio di natura profondamente relazionale e spirituale. Ciò non significa che fosse un messaggio anti-intellettuale perché Lui interagisce con la storia lasciando delle evidenze. Questo fatto mi dimostra che Dio sia un amante dell’ evidenza. Dio ha desiderato rivelare Se stesso tramite la storia. L’evidenza si focalizza su ciò che è stato scritto nei vangeli e della veridicità riguardo la figura di Cristo.
Ecco alcune delle classiche obiezioni:
Obiezione #1: Gesù non è mai esistito ed è soltanto una figura mitologica.
Risposta: Come si fa a verificare che sia una figura storica reale? La prima cosa da tenere presente è che chi formula questa domanda non è un individuo molto informato. E’ interessante perché spesso chi si trova sotto questa categoria dimostra una grande sicurezza di sé ma non dovremmo sentirci intimiditi da loro. Esistono oltre una dozzina di fonti secolari (non cristiane) antiche che hanno citato la figura di Gesù e ciò fa di Lui la figura storica più citata del mondo antico. A seguito elencherò il nome di alcuni degli autori secolari antichi che hanno fatto riferimento a Cristo e le date dei detti documenti storici:
• Publio Cornelio Tacito (55-120 d. C.), storico, oratore e senatore romano.
• Gaio Svetonio Tranquillo (117-138 d. C.), storico e biografo romano.
• Plinio il Giovane (112 d.C.), avvocato, scrittore e magistrato romano.
• Luciano di Samosata (115-200 d.C.), scrittore e retore greco antico.
• Atti di Pilato (scritto durante il governo di Pilato).
• Mara Bar-Serapion (Ii secolo d.C.)
• Il Talmud
• Tito Flavio Giuseppe (90-95 d.C.), scrittore, storico, politico e militare romano di origine ebraica.
Svetonio disse: “Espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Chresto erano continua causa di disordine” (Svetonio, Vita Claudii, 23.4). Secondo molti studiosi è possibile pertanto interpretare il passo come un riferimento ad un decreto di espulsione dei cristiani che in nome di Cristo (Chresto nel testo di Svetonio) avevano creato dei disordini a Roma, nel periodo di Claudio. La citazione menziona che i giudei furono espulsi da Roma, un fatto importante perché secondo le Scritture, gli ebrei cristiani attraversarono un periodo di grande difficoltà perché durante quell’epoca chi diventava cristiano doveva per forza separarsi dal resto degli ebrei. Il Messia promesso era già arrivato secondo chi aveva fede in Gesù ma per il resto degli ebrei che non credevano in Cristo non era così. Questo fu causa di grandi disordini, clamore e sommosse in sinagoghe ed in altri luoghi. Alla fine ci fu così tanto tumulto all’interno del sistema religioso ebraico e nelle loro comunità che i romani decisero di espellerli tutti. Ricordiamo che Roma non faceva differenze in quel tempo tra chi era di fede cristiana e chi meno, per loro erano tutti di fede ebraica, un fatto che all’inizio concesse un certo grado di protezione ai cristiani perché agli ebrei era permesso di avere un certo grado di autonomia. Alla loro nazione era stato concesso di non dover adorare le deità romane. La persecuzione della Prima Chiesa ebbe inizio quando i romani fecero una distinzione tra la fede cristiana e la fede ebraica perché agli ebrei era stato permesso di rimanere fuori dal contesto religioso romano ma ai cristiani no e quindi si aspettavano che i cristiani adorassero i loro dei. La Bibbia nel libro degli Atti dice: “Dopo queste cose Paolo partì da Atene e venne a Corinto. E, trovato un certo Giudeo, di nome Aquila, originario del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme a Priscilla, sua moglie (perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma), si recò da loro” (Atti 18:2). All’inizio nessuno degli storici credeva dopo aver letto quel versetto che quell’evento fosse davvero accaduto. Gli eventi storici menzionati nel Nuovo Testamento si incastrano benissimo con le fonti storiche antiche.
Il Talmud è pieno di evidenza positiva da una fonte ostile.
Tito Flavio Giuseppe scrisse tra gli anni 90-95 d.C. Lui fu uno storico ebraico e comandante dell’esercito che combatté contro Roma durante la guerra giudaica alla fine degli anni 60 d.C. Dopo aver realizzato che i romani stavano vincendo decise di cambiare campo e iniziò a lavorare per i romani. Da quel momento in poi scrisse con un forte pregiudizio contro molti dei leader religiosi. Dai suoi scritti si impara molto riguardo i farisei e i saducei, più che da qualsiasi altro autore di quell’epoca. Quindi bisogna tenere in mente la faziosità delle sue opere e il contesto storico in cui scrisse visto che doveva giustificare il tradimento verso il suo popolo. Il modo in cui si espresse è ostile.
La figura di Gesù fu citata negli scritti di Giuseppe Flavio. E’ interessante che esista una citazione originale di Giuseppe Flavio dove lui conferma che Gesù sia il Messia e l’evento della Risurrezione di Cristo. Diversi anni fa queste sue parole furono considerate prive di valore storico perché si credeva che dei copisti cristiani avessero inserito quell’informazione nei documenti storici. Gli studiosi ritenevano che Giuseppe Flavio non avrebbe mai affermato una cosa del genere e quindi scartarono quel testo come non attendibile. Interessante perché non esiste dell’evidenza testuale che sostenga l’aver preso una decisione del genere. Senza evidenza quella posizione è soltanto una teoria. Il papiro originale in aramaico dice: “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, sempre che si debba definirlo uomo: era infatti autore di opere inaspettate, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti della grecità. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, coloro che da principio lo avevano amato non cessarono. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Fino ad oggi ed attualmente non è venuto meno il gruppo di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani” (Ant. XVIII, 63-64). La domanda che si pone da sola è: come mai i copisti cristiani si sarebbero messi a copiare degli scritti di Giuseppe Flavio? Per quale motivo la prima generazione di cristiani avrebbero fatto delle copie dei testi di uno scrittore storico ebraico che lavorava per i romani? Si dovrebbe dare una spiegazione sensata al perché questo storico in particolare divenne così importante per la Prima Chiesa dato che ne esistevano diversi. Quindi dopo questi ragionamenti ora la maggioranza del mondo accademico ha cambiato posizione e afferma che non si possano separare gli scritti riguardo a Gesù dalle opere di Giuseppe Flavio. Nessun pagano o leader religioso che si opponeva al cristianesimo ha mai messo in discussione l’esistenza di Cristo.
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