La storicità del vecchio Testamento. Parte 2.

Non esistono documenti egizi in cui si leggano loro sconfitte o si faccia menzione ad eventi negativi riguardo la loro nazione. Questo è un fatto importante. In tanti si sono chiesti come mai gli egizi non avessero documentato ad esempio la sconfitta nel mar Rosso e l’esodo degli israeliti dalla loro nazione. Tanti affermano che l’Esodo non sia mai esistito ma detta affermazione non è basata sull’evidenza ma sull’assenza di essa. Si presuppone che si sia setacciato il deserto alla ricerca di evidenza del passaggio del popolo d’Israele e che non si abbia trovato nulla. Ma fino ad oggi, non ci sono stati fatti delle scavi importanti e il deserto della Sinai non è stato certamente setacciato. Esiste dell’evidenza storica archeologica e testuale dell’esodo, basta fare una ricerca riguardo i recenti ritrovamenti. Jeffery L. Shele, autore e giornalista americano (U.S. News and World Report) scrisse da un punto di vista secolare: ” Il peso delle prove è troppo consistente per scartare l’esodo e considerarlo come un prodotto di fantasia teologica”.
Nel frattempo altre scoperte archeologiche hanno smontato le tesi di “racconti mitologici”.
Parliamone.
Nel sesto capitolo del libro di Giosuè, dal passo venti in avanti, troviamo il racconto di come Giosuè conquistò la città di Gerico; ciò è stato considerato un evento mitologico da parte degli studiosi, fino alla scoperta della città avvenuta tra il 1868 e il 1911. Più tardi, l’archeologa Kathleen Kenyon tra il 1952 e il 1958 condusse delle ampie ricerche con l’uso di tecniche moderne. Alcuni archeologi italiani (tra cui Lorenzo Nigro) e palestinesi stanno conducendo una nuova fondamentale stagione di scavi già dal 1997. I risultati di tutte queste importanti ricerche qui sopra citate, condotte congiuntamente all’Università di Roma “La Sapienza” e dal Dipartimento delle Antichità della Palestina (Hamdan Taha) dal 1997 al 2000 e poi ripresi nel 2005 con campagne sistematiche nel 2009 e 2010 sono ampiamente illustrate nel sito: www.lasapienzatojericho.it.
Tra le scoperte più importanti, è stata proprio l’identificazione del nome antico cananaico di Gerico (RUHA), scritto su uno scarabeo in geroglifici egizi (Nigro 2009).
I primi scavi condotti dagli archeologi tedeschi e Kathleen Kenyon rivelarono l’esistenza di due tipi di mura: il primo era un muro che circondava la città fatto di pietra e sopra il muro di pietra ce n’era un altro fatto di mattoni di argilla, nel quale vi erano delle abitazioni ed era il quartiere povero della città. Un’altra scoperta importante fu che le mura di mattone d’argilla crollarono verso l’esterno. Un fatto insolito perché nell’antichità quando una città veniva conquistata da un esercito invasore le mura crollavano verso l’interno dovuto all’aggressione da parte dell’’esercito nemico. La spiegazione che gli studiosi danno a questo fatto è che le mura potrebbero essere crollate a causa di un disastro naturale come un terremoto. L’unico problema con questa teoria è che una sezione importante delle mura nella parte nord della città di Gerico è ancora in piedi e gli studiosi non riescono a dare una spiegazione. La risposta secondo la Bibbia è che una sezione delle mura non venne giù perché Dio protesse Rahab, e la sua famiglia.
Lei aveva salvato la vita delle due spie israelite nascondendole a casa sua ed essi le promisero che nulla sarebbe accaduto a lei e ai suoi. Rahab abitava nel quartiere povero della città e quindi la sua casa era costruita sulle mura esterne e questo permise agli israeliti di scappare calandosi giù dalla sua finestra che si affacciava verso l’esterno della città. Perciò quando le mura di mattone d’argilla crollarono verso l’esterno formando una rampa (visto che sotto c’erano ancora le mura di pietra) e l’esercito israelita penetrò nella città, Rahab e la sua famiglia furono salvati.
Un altro fatto scoperto dagli archeologi, è che nelle case della città di Gerico c’era ancora molto grano. Dopo la conquista della città, l’esercito nemico non lo prese. Nella Bibbia si trova la spiegazione; Dio aveva chiesto ad Israele di prendere soltanto dei metalli preziosi e di lasciare tutto il resto. Tutti fatti che sembravano concordare con il racconto biblico di Giosuè. Un fatto curioso però è che l’archeologa britannica Kathleen Kenyon disse che gli eventi accaduti nella città di Gerico si verificarono 150 anni prima dell’arrivo di Giosuè. Anche se l’evidenza sembrava di sostenere l’informazione contenuta nei documenti biblici le date non combaciavano. L’archeologo Bryant G. Wood negli anni ’90 fece altri scavi nella città e scoprì delle ceramiche e altri reperti storici. In seguito a queste scoperte le date furono cambiate esattamente al periodo storico di Giosuè.
Esistono delle iscrizioni provenienti dalla Siria e dalla Babilonia dove sono registrati la maggior parte dei re della città di Giuda menzionati nelle Scritture come i re Omri, Achab, Ezechia, Manasse e tanti altri. Ci sono tantissimi altri esempi di scoperte che sostengono ciò che le Scritture affermano come la scoperta del palazzo del re Nabucodonosor e del tempio del dio Marduk; entrambi considerati un tempo delle figure mitologiche.
I rotoli del Mar Morto.
I rotoli del mar morto furono scoperti nel 1947 in una grotta da due beduini. Essi scoprirono una biblioteca intera che era stata nascosta dagli esseni. Gli esseni erano un gruppo ebraico di incerta origine, nato forse attorno alla metà del II secolo a.C. e organizzato in comunità monastiche. Erano comunità isolate e conducevano una vita eremitica aspettando la venuta del Messia. I rotoli scoperti furono scritti duecento anni prima di Cristo ed erano stati nascosti in una grotta ai tempi di Cristo per proteggerli perché l’impero romano stava invadendo, conquistando e distruggendo Israele. Fu una buona scelta perché poco tempo dopo i romani attaccarono e annientarono gli esseni. I manoscritti contenevano frammenti della maggior parte dei libri dell’Antico Testamento e includevano un paio di salmi nuovi. L’unico libro che non c’era, era il libro di Ester e l’unico manoscritto in ottime condizioni era il libro di Isaia. Nel 1947 la copia esistente più antica del libro di Isaia risaliva all’anno ‘900, perciò la scoperta di una copia dello stesso libro datata mille anni prima fu qualcosa di eccezionale! Il rotolo fu paragonato a copie moderne e trovarono che era esatto al 95%. Errori di poca rilevanza e differenze nella scrittura di certe parole comprendevano il 5% delle differenze. Questo dimostrò che la Bibbia fu trascritta in modo accurato per centinaia di anni.
Il libro di Daniele nella Bibbia narra la sua esperienza in Babilonia e descrive in modo preciso dettagli come il palazzo del re Nabucodonosor o Nabonide, la residenza del re Belshatsar e tanti altri fatti storici. Dal testo sembra davvero che lui fosse vissuto in quel periodo. Il problema si presenta perché il libro di Daniele contiene temi di natura profetica che riguardano degli eventi futuri come la nascita degli imperi greco e romano. Le descrizioni di questi imperi sono talmente precise che gli studiosi ritengono che l’autore del libro di Daniele per forza deve essere vissuto durante il periodo greco-romano ipotizzando che l’autore abbia scritto il libro facendosi passare per il profeta Daniele. Per gli studiosi le profezie scritte in quel libro non furono predizioni future scritte nel passato ma l’opera di qualcuno nel futuro che mise per scritto degli eventi del suo periodo storico inserendoli in un contesto passato. A seguito approfondiremo questi fatti.
Gesù descrisse Se stesso dicendo che era “il Figlio dell’uomo” (Matteo 20:28) in diverse occasioni. L’interpretazione che i musulmani danno a questi passi è che Gesù cercava sempre di far capire che Lui era un essere umano come tutti e che stesse rimarcando questo fatto. L’interpretazione delle parole di Gesù però devono essere considerate da un punto di vista ebraico. Il settimo capitolo del libro di Daniele menziona “il Figlio dell’uomo” (Daniele 7:13) descrivendolo come una figura messianica, il Re dei re, Colui cui gli viene consegnata tutta l’autorità da Dio stesso, il sovrano che viene a stabilire il Suo regno sulla terra. Perciò la frase “Figlio dell’uomo” sotto quella luce acquisirebbe tutto un altro significato se il libro di Daniele avesse un valore storico. Gli ultimi due versi del quinto capitolo del libro di Daniele (Daniele 5:29, 30) raccontano che l’ultimo re di Babilonia prima dell’invasione dell’impero medo-persiano e dell’arrivo del re Dario il Medo, fu il re Belshatsar. Il problema si poneva in quanto non esistevano delle prove storiche riguardo alla figura di questo re. Cent’anni dopo, Erodoto (storico greco antico) scrisse che l’ultimo re di Babilonia fu Nabonide chiamato anche Nabucodonosor. Gli storici affermavano che il libro di Daniele fu scritto centinaia di anni dopo e che si sbagliava quando descrisse che il re Belshatsar avesse offerto al profeta Daniele di diventare terzo nel governo del regno. Quindi, chi era la seconda persona al potere? Gli studiosi sostenevano che il libro di Daniele era il frutto di una retroiezione; l’azione di proiettare nel passato facendo passare i fatti correnti come profezie antiche. Il profeta Daniele visse nel 639 a. C. Lui rappresenta un personaggio molto difficile per gli storici e il libro di Daniele non viene visto bene perché contenente delle profezie. Il profeta Daniele abitava in Babilonia dove era stato portato come prigioniero, lui fu presente al momento della caduta di quell’impero e conobbe bene anche l’impero persiano. Dario sotto l’auspicio di Ciro il grande distrusse Babilonia nel 1539 a. C. Nelle profezie contenute nel libro di Daniele vengono menzionate quattro regni o imperi diversi: l’impero babilonese, medo-persiano, greco e romano. C’è una descrizione accuratissima dell’impero babilonese, del re Nabucodonosor e del suo palazzo. Dalla descrizione dettagliata del palazzo si intuisce che chi lo scrisse sicuramente doveva aver vissuto durante quel periodo storico. Il libro di Daniele descrive anche la figura principale dell’impero greco; Alessandro Magno. Possiamo capire il dilemma che hanno dovuto affrontare gli storici riguardo a questo libro? Il libro di Daniele fa dei riferimenti profetici che solo Dio può rivelare e questo rappresentava per loro una sfida, in quanto per gli storici l’intervento divino non è una possibilità. Essi setacciarono il libro di Daniele alla ricerca di incongruenze storiche importanti e riuscirono a trovarne una: il nome del re Belshatsar. L’ultimo re babilonese secondo il libro di Daniele fu lui ma nei reperti storici non erano state trovate delle prove che indicassero che lui fosse esistito. Ricordiamo che lo storico antico Erodoto scrisse un centinaio d’anni dopo che l’ultimo re di Babilonia fu il re Nabonide. In questo caso gli storici erano sicuri che il libro di Daniele fosse un falso in quanto non era vero che il re Belshatsar era stato l’ultimo re babilonese. Questo fu il pensiero accademico fino alla scoperta della città di Ur quando nel ziqqurat (tempio mesopotamico) fu trovato un piccolo tamburo con delle incisioni cuneiformi. Le incisioni furono decifrate e rivelarono che parlava delle opere edili sul tempio del dio della luna compiute dal re Nabonide e includeva una preghiera per il re e per suo figlio Belshatsar. Incredibile, Belshatsar diventò da quel momento una figura storica reale.
C’è un verso piuttosto curioso nel quinto capitolo del libro di Daniele (Daniele 5:16) che narra il momento di quando il profeta Daniele interpretò la scritta sul muro per il re Belshatsar e il re si rivolse a Daniele offrendogli di essere terzo nel suo regno. Qualcosa di molto misterioso, come mai terzo? Allora, se il re Nabonide era il primo reggente e Belshatsar suo figlio il secondo, allora era ovvio che avesse offerto a Daniele il terzo posto. Questo significa che Belshatsar e Nabonide erano coreggènti, entrambi erano al potere. In quel caso era impossibile che qualcuno fosse a conoscenza di quel fatto nel II secolo, in quanto neanche lo storico greco antico Erodoto era al corrente di questo dettaglio. Non esistono tanti reperti storici che riportino il nome di Belshatsar in quanto suo padre era ancora in vita e veniva nominato solo lui come reggente principale. Il re Belshatsar era giovane e non aveva ancora conquistato nulla. Ecco il motivo per il quale nessuno era a conoscenza che Belshatsar fosse stato l’ultimo re di Babilonia. L’evidenza storica scoperta dimostrò che chi scrisse il libro di Daniele era qualcuno che visse durante quel periodo storico, altrimenti non sarebbe stato in grado di conoscere tutti quei dettagli. Un mistero risolto!

Domande e risposte:

Domanda: Esistono delle prove archeologiche dell’esistenza di Giobbe?

Risposta: Direi di no ma non c’è motivo per il quale si dovrebbero trovare tracce della sua esistenza visto che lui non fu un re che fu conquistato da altri regni. I registri storici di quell’epoca avevano a che fare soltanto con quel tipo di eventi. Sono stati trovati però dei reperti archeologici di quel tempo di famiglie e di persone facoltose con tanti animali, forse Giobbe era uno di loro ma niente è certo.

Domanda: Perché Gesù non ha mai scritto dei libri?

Risposta: Penso che Gesù sia stato molto saggio perché consapevole della tendenza degli esseri umani verso l’idolatrare tutto. Ogni volta che Dio ha benedetto qualcosa con le Sue mani o tramite altri dei suoi rappresentanti andò a finire che le persone si misero ad adorare quella cosa come nel caso del serpente di bronzo nel libro dell’Esodo. Dio chiese a Mosè di costruire quel simbolo per far guarire il popolo e il Suo Spirito agì tramite quell’oggetto. Due generazioni dopo scopriamo che gli israeliti si misero ad adorarlo come se fosse un dio. Dopo questo fatto Dio chiese agli israeliti di distruggerlo. Perciò, cosa sarebbe successo se Gesù avesse scritto un libro? Senz’altro il libro sarebbe diventato una reliquia sacra da dover conservare e adorare perché la nostra natura è proprio così. Qualsiasi cosa concreta diventa una distrazione, un oggetto che ci toglie dall’avvicinarci a Cristo. Gesù molto saggiamente ci insegnò in modo relazionale lasciando che altri mettessero le Sue parole per scritto.

Domanda: Come dovremmo considerare i primi tre capitoli del libro della Genesi? Secondo voi, hanno un valore storico?

Risposta: Vediamo, da un punto di vista storico non si sa di certo cosa intenda la Bibbia quando parla di “un giorno”. Io certamente non lo so perché non ero presente al momento della creazione. Quando Dio disse: “Così fu sera, poi fu mattina: il primo giorno, il secondo giorno, etc.”, non sono sicuro che stesse parlando di secoli o di giorni di 24 ore e di certo non so se Dio stesse parlando in modo simbolico. Credo che la genesi abbia un valore storico ma che la sua interpretazione non sia una sola e qualunque sia la risposta non mi smuove. Cioè, non sono convinto del tutto sul creazionismo antico e che “un giorno” rappresenti soltanto un giorno di 24 ore. La verità è che non sento che si debba per forza credere al 100% in nessuna teoria sulla creazione in particolare. Quello che mi sorprende è che tanti cristiani abbiano fatto di questo tema qualcosa di essenziale per la fede. Molti forzano le persone a dover credere nella creazione letterale di sette giorni o altrimenti si rischia di essere etichettati come qualcuno che non crede nella Bibbia. Per me il miglior approccio che possiamo avere con qualcuno che difende l’evoluzione è dargli ragione perché alla fine discutere per ore su quanto sia importante credere nella creazione o meno, non porta a nulla e non si parla di Gesù. Perché non dire “va bene, forse Dio ha creato il mondo tramite il processo dell’evoluzione”. Invece di focalizzarci sulla grandiosa creatività di Dio possiamo spiegare che crediamo nel macchinario che ha l’abilità di creare in tempi lunghi una diversificazione di specie e tante altre cose meravigliose. Chi crede nell’evoluzione spesso fa riferimento al macchinario della creazione e noi possiamo essere d’accordo con loro e poi chiedere, “ok, visto che il macchinario esiste, chi pensi che l’abbia creato? Chi è il Creatore?”.

Conclusione:
Cos’è la fede? La fede non è limitarsi a credere in qualcuno o in qualcosa. Essere a conoscenza dei fatti dimostra soltanto che conosciamo bene ciò che studiamo. La fede è un concetto relazionale, significa avere fiducia attiva. “Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni. Per fede Rahab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto in pace le spie” (Ebrei 11:30,31). Dal punto di vista biblico avere fede significa rischiare per obbedire Dio e fare qualcosa che potrebbe sembrare veramente stupido se Dio non facesse la Sua parte. Un esempio lampante è stato quando Dio chiese agli israeliti di marciare attorno una città per sette giorni e al settimo giorno di suonare delle trombe e urlare a squarciagola per conquistarla. Delle richieste davvero insolite! In quell’occasione c’è voluta fede e fiducia attiva per rischiare. Quando comprendiamo la fedeltà di Dio e come Lui è attivo nella storia, quando Lui ci chiede di prendere un rischio e di seguirlo nella forma di Gesù per noi è un rischio di fede e di fiducia ragionevole basato sull’evidenza. Quindi non penso che sia giusto continuare a pensare che la fede sia qualcosa di anti-intellettuale o a credere in qualcosa che non possa essere testato in nessun altro modo. La fede affronta l’evidenza e poi fa il passo successivo che consiste nell’avere fiducia nella persona che è dietro a tutto.

Preghiera:
Padre Celeste, prego che ogni persona che legge questo messaggio e anch’io, possa come Gesù ha detto avere orecchi da udire e oda la voce incoraggiante e chiarificatrice del Tuo Spirito. Prego che possiamo rispondere. Prego che mentre andiamo avanti nei nostri percorsi di vita possiamo come cristiani continuare ad avere il coraggio di parlare della nostra fede agli altri, sia invitandoli a partecipare ai nostri incontri o parlando del Gesù che seguiamo. Prego anche per coloro che sono all’inizio della loro investigazione in questo mondo di fede, che possano avere la fede per mettersi in connessione con Te in quanto Tu stai già facendo la Tua parte per relazionarti con loro. Prego che il tuo Spirito possa guidarci lungo tutto questo processo. Nel nome di Gesù.
‌Amen