Tanti vagano nel mare dell’umanità cercando di comprendere la loro ultima meta e la ragione della loro esistenza.  A volte le uniche certezze che si hanno sono le cose semplici e concrete come le partite di calcio, fare i soldi e cose del genere. Il fatto è che le cose di natura spirituali o di fede possono sembrare astratte e per questo motivo tanti scelgono di investire il loro tempo sulle cose di natura concreta della vita che si possono toccare, sentire e vedere. Scelta che spesso lascia le persone con un sentimento di vuoto. Quindi, da una parte si ha tanta voglia di qualcosa di spirituale più grande di noi e dall’altra non siamo sicuri se potremmo fidarci di esse. Altri scelgono di vivere una vita focalizzata sul materiale durante la settimana per poi dedicare un’ora o due alla loro spiritualità il giorno di domenica. Non sarebbe bello se il mondo della fede e il mondo reale si fondessero? Ciò ci aiuterebbe a essere più equilibrati.

“La verità è resistente. Non scoppia come una bolla di sapone appena la tocchi. No, anche se la prendi a calci tutto il giorno, la sera sarà tonda e piena” (Oliver Wendell Homes, medico, insegnante e scrittore statunitense del XIX secolo). Non dobbiamo temere la verità, Dio non è un essere insicuro di se e non si nasconde dietro il fatto che la maggior parte delle persone cataloghi i temi di fede come qualcosa di vago pensando che Dio non gradisca le domande di natura intellettuale. Se qualcosa è vera non dobbiamo esitare a formulare ciò che desideriamo chiedere temendo che la bolla della verità scoppierà appena la toccheremo. L’essere umano è l’unico essere al mondo che investe tante risorse ed energie nel cercare di comprendere non cosa fare, ma il perché e come mai reagiamo in un certo modo. Insomma, farsi delle domande fa parte della natura umana. Qui nella nostra comunità di fede c’incontriamo spesso e non sempre dopo un confronto siamo d’accordo con le conclusioni alle quali arriviamo, ma siamo uniti su questo: ognuno è libero di fare le domande che ha a cuore senza preoccuparsi.

” Provate ogni cosa…” (1 Tesalonicessi 5:21).  Interessante! Quindi la Bibbia è un libro sacro che ci incoraggia a non avere una fede cieca e a non dovere accettare per forza ciò che ci viene presentato. “Provate ogni cosa” il contesto di quel passo era riferito alla profezia, alla rivelazione di Dio tramite un individuo o tramite un testo scritto; siamo incoraggiati a mettere tutto alla prova e verificare i fatti. Non dobbiamo catalogare le cose di fede sotto un elenco e le cose concrete sotto un altro. Se qualcosa è vero lo sarà sempre.

Noi tutti abbiamo un desiderio forte che scaturisce dal profondo del nostro essere che ci spinge a credere in qualcosa. Allo stesso tempo si presuppone che i temi che riguardano la fede non possano essere verificati dal punto di vista intellettuale o ragionevole. Perciò, tanti ritengono che se uno sceglie di essere un credente deve per forza diventare una persona anti-intellettuale. Di solito, si tende ad escludere questioni che bisogna approfondire e ricercare per comprendere se siano vere o no pensando di non doverlo fare perché appartenenti al mondo della fede. Questo filo di pensiero rappresenta un mito della nostra cultura come divulgato dai diversi mezzi di comunicazione e perfino nella sezione di ricerca spirituale della maggior parte delle biblioteche. Basta fare una semplice ricerca per capire la divisione enorme che si fa oggigiorno tra il mondo della fede e il mondo dei fatti, tra i credi e la verità. Se qualcuno parla o scrive riguardo le loro esperienze dopo la morte, di aver parlato con un angelo, di aver ricevuto una rivelazione o cose del genere, tendiamo spesso a non mettere in discussione o investigare se l’evento sia veramente accaduto o no.   Nella nostra società il metro di misura per valutare un evento del genere di solito si fa ponendosi delle domande tipo: “ha un significato che va oltre che mi possa essere d’aiuto?” “Mi fa sentire meglio?” “Mi dà un tipo di guida in questo momento o riempie i miei bisogni?”. Invece considero che la domanda principale che dovremmo chiederci è se ciò che si proclama sia vero o no. La Bibbia dice che la prima cosa che dovremmo cercare è la verità. Se qualcosa è vera, essa è piena di significato e ciò ha un impatto su di noi. Spesso si rischia di credere di tutto. Ribadisco ancora una volta quanto sia importante cercare di capire se ciò che si sostiene sia veritiero.

Credere nella Bibbia solo perché abbiamo bisogno di credere in qualcosa non sarebbe giusto. Crediamo nella Bibbia perché essa contiene evidenza della verità.

Nella nostra comunità di fede vorremmo aiutare le persone a diventare più scettiche nei confronti della Bibbia e così stimolarli a formulare delle domande toste. Questo perché siamo convinti che si possano trovare delle risposte che fortificheranno la fede; una fede che non sarà più separata dai fatti o da una ricerca intellettuale che approfondisca le diverse tematiche.

Una domanda che mi chiedo spesso è: da dove scaturisce il desiderio di credere nell’essere umano? Il desiderio di credere è presente in tutte le culture e nella storia dell’uomo. Sigmund Freud, (1856- 1939, fondatore della psicoanalisi) e altri come lui concordano sul fatto che il bisogno di credere sia presente nella natura umana e danno diverse risposte. Penso che la migliore risposta al mio quesito è che siamo stati creati, cablati e predisposti dall’inizio a essere dei credenti. Come mai desideriamo sempre credere in qualcosa così tanto da essere disposti a volte a credere in qualunque cosa? Forse perché Dio ci ha cablato e ci ha predisposto ad avere fede e fiducia in Lui, un concetto relazionale. Quando ci affidiamo a Dio nella nostra ricerca, Lui ci toglie le bende dagli occhi e ciò ci aiuta a scegliere cosa credere in tutta chiarezza.

La nostra comunità di fede è un gruppo eterogeneo di persone di tutte le età, estrazioni diverse e in fasi differenti di crescita spirituale. Alcuni vengono da un passato da non credenti e non sanno nulla della Bibbia o della storicità delle Scritture. Altri invece sono cresciuti in ambienti di chiesa e hanno delle conoscenze limitate su ciò che la loro chiesa gli insegnava.  Perciò ci sta che qualcuno consideri questi approfondimenti ben oltre la loro portata e non riesca a comprendere tutto; se questo succede a voi, non vi preoccupate. Bisogna tenere in mente che in altre occasioni si affronteranno dei temi più basilari e ci sta che altri concludano che siano dei concetti troppo elementari e anche in quel caso bisognerebbe avere pazienza e amore verso gli altri.  Diventa una impresa davvero impossibile poter riuscire a preparare uno studio su misura per ogni individuo che legge o fa parte della nostra comunità di fede. Perciò, la cosa bella da tenere presente mentre studiamo insieme è che l’essere così diversi è una forza e possiamo imparare gli uni dagli altri.

La Bibbia è il libro sacro dei cristiani ed è spettacolare e unico! Molto probabilmente ogni fede e religione considera che il suo libro sacro appartenga ad una categoria a se. Perciò è interessante essere a conoscenza del fatto che la Bibbia sia considerata un libro sacro diverso e unico al mondo anche dal mondo secolare. Alcuni aspetti della sua unicità dal punto di vista degli studiosi credenti e non, sono i seguenti:

a) La Bibbia è il libro sacro più variegato in esistenza. Il Corano fu dato a Maometto da un angelo. Quindi per il Corano c’è stata soltanto un’unica fonte e un unico uomo che lo tradusse e lo copiò. La stessa cosa accadde con il libro dei Mormon: a Joseph Smith gli furono consegnate le tavole per mano di un angelo e lui ricevette da solo l’unzione per tradurlo. Anche in questo caso bisogna avere molta fede in una singola persona. La cosa particolare della Bibbia è che molti autori sono stati coinvolti; persone che non si conoscevano affatto e che spesso appartenevano a generazioni diverse. Da questo punto di vista la Bibbia è più credibile perché fu un libro che lungo gli anni veniva confermato da i diversi autori.

La Bibbia contiene 66 libri. Il processo di rilegare i libri fu un invenzione avvenuta centinaia d’anni dopo Cristo. Prima gli scritti venivano conservati in rotoli o pergamene separati. Nell’antichità avere 66 libri della Bibbia equivaleva ad avere 66 rotoli ed essi erano conservati nella biblioteca della sinagoga e letti uno alla volta. I rotoli dell’Antico Testamento erano considerati delle pergamene sacre che venivano tramandate da una generazione all’altra. Gli scribi avevano il compito di copiare ciò che era stato scritto nelle pergamene in deterioramento e così si assicuravano di averli sempre in buon stato. I rotoli contenenti le scritture del Nuovo Testamento invece furono scritti in luoghi diversi e spediti a diverse città.  Le comunità di fede che avevano una o più pergamene in loro possesso, poi le scambiavano con altre comunità di fede. Quindi, la prima chiesa non ha mai posseduto un intera Bibbia come la concepiamo noi.

Si afferma che il Corano sia una rivelazione omogenea sempre in esistenza come l’eterna Parola di Dio. Perciò l’eterna Parola di Dio secondo i musulmani non consiste in qualcosa che Dio abbia scritto un giorno ma è qualcosa che esiste da sempre e che Dio fece scendere sulla terra nella sua interezza. La Bibbia in realtà non è un libro ma una biblioteca.   I quaranta autori delle Scritture sono state delle persone con variegate esperienze, professioni e passati. Mosè è stato un leader politico, Giosuè un leader militare; Davide un pastore e re, Salomone un filosofo e re, Matteo un dipendente dello stato; Luca un medico, Paolo, un rabbino molto ben istruito; Pietro un pescatore; Giovanni, un amico di Gesù. Le Scritture sono state scritte durante un lungo periodo di tempo, si parla di secoli; dal 1500 a. C. fino all’anno 100 d. C..Gli autori della Bibbia scrissero in contesti diversi (deserti, prigioni, dal palazzo di un re, etc.). La Bibbia è stata scritta in 13 diverse nazioni in tre continenti diversi (Asia, Africa e Europa). Le Scritture sono state scritte in diverse lingue: ebraico, aramaico e greco e in diversi generi letterari.

A volte ci viene chiesto se affermiamo che la Bibbia sia letteralmente vera. Una domanda difficile da rispondere perché la domanda non è stata formulata nel modo giusto visto che le Scritture non sono state scritte utilizzando un unico stile letterario. Parti della Bibbia sono state scritte utilizzando spesso figure allusive e metaforiche; il contenuto di altre invece è di natura storica. Perciò per poter rispondere in modo giusto sarebbe necessario chiarire a quale parte si stiano riferendo. Spesso chi formula quella domanda rimane senza parole perché non sa cosa dire quando li si chiede un chiarimento e così potremmo incoraggiare lui o lei a tornare quando abbiano altre domande da fare. Molte volte si è troppo sulla difensiva e si ha troppa paura delle domande, quando in realtà spesso le domande che vengono poste sono formulate male. I generi letterari contenuti nella Bibbia sono di natura storica, poetica, giuridica, biografica, profetica, apocalittica; ci sono anche delle parabole e corrispondenza di natura personale. Il genere letterario di natura apocalittica fu concepito nell’epoca del Nuovo Testamento, un genere dove era comune utilizzare delle figure fantasiose pazzesche; dei simbolismi che comunicavano qualcosa. Uno doveva avere la chiave per poter decifrare il messaggio contenuto nel testo. Il libro dell’Apocalisse nella Bibbia è stato scritto utilizzando quel genere letterario.

La Bibbia è in realtà una biblioteca sacra e non un libro unico. Ogni libro delle Scritture potrebbe essere paragonato ad una singola pietra di costruzione e tutti i libri insieme alla fine costruiscono un bellissimo luogo dove possiamo approfondire sempre di più la natura di Dio. E’ incredibile che le pietre s’incastrino così bene l’una con l’altra quando si sa che i “costruttori” non si conoscevano e appartenevano a diverse sfere sociali, tempi, luoghi e contesti storici. La domanda si pone da sola:” Chi è stato il Disegnatore di tutto ciò?” “Chi è stato l’Architetto?” Le Scritture danno testimonianza di un vero miracolo, un miracolo che possiamo mettere alla prova.

Naturalmente, per prima cosa dovremmo sempre investigare il contesto di ciò che leggiamo. Quando Gesù disse che se la nostra mano destra ci tentasse a peccare dovremmo tagliarla o che se il nostro occhio destro ci tentasse a peccare dovremmo togliercelo come dovremmo interpretarlo? Se comprendiamo il contesto degli insegnamenti di Gesù allora capiamo che esprimersi in quel modo era comune tra i maestri ebraici. Essi utilizzavano lo stile iperbolico, uno stile esagerato, eccessivo e smisurato di esprimersi. Gesù dimostrava una grande abilità nell’utilizzare l’iperbole e le figure iperboliche. Perciò quando ci viene chiesto se riteniamo che gli insegnamenti di Gesù debbano essere presi alla lettera o no, alla luce di ciò che abbiamo letto, spero che sapremo rispondere. Quando leggiamo un certo libro della Bibbia dovremmo cercare di comprendere il genere letterario di ciò che stiamo studiando per aiutarci a capire come interpretarlo.

b)  Dio è il primo autore della Bibbia. La prima generazione di persone che ricevette come popolo una delle pergamene contenente la Torah che troviamo nelle nostre Bibbie fu il popolo d’Israele. Il rotolo era conservato all’interno dell’arca dell’alleanza ed è stato considerato uno scritto sacro dall’inizio. Un fatto importante perché prova che quei testi furono considerati speciali da sempre e non furono scelti da un gruppo di esperti perché considerati da loro più importanti rispetto ad altri. Il resto dei libri inclusi nella Bibbia come nel caso della Torah, furono subito catalogati come speciali e conservati come testi sacri. Le lettere che scrisse l’apostolo Paolo furono considerate importanti da subito; avevano un valore scritturale autorevole e istruttivo per la Prima Chiesa. L’apostolo Pietro espresse che le lettere dell’apostolo Paolo fossero scrittura già a quel tempo e l’apostolo Paolo disse la stessa cosa riguardo gli scritti di Luca l’evangelista. Più avanti negli anni ci sono stati dei concili, comitati e incontri per approvare ciò che si credeva già e per valutare se si avessero inclusi i libri giusti o se ne mancasse qualcuno. Spesso si sente commentare che i libri contenuti nella Bibbia furono scelti durante quei concili ma non è così. La Prima Chiesa decise organicamente dall’inizio quali libri considerare scritturali e quali no senza l’aiuto di nessun concilio ecclesiastico. “Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2 Timoteo 3:16,17). “…le cose che vi scrivo sono comandamenti del Signore” (1 Corinzi 14:37).  Gli autori della Bibbia stessi hanno riconosciuto l’autorità dei loro scritti e si sono resi portavoce della voce di Dio e la chiesa lo accettò dall’inizio.

Il secondo autore della Bibbia sono le persone. Un fatto che rende la Bibbia unica nel suo genere. La Bibbia è speciale perché Dio ha collaborato con degli esseri umani e perché è stata scritta da una prospettiva umana. La Bibbia può essere messa alla prova dal punto di vista storico grazie a questo fatto. E’ bellissimo che Dio abbia scelto di operare in collaborazione con le persone. Il capitolo decimo del libro di Giosuè narra un evento dove Dio prolungò le ore di luce in un giorno per aiutare gli israeliti a vincere una battaglia. “Così il sole si fermò e la luna si arrestò, finché il popolo si fu vendicato dei suoi nemici. Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto? Così il sole si fermò in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per quasi un giorno intero.  ” (Giosuè 10:13). Queste parole descrivono il punto di vista di Dio o il punto di vista umano? Ovviamente il punto di vista umano…quindi il fatto che l’autore abbia detto che il sole si fermò nel cielo invece di dire che la terra smise di ruotare era come lui percepiva quell’evento. La Bibbia non afferma di presentare la prospettiva di Dio in ogni momento. Gli autori hanno cercato di descrivere il meglio che potevano il mistero delle loro esperienze e del loro rapporto con qualcosa molto più grande di loro stessi. Una cosa interessante da tenere presente mentre leggiamo questo passo è che anche noi quando spunta l’alba diciamo che il sole sorge e che tramonta alla sera. Se nel futuro lontano gli abitanti della terra leggessero un testo che descrive il sorgere o il tramontare del sole e se lo interpretassero in un modo letterale potrebbero pensare che eravamo degli ignoranti. Quindi, è normale che ogni generazione esprima la sua propria prospettiva.  

I passi che leggeremo a continuazione sono tra i miei preferiti perché ci aiutano a comprendere la prospettiva umana contenuta nelle Scritture. L’apostolo Paolo scrisse ai credenti di Corinto riguardo i problemi di divisione tra di loro; i diversi leader delle comunità di fede di quella città invece di promuovere l’unità tra i credenti stavano cercando di appartarsi dagli altri cercando di esaltare una certa dottrina, ognuno spingendo in diverse direzioni. L’apostolo stava cercando di incoraggiarli ad agire come un corpo solo in Cristo. I credenti di Corinto erano arrivati perfino a credere che la cosa più importante del battesimo fosse chi lo eseguiva. Il battesimo divenne una questione di status.  Così facendo trascuravano la cosa più importante: focalizzarsi su Gesù. Noi come comunità di fede sosteniamo ciò che l’apostolo Paolo stava cercando di promuovere e non crediamo che sia giusto sostenere che uno non sia un vero cristiano a meno che non si battezzi in una certa chiesa o che si deva far battezzare da un certo leader in particolare. Consideriamo che pensarla in quel modo abbia del settario perché si afferma di non voler appartenere al corpo di Cristo e di ritenersi al di sopra di tutti.

“Ringrazio Dio che non ho battezzato alcuno di voi ad eccezione di Crispo e Gaio” (1 Corinzi :14).  Ha detto questo perché il battesimo era diventato causa di divisione tra di loro.  “Perché nessuno dica che siete stati battezzati nel mio nome. Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; per il resto non so se ho battezzato qualcun altro” (1 Corinzi 1:15,16). Era ovvio che lui non avesse modo di poter rifare la lettera tutto da capo come facciamo noi con il computer. In quei giorni i manoscritti venivano dettati al amanuense (chi, prima dell’invenzione della stampa, copiava manoscritti per mestiere al servizio di privati, ovvero per la vendita al pubblico in botteghe di librai). Si sa che gli apostoli facevano uso di quella figura spesso perché in un’occasione l’apostolo Paolo menzionò in una delle sue lettere che come prova che la lettera era sua avrebbe scritto la fine con la sua propria mano. Dio comunica e ci invita a partecipare nel percorso di altri esseri umani come noi. Il genere di racconti come quelli del re Davide dove lui riversa la sua anima e il suo dolore riguardo a ciò che gli accade è qualcosa di bello e unico che appartiene soltanto alla Bibbia e che la differenzia dagli altri libri sacri. Dio valorizza il percorso della nostra vita e ci offre la Sua Parola nel contesto delle storie di altre persone come noi. Quindi, quando leggiamo le nostre Bibbie dovremmo farlo tenendo presente il lato umano del testo perché questo fatto ci aiuta ad investigarla bene come si fa con qualsiasi altro documento storico. Non è raro quando gli si chiede a un indù se i loro testi sacri tipo il Bhagavadgītā o le Upaniṣad siano veri che ci venga risposto che il fatto che le storie siano vere o no non sia importante. Tipo, è vero che Krishna comparve ad Arjuna per dargli dei consigli in tempi di guerra? Tipica risposta: forse sì o forse no perché che questo evento sia accaduto o no non importa perché ciò che è importante è il significato o la morale che questo racconto insegna. La Bibbia invece è la storia di come Dio lavora nella vita delle persone comuni, questa è la perspettiva giusta di tenere in mente mentre studiamo le Scritture. Quando leggiamo la Bibbia cerchiamo di ricordare entrambe le vedute: la prospettiva umana e quella divina. Un altro pensiero che potremmo considerare è che la Bibbia porta l’impronta di Dio e perciò dovremmo pregare che Dio impatti la nostra vita per il meglio mentre leggiamo i racconti di altre persone aspettando che Dio ci parli. La Bibbia è appagante dal punto di vista intellettuale e stimolante dal punto di vista spirituale. c) La Bibbia sostiene di essere una rivelazione secondaria di Dio. La Bibbia non afferma di essere la rivelazione principale di Dio all’umanità. Nessuna altra religione o fede afferma qualcosa del genere. Se la Bibbia stessa sostiene di essere la rivelazione secondaria di Dio all’umanità allora qual è la rivelazione principale? La risposta è: Gesù! La Bibbia ruota intorno alla figura di Cristo. Le Scritture rappresentano una finestra attraverso la quale possiamo contemplare il Gesù di Nazareth storico. La Bibbia è un punto d’incontro dove possiamo incontrarci con Gesù, un portale che possiamo attraversare e rapportarci con la storia e così incontrare Cristo. Gesù è stato citato nella Bibbia e Lui ha detto: “Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Ha affermato che tutta la verità fosse racchiusa in Lui. La Bibbia parla della verità ma Gesù è la verità. Perciò la somma rivelazione di Dio non è solo di natura proposizionale ma personale. Questo fatto rende la Bibbia unica nel suo genere. “Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli (la Parola) era nel principio con Dio” (Giovanni 1:1,2). Gesù, è differenziato da Dio ma allo steso tempo uno con Dio e venne descritto come “la Parola”. Tutto il concetto di Gesù è la rivelazione e la comunicazione. Più avanti nel capitolo dice riferendosi a Gesù: “E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità” (Giovanni 1:14). “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l’universo” (Ebrei 1:1,2).  Noi cristiani in realtà non siamo “gente del libro” come ci venne attribuito dagli islamici e dagli ebrei e anche da altri ma “gente di una Persona”, ossia seguaci di Cristo