Penso che gran parte di noi sia attratto da racconti o storie paurose del reame spirituale. Forse perché, a parte la scarica di adrenalina che si sente, esse sembrano attingere da qualcosa che è fondamentale nel nostro circuito mentale, nella nostra psiche. Siamo stati programmati mentalmente per avere fede e il nostro essere è stato creato per cercare di attingere a qualcosa aldilà della nostra conoscenza. Tutte le culture e società umane lo hanno sempre dimostrato come si evidenza nelle tombe di Neanderthal. Dentro l’essere umano c’è un impulso che lo porta a cercare e a chiedersi riguardo al soprannaturale. Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Luca 11:9). Quindi dovremmo sentirci liberi di cercare perché avremo successo nel nostro percorso. “Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe?  O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, (Relatore: Quando Gesù ha detto che siamo degli esseri malvagi intendeva che anche il migliore padre tra noi se paragonato all’amore perfetto di Dio sembrerebbe malvagio nel confronto) sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Luca 9:10-13).  Gesù disse che il dono che stiamo cercando in realtà sia Dio stesso. E’ un bisogno cablato nel nostro essere e Gesù ci incoraggia ad intraprendere la nostra ricerca. E’ interessante notare che il passo che abbiamo appena letto dica che riceveremo “il dono”, (parola in forma singolare), dello Spirito Santo.

In questo studio approfondiremo i doni dello Spirito Santo. Il punto di partenza dal quale dovremmo iniziare secondo Gesù è quello di chiedere a Dio il dono dello Spirito Santo per aiutarci. Il dono più grande che Dio ha in serbo per noi è Lui stesso. Perciò è giusto bussare, cercare, desiderare e chiedere lo Spirito di Dio stesso mentre fare la stessa cosa quando siamo alla ricerca di un dono spirituale particolare non è il massimo. L’apostolo Pietro durante la Pentecoste disse: “«Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:38). Ecco di nuovo la stessa premessa; la nostra ricerca è in realtà la ricerca dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio stesso, Lui è la risposta ai nostri bisogni.

Nell’ultimo studio abbiamo stabilito che il battesimo dello Spirito Santo rappresenta il nostro punto d’accesso al corpo di Cristo e anche che non sosteniamo la dottrina della susseguenza, cioè che il battesimo dello Spirito Santo sia un secondo traguardo nella vita di un credente. Di solito nelle cerchie cristiane dove si promuove la dottrina della susseguenza si enfatizza la ricerca di un dono dello Spirito in particolare: il dono delle lingue. In detti ambienti di solito le persone nuove nella fede diventano cristiane, poi in un secondo momento pregano per la potenza e per il battesimo dello Spirito Santo. Come prova di averLo ricevuto è richiesto che uno abbia il dono delle lingue. In questo studio vorremmo sfidare quel filo di pensiero. Affronteremo anche il tema dei diversi doni spirituali ma ci focalizzeremo sul dono delle lingue perché nei passi che leggeremo l’apostolo Paolo scrisse delle parole di correzione alla chiesa di Corinto dove l’enfasi su quel dono era esagerato. Il dono delle lingue è uno tra i tanti doni che lo Spirito potrebbe concederci, non l’unico dono che tutti i cristiani dovrebbero ambire o sperimentare. La dottrina della susseguenza ha portato molti credenti a sprecare innumerevoli ore, energia psicologica ed energia emotiva alla ricerca di qualcosa che Dio li aveva già concesso ed era già nel loro possesso. Riteniamo che non sia necessario perseguire, chiedere, cercare e bussare per ottenere il battesimo dello Spirito Santo per chi è già entrato a far parte del corpo di Cristo attraverso la fede perché detta teologia è assente nel Nuovo Testamento.

A seguito leggeremo alcuni passi dalla lettera ai Corinzi per capire quanto fossero immaturi i credenti di quella regione. ” Or io, fratelli, non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma vi ho parlato come a dei carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho dato da bere del latte, e non vi ho dato del cibo solido, perché non eravate in grado di assimilarlo, anzi non lo siete neppure ora, perché siete ancora carnali” (1 Corinzi 3:1,2). In altre parole, l’apostolo Paolo stava cercando di fare presente che  durante la sua permanenza nella loro comunità non riuscì ad aiutarli a maturare spiritualmente e quindi rimasero dei bambini spirituali. Dal testo sembra che non avessero fatto dei progressi da quel momento. Questo è il contesto storico delle persone alle quali l’apostolo Paolo scrisse, persone puerili nella loro fede. Parte del loro problema risiedeva nel fatto che erano diventati ossessionati con certi doni spirituali e perciò l’apostolo stava cercando d’aiutarli ad uscir fuori da quella situazione.

Un dono spirituale è qualsiasi dono o abilità che Dio ci dà per rafforzarci e aiutarci a servire gli altri. L’enfasi nei doni spirituali è il seguente: Dio ci dona dei doni spirituali per poter così metterli al servizio del corpo di Cristo e servirci gli uni gli altri. Lo scopo finale dei doni spirituali non è servire noi stessi ma gli altri; i doni diventano un mezzo tramite i quali si crea più unità ed interdipendenza all’interno della nostra famiglia di fede. L’apostolo Paolo utilizzò delle metafore, illustrazioni, poesie e tanti insegnamenti per fare ben capire questo concetto ai corinzi che non sembravano avere delle idee chiare. La chiesa di Corinto era molto divisa. I credenti erano ossessionati con il loro proprio stile, la loro teologia e i loro doni spirituali particolari. Se altri credenti non la pensavano nello stesso identico modo allora essi li trattavano come se fossero dei nemici. C’erano diversi gruppi di credenti che litigavano l’uno contro l’altro spendendo gran parte della loro energia a cercare di convincere gli altri credenti a pensarla come loro perdendo di vista la loro missione di evangelizzare il mondo. Essi trascuravano il dono stesso dello Spirito Santo e perciò non maturavano a causa della grande ossessione che avevano verso i doni spirituali. L’apostolo Paolo desiderava riportare l’unità tra di loro e far finire tutte le divisioni. Quindi nei suoi scritti c’è un forte richiamo ad apprezzare la diversità tra di loro e ad esaltare l’unità del corpo. I doni dello Spirito dovrebbero creare unità, si dovrebbero apprezzare la diversità dei doni spirituali nel corpo dei credenti dove ognuno contribuisce con il Suo dono a rafforzare la comunità di fede e gli altri intorno a se. I doni non dovrebbero diventare una fissazione o causa di divisione.

C’è stata chiesta la differenza tra le abilità naturali o talenti e i doni dello Spirito. Esiste una grande varietà di libri, conferenze e insegnanti che definiscono i doni spirituali non per quello che sono ma per quello che non sono. Cioè che i doni dello Spirito non sono dei talenti innati. E’ la nostra convinzione che da un punto di vista biblico, tutto ciò che abbiamo da dare sia un dono che proviene da Dio. In altre parole non pensiamo che si debba attribuire la gloria a Dio solo nel caso dei doni spirituali e che se abbiamo dei talenti innati la gloria appartenga a noi; pensiamo che dobbiamo ringraziare Dio per tutti i doni sia quelli innati, sia quelli acquisiti sia quelli ricevuti da Dio in modo soprannaturale. Secondo la Bibbia, dobbiamo adoperarci per contribuire con i nostri doni e talenti al corpo della Chiesa dando il meglio di noi stessi.

L’apostolo Paolo fece diversi elenchi dei doni dallo Spirito. Una cosa curiosa è che gli elenchi non sono identici, questo ci fa dedurre che non siano esaurienti ma che abbiano uno scopo illustrativo. L’apostolo Paolo non fece l’elenco dei doni spirituali con l’intenzione di definire in modo preciso quali fossero i doni dello Spirito e quali no ma piuttosto desiderava esprimere quanto fosse importante utilizzare i doni o talenti che uno avesse per l’Opera di Dio. Noi con la nostra mentalità occidentale spesso uniamo tutti gli elenchi creando un unico elenco limitando i doni spirituali solo a quella lista. Il principio trasferibile è il seguente: qualsiasi dono abbiamo da offrire è un dono che proviene da Dio; dobbiamo dare la gloria a Lui e contribuire con il nostro dono nella nostra comunità di fede.  “C’è molto dibattito nella chiesa sulla differenza che esiste tra un talento innato e un dono concesso dallo Spirito Santo. Visto che la Bibbia non si pronuncia su questo tema ho scelto di agire nello stesso modo” (Charles Stanley).

“Ora, fratelli, non voglio che siate nell’ignoranza riguardo ai doni spirituali” (1 Corinzi 12:1). Nel greco originale la parola “doni” non compare perciò questo passo dice letteralmente: “…riguardo le cose spirituali” o “…cose della dimensione spirituale”; visto che il resto del capitolo parla dei doni spirituali i traduttori decisero d’inserire la parola “doni” invece di “cose”. La chiesa di Corinto aveva un desiderio per le cose spirituali che era qualcosa di positivo ma ovviamente avevano bisogno d’imparare come utilizzarle. “Voi sapete che quando eravate gentili, eravate trascinati dietro gli idoli muti, dietro l’impulso del momento. Perciò vi faccio sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: «Gesù è anatema»; e che altresì nessuno può dire: «Gesù è il Signore», se non per lo Spirito Santo” (1 Corinzi 12:2,3). Qui l’apostolo Paolo prima di menzionare tutti i doni che lo Spirito Santo ci dona stava enfatizzando il fatto che lo Spirito Santo ci avrebbe attirato a Gesù. Il primo credo mai stabilito nella storia della chiesa fu questo: «Gesù è il Signore». Chiamare Gesù Signore equivale ad affermare che Lui abbia l’autorità, la saggezza e una comprensione profonda; tutti fatti che ci aiutano a fidarci di Gesù e a seguirLo. Sostenere che «Gesù è il Signore» significa concedere a Lui il diritto d’insegnarci come vivere. Spesso nei cerchi evangelici si enfatizza il concetto di Gesù come Salvatore tramite diverse azioni che le persone devono eseguire come pregare la preghiera della salvezza, fare certi passi, rispondere alla chiamata all’altare, invitare Gesù nel cuore come Salvatore personale e cose del genere. Il messaggio contenuto nel Nuovo Testamento ci incoraggia a seguire Gesù come Signore. La buona notizia è che se lo mettiamo in atto, Gesù diventa anche il nostro Salvatore. Una volta Gesù disse ad un rabbino ebraico che fosse necessario che lui iniziasse da capo partendo da zero nel suo cammino spirituale e nella sua percezione del mondo che lo circondava. Nel vangelo Gesù ha chiesto alle persone di serguirLo più di ottanta volte. Il compito dello Spirito Santo è attirare e incoraggiare le persone a seguire Cristo ed è già all’opera nel mondo! Che bella notizia! Senza il Suo aiuto metterlo in pratica sarebbe impossibile.

” Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito. Vi sono anche diversità di ministeri, ma non vi è che un medesimo Signore. Vi sono parimenti diversità di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti” (1 Corinzi 12:4-6). Con queste parole voleva far notare ai corinzi che erano ancora immaturi spiritualmente il fatto che Dio operasse e si manifestasse tramite loro in una grande varietà di modi e che questo fatto, fosse qualcosa di positivo visto che procedeva tutto da Dio stesso. L’apostolo Paolo desiderava incoraggiarli a non schierarsi l’uno contro l’altro e a non radicarsi sulle loro differenze forzando il loro punto di vista sugli altri fratelli cercando di uniformarli al loro pensiero. Piuttosto li invitava a celebrare la diversità dei doni e manifestazioni che Dio  aveva loro donato. L’apostolo Paolo più avanti in questo capitolo utilizzò la metafora del corpo umano per spiegare loro i diversi ruoli, varietà e funzioni che esistono anche nella chiesa: ogni parte del corpo è diversa e svolge il suo ruolo e così anche il “corpo” della chiesa. “Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune” (1 Corinzi 12:7). Lo Spirito Santo è stato donato ad ognuno di noi e lo Spirito si manifesta attraverso ognuno di noi in modo diverso. C’è da evidenziare una parte importante del versetto che abbiamo appena letto. L’apostolo Paolo disse che le manifestazioni dello Spirito sono date a noi per “l’utilità comune”, per gli altri; un concetto importantissimo da tenere presente. “A uno infatti è data, per mezzo dello Spirito, parola di sapienza; a un altro, secondo il medesimo Spirito, parola di conoscenza; a un altro fede, dal medesimo Spirito; a un altro doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro potere di compiere potenti operazioni; a un altro profezia; a un altro discernimento degli spiriti; a un altro diversità di lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole” (1 Corinzi 12:8-11). E’ lo Spirito Santo che decide quali doni elargire, non dipende da noi.

“Or voi siete il corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per parte sua. E Dio ne ha costituiti alcuni nella chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come dottori; poi ha ordinato le potenti operazioni; quindi i doni di guarigione, i doni di assistenza e di governo e la diversità di lingue” (1 Corinzi 12:27,28). E’ interessante che questi doni siano stati descritti come se la persona stessa fosse il dono per la chiesa. Quindi, nel caso che Dio conceda il dono dell’insegnamento a qualcuno e quella persona utilizza il suo dono nel modo giusto per benedire gli altri, allora quella persona diventa in se il dono di Dio per la chiesa. La stessa cosa con il dono dell’assistenza, un dono semplice che consiste nel servire gli altri e così chi serve diventa il dono di Dio per il corpo di Cristo. Perciò tutti noi incarniamo i doni che Dio ha concesso alla comunità di fede. Dio valorizza molto ognuno di noi e ciò che desidera operare nella chiesa e così ci fa diventare i doni che Lui poi riversa sul corpo dei credenti. Ognuno di noi incarna il dono di Dio per l’altro. Un’illustrazione bellissima del nostro ruolo all’interno della chiesa. Ovviamente, bisogna considerare che ciò è vero soltanto nel caso in cui uno si adopera per gli altri. 

“Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti dottori? Hanno tutti il dono di potenti operazioni? Hanno tutti i doni di guarigioni? Parlano tutti diverse lingue? Interpretano tutti?” (1 Corinzi 12:29,30). Queste domande sono state elencate per sollecitare una risposta negativa visto che non tutti sono apostoli, profeti, insegnanti e così via. Nel greco originale è possibile attribuire alla domanda due diversi sensi, in uno si espone la domanda in un modo aperto e nell’altro la domanda acquisisce un senso negativo sollecitando nell’ascoltatore una risposta negativa nella sintassi come nel caso di questi ultimi due passi. Nel linguaggio moderno si potrebbe tradurre così: “non tutti sono apostoli, vero? Non tutti sono profeti, vero?”, etc. In altre parole stava cercando di affermare un concetto tramite una domanda. E’ ovvio che non tutte le persone possiedono tutti i doni dello Spirito Santo. ” Ora voi cercate ardentemente i doni maggiori; e vi mostrerò una via ancora più alta” (1 Corinzi 12:31). Poi nel prossimo capitolo l’apostolo Paolo diede un insegnamento sull’amore.

Alcuni gruppi di cristiani sostengono che i doni dello Spirito vengono concessi ai credenti in modo diversificato come lo Spirito desidera tranne uno, cioè, il dono delle lingue che secondo loro è il dono che tutti i credenti dovrebbero ricevere per forza. Nelle Scritture non c’è traccia di questo insegnamento. Il dono delle lingue è elencato tra i tanti doni dello Spirito ed è alla pari con loro. Quindi uno potrebbe averlo come no. Penso che apprezzare la diversità dei doni dello Spirito sia un bene e perciò che sia un grande sbaglio perdere tempo ed energia alla ricerca di questo singolo dono come corpo. Nel capitolo seguente l’apostolo Paolo approfondisce “la via ancora più alta” dell’amore. ” Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo” (1 Corinzi 13:1). Sicuramente non ha utilizzato queste parole per caso o perché desiderasse fare il poeta ma perché voleva far notare a chi avesse il dono delle lingue e lo utilizzasse in preghiera che senza amore non valeva niente. Non è una coincidenza che questo capitolo sull’amore si trovi in questo contesto perché l’apostolo Paolo stava cercando d’insegnare dei concetti spirituali importanti ad una congregazione immatura, egocentrica e disfunzionale. Desiderava che smettessero di utilizzare i loro doni soltanto per benedire loro stessi ma piuttosto per benedire gli altri. Quindi questo capitolo non è un capitolo dedicato alle coppie su quanto sia importante l’amore romantico ma un testo pieno d’insegnamenti con lo scopo di aiutare delle comunità di fede disfunzionali ad imparare a servire gli altri con i loro doni spirituali.