Dalla serie” Nuova vita”. Più di Gesù.
In questa serie di studi abbiamo analizzato dei passi importanti che riguardano la figura di una Persona che cambia la vita; del meraviglioso Dio che si è incarnato per mostrarci il Suo amore, per salvarci, per chiudere con la religione e aprirci al Suo Regno. Cercheremo di approfondire dei versi e passaggi che a primo impatto potrebbero anche spaventarci senza l’aiuto dello Spirito Santo e senza la consapevolezza che Gesù è il Dio d’Amore.
C’è molto da imparare dal messaggio contenuto nei versi che leggeremo in seguito. “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36, Nuova Riveduta). In questo passaggio due cose sono evidenti:
a) Il fatto che sia importante l’avere fede e credere
b) che la vita eterna inizia sin da subito
“…chi invece rifiuta…”; interessante, non dice “chi non crede”. Qui il “credere” viene contrastato con il “rifiutare” o con il “disobbedire” come nel greco originale. Un altro fatto da notare è che questo passo non si riferisce ad un futuro ma sottolinea qualcosa che accade nel presente: l’inizio della vita eterna se si crede in Gesù o della morte eterna se ci si rifiuti di farlo.
Cos’è l’ira di Dio? Di solito “l’ira di Dio” si riferisce ad un’emozione che è collegata al giudizio e al castigo. Il termine utilizzato nel greco originale per ira è “orge” che di solito viene definito come “rabbia” ma quando è riferito a Dio acquisisce anche un significato di “giudizio”. Nel Nuovo Testamento viene consigliato varie volte di evitare di agire con (ira\giudizio) “orge” perché noi non siamo degli dei. Perciò non dovremmo giudicare gli altri perché solo Dio è il Giudice.
Come si manifesta l’ira di Dio nella nostra vita? Quello che evidenza questo passo è che ora siamo sotto l’ira di Dio e che l’ira rimane su di noi nel presente. In questa vita o si decide di accettare Gesù (…e di avvinarci alla vita), o accade il contrario, in altre parole se non si scegliesse Gesù, ci si avvicinerebbe alla morte. Non esiste una posizione neutra. Noi esseri umani siamo sempre in movimento verso una direzione o verso l’altra attraverso le nostre scelte. E’ il modo in cui modelliamo la nostra anima. Se si scegliesse di allontanarci da Cristo rimarremmo sotto l’ira di Dio perché ci saremo allontanati dalla fonte di vita.
Nella storia di come Israele fuoriuscì dall’Egitto scopriamo che Dio indurì il cuore del faraone. Questo ci fa chiedere: come mai Dio mandò Mosè a cercare di convincere il faraone di lasciar andare il suo popolo mentre induriva il suo cuore sapendo che avrebbe detto di no? Era un tipo di gioco che Dio aveva escogitato? Dio si diverte con gli esseri umani e noi siamo delle mere marionette nelle Sue mani? Spesso chi legge questa storia evidenza il fatto che Dio abbia indurito il cuore del Faraone non notando che il testo parla anche delle numerose volte in cui il faraone indurì il suo proprio cuore da solo. (Dieci volte lo fece Dio e dieci volte lo fece il Faraone). Il Faraone continuò a scegliere d’indurire il suo cuore e vediamo che Dio lo appoggiò nella sua scelta e quindi “l’ira di Dio” sul faraone in quel caso fu semplicemente di affermare, di confermare e di consolidare le scelte che lui stesso, stava già facendo. Nell’ebraico originale la parola “indurire” significa “fortificare” quindi, la forma che prende l’ira di Dio” in questa vita è semplicemente quella di consolidare le scelte che facciamo da soli come quando si sceglie di allontanarsi da Cristo e Dio fortifica detta scelta.
Avete mai parlato con qualcuno che dice di pensare che il paradiso e l’inferno si manifestino in questa vita? Beh, ora possiamo essere d’accordo con loro. La differenza è questa: le persone che affermano di pensarla così di solito non credono in un paradiso o in un inferno dopo la morte. Invece noi anche se ci trovassimo d’accordo sul fatto che si stia creando sia il paradiso che l’inferno in questa vita crediamo anche che si dia inizio ad un percorso verso la vita eterna o verso la morte eterna e perciò le scelte che facciamo hanno delle conseguenze di portata infinita.
Come fa Gesù a rimuovere l’ira di Dio che resta su di noi? Gesù ci ha donato la Grazia e ci salva dall’ira divina se rispondiamo alla Sua chiamata con fede come nel caso dei serpenti nel deserto. ” E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:14, 15). Come è stato menzionato in uno studio precedente di questa serie, Dio non rimosse i serpenti ma provvide ad una via di salvezza. Le persone
dovevano scegliere di guardare con fede, di seguire le istruzioni che Dio aveva dato e di dare ascolto alle Sue parole se desideravano ottenere la loro guarigione. Chi lo fece fu guarito. Un altro esempio utilizzato da Gesù per illustrare questo concetto è l’arca di Noè. L’ira di Dio fu manifestata nelle acque del diluvio ma tramite la dimostrazione di fede messa in atto da Noè e dalla sua famiglia che costruirono un arca, essi salvarono l’umanità. Anche in questo caso Dio non tolse le acque, ma la loro fede li salvò. L’apostolo Pietro utilizzò questo evento paragonandolo alla figura di Gesù, Lui rappresenta l’arca che ci salva dall’ira di Dio (1 Pietro 3:18-22 . 18 Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19 E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20 essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. 21 Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, 22 il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
.
Cos’è la fede? La fede significa fidarsi al punto di agire di conseguenza. L’apostolo Giacomo ha detto che anche satana crede e sa cosa sia giusto ma non agisce di conseguenza scegliendo invece di ribellarsi. La fede vera si mette in azione.
Cos’è il contrario della fede? E’ interessante sapere che, il contrario di “credere” nel passo che stiamo approfondendo non sia il “non credere” un’azione passiva ma piuttosto “chi rifiuta il Figlio”. Il termine utilizzato nel greco originale significa “disobbedire”, cioè ribellarsi consapevolmente a qualcosa che dovrebbe fare, rifiutandosi di farlo; significa dire di no a qualcosa che ci è stato chiesto di fare. Al contrario, agire in fede significa avvicinarsi e fare degli autentici passi verso Gesù.
E’ altrettanto interessante scoprire che la maggior parte delle persone non si trovi in una posizione neutrale, bensì in una condizione di fare dei passi che si dirigono o verso una direzione o verso l’altra. Tutti facciamo delle scelte in continuazione; verso l’ira di Dio o verso la giustizia. Secondo il Nuovo Testamento l’eternità comincia dal momento della rinascita e ciò è messo in evidenza in diversi versi nelle Scritture. “Perché l’ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell’ingiustizia…” (Romani 1:18). Qui è evidente che chi lo fa, lo fa in modo consapevole cercando di allontanarsi da ciò che sanno sia giusto. Il verso continua: “… poiché ciò che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, perché Dio lo ha loro manifestato. Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, essendo evidenti per mezzo delle sue opere fin dalla creazione del mondo, si vedono chiaramente, affinché siano inescusabili. Poiché, pur avendo conosciuto Dio…”. Qui l’apostolo Paolo stava parlando di persone pagane che adoravano diversi dei ma dice che comunque… Dio si era manifestato loro. Tutti in qualche modo possono essere ritenuti responsabili di averLo conosciuto, tramite la Creazione, nel nostro essere interiore capace di ascoltarLo, tramite la propria conoscenza di chi sia Gesù, (come detto nei primi capitoli del vangelo di Giovanni) la luce che illumina l’intero mondo.
Gesù ha detto che avrebbe attirato tutti verso Lui (Giovanni 12:32); un altro passo dice che lo Spirito Santo avrebbe convinto tutte le persone di peccato (Giovanni 16:8). Quindi da questi versi possiamo comprendere che tutti noi esseri umani abbiamo avuto e stiamo avendo un’opportunità e un’esperienza di incontro con lo Spirito di Dio, tramite lo Spirito Santo, attraverso la nostra propria coscienza, dall’essere attirati da Gesù e dalla Sua luce (la vita di Dio in noi). Tutte le persone in un modo o nell’altro hanno iniziato a dire di sì a questa chiamata preparandosi all’ascolto del Vangelo. Per chi ancora non avesse avuto quest’esperienza, quando sentiranno questa “voce interiore” avranno la possibilità di scelta.
Il Vangelo ha il potenziale di cambiare il passato delle persone generando fede, quindi è importante proclamare il Vangelo per aiutare chi desidera scegliere la luce ad allontanarsi dalle tenebre, quindi dalla morte.
“L”ira di Dio si rivela dal cielo…” (Romani 1:18) e si manifesta in un modo particolare; “Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sì da vituperare i loro corpi tra loro stessi” (Romani 1:24). Quando si persiste nell’avere un atteggiamento negativo e si rifiuta in modo ostinato tutto
ciò che sappiamo sia la verità, alla fine Dio permette che il nostro cuore si indurisca lasciandoci fare ciò che desideriamo. In altre parole, “l’ira” ha inizio da quel momento e non dal momento in cui si muore.
“Dopo queste cose, Gesù venne con i suoi discepoli nel territorio della Giudea, e là rimase con loro e battezzava. Or anche Giovanni battezzava in Enon, vicino a Salim, perché là c’era abbondanza di acqua; e la gente veniva e si faceva battezzare, perché Giovanni non era ancora stato gettato in prigione” (Giovanni 3:22-24). I ministeri di Gesù e di Giovanni Battista si stavano sovrapponendo. “Sorse allora una discussione da parte dei discepoli di Giovanni con i Giudei intorno alla purificazione. Così vennero da Giovanni e gli dissero: «Maestro, colui che era con te al di là del Giordano, a cui hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti vanno da lui» (Giovanni 3:25, 26).
Ovviamente i discepoli di Giovanni Battista erano gelosi e quindi stavano cercando di far capire al loro capo che nessuno li stava più prendendo in considerazione. Direi che sia una reazione comune tra le persone religiose, a volte ci lasciamo trascinare dalla competitività. Nel caso dei discepoli si potrebbe capire perché; si stava parlando di qualcosa d’importante come la vita eterna, dei macro-temi. I discepoli di Giovanni Battista si erano dedicati a seguirlo e ad appoggiare il suo ministero del battesimo del pentimento, credendoci con tutto il cuore nonostante la persecuzione e il loro dover affrontare importanti sacrifici. In quel momento possiamo comprendere che non era facile per loro vedere che il diminuire del loro ministero fosse qualcosa di positivo e che avrebbero dovuto lasciare che Gesù fosse messo al centro della propria vita di fede in Dio. Lasciare andare qualcosa che Dio ci aveva chiesto di fare in passato e intraprendere il nuovo, comprendo che non sia facile. I paralleli riguardo quest’ultimo concetto con la nostra vita sono tanti. Ci sono dei momenti in cui Dio ci porta a svolgere alcuni tipi di ministeri e a fare determinate cose. Egli a volte chiama la chiesa ad operare in un modo in particolare per un tempo, successivamente ci chiede di cambiare e fare altro. “Giovanni rispose e disse: «L’uomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Io non sono il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui”. Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa” (Giovanni 3:27-29). Giovanni Battista era contento che le persone stessero diventando la sposa di Cristo e che Gesù fosse esaltato e quindi utilizzò dei termini che esprimevano gioia e rallegramento per affermare che non fosse una rassegnazione ma che fosse qualcosa che lo rendeva veramente felice. Il passo continua dicendo: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca. Colui che viene dall’alto è sopra tutti; colui che viene dalla terra è della terra e parla della terra; colui che viene dal cielo è sopra tutti” (Giovanni 3:30, 31).
Giovanni Battista è stato un profeta importantissimo ma solo Gesù è una divinità scesa dall’alto ed appartiene ad una categoria qualitativa unica ben diversa da qualsiasi altro leader religioso, profeta o portavoce di Dio. Gesù non è un essere umano qualsiasi. “Ed egli attesta ciò che ha visto e udito, ma nessuno riceve la sua testimonianza. Colui che ha ricevuto la sua testimonianza ha solennemente dichiarato che Dio è verace. Infatti colui che Dio ha mandato, proferisce le parole di Dio, perché Dio non gli dà lo Spirito con misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui»” (Giovanni 3:32-36).
Dio collabora deliberatamente con le persone e ciò può avere delle conseguenze complicate. Come l’esempio nel Vangelo di Giovanni che abbiamo appena letto. All’inizio Dio collaborò con il ministero di Giovanni Battista e con i suoi discepoli; questo significava che ci sarebbero state delle complicazioni future con il loro ego, difficoltà nei periodi di transizioni e tante cose del genere. Nel libro degli Atti vediamo che i discepoli di Gesù s’imbatterono ancora una volta con i discepoli di Giovanni Battista che continuavano a battezzare gli altri con il battesimo del pentimento anche dopo la morte, risurrezione e ascensione di Cristo. I discepoli di Gesù si rivolsero ai discepoli di Giovanni Battista raccontando loro riguardo lo Spirito Santo ed essi rimassero meravigliati non avendo mai sentito parlare di quelle cose e alla fine divennero cristiani (Atti 19:1-7). Una situazione piuttosto complicata, non diresti? Apprendiamo da fonti letterarie storiche extra-canoniche che il movimento di Giovanni Battista andò avanti per diverse generazioni, un fatto davvero insolito perché non avevano capito che il loro messia fosse arrivato.
Tutto sarebbe stato molto più facile ed efficiente se Dio avesse scelto di operare tramite Gesù risorto, tramite gli angeli o se fosse apparso a noi tramite una nuvola di fuoco. Dio è un Dio di natura relazionale e perciò Lui ha sempre dato e dà più valore alle relazioni piuttosto che all’efficienza e ciò
significa che desidera avvalersi e collaborare con ognuno di noi. Dio desidera raggiungere i nostri amici, parenti, colleghi, compagni di classe e tutte le persone che ci circondano tramite noi e insieme a noi. Quando parliamo di Gesù agli altri è bello sapere che Dio sta già operando nel loro cuore e in collaborazione con noi desidera raggiungerli. Potremmo pensare di non essere abbastanza qualificati per poter parlare agli altri di Gesù ma cerchiamo di essere incoraggiati da esempi come quelli che abbiamo appena letto; i discepoli di Giovanni Battista all’inizio discutevano se Gesù fosse qualcuno d’importante o meno. Poi Dio li scelse e li usò per raggiungere tanti altri.
Siamo degli esseri fisici rivestiti di carne perciò Dio ci ha dato dei simboli importanti come il battesimo e la Santa Cena o Eucaristia per aiutarci a concretizzare dei concetti e verità spirituali come il perdono e la purificazione. Il battesimo è un modo di dichiarare la nostra posizione di fede a noi stessi e alla nostra famiglia in Cristo. Per chi non ha ancora fatto il passo di battezzarsi, farlo sarebbe un buon dono da donare a se stesso e al Signore.
E’ giusto trovare gioia in qualsiasi cosa che parli di Gesù. Questo concetto si potrebbe applicare nel momento in cui si giunge alla fine del percorso di un ministero o alla fine della nostra vita. Giovanni Battista disse: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca”. Dopo un po’ Giovanni perse la vita quando fu arrestato e poi decapitato da Erode. Gesù ha detto che: “se desideriamo seguirlo dovremmo prendere la nostra croce e morire a noi stessi” (Luca 9:23, 24). In altre parole, morire ogni giorno lasciando perdere i nostri diritti e privilegi. Questo si applica a grande scala anche ai nostri ministeri, beneficenze, chiese e denominazioni varie.
Forse arriverà il giorno in cui la nostra organizzazione giungerà alla sua fine e dovremmo chiudere le nostre porte. Sarà un momento in cui rifletteremmo sul fatto che sia stato un privilegio l’essere stati utilizzati da Dio e che dovremmo accettare che sia giunta l’ora di chiudere. Dio ha sempre operato in modi meravigliosi prima dell’esistenza del nostro movimento e continuerà ad operare delle cose grandiose anche dopo la nostra esistenza, quindi, rendiamoci conto che ciò che stiamo vivendo in questo momento è tutto un privilegio. Il peso di dover portare avanti la nostra denominazione in eterno non ci appartiene. Ora stiamo crescendo e aumentando di numero; è un qualcosa di bello ma non siamo sotto pressione, non abbiamo bisogno di affermare i nostri fragili ego cercando di autoconvincerci che dobbiamo per forza esistere come organizzazione. Per noi va bene anche scomparire se l’ora è giunta. E’ una realtà alla quale dovremmo essere preparati ad affrontare. L’ho detto in altri studi e lo ridirò. Siamo spacciati se pensassimo che il mondo abbia bisogno di più presenze in The Meetinghouseitalia ma pensando seriamente al fatto che il mondo abbia tanto bisogno di Gesù allora Dio potrebbe avvalersi del nostro movimento per raggiungerlo. Tutto questo però, mantenere sempre il nostro sguardo su Gesù, Egli al centro della nostra vita.
Meditiamo sulle parole di Giovanni Battista: “bisogna che egli cresca e che io diminuisca”.
Ti succede che a volte ti sforzi troppo a promuovere il tuo proprio ego lasciando Gesù sullo sfondo? A volte il nostro ego viene fuori sia quando parliamo agli altri di Gesù e desideriamo fare una bella figura sia quando non parliamo di Gesù agli altri per lo stesso motivo e il nostro ego ce lo impedisce. Dio ha scelto di collaborare con noi nonostante le nostre imperfezioni e sbagli. Forse nel mondo social di oggi il promuovere la propria immagine sta diventando davvero troppo importante.
Riflettiamo, ci sentiamo liberi di chiedere a Gesù di crescere in noi? Siamo pronti a “diminuire”? Pensiamo alla nostra vita, desiderare di vedere più Gesù in noi, ci aiuterebbe a diventare persone in salute ed in sintonia la vera vita!
Preghiera:
Padre Celeste, sono felice che il Tuo Spirito Santo ci porterà in mente delle cose importanti e che potremo essere in grado di vedere la Tua luce, come ci attiri e la convinzione del Tuo Spirito. Desideriamo coinvolgerci sempre di più con Te. Prego che possiamo avere il coraggio di dire di sì, di avvicinarci e di non allontanarci da Te. Prego che possiamo trovare gioia nel fatto che stiamo diventando più come Cristo e nel fatto che Cristo stia diventando preminente nella nostra coscienza, nelle nostre menti, nei nostri desideri ed in ciò che sta accadendo nelle nostre relazioni intorno a noi. Esserti vicini ci aiuta a sentirci meno a
disagio e meno preoccupati della figura che facciamo davanti agli altri, prego che possiamo perdere noi stessi in questa bellissima relazione di amore insieme al Tuo Spirito. Grazie per questa nuova vita che hai fatto nascere dentro di noi. Nel nome di Gesù, amen.
Commenti recenti