Dovremmo essere entusiasti di Gesù e del Suo messaggio e cercare di esternarlo in qualche modo quando è possibile. Una verità bellissima che scopriamo nel terzo capitolo del vangelo di Giovanni è il messaggio che cambia la vita e cambia anche la prospettiva che abbiamo dell’intero universo e di chi siamo. In questo studio cercheremo di onorare Dio con la nostra mente cercando di riflettere bene su diversi aspetti; fare ciò ci aiuta ad essere persone fedeli alla nostra fede che onorano Gesù.
Il vangelo di Giovanni oltre che a contenere la storicità della vita di Cristo, affronta anche diversi temi di natura teologica che sono molto interessanti. Esistono due vedute teologiche (il calvinismo o teologia riformata e l’Arminianesimo) che riguardano i passi che approfondiremo in questo studio del terzo capitolo di Giovanni. I cinque punti del calvinismo, talvolta chiamati le dottrine della grazia, sono un sommario dei canoni teologici del Sinodo di Dordrecht e sono i seguenti:
- Depravazione totale della creatura umana. La creatura umana è totalmente contaminata dal peccato tanto che tutto ciò che fa ne viene condizionata.
- Elezione incondizionata. Dio ha predestinato dall’eternità chi sarebbe stato oggetto della grazia salvifica indipendentemente da qualsiasi proprio merito, per solo Suo insindacabile e giusto beneplacito.
- Redenzione limitata o particolare. Cristo è morto ed ha guadagnato la salvezza soltanto per coloro che Dio ha designato.
- Grazia irresistibile. Gli eletti giungeranno alla salvezza in modo certo e non possono scadere dalla grazia.
- Perseveranza dei santi. Gli eletti sono attirati a Cristo e lo abbracciano con fede irresistibile.
Siamo d’accordo con la grazia, ma non con la predestinazione. A seguito approfondiremo il punto della “depravazione totale” contrapposta all’immagine imperfetta di Dio nell’essere umano.
Secondo la veduta calvinista la depravazione totale significa essere così infettati dal peccato al punto di non essere in grado di fare nessuna scelta, di fare nulla di buono o perfino di avere fede. I passi che abbiamo studiato nel terzo capitolo del vangelo di Giovanni dove Gesù ci incoraggia ad avere fede ed a rispondere con fede alla Sua chiamata, dimostrano il contrario cioè che siamo in grado di fare scelte per il bene. Tornando al calvinismo, praticamente ci dice che siamo degli esseri talmente depravati e che non possediamo l’abilità di fare del bene. Questa dottrina potrebbe benissimo chiamarsi la dottrina dell’incapacità.
La Bibbia dice che siamo stati creati a Sua immagine e che siamo portatori dell’immagine di Dio. Questo anche dopo la caduta dell’uomo quando fu infettato dal peccato e faceva delle cattive scelte. L’uomo ha sempre avuto l’opportunità di fare una scelta. Non sembra che abbia senso dichiarare che siamo fatti a immagine di Dio se poi si agisce soltanto d’istinto come gli animali. Riconosciamo di essere imperfetti portatori dell’immagine di Dio, questo concetto racchiude la nostra peccaminosità che corrode ed è distruttiva. Nel ruolo di archeologi dell’anima stiamo cercando di capire chi siamo in realtà e chiedendo a Dio di mostrarcelo aiutandoci a mettere tutti i pezzi del puzzle insieme e a restaurare la Sua immagine in noi.
Giovanni Calvino fu uno dei più grandi teologi Riformati della storia. Aveva una mente brillante e delle radici nel mondo della legge e concluse il suo libro di teologia sistematica “L’istituzione della religione cristiana” ai 26 anni di età. Calvino prese tanti concetti, tra i quali il concetto della depravazione totale da Sant’Agostino citandolo ripetutamente nella sua opera. Secondo la sua veduta il punto della depravazione totale è fondamentale per arrivare alla comprensione di chi siamo. Noi pensiamo che sostenere quella veduta sarebbe come iniziare a leggere la Bibbia dal terzo capitolo di Genesi ignorando i primi due. Cioè riteniamo che pensarla in quel modo equivalga a dire che siamo soltanto dei peccatori che hanno bisogno di un Salvatore e basta e che questa sia la nostra unica identità invece di sostenere che siamo dei preziosi portatori dell’immagine di Dio nonostante i nostri peccati e mancanze. Entrambe le verità sono contenute nella nostra identità nella Bibbia.
Calvino conosceva bene questo concetto biblico e ciò rappresentava un dilemma per la sua posizione teologica perciò teorizzò che la nostra immagine è stata così deturpata dal peccato al punto di non essere operativa da nessun punto di vista pratico; cioè secondo lui siamo soltanto degli esseri peccatori e depravati. Secondo noi pensarla in quel modo è andare troppo oltre. Nei suoi commentari sul libro della Genesi disse: “L’immagine di Dio in noi è stata distrutta dalla caduta dell’uomo”. Questa affermazione non è veritiera perché la Bibbia dopo la caduta ha continuato a sostenere che l’uomo sia stato creato all’immagine di Dio così più avanti nel suo libro ha precisato ciò che aveva detto. Sono consapevole che alcune parti in noi rimangano oscure ma non credo che siamo degli esseri talmente deviati e contorti al punto d’aver distrutto la Sua immagine in noi perché non riscontro quella posizione nelle Scritture. Crediamo che la chiamata alla fede nelle Scritture sia vera e che Dio onori la Sua immagine in noi. Siamo degli esseri imperfetti che sbagliano e che spesso mancano il bersaglio ma siamo anche degli individui in grado di scegliere e Dio ci offre il dono della salvezza chiedendoci di rispondere alla Sua chiamata.
La fede è al centro di questa serie di studi. Noi abbiamo l’abilità di ricevere e di rispondere all’offerta che Dio ci dà e di diventare la sposa di Cristo.
Il terzo capitolo di Giovanni dice: «Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Giovanni 3:17.18). In questi passi si legge che Gesù non sia venuto per condannare il mondo, la parola tradotta “condannare” è “giudicare” nel greco originale e può avere sia un significato positivo che negativo e visto che in questo contesto il significato era negativo i traduttori hanno scelto il termine “condannare” per rendere l’idea. E’ interessante che Gesù non sia venuto per giudicare ma che con la Sua venuta abbia dato alle persone la scelta di seguirLo. Chi non lo fa non è condannato per non avere scelto Gesù ma rimane nella condanna. In altre parole separarci da Cristo significa dovercela cavare da soli nel Giorno del Giudizio. Gesù si é offerto di salvarci dal Giudizio dandoci l’opportunità di vivere la vita eterna iniziando dal momento in cui Lo accettiamo perché Lui ci dà la Grazia e ci rende liberi di poter vivere la nostra vita per celebrare non dovendo spendere la nostra esistenza a cercare di guadagnarci la salvezza.
Una cosa su cui riflettere è che tanti non hanno mai sentito parlare di Gesù nella loro vita e sono morti senza conoscerLo. Tutt’oggi esistono delle persone che non hanno mai sentito menzionare il Suo nome. Cosa capita a quelle persone nell’aldilà, vanno a finire tutti nell’inferno? Le Scritture dicono che Gesù è venuto in questa terra affinché il mondo sia salvato per mezzo di Lui. Diciamo che se quello era il Suo scopo non ha avuto tanto successo. Qual è stato il destino delle persone che sono decedute prima della venuta di Gesù? Sembrava quasi che fosse più facile andare in Paradiso prima della venuta di Cristo perché nell’Antico Testamento gli israeliti amavano Yahweh e i diversi popoli intorno sentivano parlare del Dio d’Israele senza sapere molto ma se dimostravano un minimo di fede in Lui Dio gli veniva incontro come nel caso di Rahab la prostituta di Gerico; oppure Giobbe un uomo giusto non ebreo e diverse persone che Dio accolse. Gesù ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14:6). «E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati» (Atti 4:12). Riflettiamo, il fatto che Gesù sia venuto e sia morto sulla croce ha reso la salvezza più difficile?
Per ottenere la salvezza bisogna per forza credere in un personaggio che visse in un luogo geografico particolare e che alla fine morì sulla croce. Sembra un concetto piuttosto ottuso sotto una certa prospettiva, non è vero? Ricordiamo che Gesù non è venuto per condannare il mondo ma per salvarlo quindi questo fatto ci indica che Gesù sia venuto in una missione di salvataggio dell’umanità.
Il mio professore di teologia una volta ci presentò delle situazioni ipotetiche. La prima: una donna abitava nella Galilea, osservava la Torah, amava Yahweh, e faceva del suo meglio per essere una brava ebrea e quindi quando morì rientrò nella grazia. Non c’è nulla nell’Antico Testamento che indichi che lei non dovrebbe spendere l’eternità insieme a Dio.
La seconda situazione ipotetica è la seguente: la stessa donna visse nel periodo in cui Gesù era sulla terra e morì. Siccome Lui non era ancora morto sulla croce il Vecchio Patto non era stato ancora compiuto, quindi in quel caso lei sarebbe ancora sotto la grazia del Vecchio Patto. Supponiamo invece che la donna abitasse in Galilea lontana da Gerusalemme e che non sapesse nulla sulla morte di Gesù e che fosse morta dieci minuti dopo la Sua crocifissione; tecnicamente sarebbe morta sotto il Nuovo Patto, vero? Perciò, cosa significa? Andò a finire nell’inferno perché non aveva fede in Cristo? Il fatto che Gesù fosse venuto ha reso le cose più difficili per lei? Ricordiamo che i discepoli iniziarono a parlare di Gesù agli altri dopo la Sua resurrezione.
Riflettiamo, il cuore di Gesù è contenuto in queste parole: “è venuto a salvare il mondo e non a condannarlo” (Giovanni 3:17). Possiamo confidare nella Sua grazia sperando che Lui possa rendere tutti questi dettagli ipotetici presenti nella nostra realtà più chiari. Spesso si tende a focalizzarci in modo ossessivo sui dettagli che rimangono un mistero cercando di comprendere il modo in cui Dio opera in quelle sfere quando in realtà non ci serve conoscere come Dio giudicherà tutte le persone che non hanno accettato Cristo visto che Dio non chiederà la nostra opinione nel Giorno del Giudizio. Questo fatto è uno dei tanti che non abbiamo bisogno di comprendere. Dio disse: abbiate fiducia in me, e noi cerchiamo di avere fiducia nel Giudice! Gesù ha dato la scelta a tutti e così le persone che hanno l’opportunità di rispondere e scelgono di non accettare il Suo messaggio non vengono giudicate severamente da Gesù ma sono loro stessi a giudicarsi. Gesù è venuto ad offrire la verità e le persone sono libere di scegliere di accettarla o no.
Gesù non è venuto per giudicare, ma la reazione che ognuno ha rispetto alla verità, all’amore, e alla luce vera comporta una scelta che di per sé è un giudizio. Lo storico e autore F.F.Bruce disse: “in una galleria dove si esibiscono delle opere d’arte non sono i capolavori ad essere giudicati ma chi li osserva”. In altre parole, ciò che una persona esprime riguardo ciò che vede rivela il suo carattere. Una volta mentre mi trovavo a discutere con una cara amica riguardo Dante Alighieri lei mi disse: “Mi piacciono le sue opere ma c’è da riconoscere che non era molto bravo a scrivere…!”. Ahimè! Fu un momento piuttosto imbarazzante ma anche buffo. Spesso si ha lo stesso atteggiamento riguardo alla figura di Gesù.
“Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie” (Giovanni 3:19). Le persone che rifiutano Gesù spesso hanno questa motivazione: non desiderano cambiare nulla perché si accontentano della loro vita e perciò rifiutano e persino si offendono dal solo immaginare che esista una figura che abbia l’autorità di dirgli cosa fare. In realtà rifiutano il concetto senza dare a loro stessi l’opportunità di approfondire la purezza di chi sia Gesù in realtà. Spesso chi la pensa in quel modo non prende Cristo in parola, in quanto si tratta di un rifiuto che parte dal loro subconscio, ed essi iniziano a formulare un sacco di domande e obiezioni. E’ come se la persona alla cui si stia rispondendo in realtà non sia veramente interessata a sentire delle risposte. Il passo continua: “Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio» (Giovanni 3:20, 21). La persona che si avvicina a Gesù ed ama la verità, alla fine della sua vita, sarà in grado di constatare che tutto ciò che fece, venne fatto in Dio perché Lui ha fatto parte della sua vita.
Chi sono le persone alle quali la luce fu data ma poi non la ricevettero? Si riferisce a tutta l’umanità o soltanto a chi visse nei giorni di Gesù sulla terra? Quando parliamo agli altri della luce ciò significa che potrebbero rigettarla e poi andare a finire nell’inferno? Questo fatto forse potrebbe scoraggiare diversi di noi nel parlare agli altri di Gesù. La luce è venuta in questo mondo come menzionato nel primo capitolo del vangelo di Giovanni “Egli (la Parola) era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene nel mondo” (Giovanni 1:9). La venuta di Gesù sulla terra segna una svolta sull’incontro che ogni persona ha con Dio sia che uno abbia sentito parlare di Gesù o meno. Gesù illumina l’anima di ogni essere umano dando loro la scelta di seguirLo o meno confermandolo con queste parole: “Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12:32). Più tardi il vangelo di Giovanni dice dallo Spirito Santo: “E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio” (Giovanni 16:8). Da questi passi è evidenziato che tutto il mondo in qualche modo ha a che fare con Gesù, con la Luce, con lo Spirito, anche se inconsapevolmente per molti; Gesù attira a Sé stesso. Perciò quando si evangelizza non si fa altro che collaborare con ciò che Dio sta già operando nella vita delle persone, per tanti sentire il messaggio è trovare la risposta che stavano cercando. Questo significa anche che nel Giorno del Giudizio potremmo trovarci delle sorprese.
Spesso nella cerchia cristiana si immagina una linea di divisione che separi chi ha accettato Gesù dalle persone che non lo hanno ancora fatto etichettando chi ha accolto Gesù “salvi” e agli altri “pagani”. Una veduta del genere non considera la possibilità che certe persone nel campo dei “pagani” abbiano iniziato ad aprirsi a Gesù e perciò abbiano cominciato ad avvicinarsi a Lui e che nel campo dei cosiddetti “salvi” ci siano delle persone che abbiano girato le spalle a Cristo scegliendo di allontanarsi da Lui. La fede non è qualcosa che ci serve per definire a quale campo uno appartenga ma piuttosto per capire quale sia il nostro orientamento spirituale. Qual è la nostra traiettoria e indirizzo spirituale? Un grande numero di evangelisti di fama mondiale concordano sul fatto che esiste un gran numero di persone affamate della verità che si stanno indirizzando verso Gesù senza neanche conoscere il Suo nome. La luce è venuta in questo mondo e quando evangelizziamo abbiamo l’opportunità di collaborare con ciò che il loro cuore desidera. Senza Gesù non possiamo garantire il destino eterno delle persone proclamando che esse andranno all’inferno o al cielo e non siamo in grado di giudicare. Insieme a Cristo viviamo già nella vita eterna e la nostra salvezza è sicura, qualcosa che fa la differenza in come viviamo e moriamo. Nell’amore non c’è paura e insieme a Gesù possiamo dare la possibilità alle persone di uscire dalla fila indirizzata verso il Giudizio e di offrigli l’opportunità di non doversi preoccupare più riguardo il loro futuro, è davvero una Buona Notizai!
Domande e risposte:
Domanda: Vorrei credere che la mia traiettoria spirituale personale mi stia guidando verso Cristo ma le decisioni che spesso faccio non lo riflettono sempre. Come potrei assicurarmi di essere nella traiettoria giusta che mi porterà ad essere più come Gesù quando fallisco così spesso?
Risposta: La nostra giustizia si trova in Cristo e non in noi stessi. Tutti noi falliamo spesso perciò ci farebbe bene leggere il settimo capitolo del libro dei Romani, anche l’apostolo Paolo si sentiva in quel modo: ” Quindi non sono più io ad agire, ma è il peccato che abita in me” (Romani 7:17). Più avanti aggiunse: “Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito” (Romani 8:1). Il nostro peccato non dovrebbe farci vergognare così tanto da sentire di dover scappare da Gesù per nasconderci nelle ombre; Gesù ci illumina ma spesso quando mettiamo qualcosa tra noi e Lui, quando pecchiamo creiamo del buio; più forti sono le tenebre e più forte è la Luce. Perciò, quando ci rendiamo conto che la condanna non esiste allora possiamo essere liberi di alzarci di nuovo cercando di avvicinarci a Gesù. Questo messaggio di grazia non significa che possiamo fare ciò che ci pare perché quello significherebbe che non siamo davvero interessati a Gesù. Togliere il messaggio della grazia allontana le persone da Gesù perché temono la condanna e si nascondono. Ricordiamo che c’è il perdono e la grazia assoluti perché abbiamo piena fiducia nella giustizia di Cristo. “Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21). Chi si sente come un figliol prodigo può trovare conforto sapendo che il Padre lo accoglierà con amore. Penso che la crescita spirituale avvenga in quel modo; non lasciando che la vergogna ci allontani da Cristo ma scegliendo invece di avvicinarci a Lui anche dopo aver fallito.
Domanda: Mi piace parlare con molte persone riguardo la loro fede e i loro credi e mi trovo spesso con chi mi dice: “vedi, alla fine tutti crediamo nello stesso dio…”. Come faccio a spiegarmi meglio? Come potrei comunicare con loro? Come potrei rispondere quando mi chiedono se credo che ci si possa avvicinare a Dio solo tramite Cristo e credendo in Lui?
Risposta: Questa è una domanda molto interessante. Crediamo davvero nello stesso dio? Se qualcuno crede in un Dio singolo si potrebbe essere d’accordo che si crede nello stesso Dio ma che differiamo nell’informazione riguardo quel dio e nel credo che abbiamo su di Lui. Costruire un ponte con delle persone sulle cose che abbiamo in comune è qualcosa di positivo. Crediamo in un Dio d’amore, così amorevole e relazionale che è venuto a noi e si è fatto come noi tramite Cristo per dimostrarci il Suo amore e per salvarci dal peccato. Lui ha rivelato questo amore più chiaramente tramite Cristo. Questo è il Dio che ha detto: “Vi amo così tanto al punto d’essere disposto a dare la mia vita per i miei nemici invece di farLi miei schiavi. La maggior parte degli dei sono conosciuti per come hanno sterminato i loro nemici ma il nostro Dio dà la Sua vita per loro per poter così offrire loro il Suo perdono e abbracciarli. Perciò è importante rimarcare ciò che si ha in comune ma allo stesso tempo non avere paura di mettere Gesù al centro del perché crediamo in ciò che crediamo. Possiamo essere sicuri che Dio sia amore grazie a Cristo che lo ha reso evidente con la Sua vita e morte. Ricordiamo che quando parliamo con altre persone è importante fare loro delle domande, imparare ciò che possiamo riguardo quella persona, evidenziare i punti in comune e poi condividere con loro la nostra fede in Gesù.
Conclusione:
“Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:17). Penso che quel passo apra una finestra al cuore di Dio perché ci aiuta a vedere chiaramente aiutandoci ad applicarlo a noi stessi e al mondo. L’apostolo Giovanni stava cercando di evidenziare che l’amore di Dio fosse per tutti quanti e non solo per un gruppo ristretto di eletti. Ognuno di noi fa parte di questo mondo e perciò Dio non è venuto su questa terra con il proposito di condannarci ma di salvarci! Riflettiamo sul fatto che Gesù sia venuto per noi, per offrirci la vita e la vera libertà!
Preghiera: Padre Celeste, prego che questa verità affondi nei nostri cuori. Prego che chi di noi ha avuto paura di Te temendo di essere condannato possa essere reso libero dalle tenebre e possa avvicinarsi alla Luce della Tua presenza. Prego che quando abuseremo del concetto della grazia e del messaggio del perdono approfittando per fare ciò che ci pare; che possiamo aprire gli occhi e vedere come stiamo giudicando noi stessi in realtà tramite la nostra ignoranza e il nostro atteggiamento sbagliato. Prego che possiamo pentirci avvicinandoci a Colui che ci aiuta a vivere una vita piena d’amore vero. Prego che a parte di essere emozionati e felici per ciò che stai operando nella nostra vita che possiamo avere anche un senso di piacere e gioia tanto da trasmetterlo agli altri in amore. Nel nome di Gesù, amen.
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