AMORE MERAVIGLIOSO 2
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui…”. Il concetto che basti “credere” è qualcosa di affascinante! Come mai Dio non forza la Sua salvezza facendola diventare qualcosa di automatico per ogni essere umano? Quando si parla di fede ricordiamo che noi siamo stati creati ad immagine di Dio e visto che ci ha creati, Lui onora la Sua immagine in noi e ci invita a rispondere.
Dio non ci ha tolto la libera scelta. Essere fatti ad immagine di Dio può significare tante cose e la più importante è che abbiamo una libera scelta. Sarebbe qualcosa di limitato al punto da essere quasi offensivo, se ritenessimo di essere fatti ad immagine di Dio ma di non avere scelta sul “come” agire. Questo significherebbe non essere diversi da un animale. Siamo portatori dell’immagine di Dio, imperfetti e pieni di mancanze, avendo sbagliato il bersaglio tante volte, tuttavia quella “Immagine di Dio” non è stata rimossa da noi. Avere fede significa rispondere di si alla chiamata di Dio. Dio ci sta offrendo un dono e ci invita a rispondere. “…Affinché chiunque crede in lui non perisca…”. Il greco originale della parola “in” in questo passo significa “dentro”, cioè “affinché chiunque creda “dentro” di lui non perisca”, chiunque metta la piena fiducia sulla Persona di Gesù; non significa attenersi soltanto a credere, ma farlo fino ad addentrarsi in quella persona, significa dedicare la nostra vita a Cristo. “…Non perisca, ma abbia vita eterna”. Spesso negli ambienti cristiani quando si parla del destino di coloro che rifiutano Dio si dice che “periranno”. Nel greco originale “perire” significa “essere distrutto totalmente” o “cessare d’esistere”. Spesso nelle Scritture nell’Antico Testamento si trovano dei riferimenti che parlano di coloro che non accettano Dio paragonandoli alla “pula che il vento disperde” (Salmi 1:4) o che saranno consumati con il fuoco come l’erba, come viene detto dal salmista, cioè diventeranno dei morti spirituali. Nel Nuovo Testamento si trovano due o tre passi che parlano del Giudizio Finale e del lago di fuoco nel libro dell’Apocalisse. Questo ci aiuta a capire come mai tra i credenti esistono diverse scuole di pensiero riguardo questo tema. Alcuni mettono l’enfasi sul libro dell’Apocalisse, particolarmente sulla parte che parla del lago di Fuoco dove diverse persone sono tenute in vita a bruciare per l’eternità. Altri hanno scelto la veduta ebraica che si concentra sull’Antico Testamento, in cui, non viene mai menzionato nessun tipo di tortura come destino eterno dei malvagi, dice soltanto che periranno. “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna” (Matteo 10:28). Il concetto della distruzione paragonata al fuoco che distrugge tutto ciò che incontra sia nel mondo fisico che in quello spirituale è una veduta che tanti hanno scelto di adottare. Quelle persone poi interpretano il libro dell’Apocalisse sotto quella luce. Entrambe le vedute hanno delle basi scritturali. Questo ci dà un’opportunità per stabilire che il fatto che si pensi in modi diversi e si abbia diverse dottrine riguardo l’inferno non influisce assolutamente sulla nostra unità come fratelli e sorelle in Cristo. Cristo ci unisce. Possiamo avere dei dibattiti sani su questo tema, tra di noi, come si fa in una famiglia, senza cercare di annientare colui che consideriamo eretico perché ha un’idea diversa dalla nostra, ma tenendo presente che la figura di Gesù ci unisce e perciò possiamo sentirci liberi di discutere le diverse convinzioni. Questo è un tema di discussione meraviglioso, che si potrebbe affrontare ad esempio, durante gli incontri di chiesa in casa.
Noi credenti non ci fissiamo tanto sull’inferno perché non pensiamo di andare a finire lì. Faccio un esempio. Prima di andare in vacanza spesso cerchiamo dei cataloghi sul luogo che abbiamo scelto di andare, facciamo ricerche su internet, per cercare d’imparare più cose riguardo il luogo della nostra destinazione, non è vero? Riguardo alla nostra fede, ci piace scoprire il paradiso che abbiamo già qui in terra e poi ciò che accadrà di straordinario con Gesù in cielo, e dato che non finiremo all’inferno, noi non ci documentiamo più di tanto, a dire il vero, a noi l’inferno non ci interessa proprio. Cosa potrei dire ai miei amici atei quando mi chiedono: “Come mai un Dio buono manda delle persone all’inferno per essere torturate in eterno?”. Il concetto di un inferno e una sofferenza che duri per l’eternità non è scritturale anche se purtroppo sembra essere la dottrina predominante. I Padri della Chiesa del primo secolo d.C. aderivano alla dottrina detta universalista e cioè che esiste una punizione ma è correttiva e quindi temporanea oppure alla dottrina conservazionista che in essenza sostiene che la vita semplicemente cessa di esistere senza Cristo che è la fonte stessa della Vita. Ma detto questo vorrei aggiungere, “come mai sei così interessato all’inferno? Perché non parliamo di Gesù?”. Se si scegliesse di non seguire Cristo non saremmo in grado di garantire a chi lo chiedesse, quale tipo di vita l’aspetterà nell’al di là ma una cosa sappiamo, che scegliendo Gesù una valida risposta c’è, ed è nel versetto che stiamo studiando Giovanni 3:16, che troviamo la risposta. La nostra enfasi si sofferma sulla vita e non sulla morte. Questo è il motivo per cui nel libro degli Atti degli Apostoli, dove sono scritte le opere di testimonianza di fede della Prima Chiesa, l’inferno non è stato mai menzionato. Il Giudizio divino è stato nominato in tre occasioni, ma non spiega ciò che accadrà a chi non accetta Cristo. Il desiderio della Prima Chiesa era quello d’invitare le persone a seguire Gesù e non di fuggire da qualcosa. Desideriamo incoraggiare le persone ad avvicinarsi ad una Persona non a fuggire da un certo luogo. Il nostro “punto focale” è su Gesù, egli ci unifica e si trova al centro della proclamazione del vangelo che desideriamo portare avanti.
Domande e Risposte
Domanda: La forma d’amore “agape” consiste nel dare altruisticamente senza aspettarsi niente in cambio, vero? Ma quando facciamo del volontariato enfatizziamo invece il fatto che concentrarsi soltanto nel “dare” crea dipendenza nelle persone e perciò si sceglie di dare più importanza alla collaborazione e alle relazioni?
Risposta: La risposta a questa domanda dipende dal significato che diamo al termine “dare”, cioè del contesto di cui si sta parlando. Dare quello che è meglio per poter così riuscire ad ottenere il meglio è qualcosa che consideriamo sia la scelta migliore, piuttosto che limitarci ad aiutare economicamente. Dare un aiuto economico a qualcuno può essere parte di ciò che comprende il “dare” ma limitarci soltanto a quello, creerebbe una situazione di co-dipendenza. È come se volessimo sbarazzarci di quelle persone dando loro un contributo per non essere infastiditi dalla loro presenza; in questo caso non stiamo condividendo la nostra vita o dimostrando interesse “vero” verso di loro.
Dare un contributo e basta non significa necessariamente dimostrare loro il rispetto e onore dovuto ad un portatore dell’immagine di Dio perché non si sta collaborando con loro. Quella persona potrebbe avere un vero bisogno di natura finanziaria ma anche, del nostro rispetto. “Agape” significa dare in modo completo.
Domanda: penso che mettere in pratica l’amore “agape” sia qualcosa di estremamente difficile perché quando cerchiamo di dimostrare amore a qualcuno spesso dentro di noi in realtà ci aspettiamo di ricevere qualcosa in cambio. Come si fa a cambiare quest’atteggiamento? Tante volte mi trovo a fare qualcosa per qualcuno e sono cosciente che in realtà lo sto facendo per me stesso perché farlo mi porta un senso di soddisfazione personale.
Risposta: Vorrei che tutti noi fossimo liberi dal peso di pensare che se riceviamo qualcosa di bello in cambio allora l’amore che abbiamo dato non è stato di natura “agape”. “Agape” è un tipo d’amore che si concentra sugli altri e dà in modo altruistico cercando di aiutarli a diventare la migliore versione di loro stessi ma in quel processo spesso anche noi diventiamo la miglior versione di noi stessi e non c’è nulla di male. Mentre impariamo ad amare bene e a focalizzarci sugli altri cercando di aiutarli a crescere nell’amore, miglioriamo anche noi e diventiamo sempre di più come Gesù. L’immagine di Dio in noi diventa più forte e piano piano ci trasformiamo. Lo Spirito Santo dentro di noi ci aiuta ad amare e a germogliare. La cosa straordinaria del mettere in pratica l’amore come “agape” è che ci insegna a dare e ad aiutare gli altri a diventare il massimo del loro potenziale e, senza renderci conto, anche noi cresciamo come persone. Se invece facessimo la scelta di voler diventare ciò che desideriamo noi e di prendere ciò che vogliamo e basta, diventeremmo sempre più narcisisti, egocentrici ed egoisti. Se uno nel dare riceve qualcosa in cambio non è un problema. Ciò che è importante è imparare a vivere l’agape in modo completo e mentre lo facciamo rallegriamoci dal fatto che ne riceviamo dei benefici: la nostra crescita spirituale. È come la felicità, più la si rincorre e più non si trova; la vera gioia giunge nel cuore quando consideriamo gli altri, e senza rendercene conto, diventiamo felici. Se invece adottiamo un atteggiamento egocentrico cercando di imporci di essere felici e di cercare dei modi per esserlo, spesso potrebbe succedere il contrario, si cade nella depressione. Dimentichiamoci di noi stessi! Cerchiamo di versare sugli altri e scopriremo che ci piacerà chi diventeremo!
Conclusione: Vorrei rivolgermi a chi non ha scelto di seguire Gesù in questo momento o a chi si trova nelle prime fasi di scoperta della sua fede. Per me la fede può benissimo essere paragonata alla respirazione. Non si tratta di respirare una volta per tutte ma è un processo che si continua a fare per il resto della nostra vita. Quando un bimbo appena nato viene alla luce la prima cosa che ci si aspetta è che faccia il suo primo respiro e forse che pianga. Nello stesso modo “respirare” nel senso spirituale è qualcosa che si fa di continuo, si vive una vita di inspirazione e di espirazione insieme allo Spirito, al respiro stesso di Dio. La nostra fede, fiducia e coinvolgimento con Dio in collaborazione con Lui è una cosa bellissima! Forse per alcuni questo momento rappresenta il punto di partenza.
Forse dovremmo considerare di smetterla di considerarci “persone di fede” in senso generico. Riflettiamo su Gesù e prendiamo in considerazione di mettere la nostra fede su di Lui e di desiderare appartenere a Cristo; di crescere nel nostro discepolato di volerlo seguire e di respirare il Suo Spirito. Potreste iniziare a fare dei piccoli passi verso quella direzione parlando con qualche fratello o sorella o amico nella fede. Potreste iniziare con una preghiera, dicendo a Gesù di desiderare di credere in Lui e di accoglierlo nel cuore. Ci sono altri di noi che hanno già fatto dei passi nel regno della fede, persone che “respirano” già, ma che dopo questo messaggio lo Spirito di Dio ha parlato al loro cuore indicandogli dei modi in cui potrebbero migliorare amando di più le loro famiglie, amici, colleghi, estranei per strada, o la loro comunità di fede.
Possiamo pregare chiedendo a Dio di aiutarci ad imparare ad amare meglio e a crescere con il tipo d’amore con cui Lui ci ha amati. Gesù ha detto: “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). La nostra chiamata consiste nel ricevere questo amore divino e poi cercare di metterlo in pratica versandolo sugli altri. Quale potrebbe essere il prossimo passo che dovremmo fare nel nostro cammino spirituale? Preghiamo aprendo il nostro cuore a Dio dicendogli che siamo più che disposti a collaborare con il Suo Spirito verso la direzione giusta.
Preghiera: Padre Celeste, ti ringrazio che parli con noi tramite il Tuo Spirito e più chiaramente tramite Tuo Figlio. Prego che possiamo vedere in modo chiaro chi desideri che diventiamo e cosa dovremmo cambiare. Prego che possiamo vedere chiaramente il Tuo amore verso di noi, e avere quello come punto di partenza. Prego che possiamo sentirci al sicuro nel Tuo amore e da quel momento in poi prego che tu ci aiuti a non deviare o cercare di trovare avidamente conforto in altre relazioni, ma desiderando dare perché siamo persone grandemente amate. Gesù non vedo l’ora di vedere il Tuo Spirito in azione in me e tramite me e di vedere il frutto di tutto ciò. Nel Nome di Gesù, amen.
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