Dalla serie”Rinascita spirituale”. Serpenti nella valle parte 2

La punizione che subirono gli israeliti per essersi eccessivamente lamentati, (stiamo parlando del periodo in cui Dio mandò loro serpenti velenosi) anche se dura, li aiutò ad aprire gli occhi riguardo ciò che stava accadendo; alla fine questa prova, si trasformò in qualcosa di positivo perché riuscirono a vedere la verità; essi confessarono di aver mancato il bersaglio ovvero di aver peccato.
A questo punto, riflettiamo, siamo in grado di riuscire ad ammettere quando sbagliamo, quando pecchiamo, quando non siamo più grati o quando adottiamo un atteggiamento lamentoso? Altresì, siamo in grado di ammetterlo quando ci sottomettiamo alla cultura emergente della società ed iniziamo a credere di essere persone speciali e quindi aventi il diritto di lamentarci su ogni cosa che non vada nella nostra vita? Riusciamo a capire quando pecchiamo che il nostro spirito non è stato creato per adottare atteggiamenti così negativi? Prendiamo coscienza che siamo circondati da una cultura che tende a lamentarsi in continuazione perciò la nostra scelta dovrebbe essere quella di adottare un atteggiamento contro culturale e quindi di non accettare di cadere nella lagna. 
La preghiera dei figli d’Israele era che i serpenti fossero tolti da mezzo a loro e chiesero a Mosè d’intercedere per questo. In altre parole, stavano pregando che Dio riuscisse a mettere le cose a posto facendo scomparire il loro problema. La preghiera coinvolge Dio, ci mette in sintonia con Lui e ci spinge in avanti nel nostro percorso spirituale. Dio risponde alla nostra preghiera trasformando la risposta in modi che noi, non riusciremmo mai ad immaginare. Cosa fece Dio per rispondere alla loro preghiera? In questo caso, non rispose immediatamente nel modo in cui si aspettavano che andasse e scelse di farlo in un modo molto creativo. Egli non rispose esattamente come da loro preghiera, lasciò infatti i serpenti lì tra di loro, provvedendo però ad una via di salvezza e di guarigione. “L’Eterno disse quindi a Mosè: «Fa’ un serpente ardente e mettilo sopra un’asta; e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà». Mosè fece allora un serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, viveva.” (Numeri 21:8,9).
Dio diede al Suo popolo l’opportunità di rendersi partecipe della propria guarigione. Dio avrebbe potuto far scomparire tutti i serpenti in un batter d’occhio ma Lui li mantenne vivi e in quel luogo; ciò lì favorì al fine di rammentarsi, di non adottare un atteggiamento lamentevole. Dio stava invitando i Suoi figli a mettere in atto la loro fede, la loro fiducia e a credere davvero. 
Gesù disse che chi crede è in grado di ricevere piena guarigione. Lui adottò lo stesso schema sopraindicato invitando le persone a ricevere il dono della guarigione ma si aspettava che le persone credessero e fossero disposte a riceverlo. Questo dice molto su come Gesù ci guarisce nella veduta del Nuovo Patto. 
L’interpretazione giuridica della guarigione è una veduta teologica che sostiene che Gesù ci guarisce dalla punizione scegliendo di prenderla su Sé stesso; una sorta di guarigione senza i serpenti. La storia dei serpenti nel libro dei Numeri ci aiuta a comprendere l’espiazione. Il veleno potrebbe essere interpretato come una manifestazione dell’ira di Dio, un termine riferito all’ira divina collegata al giudizio divino secondo i concetti biblici. La guarigione di Cristo affronta l’ira di Dio guarendoci dagli effetti del male. Perciò siamo guariti dai nostri peccati e anche dal veleno dei morsi di serpente che rappresentano il Suo giudizio. Siamo salvi da noi stessi e anche dal giorno del Giudizio che in altre situazioni sarebbe contro di noi. Siamo stati giustificati e purificati perciò aspettiamo con anticipo il Giorno del Giudizio perché sarà il giorno in cui entreremo a far parte di una fratellanza maggiore. Si potrebbe affermare che Gesù tolga via il veleno presente nel nostro organismo spirituale. 
Cosa è successo al serpente di bronzo di Mosè dopo questo evento? Naturalmente questo serpente di bronzo dopo la scomparsa dei serpenti è stato considerato un simbolo importante per Israele. Dio lo aveva utilizzato nella loro vita ed era stata la Sua idea. Fu preservato e la sua storia fu tramandata da una generazione all’altra per secoli ma leggiamo ciò che accadde. “Nel terzo anno di Hosea, figlio di Elah, re d’Israele, iniziò a regnare Ezechia, figlio di Achaz, re di Giuda. Aveva venticinque anni quando iniziò a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria. Egli fece ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno, secondo tutto ciò che aveva fatto Davide suo padre. Rimosse gli alti luoghi, frantumò le colonne sacre, abbatté l’Ascerah e fece a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto, perché fino a quel tempo i figli d’Israele gli avevano offerto incenso e lo chiamò Nehushtan” (2 Re 18:1-4). I figli d’Israele avevano tenuto diversi oggetti pagani offrendo sacrifici ad essi. Cosa fece questo re esattamente, per essere considerato così tanto giusto? Aveva fatto a pezzi il serpente di bronzo di Mosè insieme ad altri oggetti. Ricordiamo che il serpente inizialmente era stato ideato da Dio sotto la Sua guida. 
A volte nella chiesa tendiamo ad innamorarci delle tradizioni, forse perché Dio ne ha fatto uso di esse nel passato. E’qualcosa di meraviglioso ma Dio è creativo e lo stesso Dio ci dimostra il Suo amore e la Sua grazia sotto diverse forme; dovremmo quindi essere aperti a questi cambiamenti. Spesso pensiamo che non sia giusto cambiare il nostro modo di operare dato che Dio ha fatto uso di quel modo nel passato e perciò che si debba perpetuare e senza renderci conto anche noi finiamo per “offrire incenso” come gli israeliti. Quante volte Dio ha guarito le persone dal morso dei serpenti dopo aver fatto loro guardare un serpente di bronzo? Solo una volta!!! Quante volte fece cadere le mura di una città dopo che l’esercito di Dio marciò intorno ad essa per sette volte? Una sola volta!!! Dio ha sempre operato in modi diversi sin dall’inizio, siamo noi a fissarci su un evento particolare nella Bibbia e a fare di esso un modello fermo di come dovremmo operare per anni e anni. Possiamo rispondere a chi la pensa così, che siamo grati e che riconosciamo che Dio abbia operato in modi meravigliosi nel passato ma che il fatto che abbia operato in un certo modo una volta non significa che dovremmo idoleggiarlo. Dovremmo invece adorare Dio che ci dona la grazia ogni volta nel momento e in maniera diversa. Facciamoci questa domanda: siamo aperti ad accogliere modi, metodi e direzioni nuove se Dio ce lo mostrasse? Chiediamoci, qual è il nostro Nehushtan?

Domande e Risposte

Domanda: Spesso sembra che per dare inizio al processo di rinascita si debba passare per delle forti prove, per quale motivo? Pensi che Dio orchestri tutto quanto per aiutarci a rivolgerci a Lui? Un esempio potrebbe essere quando ci accade qualcosa di brutto e noi invochiamo l’aiuto di Dio con un cuore contrito.

Risposta: Dio opera in modi diversi, in alcuni casi si rivolge e si manifesta a certi individui con un semplice sussurro o tramite una persona o per mezzo di circostanze particolari o con un messaggio; anche in questi casi molti scelgono d’ignorare la Sua voce. Capita anche che tanti si trovino intrappolati nel ciclo vizioso delle lamentele pensando che tutto gli sia dovuto e sentendosi superiori in confronto alle persone che hanno intorno. Ringraziare il Signore per tutto non sembra essere qualcosa che sia in sintonia con il loro modo di esprimersi e con la persona che stanno scegliendo di diventare. Il vangelo della gratitudine, non appartiene al loro modo di pensare. Questo atteggiamento comune di brontolio, ha necessità di essere scosso in modo scioccante altrimenti rimarremmo stagnanti in una vita lagnosa senza riconoscere ciò che veramente valga la pena di vivere. Speriamo che non si debba arrivare al punto degli israeliti. Dio non è lì pronto a castigarci ma se la “punizione” è la forma che l’amore debba prendere in quel momento, allora siamo grati che Gesù ci ami così tanto, da farlo per il nostro bene.

Domanda: Se Dio risponde alle nostre preghiere in modi creativi come nel caso dei serpenti, dovremmo pregare in modi specifici o dovremmo invece menzionare i nostri bisogni lasciando a Lui la scelta di operare come desidera?

Risposta: Siamo liberi di pregare in modi specifici come detta il nostro cuore e sappiamo anche che la preghiera consiste nel fare le nostre richieste ed allo stesso tempo sottometterci al volere di Dio che sappiamo operi sempre per il meglio. Dio desidera collaborare con noi e quindi ci chiede di rivolgerci a Lui. Non ci ha chiesto di scollegarci da Lui perché sarebbe un’azione che andrebbe contro la relazionalità intrinseca della Sua natura. Il fatto che Dio sia a conoscenza del percorso migliore per ognuno di noi, non significa che dovremmo smettere di comunicare con Lui.

Dio ci ha chiesto di avvicinarci a Lui e di fare le nostre richieste rimanendo aperti, sapendo che non sempre risponderà nel modo in cui ci aspettiamo, Lui è un Dio creativo. Nella storia dell’arrivo dei serpenti tra gli israeliti, si evidenzia che Dio rispose alle loro preghiere e che esse fecero parte del rapporto di relazione tra loro e Dio. Fu un’azione che poi li condusse verso la via della guarigione. La loro preghiera iniziale consisteva solo nel chiedere di “togliere i serpenti” e Dio rispose in un modo inaspettato. Sarebbe stato meglio se avessero iniziato la loro preghiera pentendosi e chiedendo a Dio di perdonarli per aver mormorato. La scelta migliore sarebbe stata quella di riconoscere il loro sbaglio come risposta al risveglio cui Dio li stava chiamando. Non direi che sia errato pregare in modi specifici e dovremmo sentirci liberi di esprimerci dal cuore. Dio ci dà ascolto, si delizia in noi e potrebbe rispondere come desideriamo o in modi inaspettati. Gesù ci ha incoraggiato tramite il Suo esempio quando pregò il Padre chiedendo qualcosa di specifico ma alla fine disse: “sia fatta la Tua volontà e non la mia”.

Conclusione: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:14, 15). Il termine “eterna” nel greco originale significa “pienezza di vita che dura in eterno” e anche “pienezza di qualità” e “pienezza di esperienza”. Questo termine contiene sia l’aspetto quantitativo che quello qualitativo; “eterna” perché non cessa mai di essere sia nel tempo, sia nella sua ampiezza, nella sua bellezza e nella sua meraviglia. Vivere in eterno non significa che sarà qualcosa che dovremmo subire in senso negativo dovendoci annoiare per l’eternità. La “vita eterna” in questo caso si riferisce a qualcosa fuori dai nostri schemi che ha a che fare con un nuovo modo di vivere che si estende per sempre in ogni direzione. Gesù disse: “ma io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10:10). Si tratta di questo genere di vita esplosiva e abbondante! Non significa che non avremo dei giorni brutti o negativi ma che potremo avere accesso ad una vita bellissima e che quella vita si estenderà fino all’eternità. Significa anche che la nostra vita sarà più in sintonia con la realtà della vita delle persone che ci circondano che sono state chiamate per fare una differenza nel loro mondo; significa che avremo il desiderio di volerci coinvolgere con gli altri, significa che piangeremo di più a causa della sofferenza di questo mondo e che gioiremo di più, grazie alla bellezza. Significa anche che saremo più grati per ciò che abbiamo. Potremo sperimentare tutto e ancora di più! Questa in poche parole è la vita eterna che ci è stata promessa! Gesù ci invita a guardare e a vivere, a credere e a ricevere!

Preghiera: Padre Celeste, prego che possiamo avere dei cuori che ricordino quanto Tu ci hai donato. Prego che possiamo apprezzare la cosa più importante nella nostra vita: il poter servire le persone che hanno bisogno di noi. E’ un vero privilegio. Tu provvedi alle nostre necessità elementari e poi ci equipaggi a versare l’amore che hai versato su di noi, sugli altri. Io prego che possiamo diventare un popolo che apprezzi il privilegio di essere vivi in Te, di essere rifatti e rimodellati per diventare più come Tu sei Gesù. Chiedo che questa sia una settimana in cui possiamo sperimentare la pienezza della vita, aiutaci a sintonizzarci con la realtà che ci circonda e che possiamo servire gli altri con l’amore di Cristo.

Nel nome di Gesù, amen.