Nuova vita. Trapianto di cuore parte 1
Trapianto di cuore.

Cosa siamo? Chi siamo? Con l’aiuto di Dio, di Gesù e dello Spirito Santo possiamo riprendere la forma della persona che saremmo dovuti diventare sin dal principio. La “nuova nascita” come la intende Gesù, non ha a che fare soltanto con una nuova vita, è anche un riflesso della vita che avremmo dovuto vivere sin da quando siamo stati creati, cioè noi stessi che finalmente torniamo ad essere noi stessi. E’ tanto tempo che l’essere umano non è più sè stesso e non raggiunge il suo massimo potenziale. La “rinascita spirituale” non consiste nel perdere se stessi per poi diventare qualcun’altro, piuttosto ritrovarsi, una veritiera promessa che genera un filo di pensiero affascinante e che percorre tutto il Nuovo Testamento. La Prima Chiesa comprese bene il concetto che ogni persona è “rimodellata” completamente partendo dal cuore e dal proprio spirito. I discepoli della Prima chiesa, sapevano benissimo che erano ancora soggetti ad un corpo fatto di carne e che il vecchio uomo sarebbe stato sempre lì, vivo e vegeto e che spesso avrebbe infastidito la vita di fede. Non siamo più degli individui metà buoni e metà cattivi, anzi, il nocciolo di chi siamo è stato perfezionato, anche se resta comunque il nostro vecchio uomo che agisce come un parassita; ricordiamo che non dobbiamo per forza dargli ascolto. “Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; chi è nato da Dio preserva se stesso, e il maligno non lo tocca” (1 Giovanni 5:18). Un passo come questo può essere di grande incoraggiamento per alcuni, considerandolo una bellissima promessa, ma la realtà è che, per gran parte di noi, versi di questo tipo risultano piuttosto scoraggianti perché ci fanno sentire come persone senza speranza in quanto proviamo interiormente, ancora molti impulsi, spiacevoli. Non peccare è una battaglia quotidiana e continuiamo a fallire. Pensate che ci sono alcuni cristiani che pensano perfino di non essere salvi o non sentono la loro “rinascita”. E’ curioso come, procedendo nella lettura, qualche versetto più avanti inizi dicendo: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato…”, in altre parole, la realtà è che tutti noi pecchiamo. Giacomo, il fratello di Gesù, disse che tutti inciampiamo in tanti modi e allo stesso tempo siamo consapevoli che l’essenza di chi siamo, è stata creata e perfezionata da Cristo. Il nostro compito consiste nel trovare la nostra identità nella nostra interiorità e realizzarci cercando di vivere secondo detta realtà. L’apostolo Paolo disse: “Giacché non capisco quel che faccio, perché non faccio quello che vorrei, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio ciò che non voglio, io riconosco che la legge è buona. Quindi non sono più io ad agire, ma è il peccato che abita in me” (Romani 7:15-17). L’apostolo riconobbe che il suo “io” in realtà desiderasse compiere il bene ma il peccato che abitava in lui glielo impediva. La sua identità era in Cristo e così dichiarava che non fosse lui ad agire in quel modo ma il peccato in lui. Gli apostoli Paolo e Giovanni sostenevano che la versione pura dello spirito di una persona credente fosse libera dal peccato perché è stata resa perfetta da Cristo. Ogni anno i telefoni cellulari nuovi cambiano interiormente nel modo in cui funzionano anche se molti conservano la loro forma esterna. Questo nuovo modo di vivere rappresenterà molte sfide per noi, all’inizio come con un nuovo telefonino non saremo abituati ma poi scopriremo tutte le nuove cose che saremmo in grado di fare, nuove funzionalità comprese nella nostra nuova vita che la miglioreranno di gran lunga!. Il dunque si trova nel diventare la versione che saremmo dovuti essere dall’inizio, il nostro vero essere originale, ciò che saremmo diventati se non avessimo fallito nel Giardino dell’Eden e se non fossimo stati contaminati dal peccato dall’inizio della Creazione. Stiamo parlando del trapianto di cuore che cambia tutto quanto per noi. Significa che la spiritualità cristiana è diversa da ciò che potremmo trovare in una religione, non si tratta di seguire un elenco di regole ben precise con il proposito di rendere Dio felice, quello sarebbe il modo d’agire religioso. E’ un modo d’essere e di divenire che ci permette di fare ciò che desideriamo perché i nostri desideri sono modellati dalla vita e dall’amore di Dio. La spiritualità cristiana ci lascia liberi di fare ciò che desideriamo e scopriamo nella nostra vita che i nostri desideri piano piano, iniziano a cambiare. A volte anche noi ci sentiamo come l’apostolo Paolo e finiamo per fare ciò che non desideriamo ma la realtà è che abbiamo un desiderio puro che accompagna il trapianto di cuore che ci offre la “nuova nascita” in Gesù. “Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna” (1 Corinzi 6:12). L’apostolo Paolo in questo capitolo voleva evidenziare che quando si sceglie tra il bene e il male non sarebbe giusto andare da un estremo all’altro senza farsi domande. Chi siamo noi nel piano di Dio? Qual’è lo scopo di Dio per la nostra vita? Siamo stati creati per somigliare all’immagine di Cristo. Se stiamo per fare una scelta, chiediamoci se lo stiamo facendo in amore. Esistono due percorsi che possiamo intraprendere dai quali possiamo attingere se avessimo bisogno di guida, uno esterno e l’altro interno. Il percorso esterno è quello di lasciare che l’esempio e gli insegnamenti di Gesù diventino il nostro cammino. Il percorso interno invece è quello di dare ascolto al nostro essere, al nostro vero io e agire di conseguenza perché chi siamo in realtà e quello che desideriamo veramente, è modellato e rifatto all’immagine di Cristo. Ognuno di noi possiede punti forti e punti deboli in questo aspetto spirituale della nostra vita. Alcuni di noi siamo molto bravi nel percorso esterno e ci torna facile seguire e studiare la vita di Gesù con i Suoi insegnamenti cercando di metterli in pratica al meglio che possiamo. Se non ci fermassimo a riflettere su quanto desideriamo agire come Gesù, dopo un po’ potremmo stancarci di tutto ciò, dimenticando che Lui ha detto che il Suo giogo è leggero come anche il Suo carico. In questo caso si potrebbe pensare che non stiamo vivendo una spiritualità dal centro del nostro essere e così potremmo sentire d’essere in contrapposizione agli insegnamenti di Gesù sentendo che dobbiamo seguire per forza il cammino da Lui indicato. Se in quei casi ci fermassimo a riflettere potremmo comprendere che in realtà quello è veramente ciò che il nostro cuore desidera. Gesù ci ha liberati e possiamo essere veramente noi stessi. Alcuni di noi siamo bravi invece a meditare e a prendere tempo per riflettere e per dare ascolto alla nostra voce interiore ma abbiamo il problema contrario. Fermarci per studiare ed approfondire la vita di Gesù ed

imparare dalle Scritture ci fa molta fatica e questa è la nostra debolezza. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e anche di mettere in moto questi due percorsi spirituali sia quello esterno che quello interiore. Cercare di capire Gesù e allo stesso tempo dare ascolto al Suo spirito dentro di noi è stato un’importante insegnamento che Lui ci diede. Gesù disse: “«Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva». Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui” (Giovanni 7:37-39). Noi diamo ascolto allo Spirito nel nostro cuore e lo facciamo dopo aver stabilito bene che dobbiamo avvicinarci a Gesù per attingere da Lui. E’ importante capire che se mettiamo in atto soltanto uno di questi percorsi spirituali sia esso quello esterno che quello interiore, alla fine ci ritroveremmo in difficoltà e potrebbe essere un percorso perfino devastante per noi. Molte persone non di fede sono molto brave a dare ascolto a se stesse, alla loro voce interiore ma perché non hanno sperimentato la nuova nascita o ricevuto il Suo Spirito o accettato Cristo prima, la voce interiore che sentono è la loro voce e basta. Avete mai consigliato a qualcuno di “seguire il proprio cuore”? Di solito è una frase fatta che si dice a qualcuno quando non sappiamo cos’altro dire e suona come un buon consiglio. La Bibbia dice: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere? Io, l’Eterno, investigo il cuore, metto alla prova la mente per rendere a ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni” (Geremia 17:9,10). Allora, questo dimostra che mettere in atto soltanto un percorso interiore dando ascolto al cuore senza cercare di capire la vita di Cristo lasciando che Lui riempia la nostra esistenza con il Suo Spirito potrebbe deviarci del tutto. Dall’altra parte, esistono dei credenti che studiano Gesù e la Sua vita ma non prendono del tempo per dare ascolto a ciò che il Suo Spirito sta cercando di comunicare direttamente al loro cuore. Gli insegnamenti contenuti nel terzo capitolo del vangelo di Giovanni sono importantissimi perché ci aiutano a mettere in atto la nostra fede. “Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: “Dovete nascere di nuovo”. Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va; così è per chiunque è nato dallo Spirito». Nicodemo, rispondendo, gli disse: «Come possono accadere queste cose?»” (Giovanni 3:6-9). Queste sono state le ultime parole che abbiamo sentito uscire dalla bocca di Nicodemo, l’apostolo Giovanni finì la sua trascrizione del discorso tra Nicodemo e Gesù con una domanda che spinge il lettore ad imparare nuove verità. L’autore non lascia chiaro quando la conversazione ebbe una fine, infatti il modo in cui questo capitolo fu scritto non lascia chiaro quando Gesù smise di parlare e quando lo fece l’autore. Nel greco originale le virgolette non esistevano e si doveva capire dal contesto chi stesse parlando. Nicodemo chiese a Gesù: “come possono accadere queste cose?”, e il dialogo continuò: “Gesù rispose e gli disse: «Tu sei il dottore d’Israele e non sai queste cose?” (Giovanni 3:10). Sembra che Gesù si aspettasse che Nicodemo sapesse la risposta. Il passo continua: “In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti? Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell’uomo che è nel cielo” (Giovanni 3:11-13). La frase “Figlio dell’uomo” viene utilizzata circa 80 volte nei vangeli, la maggior parte delle volte appare nei vangeli di Matteo, Marco e Luca ma in Giovanni solo due volte. L’espressione “Figlio dell’uomo” raccoglie sia la sua identità umana sia la sua identità celeste. E’ ciò che Gesù pensava d’essere. Cosa intende Gesù quando parla di cose terrene e di cose celesti? Nel contesto di quella conversazione dove si stava affrontando il tema della nuova nascita le cose terrene si riferiscono ad un evento di natura pratica che stava accadendo in quel momento e che dovrebbe influenzarci. Quali sono le cose celesti? Nessuno è andato in cielo o ha avuto delle rivelazioni dirette da Dio per poi riportare tutto quanto, l’Unico in grado di compiere una cosa del genere era Lui stesso perché il cielo era la Sua provenienza. Gesù stava stabilendo che l’Unico ad avere un accesso diretto e rivelatorio di Dio stesso era Lui. Le cose terrene si riferivano alla nuova nascita in questa terra e le cose celesti avevano a che fare con la natura di Cristo. Nicodemo considerava che Gesù fosse un maestro e Gesù svolgendo quel ruolo procedette ad insegnargli diversi concetti riguardo la nuova nascita e percepì la difficoltà che lui avesse nel comprenderlo perciò non andò oltre cercando di far capire a Nicodemo che Lui fosse più di un mero insegnante. Una cosa da notare è che in questi passi Gesù parla al plurale che è qualcosa di curioso. Allo stesso tempo ricordiamo che anche Nicodemo quando si presentò a Gesù parlò al plurale perché sicuramente stava rappresentando altre persone. Il “noi” di Gesù potrebbe riferirsi anche alla pluralità di Dio, le tre Persone della Trinità. Entrambe interpretazioni potrebbero essere giuste e lo trovo bellissimo perché sono concetti di natura relazionale. Gesù più avanti pregò al Padre: “affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:21). La rivelazione relazionale di Dio include tutti noi! La rivelazione di Se Stesso, quando Gesù viene allo scoperto è relazionale e dall’inizio si rivela fidandosi di chi gli stava intorno. Gesù insegna ai Suoi discepoli e poi si affida a loro chiedendogli di andare ad insegnare agli altri. La fiducia è un ingrediente presente dall’inizio e anche nel testo che abbiamo appena letto nelle Scritture. Il manoscritto originale di questo testo è in greco ma Gesù parlava l’aramaico. Gli scritti originali degli apostoli erano delle traduzioni e Gesù si è fidato, dando loro il compito di sintetizzare i Suoi insegnamenti e di scegliere le parole in altre lingue che potessero comunicare il messaggio che desiderava trasmettere. Noi abbiamo fiducia che tutto ciò è stato fatto con l’aiuto dello Spirito Santo che è coinvolto in prima persona con la Chiesa vivente. Perciò non si tratta soltanto di qualcosa di natura prettamente umana ma neanche di qualcosa di prettamente divino. Dio poteva benissimo far scendere il testo divino direttamente dal cielo per poi consegnarcelo, ma non lo fece. Gesù si fida e sceglie di operare tramite la chiesa che è in costante contatto con lo Spirito Santo. Dio di solito non opera separato dalla Chiesa, e con “chiesa” non mi riferisco all’istituzione ma alle persone, all’ecclesia, al raduno di persone

con uno stesso proposito. Dio opera e collabora tramite la Sua comunità o famiglia spirituale. I discepoli dopo la morte di Gesù decisero d’insegnare ad altre persone e copiarono le Scritture a mano, e perciò dovettero fidarsi di chi copiava che facesse un buon lavoro. Generazione dopo generazione ebbe il compito di copiare e di preservare le Scritture a volte in modi imperfetti ma la precisione di detti documenti è impressionante dal punto di vista storico. Al presente siamo in una posizione di fiducia che ci lega a migliaia di fratelli e sorelle in Cristo che ci hanno preceduto e così oggi possiamo aprire le nostre Bibbie e leggere tranquillamente senza problemi. Se ci riflettessimo bene, comprenderemmo che tutte le nostre relazioni sono basate sulla fiducia reciproca cercando d’imparare l’uno dall’altro. Dio desidera lavorare al centro delle comunità di fede tramite il Suo Spirito. Non si tratta di sostituire Dio con la chiesa ma neanche di un Dio che opera in solitudine separato dalla chiesa. Dio opera e lavora tramite il Suo popolo. Dio si è rivelato a noi tramite Gesù, un concetto relazionale bellissimo ma non finisce lì perché detta rivelazione relazionale continua fino ad oggi. Il Dio relazionale in cui crediamo che è amore ci ha creati a Sua immagine, l’immagine dell’amore. Quando sbagliamo e pecchiamo Lui ci ricrea e ci rigenera tramite lo Spirito Santo e poi continua a lavorare al nostro fianco per rivelare Se stesso agli altri, un concetto stupendo! Riflettiamo, come mai Gesù si aspettava che Nicodemo comprendesse i concetti che stavano affrontando nella loro conversazione? La promessa di ciò che stava avvenendo era parte del Vecchio Patto. La promessa che lo Spirito Santo sarebbe arrivato era stata annunciata da vari profeti come Geremia, Ezechiele, Isaia e Gioele. “…«Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d’Israele dopo quei giorni», dice l’Eterno: «Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: “Conoscete l’Eterno!”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice l’Eterno. «Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato» (Geremia 31:28-34). Il nuovo Patto sarebbe scritto sui nostri cuori e l’enfasi sarebbe stata sul perdono. In Ezechiele dice che ci sarebbe stata data dell’acqua pulita che ci avrebbe purificati e resi mondi, Dio ci avrebbe dato un nuovo cuore, ecco il trapianto spirituale di cuore e anche un nuovo spirito (Ezechiele 36).