UNA PROSPETTIVA BIBLICA SUL MATRIMONIO, DIVORZIO E RISPOSARSI
MATRIMONIO … Il matrimonio è una relazione vincolata che, fra le altre cose, è anche usata da Dio per illustrare la sua relazione, anch’essa vincolata da un patto, fra lui e il suo popolo. ( la stessa parola per “patto” viene usata in riferimento sia a un matrimonio umano che divino in Malachia 2:14 & Ezechiele 16:8, Geremia 2:2; Osea 2:19; Apocalisse 21:9). È interessante notare che la parola “sposo” viene dal latino ‘sponsus’, che significa ‘una persona che promette qualcosa’; che ha sottoscritto un contratto. Il matrimonio è un simbolo vivente della nostra relazione con Dio. Questa verità ha sempre due importanti applicazioni: 1) Le persone dovrebbero potere apprendere qualcosa sulla natura dell’amore di Dio per noi osservando un buon matrimonio. 2) L’attitudine di Dio e il suo modo di agire nel suo patto di matrimonio con il suo popolo, spesso può darci un esempio concreto del tipo d’amore che dovremmo mostrare nel nostro matrimonio. È una cosa importante da capire perché può servirci da guida nelle decisioni che prendiamo riguardo alla nostra vita matrimoniale.
DIVORZIO… L’attitudine primaria di Dio verso qualunque cosa che possa disturbare, minacciare o distruggere una elazione vincolata da un patto è puro e semplice odio (Malachia 2:13-17). Dio odia il divorzio, e chiunque desideri avere il cuore di Dio lo odierà altrettanto. Avere stabilito che Dio odia il divorzio non implica che il divorzio sia sempre la decisione sbagliata, ma solo che è sempre una cosa triste e terribile. Il divorzio non può essere sempre un peccato, dal momento che Dio stesso ha iniziato il suo divorzio da Israele a causa della infedeltà stessa d’Israele (Isaia 50:1, Geremia 2:2; 3:6-9; 20; Osea 2:2). Possiamo quindi dire che, sebbene ogni divorzio è frutto del peccato (di qualcuno), non ogni divorzio è un peccato. È come se Dio dicesse: “Odio il divorzio, ma ci sono situazioni in cui è la giusta risposta al peccato”. È simile a un genitore che dica: “Odio dovere disciplinare i miei figli, ma so che a volte è la cosa migliore che posso fare per loro”. Quali sono quindi le situazioni, avvallate dalle Scritture, in cui il divorzio è la risposta appropriata al peccato? La bibbia ci dice ripetutamente che l’adulterio (intimità spirituale con altri dei) fu la causa del divorzio di Dio da Israele (Ezechiele 23:1-21) ed è questa infedeltà matrimoniale che causa i danni più seri il patto di qualunque matrimonio ((Matteo 5:32; 19:3-9). Difatti, nel Vecchio Testamento, la pena di morte per lapidazione non era opzionale, ma un comandamento da applicare verso la persona che aveva infranto il patto di matrimonio. Pochi sono a conoscenza del fatto che, ai tempi di Cristo, siccome la lapidazione non era premessa dai Romani, il divorzio era obbligatorio nei confronti di un coniuge infedele. Infatti, la legge rabbinica riteneva fosse illegale non divorziare un coniuge infedele, perché si riteneva che le Scritture fossero chiare a riguardo. Si dice che sia questa la ragione per cui Giuseppe intendeva divorziare Maria (a causa di quello che lui riteneva fosse una infedeltà sessuale) “Giuseppe…era uomo giusto e non voleva esporla a infamia” (Matteo 1:19). Se fosse cambiata qualcosa sul modo in cui Dio vede la cosa, dovremmo chiederci perché Gesù, sapendo bene quello che la sua audience credeva riguardo a questo soggetto, non li corresse ma sembra avallare la stessa cosa (Matteo 5:32; 19:3-9). Può sembrare un parlare duro ma dobbiamo comprendere che la posta in ballo è alta. Alcuni leggendo questo potrebbero pensare: “Se è questa l’attitudine di Dio, forse è meglio rimanere singoli”. Se è quello che pensate… siete in buona compagnia – è la stessa reazione che ebbero i discepoli di Gesù quando udirono il suo insegnamento (Matteo 19:10).
Ovviamente, questo non significa che dovremmo punire chiunque cerchi la riconciliazione piuttosto che il divorzio quando si viene a confronto con un adulterio – in Cristo, la grazia e il perdono è sempre l’opzione migliore. Questo però non significa che Gesù proibisca il divorzio come scelta adeguata quando l’infedeltà ha invaso un matrimonio. Alcuno potrebbero argomentare che l’insegnamento di Cristo in Luca 17:3-4 – che suggerisce che se il coniuge infedele si pente deve essere perdonato – e questo rende il divorzio inaccettabile se una persona si è pentita. Tuttavia, anche se il vero perdono dovrebbe al meglio portare a una riconciliazione, non sempre ne allevia le conseguenze. È simile a un omicida che viene perdonato per il suo crimine dai suoi amici Cristiani. Benché il perdono permetta di continuare la loro relazione fra fratelli nella fede, questo non significa che la persona non andrà in prigione per il crimine commesso. Per cui è concepibile una situazione in cui un coniuge sia perdonato ma i due divorzino comunque. Ne fare così si applicano entrambi i principi biblici. In ultima analisi però, vorrei rimarcare che il perdono mostra il suo più alto valore qando risulta in una piena riconciliazione e un risanare quello che era stato infranto. Nel Nuovo Testamento esiste anche una seconda ragione che porti al divorzio.
È espresso con parole tali da fare pensare a un comandamento. Viene a volte chiamato “abbandono” o “diserzione”, oppure ancora “il Privilegio Paolino”. 1 Corinzi 7:12-16 insegna che se il nostro consorte non credente chiede una separazione o un divorzio non dobbiamo impedirglielo ma anzi dobbiamo permetterglielo. Alcuni potrebbero domandarsi: “e se il coniuge che vuole il divorzio è un credente?”. La verità è che la bibbia non concepisce nemmeno che una simile situazione possa esistere. Difatti, se un coniuge “credente” volesse interrompere il proprio matrimonio, quella persona verrebbe disciplinata dal corpo dei credenti come ci viene indicato in Matteo 18:15-18 e 1 Corinzi 5 e, di conseguenza, verrebbe trattato “come il pagano e il pubblicano”. Questo suo nuovo status di “pagano” darebbe il permesso all’altro coniuge di essere obediente al principio di 1 Corinzi 7:12-16. Ho reso chiaro il concetto? In altre parole chiunque voglia caparbiamente infrangere un patto di matrimonio non dovrebbe essere costretto a restare. In tali casi 1 Corinzi 7:12-16 ci dice che dovremmo lasciarli andare pregando che Dio tocchi il loro cuore. Abbiamo quindi visto che il matrimonio è un serio patto relazionale che può solo essere infranto da un adulterio, da un abbandono e ovviamente dalla morte. Ma che dire del risposarsi?
RISPOSARSI… Risposarsi è sempre permesso dopo la morte del proprio coniuge (1 Corinzi 7:8-9, 39), ed è a volte persino incoraggiato (come in 1 Timoteo 5:14). Ma dopo un divorzio? La risposta biblica a questa domanda è chiara e concisa. Nella cultura ebraica, così come anche nella società Greca e Romana e della maggior parte del mondo ai tempi biblici, era ovvio che se veniva dato il permesso di divorziare, era implicito naturale e logico il permesso di risposarsi (vedi Deuteronomio 24:1-4). Il New Bible Dictionary ad esempio ci dice riguardo alla pratica di divorzio: “viene dato un contratto alla moglie che è a quel punto libera di risposarsi”.
Gesù non impedì questa pratica, anzi la assume come leggiamo in Matteo 5:32. Persino Paolo sostiene questo punto di vista in 1 Corinzi 7:27-28. Quindi, se è biblicamente possibile divorziare, lo stesso vale per il risposarsi. Alcune denominazioni insegnano che benché sia possibile divorziare in alcune situazioni, non è possibile risposarsi. Questo non è biblico. In breve non abbiamo alcun diritto di proibire quello che Dio permette.
Abbiamo quindi visto che se un coniuge è stato infedele e/o ha abbandonato (possibilmente per altri interessi romantico/sessuali) è pienamente permissibile, in obbedienza alle Scritture, divorziare e poi risposarsi. Vorrei però affermare ancora una volta che se vero pentimento e perdono possono combinarsi e portare a una piena riconciliazione, è sempre questa la soluzione migliore.
Paul
Per The Meeting House Italia
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