Da “Una vita irreligiosa”. La fine dell’inizio parte 2.
Una cosa che mi piace dell’apostolo Pietro è che è un personaggio privo di filtri. Tutti conosciamo qualcuno del genere, persone di buon cuore che dicono la prima cosa che gli viene in mente. Il passo continua: “Venne dunque a Simon Pietro. Ed egli gli disse: «Signore tu lavi i piedi a me?”. Gesù rispose e gli disse: «Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai dopo»”. Un passo affascinante perché a volte uno potrebbe avere un incontro diretto con Cristo senza comprenderlo pienamente in quel momento, ma magari dopo sì. Non aspettiamo di comprendere ogni mistero prima di lasciar che l’ esperienza accada. E’ come se Gesù si avvicinasse a noi e ci dicesse che desidera darci misericordia e noi rispondessimo positivamente chiedendogli però di spiegarci prima come funziona e di aspettare perché dobbiamo fare un corso di teologia, partecipare ad un seminario di discepolato e adempire a tutto un elenco di cose prima d’essere in grado di ricevere questo amore. Gesù non sta dicendo che non dovremmo porci delle domande o che dovremmo smettere d’investigare, ma che quando si parla di costruire una fiducia relazionale ci sono dei momenti in cui possiamo semplicemente dire di sì a Gesù e poi passare il resto della nostra vita ad imparare, investigare ed a scavare più in profondo. Molti di noi facciamo la scelta di battezzarci dopo aver completato un certo corso per capire tutte le ramificazioni di ciò che comprende il funzionamento del battesimo ma il battesimo nel Nuovo Testamento era semplicemente un’espressione fisica che simboleggiava il fare un primo passo nel mondo della fede da parte di persone che esprimevano un desiderio di seguire Gesù.
C’è chi pensa che prima d’impegnarsi a seguire Gesù bisogna studiare ed approfondire diversi concetti dottrinali nel dettaglio tipo il calvinismo o l’arminianesimo ma così facendo si rischia perché l’arroganza implicita in tutto ciò è che pensiamo di riuscire a capire tutto.
Questo non significa che dovremmo andare all’estremo opposto e smettere di pensare o di fare delle domande. Significa invece continuare ad andare avanti con fede mentre processiamo e chiediamo e ciò diventa un luogo sicuro per tutti quegli interrogativi. Il passo continua: “Pietro gli disse: «Tu non mi laverai mai i piedi». Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me». Simon Pietro gli disse: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo». Gesù gli disse: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi ed è tutto mondo; anche voi siete mondi, ma non tutti»”. Gesù spiegò a Pietro che una volta che avesse fatto un “bagno” non doveva farsi un bagno completo sempre e che bastava “lavarsi i piedi”. Gesù stava incarnando la Parola di Dio e tutto ciò che accadde in quell’occasione fu pieno di significato. Dio ci ha offerto un bagno spirituale purificatorio, il battesimo o battesimo spirituale come chiamato nel Nuovo Testamento lo simboleggia. La prima lettera ai Corinzi 12 parla d’essere battezzati al corpo di Cristo. Il battesimo significa “essere immersi” e “circondati da” e così siamo resi puri dallo Spirito di Dio. Il battesimo è un simbolo iniziale bellissimo di questa esperienza spirituale. Ricevere il battesimo spirituale tramite quella purificazione e perdono non significa che saremo arrivati a un livello di maturità spirituale superiore perché continueremo a sbagliare, giusto? Il lavaggio dei piedi è una rappresentazione simbolica del fatto che nonostante abbiamo già fatto un “bagno” purificatorio completo, per il resto della nostra esistenza continueremo a sporcarci i piedi. Rimaniamo umili perché continueremo a sbagliare per il resto della nostra vita. Sarà un processo continuo dove dovremmo chiederci come tornare e correggere un certo aspetto, chiedere perdono e purificarci una volta dopo l’altra. Perciò, abbiamo bisogno di quella purificazione continua.
L’apostolo Giovanni ha detto: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1 Giovanni 1:9). L’apostolo Paolo scrisse quel passo includendolo in una epistola dove chiarì che fosse stata indirizzata ad altri cristiani, ai figli della Luce e a coloro che avevano esperimentato la pienezza dello Spirito Santo. Lui disse che il pentimento continuo, la confessione dei peccati e il doverci purificare, sarà sempre parte della nostra vita. Dio stesso manifesta il Suo amore verso di noi tramite la vita di Gesù e ringrazio Dio che il Creatore si è chinato e si china a lavare i piedi delle persone. Dio, il Governatore dell’universo, il Giudice di tutto e tutti desidera servirci in modi semplici insegnandoci anche come lavare i piedi l’uno all’altro. Non so cosa pensare di un amore del genere. Non riesco a comprenderlo.
Fare la nostra parte consiste in lavarci i piedi a vicenda, nell’essere responsabili della nostra igiene personale confessando anche le nostre mancanze ai nostri fratelli e sorelle e anzitutto servire gli altri più che noi stessi.
A seguito approfondiremo la pratica spirituale del servizio. William Temple, teologo inglese e arcivescovo anglicano (1881-1944) scrisse: “La chiesa è l’unica società nel mondo che esiste con l’unico proposito di beneficiare chi non ne è membro”. Il nostro obbiettivo e il nostro privilegio in questo pianeta è unirci in modo collettivo come il corpo di Cristo e servire il mondo. Noi tutti continuiamo ad essere la parola incarnata e la rivelazione dell’amore di Dio. Il nostro proposito dovrebbe essere quello di aiutare le persone a percepire l’amore di Dio. Non dovremmo condannare il mondo ma servirlo. Si fa insieme perché ci sono dei traguardi che da soli non riusciremo mai a superare.
Lavorare insieme ci aiuta a crescere spiritualmente.
La chiesa può aiutare chi ha difficoltà nel dare se stesso e nel sacrificarsi offrendo delle opportunità di servizio all’interno della comunità di fede dove dette persone possono allenarsi in quell’area. Allenarsi in quel modo aiuta a far sì che il servizio divenga la disposizione normale del nostro cuore: servirci gli uni gli altri e lavarci i piedi a vicenda ci aiuta a comprendere che insieme possiamo affrontare la grande chiamata di servire il resto del mondo. Servire il mondo risulterebbe molto difficile se non ci allenassimo a servire tramite piccoli gesti all’interno delle nostre relazioni all’interno delle nostre comunità. L’apostolo Paolo disse nella prima lettera ai Corinzi 9:19: “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero”. In altre parole, l’apostolo Paolo era consapevole d’essere libero, solo una persona che è sicura d’esserlo può permettersi di correre il rischio d’essere mal interpretato, nel senso che lo potrebbero prendere come zerbino. Anche Gesù fu mal interpretato. Siamo stati liberati dal peso del dover aspettarci che gli altri ci capiscano perfettamente. Concentrarci in vivere una vita d’amore come Lui invece di preoccuparci di quel tipo di cose è ciò che Gesù si aspetta di noi. Alcuni ci capiranno, altri no ma non ci dovrebbe interessare, c’è una vera libertà in esso. L’apostolo in quel passo stava dichiarando d’essere libero e grazie a quella consapevolezza si sentiva di diventare uno schiavo per vincere altre persone a Cristo. Interessante, lui desiderava servire gli altri per dimostrare loro l’amore di Dio. Lui si fece schiavo per vincerli, non giudice. La chiesa a volte interpreta le cose al rovescio: “Se urliamo, condanniamo e pungiamo la coscienza degli altri di più allora forse le persone si sentiranno abbastanza colpevoli volendo rispondere positivamente alle Buone Novelle del vangelo”. Invece, lo Spirito Santo lavora al contrario convincendo di peccato e attirando le persone nei loro cuori. La nostra parte è quella di servire e così incarnare l’amore di Dio. Detta collaborazione e qualcosa da cui attingere. Nella lettera ai Colossesi 3:23 dice: “E qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini”. Se troviamo difficoltà nel servire gli altri, dovremmo capire che questa è la nostra opportunità per servire Dio. Capendo che Gesù ci ha dato il Suo tutto, il nostro cuore sarà pieno di gratitudine e ci porremo la domanda: cosa possiamo dare a Gesù, come possiamo ringraziarlo? Gesù ci ha proposto di ringraziarlo amando le persone che Lui amò, continuando la Sua opera e incarnando il Suo corpo lavando i loro piedi. Se lo facciamo sarà come se lo stessimo facendo a Lui. Gesù ha detto che Lui sarà benedetto dal nostro servizio agli altri. Quindi non è giusto analizzare se una persona merita il nostro aiuto oppure no o se lo capirebbe o no sapendo che quando serviamo gli altri Dio accoglie il nostro servizio come una manifestazione di nostra adorazione verso di Lui. Serviamo Dio nel processo.
Un’idea che ci aiuterebbe a mantenerci allenati in quest’area sarebbe quella d’incorporare diversi servizi alla comunità o agli altri regolarmente nella nostra vita. La cosa bella della chiesa è che dà a tutti noi l’opportunità d’essere parte del processo, parte della squadra che porta a termine gli incarichi e non solo fa la parte degli spettatori. A volte le persone all’interno della chiesa pensano che partecipare a degli incontri equivalga ad essere dei tifosi di un club sportivo o il pubblico di uno stadio. La cosa strana dei tifosi è che spesso cercano di prendersi il merito di cose che non meritano. L’unica cosa che essi fanno è comprare un biglietto, sedersi, comprare delle merende e bere la birra o altri drink. Quando la loro squadra vince urlano: “Abbiamo vinto! Siamo il numero uno!!” Mi viene da dire,”scusate ma non mi sembra che voi abbiate vinto nulla visto che abbiate solo guardato la partita.., i giocatori sono coloro che l’hanno vinta!”. Ciò che è interessante è che la chiesa non dovrebbe essere così anche se alcuni di noi ci atteggiamo in quel modo. La chiesa dovrebbe essere un luogo dove tutti sono considerati parte della squadra, all’interno ci saranno delle persone che frequentano perché sono interessati; alcuni per incoraggiare ed altri per essere ostili ma ciò che conta davvero è che i membri della chiesa dovrebbero essere tutti sul campo. Non esiste una squadra speciale di santoni professionisti. Così se qualcosa va bene e si “vince” possiamo tutti sentirci d’aver fatto parte del gioco e se qualcosa ha bisogno di maturare o d’essere cambiata dobbiamo anche noi essere parte di quel processo. Un’opportunità meravigliosa per tutti noi per crescere insieme.
Per alcuni di noi il prossimo passo da fare potrebbe essere il battezzarci dichiarando di desiderare seguire Gesù seguendo il modello del Nuovo Testamento. Se qualcuno è interessato a farlo, contattate la vostra comunità. Per altri il prossimo passo potrebbe essere l’unirsi ad una chiesa in casa. Per altri potrebbe significare offrirsi come volontari incorporando il servizio al ritmo della loro vita spirituale. Altri di voi potreste sentire che la Meetinghouse non è per voi. Se non ve la sentite d’impegnarvi in questa comunità allora il nostro desiderio è quello d’aiutarvi ad incontrare una chiesa o comunità diversa dalla nostra dove potreste essere più coinvolti e a vostro agio. Il Regno beneficia di questo. Se qualcuno lascia la nostra comunità di fede per aderire ad un’altra chiesa dove si sentono meglio e s’impegnano là, non vedo nulla di male in ciò, anzi lo trovo molto positivo perché è un’opportunità stupenda per crescere di più e per farne beneficiare il Regno. Al contrario, chi si trova in una posizione neutrale non volendo prendere l’impegno con nessuno ha bisogno di maturare sotto quell’aspetto e di fare una scelta. Se possiamo aiutare le persone a trovare un’altra chiesa che non è la nostra siamo più che felici di darvi una mano. Chi fa parte della nostra comunità però dovrebbe trovare dei modi per servire integrando questa pratica spirituale alla sua vita.
Riflettiamo, chi è il “Giuda” nella nostra vita al quale dovremmo lavare i piedi? Il nemico che vorrei giudicare e riprendere e che preferirei non vedere più è la persona che dovrei servire e amare. Forse in questo momento non riusciamo a fare un passo del genere; pazienza. Ma possiamo cominciare a lavare i piedi degli altri undici discepoli per allenarci. Nel frattempo però, riconosciamo che dovremmo andare verso la direzione di imparare ad amare anche coloro che non ci sono simpatici ed i nostri nemici.
A seguire parte 3
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