Da” Una vita irreligiosa”. Nutrire i nostri spiriti. Parte 3

Domande e risposte:

Domanda: Penso che Martin Lutero sia un buon esempio di qualcuno che quasi morì nel suo intento di seguire il digiuno visto dal punto di vista tradizionale. Lui parlò riguardo il bisogno del digiuno e della disciplina spirituale. Un film che ho guardato riguardo la vita di Sidharta Gautama, “Il piccolo buddha” mostra che lui raggiunse la via del mezzo dopo aver praticato il digiuno estremo quasi al punto della morte. Nel film qualcuno disse una frase che mi rimase impressa: “Se tendi la corda oltre misura, si spezzerà, e se la lasci troppo lenta, non suonerà.” In quel momento Sidharta si rese conto che aveva bisogno di trovare la via del mezzo. Dalla vostra esperienza, avete qualche consiglio pratico da darci riguardo a come poter trovare l’equilibrio, cioè delle salvaguardie da mettere in atto per non portare questa pratica all’estremo?

Risposta: Riconosciamo bene il pericolo che c’è nel praticare qualsiasi di queste discipline spirituali all’estremo pensando che esse siano un mezzo per raggiungere uno stato spirituale più elevato. Altri potrebbero mettersi in competizione con altri membri della comunità cercando di fare più degli altri. Qualsiasi cosa che potremmo aver trovato utile nella nostra crescita spirituale può anche diventare una tentazione pensando che detta pratica sia una sorte di chiave assoluta tipo: “Se ho digiunato per un giorno e mi è stato così di beneficio immaginiamoci come sarà se digiunassi per dieci o per un mese!” Appena si comincia a pensare in quel modo, la nostra focalizzazione non è più su Gesù ma sulla pratica stessa. Dovremmo invece concentrarci e pregare chiedendo a Gesù di farci diventare il tipo di persona che ama e che è libera di farlo. L’attimo in cui si perde di vista l’obbiettivo finale qualsiasi disciplina spirituale ha il potenziale di diventare un rituale senza vita. Perciò è molto pericoloso spiritualmente focalizzarsi sul voler diventare migliori digiunatori o altro. Piuttosto dovremmo desiderare di diventare delle persone che amano meglio gli altri e se il digiuno è un mezzo che ci potrebbe aiutare a fare dei progressi in quell’area allora è qualcosa di stupendo. Il giorno in cui il digiuno non mi sarà più d’aiuto allora potrei smettere senza problemi.

Domanda: Ho digiunato diverse volte nella mia vita e ho trovato sempre delle difficoltà nel primo giorno, sia nei digiuni in contesti sociali dove mi astenevo di fare qualcosa sia nel mangiare vero e proprio. Dopo quel primo giorno tutto diventa più facile e si può digiunare più a lungo senza troppa difficoltà. Non sono molto bravo e tendo a non reagire bene in situazioni negative della vita. Mi è stato detto che sono una persona dolce ma se qualcuno mi provoca di solito non mi viene naturale rispondere con grazia. Avete qualche consiglio da darmi riguardo l’autodisciplinarmi per poter reagire meglio?

Risposta: Molti trovano il primo, secondo o terzo giorno del digiuno più difficile perché il corpo si sta disintossicando e si potrebbero avere dei sintomi tipo alito cattivo e cose del genere. Di solito le cose vanno meglio dopo il decimo giorno. Si possono apprezzare dei benefici anche saltando un solo pasto e dire di no a noi stessi cercando di farci capire che non dobbiamo sempre ottenere ciò che desideriamo. Dovremmo incoraggiarci ad andare avanti e perseverare. Teniamo presente anche che mentre ci disintossichiamo fisicamente ci disintossichiamo anche spiritualmente. Potremmo scoprire che il digiuno sia un mezzo che ci aiuta e ci fa guardare in faccia la nostra vera natura peccaminosa come nient’altro. Durante il digiuno può succedere che i pensieri più brutti e futili del mondo vengono fuori riguardo a noi stessi, riguardo gli altri o su ciò che si sta facendo, etc. Durante quei momenti uno potrebbe essere preso di sorpresa pensando che il digiuno fosse un meccanismo o strumento che ci aiuta a diventare più come Cristo invece in quel momento capita il contrario. Il digiuno non ci fa diventare degli esseri meno simili a Cristo, più amari o critici, tutte quelle cose si trovano dentro di noi. Dio ne era cosciente. Ogni volta che seguo questo percorso rimango stupefatto dalla quantità di cose cattive che vengono a galla e di quanto divento critico verso gli altri. Io, l’ultima persona che dovrebbe farlo visto che sono pieno di debolezze. Tutto il marcio dentro di me che è rimasto lì latente inizia a venir fuori. Quel momento che capita a tutti, ha il potenziale di diventare un’opportunità meravigliosa per noi per ringraziare Dio per averci messo uno specchio davanti, aiutandoci a contemplare il nostro lato oscuro così che possiamo essere in grado d’essere purificati e crescere. Il digiuno è un ottimo mezzo per aiutarci ad uscire dal nostro stato di negazione e una volta che lo facciamo abbiamo la possibilità di mettere tutto ai piedi di Dio. 
Ricordiamo bene; nessuna di queste pratiche spirituali sono complete in se. Ora stiamo dando uno sguardo olistico alla nostra spiritualità e per capirla bene abbiamo dedicato uno studio ad ogni disciplina che ci può aiutare, ma l’idea è quella di metterle in pratiche contemporaneamente. Se Dio ci mostra qualcosa riguardo a noi stessi durante il digiuno allora il secondo passo sarebbe pregare prendendo del tempo per riconoscerlo e pentirci davanti Dio. Poi si potrebbero studiare delle Scritture sui temi che ci vengono in mente in quel momento, si potrebbe meditare, etc. Quindi, il digiuno è uno strumento potente che ci aiuta a conoscere un lato di noi stessi che ha bisogno di maturare e di essere portato a Dio chiedendoGli di perdonarci e purificarci. 
Vorrei incoraggiarvi dicendo che se si arriva al punto in cui la focalizzazione è tutta sul digiuno allora sarebbe meglio smettere. Non c’è bisogno di diventare dei bravi digiunatori. Nel vangelo di Luca 18:9-14 Gesù raccontò la storia del fariseo e del pubblicano quando si trovavano a pregare nello stesso luogo nel Tempio e una delle cose che il fariseo diceva su se stesso durante la sua preghiera era che era diventato bravo a digiunare e a pagare la decima; una persona che faceva tante cose buone. Il pubblicano invece che non era bravo a niente chiese a Dio di perdonarlo perché era un misero peccatore. Il pubblicano era umile perché riconosceva il suo peccato e così si rivolse a Dio umilmente in preghiera confessando. Il digiunare, la meditazione, la preghiera sono tutte pratiche che ci possono aiutare ad arrivare a quel punto. A volte però se ci focalizziamo troppo su di esse, potrebbero diventare un ostacolo. Gesù disse in quel passo che il pubblicano tornò a casa giustificato e che Dio era compiaciuto con lui anche se non aveva fatto un gran numero di opere buone. Il pubblicano ammise d’essere un peccatore ma riconobbe che Dio era in grado di purificarlo, perdonarlo e aiutarlo ad andare avanti e questo dovrebbe essere anche il nostro obbiettivo. Quando ci troveremo a mettere in pratica questa o altre discipline spirituali, cerchiamo di ricordare il nostro obbiettivo finale. Se stessimo imparando a suonare il piano e non facessimo altro che allenarci a suonare delle scale musicali per anni allora alla fine non saremo in grado di fare altro che le scale musicali. La pratica dovrebbe essere collegata all’obbiettivo che si ha in mente per aiutarci ad andare avanti.

Preghiamo che questa settimana Dio ci possa aiutare a maturare in questa disciplina particolare in un modo che ci aiuti a raggiungere il nostro obbiettivo finale di formazione spirituale.

Preghiera: Padre Celeste, grazie per averci dato un esempio pratico nella vita, nell’atteggiamento e il cuore di Gesù che possiamo avere come riferimento. Gesù, desideriamo diventare più come Te nel modo in cui hai dimostrato amore verso gli altri e nella Tua sottomissione alla volontà del Padre. Prego che mentre andiamo avanti allenandoci facendo ciò che possiamo per crescere, che possiamo tenere i nostri occhi fissi su di Te lasciando che Tu purifichi e perdoni quelle parti nella nostra vita che sappiamo bene dovrebbero cambiare. Non vediamo l’ora di vedere le cose meravigliose che opererai in noi e come saremo attrezzati per servire gli altri durante questo processo. Nel nome di Gesù, amen.