Da “Una vita irreligiosa”. Nutrire i nostri spiriti parte 2
Per cercare di rendere più chiara l’importanza del digiuno e aiutarci nell’autodisciplina farò uso della seguente illustrazione.
Ad esempio, “Io vorrei tanto suonare il pianoforte”. Secondo voi, sarebbe utile organizzare un incontro dove un gruppo di persone decidessero di discutere riguardo questo mio obiettivo? Alcuni direbbero che per imparare a suonare il pianoforte, dovrei impegnarmi di più; altri suggerirebbero che dovrei studiare musica, leggere libri e ascoltare delle composizioni musicali. All’università frequentai un corso di musica che durò un anno intero in cui si studiava e si ascoltava della musica straordinaria ( ottenni anche un buon risultato all’esame, tuttavia il fatto d’aver studiato la musica non mi aiuto’ ad imparare a suonare il piano). Altri ancora potrebbero consigliarmi d’imparare a suonare facendomi aiutare dalla mia comunità di fede, con un supporto di musicisti al mio fianco ad esempio e chi potrebbe correggermi dicendomi “Hai suonato la nota sbagliata e lo sai, quindi, vorrei che la prossima settimana tu migliorassi…”. Anche in questo caso non imparerei un granché. Altri ancora potrebbero proporre che la strategia migliore sarebbe riunirsi e pregare che io diventi un pianista eccellente (visto che la musica è una benedizione per tutti). Ovviamente, tutte queste strategie hanno del ridicolo e nessuna funzionerebbe da sola. L’unico modo di imparare il piano, a mio avviso, sarebbe quello di seguire un corso con un insegnante che mi potrebbe aiutare e guidare. Più importante di questo credo sia praticare le scale musicali e gradualmente migliorare acquisendo una nuova abilita’ motoria per la mia mente. Il ritmo, la lettura della musica e la coordinazione di tutti questi movimenti dopo un po’ mi verrebbero naturali e potrei diventare un bravo pianista. Anni più tardi potrei magari suonare dei pezzi bellissimi! Se facessi le cose a modo, tutte le altre strategie che ho menzionato precedentemente potrebbero essermi d’aiuto. Se facessi del mio meglio sforzandomi di più, ciò mi aiuterebbe senz’altro; se imparassi e studiassi di più migliorerei; se nella mia comunità potessi imparare dagli altri che suonano il piano ciò, mi aiuterebbe a raggiungere il mio obbiettivo; se pregassi e chiedessi a Dio come potrei espandere questo dono utilizzandolo per benedire altre persone sarebbe qualcosa di positivo. La realtà però è che se non mi applicassi ad imparare delle cose elementari come praticare le scale giorno dopo giorno e settimana dopo settimana facendo dei piccoli progressi e cambiando non solo il mio atteggiamento ma chi sono e la mia abilità per metterlo in pratica non imparerei un gran che e alla fine non sarei in grado di suonare il piano.
Penso che in molti possiamo relazionarci a questo, nel modo in cui approcciamo la nostra vita spirituale; leggiamo i vangeli, ascoltiamo degli insegnamenti e abbiamo delle belle discussioni nelle chiese in casa. Osservando la vita e gli insegnamenti di Gesù nel vangelo desideriamo essere come Lui, una persona che è piena d’amore, che perdona, che porge l’altra guancia; una persona come Cristo. Penso che spesso, molti di noi, potrebbero sentirsi frustrati cercando di vivere in quel modo e vivremmo la nostra quotidianità scoprendo che ciò che fuoriesce da noi non è sempre della “musica bellissima”. A volte il suono che esce è piuttosto dissonante mentre interagiamo con i nostri partners, figli, colleghi e amici. C’è qualcosa dentro di noi che non viene fuori nel modo in cui intendiamo e sembra che tutto lo sforzo, il nostro senso di responsabilità e la nostra conoscenza non siano riusciti a cambiare nulla. Penso che la pratica del digiuno potrebbe essere paragonata al suonare e praticare delle scale musicali; un esercizio che ha il potenziale di cambiare chi siamo dal centro del nostro essere. Il digiuno ci potrebbe aiutare a progredire nel processo di cambiamento di cui abbiamo bisogno. Il vivere la nostra fede in comunità diventerebbe più verace se si applicasse, invece di discutere con ragionamenti mentali che poi non avrebbero nessun impatto nella nostra vita reale; discussioni che poi nel concreto non ci aiuterebbero a vivere nel modo in cui ci siamo impegnati a vivere. Abbiamo bisogno di progredire spiritualmente e addestrare noi stessi auto-disciplinandoci in modo regolare e mettere in pratica le diverse discipline spirituali. Il teologo e filosofo Dallas Willard ha detto: “L’obiettivo della pratica del digiuno è quello d’insegnarci a rimanere dolci e forti quando non otteniamo ciò che desideriamo”. Tutti quanti noi passiamo dei momenti o viviamo delle esperienze quotidiane in cui non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo. Se fossimo onesti potremmo anche ammettere che spesso in quelle occasioni non reagiamo in modo giusto: perdiamo la pazienza, l’amore e spesso rispondiamo anche male. In quei momenti non è strano rendersi conto che si stia reagendo male com’è anche successo all’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 7:15. “Giacché non capisco quel che faccio, perché non faccio quello che vorrei, ma faccio quello che odio…”. Qui l’apostolo non capiva se stesso; lui avrebbe voluto comportarsi in modo consone agli insegnamenti di Cristo ma stava fallendo nell’intento. Aveva deciso di non fare una certa cosa ma continuava a commettere lo stesso sbaglio. Si chiedeva cosa ci fosse di sbagliato dentro se stesso e che ostacolasse i suoi sforzi. A volte si scatena una vera lotta interiore dentro di noi. Altre volte è come se avessimo inserito l’autopilota nella nostra vita e in certe circostanze ci trovassimo a reagire o a dire delle cose che se avessimo preso del tempo per pensarci prima di aprire la nostra bocca non lo avremmo mai detto. Non vogliamo essere così ma ci viene naturale. Questa mattina prima di mettermi a scrivere riguardo all’importanza di rimanere dolci e forti nonostante non si riesca ad ottenere ciò che desideriamo mi è capitato qualcosa che mi ha messo alla prova. Un commesso mi ha infastidito con il suo modo di comportarsi ed io ho avuto una reazione negativa nonostante fossi cosciente che sarei dovuto rimanere dolce. Qualcosa dentro di me è scattato in automatico ed è stato come se io non avessi il controllo di me stesso e mi sono innervosito. Penso che ciò di cui ho davvero bisogno è cambiare il mio cuore; devo instaurare un processo di collaborazione con Dio così che quando le cose non andranno nel modo in cui voglio, io possa avere una reazione tranquilla. Vorrei un cambiamento tale che s’introducesse al centro del mio essere, affinché le mie emozioni e i miei pensieri non siano influenzati se non ottengo ciò che desidero perché sarò focalizzato sui bisogni degli altri. Il digiuno ha rappresentato per me uno dei modi più pratici per aiutarmi in quel senso.
Il digiuno è una pratica che ci aiuta ad allenarci spiritualmente perché si crea una situazione dove siamo forzati a negare a noi stessi qualcosa che desideriamo. Si sceglie di non mangiare per un periodo di tempo e così si deve resistere e non toccare cibo. Quando si digiuna, la mente trova un migliaio di scuse per le quali uno dovrebbe smettere di digiunare e in quei momenti si può apprezzare il processo personale di ognuno di noi quando dobbiamo affrontare delle tentazioni e rispondere ad esse in modo adeguato. Il digiuno permette a Dio di utilizzare quei momenti per rafforzarci, momenti in cui ci dice: “Figlio, non devi per forza ottenere ciò che vuoi, tutto andrà bene. Il mondo non finirà perché desideravi qualcosa e non hai potuto ottenerla”. Devo dire che nel mio caso mi ha aiutato molto in quel senso. L’apostolo Paolo ha detto nella prima lettera ai Corinzi 9:24-27: “Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio? Correte in modo da conquistarlo. Ora, chiunque compete nelle gare si auto-controlla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile. Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come battendo l’aria; anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato”. E’ un’immagine di allenamento atletico e ripeto, l’apostolo Paolo ha detto che ha disciplinato il suo corpo così che esso facesse ciò che lui scelse di fare invece d’essere lui in servitù ai desideri del corpo. Il digiuno rafforza la nostra forza di volontà allenandoci nel scegliere ciò che è giusto senza soccombere ai nostri desideri che ci allontanano dalla retta via.
Spesso nelle Scritture e in diverse comunità cristiane nella storia, il digiuno fu utilizzato come un mezzo tramite il quale cercare Dio e la Sua guida su una certa questione o domanda. Il digiuno è stato anche utilizzato durante i momenti di crisi, molti l’hanno praticato per avvicinarsi a Dio e chiedere la Sua guida nel mezzo delle loro difficoltà. Vorrei spiegare bene come funziona. Quando si parla di cercare la volontà di Dio tramite il digiuno non penso che sia giusto pensare che sia una specie di sciopero della fame dove si cerca di spingere Dio o di attirare la Sua attenzione verso di noi. Il digiuno non aiuta Dio a focalizzarsi su di noi piuttosto il digiuno aiuta noi ad essere più focalizzati su ciò che è giusto. Il digiuno può essere un modo per spogliarci dalle cose esterne, dai nostri desideri, dagli aspetti fisici delle nostre vite e anche ci dà del tempo extra per focalizzarci su Dio e per mettere in pratica le altre discipline spirituali di cui abbiamo parlato in questa serie come: la meditazione, la preghiera e l’approfondire le Scritture. Ribadisco, il digiuno ci insegna a reagire bene quando non otteniamo ciò che vogliamo e a focalizzare i nostri pensieri più intensamente su Dio stesso per un periodo di tempo cercando di ascoltare ciò che Lui ha da dirci.
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