Da una “Vita Irreligiosa”. Vetrate colorate parte 2
Se fossimo delle persone fissate solo sulla Bibbia potremmo considerarci dei farisei. Gesù li sfidò affermando che essi fossero radicati nelle Scritture ma che avessero dimenticato di mettersi in connessione con l’Autore. La Bibbia è stata designata per introdurci alla Persona (Gesù) che desidera comunicare con noi. Nel vangelo di Giovanni 5:39 Gesù disse ai farisei: “Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di me. Ma voi non volete venire a me per avere la vita”. La vita eterna non si ottiene attraverso un testo. Il nostro desiderio è che possiamo applicare la disciplina della meditazione ogni volta che apriamo la Bibbia. Perciò, non sto parlando del fare la preghiera della salvezza, dedicarci a Cristo e poi limitarci ad imparare delle lezioni dalle Scritture e basta. Ogni qualvolta che apriamo la Bibbia dovremmo imparare e studiare il testo ma poi andare oltre cercando di ricongiungerci con la Persona della quale le Scritture ci parlano.
Un amico mi disse che mettere in pratica qualcosa è molto meglio di saperla definire. A seguito elencherò alcuni principi per aiutarci ad applicare la meditazione. A chi non l’abbia mai praticata, consiglio di metterla in atto al più presto possibile cercando d’includerla nella sua esperienza personale. Nello studio delle Scritture si è menzionato che nella Bibbia si parla di dover “mangiare le Scritture” in senso metaforico, di digerire ciò che si legge e di metabolizzarlo nella nostra vita per poi metterlo in pratica. Noi incarniamo la parola di Dio nello stesso modo in cui Gesù fu la Parola di Dio fatta carne. Ogni generazione della chiesa diventa il corpo di Cristo.
Seguendo la stessa allegoria, la meditazione potrebbe essere rappresentata dalla masticazione. Il cibo ingoiato senza masticare non viene digerito propriamente; la masticazione facilita tutto il processo.
La meditazione in un contesto biblico si potrebbe definire come il processo di raccogliere tutta l’informazione di cui uno ha bisogno e di elaborarla bene nella mente.
A volte il termine “meditazione” nella Bibbia non è stato tradotto come tale. Per esempio, nel libro d’Isaia 31:4 dice: “Poiché così mi ha detto l’Eterno: «Come il leone o il leoncello rugge…”. La parola “rugge” nell’ebraico originale è “hagah” che significa “meditare”, “rimuginare su”. L’autore utilizzò quel termine volendo illustrare il “ruggire” o il momento prima di balzare sulla preda. Il passo continua: “…(quando contro di lui si è riunito un gran numero di pastori e non ha paura delle loro grida né si lascia intimidire dal loro strepito), così scenderà l’Eterno degli eserciti a combattere sul monte Sion e sul suo colle”. Questa analogia parla di un leone che medita sulla sua preda. Da una prospettiva biblica la meditazione consiste nel focalizzarci su una certa questione così che tutte le altre distrazioni diventano secondarie. Ciò diventa di primaria importanza e un punto centrale della nostra coscienza donandoci una purezza di pensiero e di cuore senza distrazioni. Gesù ha detto nel vangelo di Matteo 5:8: ” Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Cosa significa essere puri di cuore? Il filosofo Kirkegaard lo definì in questo modo: avere la volontà di fare una sola cosa. Cioè, essere “puri di cuore” significa desiderare essere come Cristo, seguirlo, diventare più simili all’immagine di Gesù e ritenerLo il nostro tutto; persone focalizzate come un leone con la sua preda. Bisogna essere tenaci come un mastino tanto da non mollare mai la preda. Quando si offre un osso al cane, il resto del mondo svanisce mentre lui lo desidera.
La Bibbia parla anche dell’immagine opposta: dell’uomo dal cuore doppio che è simile all’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là (Giacomo 1:6-8). Le onde potrebbero rappresentare pensieri del tipo: “Desidero seguire Gesù ma non sono sicuro” o “Che ne sarà di questo?”. Avere il cuore doppio non permette alle persone di focalizzarsi e il modo di contrastarlo è meditare e diventare più determinati e focalizzati nei nostri pensieri come un cane con il suo osso. Dovremmo sostituire i pensieri superficiali con le cose che hanno davvero importanza e allontanarci dalle questioni esteriori scegliendo di concentrarci sulle faccende fondamentali della vita e lasciare che questi due punti diventino la nostra motivazione.
Un’analogia che aiuta molto a contestualizzare le diverse fasi o modi in cui si potrebbe meditare è quella delle vetrate colorate. Le vetrate colorate sono un’opera d’arte e quell’arte potrebbe rappresentare degli eventi storici veri. Quando si osserva un’opera del genere si cerca di capire ciò che l’immagine illustra. Una vetrata colorata è anche una finestra attraverso la quale si può guardare fuori. La Bibbia è la nostra vetrata colorata, si studia e si impara dell’informazione contenuta nel testo ma poi cerchiamo di guardare oltre il testo cercando di “vedere” il nuovo mondo, la vita e la Persona che essa contiene. Continuando con la stessa analogia cerchiamo di analizzare i diversi aspetti delle fasi sequenziali o forme della nostra meditazione personale.
La preparazione e il tempo: A che ora del giorno e per quanto tempo dovremo meditare? In un libro sulla meditazione che ho letto diceva che l’unico momento della giornata per meditare bene era molto presto al mattino perché ciò aiuta le persone ad essere più coerenti, perciò, ho deciso di comprare un libro diverso…anche l’altro libro lo consigliava e così via, tutti i libri sulla meditazione che ho preso davano lo stesso consiglio. Dopo essere andati in bagno al mattino, prima di colazione o d’impegnarci in altre cose potremmo trovare un luogo adatto dove ci sentiamo a nostro agio. Alcuni hanno una stanza dove meditano, altri per mancanza di spazio dedicano un angolino per disciplinare il corpo a farlo sapendo che quel luogo è il posto dove si prega e si medita. Per quanto dovremmo meditare? Da 20 ai 30 minuti. Anche le persone esperte nella meditazione dicono che non sia necessario andare oltre quel tempo. Noi dedichiamo più tempo perché cerchiamo d’applicare tutte le discipline cristiane in quel momento come la meditazione, lo studio e la preghiera. La postura è importante. Gli occidentali potrebbero trovare una sedia comoda con uno schienale dritto. Se il posto dove uno si siede è abbastanza comodo allora si eviterebbe d’essere distratti perché scomodi. L’importante è trovare una postura per il corpo che ci aiuti a sentirci bene ma non troppo perché in quel caso rischieremo di addormentarci. Se uno si addormenta non si deve sentire sotto condanna o come un fallito. Il processo e la lotta per riuscire a dedicare questo momento a Dio è un modo per onorarlo. Dio non è lì che ci dice quanto sia deluso di noi perché non abbiamo potuto rimanere svegli. L’importante è provare di nuovo il giorno dopo. Quando un bimbo sta imparando a camminare e cade i genitori non si scoraggiano perché tutto ciò che il bimbo fa è una dimostrazione di uno sforzo meraviglioso che incanta i genitori. Il fatto che si continui a perseverare e tirare avanti rappresenta qualcosa di stupendo.
Dio ci ha dato un tempo per crescere e perseverare ma se ci addormentiamo o non l’applichiamo bene non è qualcosa di terribile. La meditazione rappresenta un momento dove coltivare la disciplina, la libera scelta e l’intimità con Dio. Lui è compiaciuto dai nostri sforzi più semplici. Bisogna perseverare nella grazia e nella luce di Dio quando ci avviciniamo a Lui e a non avere paura di sbagliare o di venir puniti. Alcune persone scelgono di meditare all’aperto nella natura come Gesù, mentre altri all’interno delle loro case. Quale di questi due luoghi potrebbe considerarsi il migliore? Quello dipende dal nostro livello di distrazione e di ciò che possiamo resistere, cioè, forse tutti i rumori della natura potrebbero essere una distrazione o al contrario, farlo fuori potrebbe migliorare i momenti di meditazione. Quando sentiamo una distrazione non è giusto dire a noi stessi: “Non voglio pensarci, non voglio pensarci…”. Invece sarebbe molto meglio incorporare qualsiasi distrazione, ciò che si vede o si sente nella nostra meditazione accogliendola senza cercare di combatterla. Se sentiamo una porta che sbatte nella casa accanto e sembra che qualcuno sia davvero arrabbiato allora si potrebbe scegliere di pregare per quella persona chiedendo a Dio di benedire la loro situazione. Se sentiamo un allarme si potrebbe pregare per la sicurezza del proprietario. Se sentiamo piangere un bambino si potrebbe pregare per il genitore chiedendo a Dio di donargli molta pazienza e grazia nel suo compito. Poi potrebbe darsi che uno si renda conto che il bimbo che piange sia il suo e così debba smettere di meditare… (scherzo)
Come mai la respirazione ha un ruolo così importante nella disciplina della meditazione? Chi la pratica in cerchi non cristiani riscuote dei benefici ma nei circoli cristiani chi la pratica ne beneficia ancora di più perché la respirazione profonda acquisisce un significato ancora più completo. Proviamo a respirare profondamente e poi a lasciare andare l’aria. Siamo delle creature olistiche fatte di mente, spirito e corpo e l’esercizio che abbiamo appena eseguito simbolizza un invito al nostro corpo a partecipare nella preghiera. “Ruah” in ebraico e “pneuma” in greco sono dei termini utilizzati nella Bibbia con la definizione di “respiro, spirito, vento”. Perciò la respirazione per noi ha un significato spirituale; il luogo dove il nostro spirito e lo Spirito di Dio hanno comunione. E’ il luogo dove accogliamo il Suo Spirito dentro di noi. Desideriamo sbarazzarci delle cose del nostro spirito che non Gli rendono onore. Il respiro simbolizza il luogo d’incontro. E’ interessante notare che gli scienziati fanno una distinzione tra il sistema nervoso volontario e il sistema nervoso involontario; tra il controllo conscio e l’inconscio che sperimentiamo. Le azioni volontarie potrebbero includere azioni come battere le mani o ballare mentre quelle involontarie sono azioni come il battere del nostro cuore o la digestione. La respirazione è un’azione corporea che ha la funzione di collegare entrambi sistemi nervosi e perciò non può essere catalogata come appartenente a solo uno dei sistemi trascendendo entrambe categorie facendo parte di tutti e due. Il respiro è il punto d’incontro tra il conscio e l’inconscio.
Quando siamo distratti, il semplice fatto di respirare profondamente in modo ripetuto qualche volta ci aiuta a rifocalizzarci e a concentrarci sulla preghiera d’invitare Dio a fare parte di questo processo insieme a noi.
Il prossimo passo consiste nel guardare la finestra bene, cioè, leggere il testo cercando di capire il contesto in generale addentrandoci all’interno della cattedrale della parola di Dio analizzando le immagini e le illustrazioni contenute nella vita di Cristo. La chiave non si trova nella quantità di parole che uno legge ma in come sono lette. Certi libri della Bibbia utilizzano forme verbali al tempo presente quando raccontano delle storie. Nel Vangelo di Giovanni l’autore salta da un tempo verbale all’altro cercando di catturare l’attenzione dei lettori. Nella maggior parte delle traduzioni della Bibbia ciò non viene messo in evidenza dovuto alle regole della nostra lingua ma nell’originale questa particolarità c’è. L’autore lo fece per aiutare le persone a non limitarsi a leggere il testo e basta ma ad applicare ciò che stava raccontando a loro stessi; a studiare il testo evidenziando delle realtà più profonde. Per esempio, nel vangelo di Giovanni 7:37-39 l’apostolo disse: “Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva». Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui…”. Per aiutarci nel nostro studio delle Scritture possiamo utilizzare altro materiale e avvalerci dall’aiuto dei nostri amici ricordando che dovremmo farlo in comunità. La meditazione di solito si fa in un luogo appartato ma la nostra vita si dovrebbe svolgere in un modo comunitario dove possiamo trovare delle risposte alle nostre domande e scoprire dell’informazione interessante.
L’acqua aveva un significato speciale durante le feste in Israele. Il sacerdote prendeva dell’acqua dalla piscina di Siloam e la portava al Tempio dove la versava sugli scalini per simbolizzare delle profezie che desideravano tanto fossero adempiute contenute nei libri d’Ezechiele e di Zaccaria (Ezechiele 47 e Zaccaria 14:8). Dette profezie dicevano che un giorno l’Acqua vivente sarebbe sgorgata dal centro del Tempio di Gerusalemme e che avrebbe inondato il terreno circostante donando vita a tutti i popoli. In quel tempo non si sapeva in quale modo quelle profezie si sarebbero adempiute. Alcuni pensavano che forse i pagani si sarebbero convertiti al giudaismo osservando il sistema sacrificale. Un giorno nel mezzo di detto rituale Gesù si alzò in piedi e dichiarò a voce alta: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva». Gesù affermò in quel momento che l’Acqua Vivente proveniva da Lui stesso e che ce l’avrebbe data. Stava affermando che Lui fosse il Nuovo Tempio e l’adempimento di quella profezia.
Nella seconda parte della sua dichiarazione disse che l’avremmo ricevuto nel nostro interiore e che quell’Acqua vivente avrebbe sgorgato da dentro di noi. In altre parole, anche noi saremmo diventati il Tempio. Il Nuovo Testamento ci insegna che il corpo di Cristo è il Tempio e che noi siamo il Tempio dello Spirito Santo.
a seguire parte 3
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