Dalla serie “Una vita irreligiosa”. Conversazioni con Dio parte 2
Dopo una lunga giornata di lavoro con le persone bisognose ed i malati, Gesù tornò a casa per riposare. Tutta la città aveva sentito parlare dei miracoli che Lui faceva, perciò lo seguirono e così continuo’ a guarire ed aiutare chi avesse bisogno per tutta la notte. La mattina successiva, una volta che la folla si allontanò, cosa pensate che fece?
Domanda: “cosa avremmo fatto noi dopo un lungo giorno di lavoro e soprattutto se molto stanchi e assonnati?”
Io per certo mi sarei messo a dormire, ma Gesù sembrava trarre energia vitale dalla preghiera, cosa che il normale riposo non era in grado di provvedere. Dopo quel lungo giorno, il vangelo di Marco al capitolo 1 ai versi dal 35 al 38 ci dice: ” Poi il mattino seguente, essendo ancora molto buio, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo solitario e là pregava. E Simone e quelli che erano con lui lo cercarono. E, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Ed egli disse loro: «Andiamo nei villaggi vicini affinché io predichi anche là, perché è per questo che io sono venuto».” Gesù aveva rinnovato la sua energia, visione e propositi dopo essersi alzato presto per pregare. Aveva speso del tempo in comunione ed in connessione con Suo Padre. Come evidenziato nel vangelo di Luca al capitolo 3 nel verso 21 “Ora, come tutto il popolo era battezzato, anche Gesù fu battezzato; e mentre stava pregando, il cielo si aprì…” . Gesù prendeva dei momenti per isolarsi in luoghi solitari per avere una comunione stretta con il Padre ma era anche in grado di chiamare Dio, riconoscerLo e di sostenere una conversazione con Lui faccia a faccia anche nel bel mezzo dei momenti drammatici o memorabili della Sua vita.
In quale modo noi potremmo beneficiare dell’esempio di Gesù per avere dei momenti di comunione personale faccia a faccia con Dio? Cosa cambierebbe se ci fermassimo a riconoscerlo e poter condividere i nostri momenti importanti in modo cosciente con Lui? Le esperienze condivise aprono la porta ad una relazione più intima con Lui, perché quell’esperienza diventa parte della nostra storia insieme. Anche nei momenti difficili possiamo e dovremmo rivolgerci a Dio chiedendogli in quale modo potrebbe riuscire ad essere presente nella nostra vita. Quando ci sentiamo tentati a fare delle scelte sbagliate, come arrabbiarci ad esempio, e ci rendiamo conto di esagerare, in quell’ istante se riuscissimo a fermarci e a riconoscere Dio, cambieremmo il focus nella nostra mente. Se stiamo attraversando un momento di tentazione che ha a che fare con la lussuria e ci incrociamo con qualcuno del sesso opposto e ci sentiamo attratti da lui o da lei invece di dire a noi stessi: “non devo guardare, non devo essere attratto, non devo pensare, devo…” cosa accadrebbe se piuttosto d’appoggiarci sulla nostra forza di volontà cercassimo d’invitare Dio durante quel momento facendo diventare quel momento un’esperienza positiva? Potremmo dire: “Che bella persona! Grazie Signore perché Tu fai delle opere meravigliose! Sei stupendo!” e poi potremmo continuare a ringraziarlo per tutta la marea di opere bellissime che ha fatto su questa terra. Invece di fermarci a pensare: “Oh Dio, sto cadendo preda della lussuria, non dovrei… non mi sento di parlare con Dio perché mi sento imbarazzato di me stesso e Gesù non mi capirebbe…” Dio ha inventato il sesso, Lui conosce tutto su di noi! Dio sa come siamo fatti, ci capisce e vuole aiutarci proseguendo verso una focus più salutare.
Gesù ebbe un certo modo tutto Suo di invitare Dio a partecipare durante tutti i tipi di eventi della Sua vita. Nel vangelo di Luca al capitolo 5 nel verso 16 dice: “Ma egli si ritirava in luoghi solitari e pregava.”, questo passo evidenza una delle abitudini più comuni di Gesù. Nel vangelo di Luca capitolo 6 nei versi 12, 13 dice: “Or avvenne in quei giorni che egli se ne andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio. E quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli, e ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.” Anche qui Gesù dopo essere stato sveglio tutta la notte in preghiera dimostrò di essere invigorito, rinfrescato e di avere una visione chiara e focalizzata.
Il vangelo di Luca 11:1 ci dice: ” E avvenne che egli si trovava in un certo luogo a pregare e, come ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».” Questo è l’unico passo nei vangeli dove viene registrato che i discepoli chiesero a Gesù di insegnare loro. C’è da evidenziare che la loro richiesta ebbe a che fare con la preghiera e non sul come guarire, sul come operare dei miracoli o cose del genere. Da questo passaggio delle Scritture si può intuire che la connessione che Gesù aveva con Dio fosse la fonte di tutto. Gesù rispose insegnando loro la preghiera che noi chiamiamo il Padre Nostro.
Molti si chiedono quale sia il modo di comunicare con Dio e cosa dirGli. Cosa si potrebbe dire a Colui che sa ogni cosa? “Caro Dio ho bisogno di…beh, tu sai già di cosa ho bisogno…” “Oggi ho avuto una giornata…eh, lo so, sai già tutto… allora, com’è andata la Tua?” Forse comunicare in quel modo rappresenterebbe una buona transizione, nel senso che dovremmo parlare più delle cose di Dio con Dio invece d’essere sempre focalizzati su noi stessi visto che siamo così egocentrici. Perché utilizzare la preghiera come mezzo per parlare di noi stessi ancora di più? Non c’è niente di male in questo, ma se non ci sentiamo a nostro agio nel parlare di noi stessi, parliamo di Dio anche dicendo delle cose che Lui sa già. Quando si parla a qualcun’altro per fargli dei complimenti, il fatto che sia già al corrente di tutto non toglie il piacere ricevuto da quelle belle parole. Se qualcuno canta molto bene e qualcuno lo complimenta di solito la persona ringrazia perché è una buona soddisfazione sapere che si è fatto un buon lavoro ma quando qualcun altro lo ribadisce questo genera una buona connessione tra entrambi.
Lodare significa semplicemente fare dei complimenti a Dio. Lui sa già tutto ma il fatto che uno si avvicini a Lui senza essere sempre focalizzati su se stessi, significa che ci si sta focalizzando su qualcosa più grande di noi, su qualcuno che ha l’abilità d’indirizzarci nella giusta direzione, verso una crescita spirituale, verso la versione migliore di chi siamo stati creati per essere. Possiamo anche sentirci liberi di parlare riguardo a noi stessi, sulla nostra giornata o su ciò che stiamo vivendo perché a Dio fa piacere sentirci parlare, gli amici fanno così! Il condividere le esperienze e le riflessioni sono un ottimo modo per creare delle relazioni salutari. Di solito fa piacere parlare tra amici come quando si commenta un film o una partita dopo averla guardata insieme.
Talvolta ci tratteniamo dal coltivare una bella relazione con Dio perché percepiamo la preghiera come una sorte di scambio commerciale: io comunico i miei bisogni e Dio mi risponde. Nel mondo del commercio il cliente dà delle informazioni per ottenere qualcosa in cambio, ma nell’ambito dell’amicizia si condividono le esperienze. Dio desidera sia comunicare con noi riguardo alla nostra vita, che ascoltarci.
La pratica spirituale della conversazione con Dio è bellissima. A seguito troverete due esempi di come ciò si potrebbe applicare:
– Esempio 1
a) E’ una buona idea iniziare con la lode o l’adorazione e cercare di focalizzarci sulla Realtà più grande dell’universo confessando ed esprimendo parole vere riguardo alla Sua Persona, facendoGli dei complimenti.
b) La confessione è una riflessione delle aree in cui noi abbiamo bisogno di crescere. Aspetti della nostra vita che sappiamo dovremmo migliorare perché abbiamo fallito nel nostro intento nel fare la cosa giusta.
c) Ringraziare Dio per tutte le cose belle che fa per noi e per la Sua misericordia e perdono.
d) Per ultimo la supplica, la parte della preghiera in cui chiediamo a Dio ciò di cui abbiamo bisogno.
Il tempo per mettere in atto questo primo esempio potrebbe variare tanto, si potrebbe impiegare pochissimo o tanto, la scelta sta all’individuo.
-Esempio 2
Quando si recita il Padre Nostro uno potrebbe impiegare 30 secondi se volesse ma se seguiamo l’esempio di Gesù non penso che Lui desideri che ci limitiamo a recitarlo una volta e basta. Nella Bibbia leggiamo che Gesù pregava tutta la notte per ore, si alzava al mattino presto e pregava. Quando i discepoli nel giardino del Getsemani non riuscivano a pregare neanche per un’ora, Lui rimase sorpreso della loro incapacità ma dall’altra parte Lui aveva insegnato loro una singola preghiera cortissima quindi non aveva molto senso dal loro punto di vista. Come si fa a pregare per un’ora soltanto con una preghierina che dura 30 secondi? Bisognava recitare la stessa preghiera una volta dopo l’altra per un’ora? Nel vangelo di Matteo al capitolo 6 verso 7 Gesù ha detto: “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.” Il Padre Nostro, potrebbe essere preso come uno schema, una specie di paradigma per il tipo di conversazione che possiamo avere con il nostro Amico intimo.
Come possiamo con la nostra creatività mentale e immaginazione visualizzare il nostro amato creatore mentre preghiamo?
Diversi autori e studiosi concordano sul fatto che le persone che coltivano una vita spirituale appassionata sia attraverso il canto, o con la lode, la preghiera (tutte attività che hanno il potenziale di far scaturire una risposta olistica) coinvolgente e piena di passione hanno in comune una cosa: sono degli individui molto creativi con una grande immaginazione capace di visualizzare la loro esperienza ad un livello mentale. Invece di concentrarsi sulle verità dottrinali, lasciano che le loro menti si connettano con la realtà spirituale tramite immagini, visioni e capacità creativa mentale. Qui non si sta parlando di “creare” qualcosa di falso ma piuttosto di permettere che la nostra mente lavori nel modo che dovrebbe. Quando Gesù ha detto che Lui è come un Pastore e che noi siamo delle pecore sappiamo benissimo che non è così nella realtà. Gesù ha utilizzato queste illustrazioni per aiutarci a capire verità importanti. E’ strano, quando preghiamo, ci sarà sempre qualcosa nella nostra mente che cercherà di occupare la nostra attenzione in modo visivo, sempre, siamo fatti così. Vi capita di pregare e di dover combattere perché la vostra mente divaga vedendo sempre nuove immagini ? Questo ci succede quando preghiamo senza visualizzare nulla e ciò crea un vuoto mentale e perciò la mente si attiva ed inizia a bombardarci di immagini una dopo l’altra proprio per riempire quel vuoto. La soluzione sarebbe di cercare di coinvolgere a livello mentale e visivo l’immagine di Dio perché altrimenti qualcos’altro riempirà quel vuoto. Il cercare di svuotare la mente diventando dei contenitori vuoti è un concetto totalmente estraneo al metodo di meditazione o focalizzazione mentale cristiana o ebraica. Piuttosto che focalizzarci soltanto su delle informazioni o sulle conoscenze, verità o teologie varie, dovremmo invece riempirci di immagini dateci da Dio che corrispondono alla Sua realtà. Un mio amico quando ha delle difficoltà a concentrarsi mentre prega si ferma e ricrea nella sua mente l’immagine della sala del trono di Dio in Cielo con gli angeli, i santi e tutto quanto dopodiché immagina se stesso che si sta dirigendo verso Dio e Lui che s’inclina in avanti azzittendo tutti e dicendo: “Vi prego di fare silenzio, mio figlio ha qualcosa da dire”. Lui immagina il volto di Dio lì intento ad ascoltarlo. Lui sa benissimo che il volto che si sta immaginando non sia il “vero” volto di Dio perché Dio non ha un volto ma l’immagine che ha in mente è un’immagine descritta nella Bibbia. Dio ha voluto darci delle immagini per aiutarci a concentrarci meglio. L’immagine che il mio amico utilizza lo aiuta a “vedere” Dio come il magnifico essere spirituale che è, ma anche come suo Padre e ciò lo aiuta a coinvolgersi spiritualmente nei momenti dedicati alla preghiera. Quando prega per gli altri invece lui visualizza le persone per cui prega e poi immagina un fascio di luce che discende dall’alto e li avvolge, anche qui lui sa benissimo che non c’è nessun fascio di luce che scende dall’alto come nei film di fantascienza ma lui lo immagina perché è sicuro che quando lui prega per gli altri Dio interviene e l’immagine che corrisponde alla realtà lo aiuta a concentrarsi quando prega.
A seguire parte 3
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